Der Puppenspieler
Riciao a
tutti, eccoci con il nuovo capitolo :=) sempre grazie a chi legge e
recensisce^^ Vi chiedo scusa per il ritardo ma caldo+pc
capriccioso+impegni hanno avuto la meglio su di me u.u
Der
Puppenspieler
"Ne vuoi anche tu?" Minos alzò lo sguardo e vide qualcosa
che
non si sarebbe mai aspettato: la sua allieva gli stava porgendo una
tazza colma di un liquido marrone scuro, e lui si chiese come mai lo
stesse facendo. Sembrava dimenticato l'incidente avvenuto nelle sue
stanze, ma Minos era certo che anche Elise stesse fingendo che non
fosse mai accaduto. "Non sono tanto stupido da accettare qualcosa da
te, probabilmente lo hai avvelenato" ribattè il Giudice
irritato, lasciando trapelare il suo stato d'animo in quelle parole.
Erano ormai due giorni che gli allenamenti si svolgevano senza
particolari incidenti; la ragazza si era dimostrata testarda, ma non
come al solito ed era riuscita a non fargli perdere la pazienza. Non se
ne era domandato la ragione, accettando quel cambiamento senza
sospetti, ma non poteva fare altrettanto con quell'offerta:
notò
che la ragazza aveva sul volto un'espressione irritata, ma parve non
arrabbiarsi dato che si era limitata a scrollare le spalle. "Come ti
pare, allora me la bevo io dato che fa troppo freddo".
Non era strano che Elise gli si rivolgesse a quel modo e lui non le
aveva mai intimato di fare diversamente; la osservò bere e
ne
dedusse che per farlo sicuramente non aveva manipolato quella bevanda.
In caso contrario non l'avrebbe bevuta, ne era certo.
"Vedo che ti piace...", esordì all'improvviso, senza un vero
scopo. Lo aveva detto quasi sovrappensiero, non era proprio riuscito a
trattenersi: in quel momento gli tornarono alla mente le parole di
Aiacos, che risuonarono nella mente come un campanello d'allarme.
Elise scrollò le spalle, senza dare una risposta precisa,
riprendendo l'allenamento; si era
aspettata che Minos come minimo le rovesciasse addosso quella
cioccolata che aveva preparato con cura. Aveva previsto un rifiuto,
tuttavia sapeva di non poterlo constringere a berla se proprio non la
voleva. Le parve di captare una vena di incertezza nelle iridi
dell'uomo, ma fece finta di non averlo notato: il suo gesto era stato
calcolato, così si sarebbe reso conto che non c'erano
intenzioni
offensive in ciò che gli aveva offerto. Era un passo molto
piccolo, ma necessario se voleva che cominciasse a fidarsi di lei.
Per un po' nessuno dei due parlò; Elise era impegnata in una
serie di esercizi fisici mentre Minos pareva avere lo sguardo fisso su
alcuni testi molto antichi , anche se aveva smesso di leggerli
già da qualche tempo. Erano all'interno della cattedrale, ma
Minos si era già reso conto che la ragazza aveva ragione
sostenendo che c'era freddo. Per lui non era un problema anche se
poteva immaginare che senza un completo sviluppo del cosmo, era tutto
più problematico. "Alzati" disse il Giudice all'improvviso,
sorprendendo Elise che non si era aspettata che lui rompesse il
silenzio; sbuffò un po', ma obbedì all'ordine
senza
neppure perdere troppo tempo.
Minos attese alcuni istanti prima di riprendere la parola. "Ho da fare
nelle prossime ore, perciò se vuoi farti un giro per i
dintorni
lo puoi fare". Ci aveva riflettuto parecchio prima di parlare, anche se
non era del tutto convinto di aver avuto una buona idea: tuttavia
doveva rientrare in Ade per un paio d'ore per controllare che tutto
fosse a posto al Tribunale, e non aveva alcuna voglia di portarla con
sè. Probabilmente se le avesse ordinato di restare chiusa
all'interno della cattedrale, Elise avrebbe fatto in modo di
disobbedire nel più breve tempo possibile; il suo
comportamento
più tranquillo
lo
aveva convinto a tentare la carta della fiducia. Era quasi certo che se
ne sarebbe pentito nel giro di poco, ma valeva se non altro la pena di
provare o non l'avrebbe mai saputo.
"Co...? E non posso aiutarti in qualche modo?" Elise, sorpresa da
quell'inaspettata
evoluzione della situazione, ma si era ripresa in fretta e aveva scelto
di correre un rischio enorme: sorprenderlo.
Lo sguardo di Minos era
difatti incredulo, almeno prima di sogghignare apertamente. "Non ho
proprio intenzione di portarti con me, dovresti essere contenta di non
avere altri pretesti per odiarmi come già fai". Non sembrava
particolarmente amareggiato nel fare quella constatazione, piuttosto
pareva divertito: Elise cercò di reprimere l'impulso di
schiaffeggiarlo o - come aveva tentato di fare all'inizio - dargli un
calcio ben assestato nei punti vulnerabili.
"Certo che ti odio, non mi piace chi mi tratta come una bambina"
borbottò la ragazza mettendo il broncio, guadagnandosi
un'occhiata stupefatta da parte di Minos, che scoppiò a
ridere:
era una risata differente dalle solite, priva di sarcasmo. Era genuina,
sincera. Elise lo fissò finchè l'altro non
spiegò
ciò che l'aveva divertito. "Ma tu sei
una bimba, Elise, e anche molto viziata se posso fartelo notare... In
ogni caso non mi saresti di alcuna utilità,
perciò se
vuoi andare a sfoderare il tuo fascino femminile sui comuni mortali,
hai la mia completa benedizione". Come se le servisse a qualcosa. Minos
non era preoccupato in quel senso: Elise, nonostante i precedenti, non
era pericolosa,ma anche nel caso avesse voluto nuocere agli abitanti
del luogo, lui non aveva nulla da ridire. Anzi, poteva essere solo
vantaggioso per il risveglio della stella malefica, purchè
non
si cacciasse in guai più grossi di quelli che avrebbe potuto
affrontare.
Minos notò l'aria rabbiosa della sua apprendista e
cercò
di distrarla. "In ogni caso se tu dovessi avere dei problemi, stringi
questa pietra concentrando il tuo cosmo: ti servirà a
teletrasportarti qui senza che altri possano seguirti". Posò
sul
palmo della mano di Elise una piccola pietra nera che pareva brillare
di luce propria, e poi si voltò dopo averla congedata con un
semplice cenno della mano.
***
Elise
non si era
aspettata di trovarsi inaspettatamente a disagio in mezzo alla
confusione; Monaco era una città per certi versi tranquilla,
ma
in quelle settimane lei era vissuta in un luogo praticamente deserto, e
a parte la presenza di Minos e di pochissimi altri skeletons, non era
più abituata a vedersi circondata da persone comuni.
Si era aggirata per le vie della città senza una meta
precisa,
ammirando le decorazioni natalizie che rendevano Monaco una vera e
propria cartolina: Elise si rese conto che il tempo trascorso le era
sembrato quasi inesistente, un po' come se in quella oscura cattedrale
qualcosa l'avesse oppressa senza farle realmente del male. Anche se
aveva cominciato a nevicare, lei non si era ancora recata fuori per
preparare un pupazzo, nè aveva telefonato alle amiche per
cominciare a organizzare la settimana bianca: di solito lei, Katlina e
Diana andavano a St.Moritz con le rispettive famiglie, e trascorrevano
lì i giorni che seguivano le celebrazioni del Natale e
quelli
che precedevano il Capodanno. Rientravano in patria solamente dopo
alcuni giorni, ovvero quando tutto terminava: in un certo senso Elise
non riusciva neppure a ricordare precisamente ciò che era
accaduto quel giorno a Londra, quando le due amiche erano
improvvisamente divenute dei cadaveri.
In quell'istante la ragazza si rese conto di essere cambiata: in tutto
quel tempo si era convinta di aver opposto una fiera resistenza a
ciò che Minos le faceva, ma solo in quel momento le parve
chiaro
che era stato tutto inutile. Anche se si era ribellata e aveva tentato
di complicare la vita agli altri, alla fine stava veramente cambiando,
proprio come lo spectre le aveva sempre ripetuto: lo
dimostrava il fatto di non aver neppure provato dolore per la scomparsa
delle due amiche, come se non fosse neppure accaduto. Elise era passata
sopra a quell'avvenimento come se non si fosse trattato d'altro che un
dettaglio; era certa che un tempo si sarebbe messa a strillare dalla
rabbia, magari pure a piangere, e all'improvviso si sentiva un mostro.
Aveva lasciato che l'indifferenza la colpisse, impegnata a imbastire
una strenua lotta fisica e mentale con Minos, senza curarsi realmente
di ciò che le mancava; prese posto su una panchina del
famoso
Englisher Garden, in quel momento coperto di neve e quasi del tutto
deserto. Di sicuro d'estate e d'autunno i colori delle rispettive
stagioni lo rendevano quanto mai caratteristico, mentre tutto quel
candore servì a Elise per ricordare quanto fosse lontana da
casa. A Londra non nevicava praticamente mai, o almeno lei aveva visto
i fiocchi di neve solo un paio di volte quando era ancora piccola;
rimase lì seduta un paio d'ore senza pensare a niente,
finchè la sua attenzione non venne attirata da un vecchio
giornale che era stato lasciato cadere a terra.
Elise lo prese e lo sfogliò, tanto per avere qualcosa con
cui
occupare il proprio tempo; il tedesco proprio non lo capiva
perciò non si sforzò neppure di leggere,
lasciando che
l'inchiostro delle pagine fosse ignorato dal suo sguardo. A un certo
momento qualcosa attirò la sua attenzione, ma fu costretta a
sfogliare all'indietro il giornale per capire che cosa fosse:
lanciò un'occhiata al titolo della pagina per poi posare lo
sguardo sulle figure che erano state messe qua e la, forse con un
ordine preciso.
Che cosa ci faceva Minos su un giornale? Imprecò contro la
propria ignoranza che le impediva di capire il contenuto delle poche
righe che lo riguardavano; osservando comunque con attenzione il resto
della pagina, cominciò a pensare che tutte quelle persone
avessero qualcosa in comune. "Sai, credo di averti già vista
da
qualche parte" disse all'improvviso una voce e Elise alzò lo
sguardo, notando una ragazza più o meno della sua
età che
la osservava con aria pensierosa.
In quel momento la ragazza avrebbe voluto scacciarla via, ma era stata
attirata dall'accento della sconosciuta: le aveva parlato in inglese,
ma era palese che fosse originaria del luogo, perciò le
poteva
essere utile. Ignorò la domanda e le chiese se era in grado
di
tradurle qualcosa di quella pagina. L'altra - che si chiamava Hannelore
- rimase spiazzata, ma decise di accontentarla.
"Certo, anche se non capisco come mai ti interessano gli articoli delle
persone scomparse. Ne conosci forse qualcuno? In tal caso la polizia
è..." Ma Elise non ascoltò più
ciò che
l'altra stava continuando a dire, e capì la ragione per cui
Minos si trovava lì: evidentemente qualcuno lo stava
cercando, e
la ragazza notò con interesse che la data di scomparsa
risaliva
ad almeno quattro anni prima. Lasciò che Hannelore
continuasse a
parlare, cercando di capire come servirsi di un'informazione del
genere; in verità non se ne sarebbe fatta nulla, eppure...
"Ora ricordo! Sei stata rapita anche tu, vero? Avevo sentito dire che
fossi morta! Come ti chiami?" Elise si voltò verso la
ragazza
con i capelli biondi che le stava parlando e cominciò a
mettere
insieme i pezzi del puzzle: evidentemente anche la sua famiglia la
stava cercando, segno che forse non l'avevano creduta morta.
Osservò con interesse un giornale in inglese che l'altra
aveva
in mano e che parlava proprio di ciò che aveva fatto Minos a
Londra. "No, non sono io disse semplicemente Elise
e si allontanò in fretta, consapevole che avrebbe dovuto far
sparire le tracce della sua presenza lì.
***
"Il padrone desidera essere raggiunto nei sotterranei" fu l'esordio di
uno degli skeletons non appena Elise rimise piede alla cattedrale; la
ragazza - che già stava cercando proprio Minos - decise di
non
perdere tempo e si diresse verso la scalinata che portava ai
sotterranei della cupa cattedrale. Già aveva avuto occasione
una
volta di venire a conoscenza di un un luogo nei bassifondi della
costruzione ma non ci era mai entrata.
Nè si sarebbe aspettata un tale squallore: i corridoi erano
deserti, tuttavia era evidente che si trattava di un caso. Lamenti
giungevano in lontananza e tracce di sangue incrostate non erano mai
state tolte dalle pareti lugubri; inavvertitamente Elise
rabbrividì, sentendosi a disagio anche se non certo
minacciata
dall'atmosfera terrificante che regnava. Lo skeleton la precedeva e si
fermò di fronte a quella che pareva una porta: la
spalancò e si spostò per lasciarla passare, ma
Elise
rimase sbalordita quando la porta si chiuse alle sue spalle e si
ritrovò a fissare tanti oggetti strani.
A una seconda occhiata, la ragazza comprese con sorpresa di ritrovarsi
in una stanza adibita agli strumenti di tortura: alcuni erano molto
antichi - come la ghigliottina su cui aveva posato lo sguardo, ma non
mancavano i pezzi più moderni. Il suo sguardo si
posò su
una serie di fiale e ampolle su cui era stato scritto qualcosa, anche
se era troppo lontana per riuscire a decifrarle correttamente.
"A... aiutami!"
Ad attirare la sua attenzione fu una persona che si trovava seduta e
legata a una sedia, proprio al centro della stanza; Elise vide che
l'uomo indossava un'armatura che emanava un argenteo bagliore, molto
differente da quella che indossava Minos, che riluceva di un viola
così cupo da rappresentare la notte. Si chiese come mai
quell'uomo si trovava lì ma la sua curiosità
perse
d'intensità nel riconoscere proprio il Giudice del Grifone
che
la stava osservando; si trovava alle sue spalle ma non sembrava che
fosse arrivato dopo di lei, ed Elise ne dedusse che quasi certamente
Minos era già nella stanza quando lei era entrata.
"L'ho catturato a pochi chilometri da qui, stava cercando di arrivare
alla cattedrale e l'ho accontentato... E ho pensato che forse era il
caso di cominciare a farti fare un po' di pratica". La voce di Minos
ruppe il silenzio molto più dei gemiti che l'uomo non
riusciva a
impedirsi di emettere, anche se l'attenzione della ragazza era tutta
per lo spectre; di rado le faceva fare qualcosa che non fosse il solito
allenamento, e guardandosi attorno comprese quello che sarebbe stato il
suo compito. Per un momento si sentì male ma
cercò di
nasconderlo, facilitata dal fatto che Minos fece finta di non rendersi
conto del disagio che doveva provare. "Desidero che tu lo faccia
parlare: secondo i miei informatori c'è un traditore tra
noi, e
lui ne conosce l'identità... Pertanto, il tuo compito
è
quello di fargli dire la verità: hai totale
libertà di
scelta dei mezzi" concluse Minos, indicando i molteplici strumenti
all'interno della stanza.
Lo spectre sapeva di domandare molto ma era dell'idea che ormai Elise
dovesse cominciare ad agire come guerriera, i semplici allenamenti non
potevano essere utili senza un'adeguata pratica; quel nemico capitava
nel momento migliore, e
sapeva che la ragazza non si sarebbe rifiutata a meno che non
desiderasse patire sulla propria pelle il prezzo della disobbedienza.
Avrebbe anche potuto recarsi nell'ala della cattedrale riservata a lui
- tanto avrebbe comunque saputo quello che accadeva lì - ma
aveva preferito rimanere; Elise lo osservò come se fosse
convinta che lui scherzasse ma qualcosa nella sua espressione le faceva
intendere che ogni parola pronunciata era da prendere seriamente, alla
stregua di un ordine.
Un gemito del cavaliere d'argento attirò di nuovo la sua
attenzione e senza saperne la ragione, gli si avvicinò
squadrandolo con fredda curiosità. "Come ti chiami?" La voce
di
Elise sembrava fatta d'acciao tanto che lei ne rimase sorpresa, pur
senza distogliere lo sguardo dal suo interlocutore: finchè
si
trattava di domande era certa di farcela, inoltre nessuno si era mai
potuto sottrarre quando chiedeva qualcosa. Ci fu parecchia esitazione
da parte dell'altro ma alla fine un flebile Gordon di Ara
risuonò come risposta; Minos ne rimase parzialmente sorpreso
ma
allo stesso tempo era compiaciuto nel vedere la sua allieva tanto
risoluta. Si accontentò di rimanere in silenzio,
limitandosi a osservare lo spettacolo: il Giudice dubitava seriamente
che il prigioniero parlasse spontaneamente della ragione per cui si
trovava in quelle zone. Difatti Elise gli aveva ripetuto la domanda tre
volte ma senza ottenere informazioni utili.
"Se non vuole parlare, puoi sempre convincerlo a farlo..." Minos
lasciò cadere l'allusione, avvertendo la tensione provenire
dal
corpo della ragazza: sentiva che il suo animo era fortemente indeciso,
pertanto aveva voluto portarle un... aiuto,
indicandole quasi casualmente i vari oggetti che si trovavano
all'interno della stanza. Vide l'incertezza solcare le iridi della
ragazza e per un momento - talmente breve da fargli chiedere se fosse
accaduto davvero - fu tentato di prenderla per mano e portarla via da
lì, per proteggerla dagli orrori di un mondo di cui faceva
parte
anche se non ancora in maniera attiva.
Per fortuna nulla di tutto ciò trapelò e lo
spectre se la
prese con sè stesso per essersi sentito per un momento
umano, e
osservò la ragazza passare in rassegna vari strumenti,
indecisa
come il nome della stella che l'aveva presa sotto la sua protezione.
Minos non mosse altro che lo sguardo, chiedendosi in che modo la sua
giovane allieva avrebbe esordito: la osservò prendere un
cucchiaio antico per poi immergerlo in un paiolo colmo d'olio bollente.
Quando lo risollevò, le si era parzialmente arrossata la
mano a
causa dell'elevatissima temperatura che si sprigionava dal recipiente,
ma la ragazza sembrava particolarmente attenta a non farsi cadere
addosso neppure una goccia.
Il tentativo di ribellione di Gordon fu vano. Minos chiuse gli occhi
quando le urla del cavaliere d'argento squarciarono l'aria, ma non si
mosse: evidentemente Elise aveva lasciato cadere qualche goccia di
quell'olio sulla pelle del prigioniero e Minos vide chiaramente un buco
sanguinante sulla coscia destra della vittima. Prodigioso come solo una
goccia potesse causare un dolore così cocente; Minos aveva
l'impressione che le urla fossero state amplificate ma rimase
ugaulmente a guardare.
Comprese di avere avuto ragione nel volerle far fare quell'esperimento:
era sicuro che Elise non fosse veramente in grado di ferire qualcuno
volontariamente, tuttavia il potere della stella malefica le aveva
permesso di agire in modo quasi automatico. La reticenza della sua
vittima non aveva fatto altro che incoraggiarla a proseguire in quel
macabro rito; quando Elise afferrò con decisione delle pinze
roventi, Minos pensò che fosse perfettamente in grado di
cavarsela da sola e decise di lasciare la stanza, ormai stanco di
sentire quelle urla laceranti. "Io devo recarmi altrove, tu continua
pure a esercitarti, ma ricorda che ci serve vivo."
Per Gordon non si trattava di una buona notizia.
***
La notte era finalmente calata sulla cattedrale ma Elise non riusciva
ugualmente a dormire; per quanto si fosse rigirata più volte
nel
letto, non era in grado di prendere sonno. Le pareva di sentire
echeggiare le grida di Gordon nella sua stessa testa ed era una cosa
insopportabile; faticava ancora a credere di aver potuto eseguire
quella tortura senza neppure battere ciglio, come se qualcosa la
spingesse a farlo. Le era bastato incrociare lo sguardo di Minos per
sentire la propria volontà venire neno, ed
eseguire quel
compito con una naturalezza di cui non si sarebbe mai aspettata: certo
la sua mano aveva tremato un po' nel far cadere l'olio bollente sulla
gamba di Gordon, ma non aveva esitato troppo.
Elise si mise a sedere sul letto, rendendosi conto che all'esterno
infuriava una bufera: andò alla finestra e vide una vera e
propria tormenta di neve che si stava abbattendo sul territorio.
Sembrava lontanissimo quello stesso pomeriggio trascorso in mezzo alla
quiete di Monaco, dove la neve pareva intrisa di una strana malinconia;
senza pensarci spalancò la finestra e si decise a calare a
terra, aiutandosi con il cosmo per non farsi troppo male. Le
bastò posare un piede a terra per capire di aver commesso
una
sciocchezza: la neve le aveva praticamente gelato le dita ma il
richiamo della bufera era stato impossibile da ignorare,
così
fece qualche passo in avanti, senza una vera e propria meta.
"Sciocca ragazzina, hai intenzione di farti trasformare in una statua
di ghiaccio? Perchè sei sulla buona strada per riuscirci".
La
ragazza quasi strillò nel rendersi conto di non essere sola
e
riconobbe l'imponente figura di Minos che si stagliava nella neve,
facendo un impressionante contrasto tra il viola della surplice e il
manto candido che ricopriva il luogo. Solo in un secondo momento Elise
realizzò di essere uscita con solo la camicia da notte
addosso:
se ne era accorta subito - del resto il gelo che dilaniava la pelle era
impossibile da ignorare - ma non aveva valutato appieno le conseguenze.
Pertanto rimase sorpresa quando lo spectre la prese letteralmente in
braccio, ignorandone le proteste e persino i tentativi di liberarsi.
Elise venne riposta a terra solo al riparo dalla bufera, dopo che Minos
atterrò lungo il porticato che precedeva il portone
d'ingresso.
Di rado lo spectre si metteva a volare con un tempo del genere ma aveva
previsto la ribellione dell'allieva, pertanto quello era stato l'unico
modo per assicurarsi che non gli causasse più problemi del
previsto. "Se proprio hai tutta questa voglia di sfidare il freddo,
basta avvertirmi: sarà lieto di sottoporti a un
addestramento
intensivo nella buferà", disse subito Minos, pronto a
provocare
la ragazza come faceva di solito; non si era aspettato che Elise
arrivasse a compiere un'azione tanto sciocca e di certo non le avrebbe
permesso di portarla a termine. In un primo momento aveva creduto che
la ragazza volesse scappare, ma aveva cambiato rapidamente idea:
perchè non avrebbe dovuto vestirsi adeguatamente se avesse
davvero avuto intenzione di fuggire?
Era stata solo un'idea naturalmente, del resto più volte
Elise
aveva minacciato di andarsene di nascosto, pur sapendo che a lui
sarebbe bastato seguire la debole scia del suo cosmo per trovarla;
tuttavia proprio quel giorno aveva avuto la prova che la fuga era ormai
una possibilità che la stessa Elise non considerava
più.
Si stava adattando, il che significava che lui stava facendo un buon
lavoro: non aveva bisogno di sentirselo dire da Pandora, se
un'apprendista cominciava a obbedire come aveva fatto la ragazza poche
ore prima, allora era il segnale che la vittoria era ormai prossima.
Ben presto la stella malefica si sarebbe risvegliata completamente, e
Minos era quasi certo che quel lungo processo forse era stato un bene:
a quel modo stella e ragazza si completavano, senza sopraffarsi. Il che
voleva dire che a dominare il corpo ci sarebbe sempre stata Elise, solo
la sua mente era stata indirizzata nella giusta direzione ma senza
nuocerle; di solito erano gli spectre migliori quelli che riuscivano a
non farsi soggiogare, anche se di lavoro da fare ancora ce ne era molto.
"Vuoi togliermi le mani di dosso?" La voce sprezzante di Elise tradiva
il disagio che provava sia a causa del freddo che per via di quella prigionia che
era costretta a subire per mano dello spectre; si era infatti resa
conto che attorno alla vita c'era posato il braccio di Minos, anche se
a infastidirla era il metallo gelido dell'armatura più che
il
gesto in sè. "Da come mi stai incollata addosso credo sia
difficile che sia io a togliere le mani, dato che sei tu che ti sei
aggrappata a me. Immagino sia per via del fresco",
ironizzò lo spectre, facendo notare a Elise che era stata
proprio lei ad aggrapparsi a lui, che si era semplicemente limitato ad
assicurarsi che la presa del proprio braccio gli consentisse di non
metterla nei guai più del previsto. Tutto sommato
era per
lui un evento raro vedere la ragazza ammettere - anche se in modo del
tutto indiretto - di avere bisogno del suo sostegno, pertanto non era
incline ad ascoltare le sue previste lamentele. Non aveva previsto che
quella notte, mentre cercava tracce di eventuali altri nemici pronti a
dare man forte al loro prigioniero, qualcosa non fosse andato secondo i
suoi piani. "Però mi hai dato un'idea: vai a metterti
qualcosa
di decente
addosso prima che
mi diventi una statua di ghiaccio", disse all'improvviso Minos,
lasciando la presa del braccio anche se aveva badato a far si che la
ragazza non cadesse a terra facendosi del male. Elise lo
osservò
con sospetto e, per quanto si sentisse rabbrividire, non si sentiva
incline a farsi comandare.
"Se non mi dici cos'hai in mente resto così: meglio
congelata
che vedere la soddisfazione di avermi comandato apparire sulla tua
brutta faccia!"
Minos sospirò impercettibilmente: come sempe sarebbe stata
un'ardua battaglia, ma dal momento che non ne aveva mai perso una, non
intendeva iniziare proprio in quel momento. "E sia. Ma non ti
darò un'altra occasione per non perire prima del previsto:
per
quello di cui ho bisogno, potresti anche girare senza nulla addosso. E
ora muoviti, e tieni il passo mentre mi segui."
Note:
Gordon di Ara=pg stile carne da cannone
u.u Ara=Altare.
Su questa costellazione sembra esserci un cavaliere che pare venga
ammazzato da Saga/Arles prima di accoppare Shion, indi ho usufruito
della costellazione libera. Sempre dalle mie fonti, pare che il
cavaliere dell'Altare sia una sorta di alter ego del Sacerdote,
pertanto non è il primo pirla che arriva u.u
Ho pensato MOLTO a come Elise poteva comportarsi durante questo ordine
di tortura e credo questo sia il più realistico: dopotutto
la
Stella comincia a farsi sentire - Minos stesso lo ribadisce
più
volte xd - e anche il suo cambiamento è evidente.
Ho inoltre pensato che spesso la scomparsa delle persone possa essere
notata xddddddd
Ora vi lascio su cosa potrà succedere nella bufera di neve
tra i
due U__U un bacio a tutti! spero di non farvi aspettare troppo per il
prossimo ma credo che lo vedrete verso metà agosto^^
Vi invito, se vi va, ad aderire a questo mio contest su Saint Seiya:
Perchè
cattivo è bello
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