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Autore: Violet Tyrell    24/07/2012    3 recensioni
Chi era, Minos, prima di abbracciare la causa di Hades?
Lui stesso lo aveva dimenticato, e non si poneva più domande strane su cosa fosse meglio; da quando era giunto in Ade, Minos aveva trovato la propria dimensione e non sentiva la mancanza di quella vita terrena che aveva vissuto per tanti anni.
Minos- Giudici - Nuovo pg.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Grifon Minos, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Der Puppenspieler Riciao a tutti, eccoci con il nuovo capitolo :=) sempre grazie a chi legge e recensisce^^ Vi chiedo scusa per il ritardo ma caldo+pc capriccioso+impegni hanno avuto la meglio su di me u.u





Der Puppenspieler



"Ne vuoi anche tu?" Minos alzò lo sguardo e vide qualcosa che non si sarebbe mai aspettato: la sua allieva gli stava porgendo una tazza colma di un liquido marrone scuro, e lui si chiese come mai lo stesse facendo. Sembrava dimenticato l'incidente avvenuto nelle sue stanze, ma Minos era certo che anche Elise stesse fingendo che non fosse mai accaduto. "Non sono tanto stupido da accettare qualcosa da te, probabilmente lo hai avvelenato" ribattè il Giudice irritato, lasciando trapelare il suo stato d'animo in quelle parole.
Erano ormai due giorni che gli allenamenti si svolgevano senza particolari incidenti; la ragazza si era dimostrata testarda, ma non come al solito ed era riuscita a non fargli perdere la pazienza. Non se ne era domandato la ragione, accettando quel cambiamento senza sospetti, ma non poteva fare altrettanto con quell'offerta: notò che la ragazza aveva sul volto un'espressione irritata, ma parve non arrabbiarsi dato che si era limitata a scrollare le spalle. "Come ti pare, allora me la bevo io dato che fa troppo freddo".
Non era strano che Elise gli si rivolgesse a quel modo e lui non le aveva mai intimato di fare diversamente; la osservò bere e ne dedusse che per farlo sicuramente non aveva manipolato quella bevanda. In caso contrario non l'avrebbe bevuta, ne era certo. "Vedo che ti piace...", esordì all'improvviso, senza un vero scopo. Lo aveva detto quasi sovrappensiero, non era proprio riuscito a trattenersi: in quel momento gli tornarono alla mente le parole di Aiacos, che risuonarono nella mente come un campanello d'allarme.
Elise scrollò le spalle, senza dare una risposta precisa, riprendendo l'allenamento; si era aspettata che Minos come minimo le rovesciasse addosso quella cioccolata che aveva preparato con cura. Aveva previsto un rifiuto, tuttavia sapeva di non poterlo constringere a berla se proprio non la voleva. Le parve di captare una vena di incertezza nelle iridi dell'uomo, ma fece finta di non averlo notato: il suo gesto era stato calcolato, così si sarebbe reso conto che non c'erano intenzioni offensive in ciò che gli aveva offerto. Era un passo molto piccolo, ma necessario se voleva che cominciasse a fidarsi di lei.
Per un po' nessuno dei due parlò; Elise era impegnata in una serie di esercizi fisici mentre Minos pareva avere lo sguardo fisso su alcuni testi molto antichi , anche se aveva smesso di leggerli già da qualche tempo. Erano all'interno della cattedrale, ma Minos si era già reso conto che la ragazza aveva ragione sostenendo che c'era freddo. Per lui non era un problema anche se poteva immaginare che senza un completo sviluppo del cosmo, era tutto più problematico. "Alzati" disse il Giudice all'improvviso, sorprendendo Elise che non si era aspettata che lui rompesse il silenzio; sbuffò un po', ma obbedì all'ordine senza neppure perdere troppo tempo.
Minos attese alcuni istanti prima di riprendere la parola. "Ho da fare nelle prossime ore, perciò se vuoi farti un giro per i dintorni lo puoi fare". Ci aveva riflettuto parecchio prima di parlare, anche se non era del tutto convinto di aver avuto una buona idea: tuttavia doveva rientrare in Ade per un paio d'ore per controllare che tutto fosse a posto al Tribunale, e non aveva alcuna voglia di portarla con sè. Probabilmente se le avesse ordinato di restare chiusa all'interno della cattedrale, Elise avrebbe fatto in modo di disobbedire nel più breve tempo possibile; il suo comportamento più tranquillo lo aveva convinto a tentare la carta della fiducia. Era quasi certo che se ne sarebbe pentito nel giro di poco, ma valeva se non altro la pena di provare o non l'avrebbe mai saputo.
"Co...? E non posso aiutarti in qualche modo?" Elise, sorpresa da quell'inaspettata evoluzione della situazione, ma si era ripresa in fretta e aveva scelto di correre un rischio enorme: sorprenderlo. Lo sguardo di Minos era difatti incredulo, almeno prima di sogghignare apertamente. "Non ho proprio intenzione di portarti con me, dovresti essere contenta di non avere altri pretesti per odiarmi come già fai". Non sembrava particolarmente amareggiato nel fare quella constatazione, piuttosto pareva divertito: Elise cercò di reprimere l'impulso di schiaffeggiarlo o - come aveva tentato di fare all'inizio - dargli un calcio ben assestato nei punti vulnerabili.
"Certo che ti odio, non mi piace chi mi tratta come una bambina" borbottò la ragazza mettendo il broncio, guadagnandosi un'occhiata stupefatta da parte di Minos, che scoppiò a ridere: era una risata differente dalle solite, priva di sarcasmo. Era genuina, sincera. Elise lo fissò finchè l'altro non spiegò ciò che l'aveva divertito. "Ma tu sei una bimba, Elise, e anche molto viziata se posso fartelo notare... In ogni caso non mi saresti di alcuna utilità, perciò se vuoi andare a sfoderare il tuo fascino femminile sui comuni mortali, hai la mia completa benedizione". Come se le servisse a qualcosa. Minos non era preoccupato in quel senso: Elise, nonostante i precedenti, non era pericolosa,ma anche nel caso avesse voluto nuocere agli abitanti del luogo, lui non aveva nulla da ridire. Anzi, poteva essere solo vantaggioso per il risveglio della stella malefica, purchè non si cacciasse in guai più grossi di quelli che avrebbe potuto affrontare.
Minos notò l'aria rabbiosa della sua apprendista e cercò di distrarla. "In ogni caso se tu dovessi avere dei problemi, stringi questa pietra concentrando il tuo cosmo: ti servirà a teletrasportarti qui senza che altri possano seguirti". Posò sul palmo della mano di Elise una piccola pietra nera che pareva brillare di luce propria, e poi si voltò dopo averla congedata con un semplice cenno della mano.



***




Elise non si era aspettata di trovarsi inaspettatamente a disagio in mezzo alla confusione; Monaco era una città per certi versi tranquilla, ma in quelle settimane lei era vissuta in un luogo praticamente deserto, e a parte la presenza di Minos e di pochissimi altri skeletons, non era più abituata a vedersi circondata da persone comuni.
Si era aggirata per le vie della città senza una meta precisa, ammirando le decorazioni natalizie che rendevano Monaco una vera e propria cartolina: Elise si rese conto che il tempo trascorso le era sembrato quasi inesistente, un po' come se in quella oscura cattedrale qualcosa l'avesse oppressa senza farle realmente del male. Anche se aveva cominciato a nevicare, lei non si era ancora recata fuori per preparare un pupazzo, nè aveva telefonato alle amiche per cominciare a organizzare la settimana bianca: di solito lei, Katlina e Diana andavano a St.Moritz con le rispettive famiglie, e trascorrevano lì i giorni che seguivano le celebrazioni del Natale e quelli che precedevano il Capodanno. Rientravano in patria solamente dopo alcuni giorni, ovvero quando tutto terminava: in un certo senso Elise non riusciva neppure a ricordare precisamente ciò che era accaduto quel giorno a Londra, quando le due amiche erano improvvisamente divenute dei cadaveri.
In quell'istante la ragazza si rese conto di essere cambiata: in tutto quel tempo si era convinta di aver opposto una fiera resistenza a ciò che Minos le faceva, ma solo in quel momento le parve chiaro che era stato tutto inutile. Anche se si era ribellata e aveva tentato di complicare la vita agli altri, alla fine stava veramente cambiando, proprio come lo spectre le aveva sempre ripetuto: lo dimostrava il fatto di non aver neppure provato dolore per la scomparsa delle due amiche, come se non fosse neppure accaduto. Elise era passata sopra a quell'avvenimento come se non si fosse trattato d'altro che un dettaglio; era certa che un tempo si sarebbe messa a strillare dalla rabbia, magari pure a piangere, e all'improvviso si sentiva un mostro. Aveva lasciato che l'indifferenza la colpisse, impegnata a imbastire una strenua lotta fisica e mentale con Minos, senza curarsi realmente di ciò che le mancava; prese posto su una panchina del famoso Englisher Garden, in quel momento coperto di neve e quasi del tutto deserto. Di sicuro d'estate e d'autunno i colori delle rispettive stagioni lo rendevano quanto mai caratteristico, mentre tutto quel candore servì a Elise per ricordare quanto fosse lontana da casa. A Londra non nevicava praticamente mai, o almeno lei aveva visto i fiocchi di neve solo un paio di volte quando era ancora piccola; rimase lì seduta un paio d'ore senza pensare a niente, finchè la sua attenzione non venne attirata da un vecchio giornale che era stato lasciato cadere a terra.
Elise lo prese e lo sfogliò, tanto per avere qualcosa con cui occupare il proprio tempo; il tedesco proprio non lo capiva perciò non si sforzò neppure di leggere, lasciando che l'inchiostro delle pagine fosse ignorato dal suo sguardo. A un certo momento qualcosa attirò la sua attenzione, ma fu costretta a sfogliare all'indietro il giornale per capire che cosa fosse: lanciò un'occhiata al titolo della pagina per poi posare lo sguardo sulle figure che erano state messe qua e la, forse con un ordine preciso.
Che cosa ci faceva Minos su un giornale? Imprecò contro la propria ignoranza che le impediva di capire il contenuto delle poche righe che lo riguardavano; osservando comunque con attenzione il resto della pagina, cominciò a pensare che tutte quelle persone avessero qualcosa in comune. "Sai, credo di averti già vista da qualche parte" disse all'improvviso una voce e Elise alzò lo sguardo, notando una ragazza più o meno della sua età che la osservava con aria pensierosa.
In quel momento la ragazza avrebbe voluto scacciarla via, ma era stata attirata dall'accento della sconosciuta: le aveva parlato in inglese, ma era palese che fosse originaria del luogo, perciò le poteva essere utile. Ignorò la domanda e le chiese se era in grado di tradurle qualcosa di quella pagina. L'altra - che si chiamava Hannelore - rimase spiazzata, ma decise di accontentarla.
"Certo, anche se non capisco come mai ti interessano gli articoli delle persone scomparse. Ne conosci forse qualcuno? In tal caso la polizia è..." Ma Elise non ascoltò più ciò che l'altra stava continuando a dire, e capì la ragione per cui Minos si trovava lì: evidentemente qualcuno lo stava cercando, e la ragazza notò con interesse che la data di scomparsa risaliva ad almeno quattro anni prima. Lasciò che Hannelore continuasse a parlare, cercando di capire come servirsi di un'informazione del genere; in verità non se ne sarebbe fatta nulla, eppure...
"Ora ricordo! Sei stata rapita anche tu, vero? Avevo sentito dire che fossi morta! Come ti chiami?" Elise si voltò verso la ragazza con i capelli biondi che le stava parlando e cominciò a mettere insieme i pezzi del puzzle: evidentemente anche la sua famiglia la stava cercando, segno che forse non l'avevano creduta morta. Osservò con interesse un giornale in inglese che l'altra aveva in mano e che parlava proprio di ciò che aveva fatto Minos a Londra. "No, non sono io disse semplicemente Elise e si allontanò in fretta, consapevole che avrebbe dovuto far sparire le tracce della sua presenza lì.




***



"Il padrone desidera essere raggiunto nei sotterranei" fu l'esordio di uno degli skeletons non appena Elise rimise piede alla cattedrale; la ragazza - che già stava cercando proprio Minos - decise di non perdere tempo e si diresse verso la scalinata che portava  ai sotterranei della cupa cattedrale. Già aveva avuto occasione una volta di venire a conoscenza di un un luogo nei bassifondi della costruzione ma non ci era mai entrata.
Nè si sarebbe aspettata un tale squallore: i corridoi erano deserti, tuttavia era evidente che si trattava di un caso. Lamenti giungevano in lontananza e tracce di sangue incrostate non erano mai state tolte dalle pareti lugubri; inavvertitamente Elise rabbrividì, sentendosi a disagio anche se non certo minacciata dall'atmosfera terrificante che regnava. Lo skeleton la precedeva e si fermò di fronte a quella che pareva una porta: la spalancò e si spostò per lasciarla passare, ma Elise rimase sbalordita quando la porta si chiuse alle sue spalle e si ritrovò a fissare tanti oggetti strani.
A una seconda occhiata, la ragazza comprese con sorpresa di ritrovarsi in una stanza adibita agli strumenti di tortura: alcuni erano molto antichi - come la ghigliottina su cui aveva posato lo sguardo, ma non mancavano i pezzi più moderni. Il suo sguardo si posò su una serie di fiale e ampolle su cui era stato scritto qualcosa, anche se era troppo lontana per riuscire a decifrarle correttamente.  "A... aiutami!"
Ad attirare la sua attenzione fu una persona che si trovava seduta e legata a una sedia, proprio al centro della stanza; Elise vide che l'uomo indossava un'armatura che emanava un argenteo bagliore, molto differente da quella che indossava Minos, che riluceva di un viola così cupo da rappresentare la notte. Si chiese come mai quell'uomo si trovava lì ma la sua curiosità perse d'intensità nel riconoscere proprio il Giudice del Grifone che la stava osservando; si trovava alle sue spalle ma non sembrava che fosse arrivato dopo di lei, ed Elise ne dedusse che quasi certamente Minos era già nella stanza quando lei era entrata.
"L'ho catturato a pochi chilometri da qui, stava cercando di arrivare alla cattedrale e l'ho accontentato... E ho pensato che forse era il caso di cominciare a farti fare un po' di pratica". La voce di Minos ruppe il silenzio molto più dei gemiti che l'uomo non riusciva a impedirsi di emettere, anche se l'attenzione della ragazza era tutta per lo spectre; di rado le faceva fare qualcosa che non fosse il solito allenamento, e guardandosi attorno comprese quello che sarebbe stato il suo compito. Per un momento si sentì male ma cercò di nasconderlo, facilitata dal fatto che Minos fece finta di non rendersi conto del disagio che doveva provare. "Desidero che tu lo faccia parlare: secondo i miei informatori c'è un traditore tra noi, e lui ne conosce l'identità... Pertanto, il tuo compito è quello di fargli dire la verità: hai totale libertà di scelta dei mezzi" concluse Minos, indicando i molteplici strumenti all'interno della stanza.
Lo spectre sapeva di domandare molto ma era dell'idea che ormai Elise dovesse cominciare ad agire come guerriera, i semplici allenamenti non potevano essere utili senza un'adeguata pratica; quel nemico capitava nel momento migliore, e sapeva che la ragazza non si sarebbe rifiutata a meno che non desiderasse patire sulla propria pelle il prezzo della disobbedienza. Avrebbe anche potuto recarsi nell'ala della cattedrale riservata a lui - tanto avrebbe comunque saputo quello che accadeva lì - ma aveva preferito rimanere; Elise lo osservò come se fosse convinta che lui scherzasse ma qualcosa nella sua espressione le faceva intendere che ogni parola pronunciata era da prendere seriamente, alla stregua di un ordine.
Un gemito del cavaliere d'argento attirò di nuovo la sua attenzione e senza saperne la ragione, gli si avvicinò squadrandolo con fredda curiosità. "Come ti chiami?" La voce di Elise sembrava fatta d'acciao tanto che lei ne rimase sorpresa, pur senza distogliere lo sguardo dal suo interlocutore: finchè si trattava di domande era certa di farcela, inoltre nessuno si era mai potuto sottrarre quando chiedeva qualcosa. Ci fu parecchia esitazione da parte dell'altro ma alla fine un flebile Gordon di Ara risuonò come risposta; Minos ne rimase parzialmente sorpreso ma allo stesso tempo era compiaciuto nel vedere la sua allieva tanto risoluta.  Si accontentò di rimanere in silenzio, limitandosi a osservare lo spettacolo: il Giudice dubitava seriamente che il prigioniero parlasse spontaneamente della ragione per cui si trovava in quelle zone. Difatti Elise gli aveva ripetuto la domanda tre volte ma senza ottenere informazioni utili.
"Se non vuole parlare, puoi sempre convincerlo a farlo..." Minos lasciò cadere l'allusione, avvertendo la tensione provenire dal corpo della ragazza: sentiva che il suo animo era fortemente indeciso, pertanto aveva voluto portarle un... aiuto, indicandole quasi casualmente i vari oggetti che si trovavano all'interno della stanza. Vide l'incertezza solcare le iridi della ragazza e per un momento - talmente breve da fargli chiedere se fosse accaduto davvero - fu tentato di prenderla per mano e portarla via da lì, per proteggerla dagli orrori di un mondo di cui faceva parte anche se non ancora in maniera attiva.
Per fortuna nulla di tutto ciò trapelò e lo spectre se la prese con sè stesso per essersi sentito per un momento umano, e osservò la ragazza passare in rassegna vari strumenti, indecisa come il nome della stella che l'aveva presa sotto la sua protezione. Minos non mosse altro che lo sguardo, chiedendosi in che modo la sua giovane allieva avrebbe esordito: la osservò prendere un cucchiaio antico per poi immergerlo in un paiolo colmo d'olio bollente. Quando lo risollevò, le si era parzialmente arrossata la mano a causa dell'elevatissima temperatura che si sprigionava dal recipiente, ma la ragazza sembrava particolarmente attenta a non farsi cadere addosso neppure una goccia.
Il tentativo di ribellione di Gordon fu vano. Minos chiuse gli occhi quando le urla del cavaliere d'argento squarciarono l'aria, ma non si mosse: evidentemente Elise aveva lasciato cadere qualche goccia di quell'olio sulla pelle del prigioniero e Minos vide chiaramente un buco sanguinante sulla coscia destra della vittima. Prodigioso come solo una goccia potesse causare un dolore così cocente; Minos aveva l'impressione che le urla fossero state amplificate ma rimase ugaulmente a guardare.
Comprese di avere avuto ragione nel volerle far fare quell'esperimento: era sicuro che Elise non fosse veramente in grado di ferire qualcuno volontariamente, tuttavia il potere della stella malefica le aveva permesso di agire in modo quasi automatico. La reticenza della sua vittima non aveva fatto altro che incoraggiarla a proseguire in quel macabro rito; quando Elise afferrò con decisione delle pinze roventi, Minos pensò che fosse perfettamente in grado di cavarsela da sola e decise di lasciare la stanza, ormai stanco di sentire quelle urla laceranti. "Io devo recarmi altrove, tu continua pure a esercitarti, ma ricorda che ci serve vivo."
Per Gordon non si trattava di una buona notizia.





***





La notte era finalmente calata sulla cattedrale ma Elise non riusciva ugualmente a dormire; per quanto si fosse rigirata più volte nel letto, non era in grado di prendere sonno. Le pareva di sentire echeggiare le grida di Gordon nella sua stessa testa ed era una cosa insopportabile; faticava ancora a credere di aver potuto eseguire quella tortura senza neppure battere ciglio, come se qualcosa la spingesse a farlo. Le era bastato incrociare lo sguardo di Minos per sentire la propria volontà  venire neno, ed eseguire quel compito con una naturalezza di cui non si sarebbe mai aspettata: certo la sua mano aveva tremato un po' nel far cadere l'olio bollente sulla gamba di Gordon, ma non aveva esitato troppo.
Elise si mise a sedere sul letto, rendendosi conto che all'esterno infuriava una bufera: andò alla finestra e vide una vera e propria tormenta di neve che si stava abbattendo sul territorio. Sembrava lontanissimo quello stesso pomeriggio trascorso in mezzo alla quiete di Monaco, dove la neve pareva intrisa di una strana malinconia; senza pensarci spalancò la finestra e si decise a calare a terra, aiutandosi con il cosmo per non farsi troppo male. Le bastò posare un piede a terra per capire di aver commesso una sciocchezza: la neve le aveva praticamente gelato le dita ma il richiamo della bufera era stato impossibile da ignorare, così fece qualche passo in avanti, senza una vera e propria meta.
"Sciocca ragazzina, hai intenzione di farti trasformare in una statua di ghiaccio? Perchè sei sulla buona strada per riuscirci". La ragazza quasi strillò nel rendersi conto di non essere sola e riconobbe l'imponente figura di Minos che si stagliava nella neve, facendo un impressionante contrasto tra il viola della surplice e il manto candido che ricopriva il luogo. Solo in un secondo momento Elise realizzò di essere uscita con solo la camicia da notte addosso: se ne era accorta subito - del resto il gelo che dilaniava la pelle era impossibile da ignorare - ma non aveva valutato appieno le conseguenze. Pertanto rimase sorpresa quando lo spectre la prese letteralmente in braccio, ignorandone le proteste e persino i tentativi di liberarsi.
Elise venne riposta a terra solo al riparo dalla bufera, dopo che Minos atterrò lungo il porticato che precedeva il portone d'ingresso. Di rado lo spectre si metteva a volare con un tempo del genere ma aveva previsto la ribellione dell'allieva, pertanto quello era stato l'unico modo per assicurarsi che non gli causasse più problemi del previsto. "Se proprio hai tutta questa voglia di sfidare il freddo, basta avvertirmi: sarà lieto di sottoporti a un addestramento intensivo nella buferà", disse subito Minos, pronto a provocare la ragazza come faceva di solito; non si era aspettato che Elise arrivasse a compiere un'azione tanto sciocca e di certo non le avrebbe permesso di portarla a termine. In un primo momento aveva creduto che la ragazza volesse scappare, ma aveva cambiato rapidamente idea: perchè non avrebbe dovuto vestirsi adeguatamente se avesse davvero avuto intenzione di fuggire?
Era stata solo un'idea naturalmente, del resto più volte Elise aveva minacciato di andarsene di nascosto, pur sapendo che a lui sarebbe bastato seguire la debole scia del suo cosmo per trovarla; tuttavia proprio quel giorno aveva avuto la prova che la fuga era ormai una possibilità che la stessa Elise non considerava più. Si stava adattando, il che significava che lui stava facendo un buon lavoro: non aveva bisogno di sentirselo dire da Pandora, se un'apprendista cominciava a obbedire come aveva fatto la ragazza poche ore prima, allora era il segnale che la vittoria era ormai prossima. Ben presto la stella malefica si sarebbe risvegliata completamente, e Minos era quasi certo che quel lungo processo forse era stato un bene: a quel modo stella e ragazza si completavano, senza sopraffarsi. Il che voleva dire che a dominare il corpo ci sarebbe sempre stata Elise, solo la sua mente era stata indirizzata nella giusta direzione ma senza nuocerle; di solito erano gli spectre migliori quelli che riuscivano a non farsi soggiogare, anche se di lavoro da fare ancora ce ne era molto.
"Vuoi togliermi le mani di dosso?" La voce sprezzante di Elise tradiva il disagio che provava sia a causa del freddo che per via di quella prigionia che era costretta a subire per mano dello spectre; si era infatti resa conto che attorno alla vita c'era posato il braccio di Minos, anche se a infastidirla era il metallo gelido dell'armatura più che il gesto in sè. "Da come mi stai incollata addosso credo sia difficile che sia io a togliere le mani, dato che sei tu che ti sei aggrappata a me. Immagino sia per via del fresco", ironizzò lo spectre, facendo notare a Elise che era stata proprio lei ad aggrapparsi a lui, che si era semplicemente limitato ad assicurarsi che la presa del proprio braccio gli consentisse di non metterla  nei guai più del previsto. Tutto sommato era per lui un evento raro vedere la ragazza ammettere - anche se in modo del tutto indiretto - di avere bisogno del suo sostegno, pertanto non era incline ad ascoltare le sue previste lamentele. Non aveva previsto che quella notte, mentre cercava tracce di eventuali altri nemici pronti a dare man forte al loro prigioniero, qualcosa non fosse andato secondo i suoi piani. "Però mi hai dato un'idea: vai a metterti qualcosa di decente addosso prima che mi diventi una statua di ghiaccio", disse all'improvviso Minos, lasciando la presa del braccio anche se aveva badato a far si che la ragazza non cadesse a terra facendosi del male. Elise lo osservò con sospetto e, per quanto si sentisse rabbrividire, non si sentiva incline a farsi comandare.
"Se non mi dici cos'hai in mente resto così: meglio congelata che vedere la soddisfazione di avermi comandato apparire sulla tua brutta faccia!"
Minos sospirò impercettibilmente: come sempe sarebbe stata un'ardua battaglia, ma dal momento che non ne aveva mai perso una, non intendeva iniziare proprio in quel momento. "E sia. Ma non ti darò un'altra occasione per non perire prima del previsto: per quello di cui ho bisogno, potresti anche girare senza nulla addosso. E ora muoviti, e tieni il passo mentre mi segui."



Note:


Gordon di Ara=pg stile carne da cannone u.u Ara=Altare.
Su questa costellazione sembra esserci un cavaliere che pare venga ammazzato da Saga/Arles prima di accoppare Shion, indi ho usufruito della costellazione libera. Sempre dalle mie fonti, pare che il cavaliere dell'Altare sia una sorta di alter ego del Sacerdote, pertanto non è il primo pirla che arriva u.u
Ho pensato MOLTO a come Elise poteva comportarsi durante questo ordine di tortura e credo questo sia il più realistico: dopotutto la Stella comincia a farsi sentire - Minos stesso lo ribadisce più volte xd - e anche il suo cambiamento è evidente.
Ho inoltre pensato che spesso la scomparsa delle persone possa essere notata xddddddd
Ora vi lascio su cosa potrà succedere nella bufera di neve tra i due U__U un bacio a tutti! spero di non farvi aspettare troppo per il prossimo ma credo che lo vedrete verso metà agosto^^

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