Perdonate il ritardo, lo so, avrei dovuto aggiornare circa
una settimana fa. Il capitolo era già pronto ma la mia linea ha deciso di
guastarsi proprio nel momento meno opportuno!! Mi dispiace avervi fatto
aspettare tanto per il capitolo finale (sigh) e sì… siamo arrivati proprio alla
fine, nemmeno io me ne ero resa conto.
Credo sia scontato ripetere a tutti voi che vi ringrazio
immensamente, ma voglio farlo comunque. Grazie, grazie, grazie a tutte le
persone che hanno letto questa fanfiction, a tutte quella a cui è piaciuta, a
tutte quelle che mi hanno recensita e che mi hanno incitato ed entusiasmato a
continuare.
Vorrei ringraziare personalmente ognuna di voi ma purtroppo
non ho tempo, non mi connetto dal mio pc dato che non è ancora utilizzabile e
non so tra quanto potrò tornare a vedere le recensioni. Ho fatto comunque di
tutto per poter pubblicare questo capitolo perché so che non è coretto far
aspettare, ancor di più quando si tratta dell’ultimo. Purtroppo comunque non
potrò aggiornare la fanafiction in tutti i siti in cui è pubblicata L -__-… ripeto, questione di tempo e di
scorrevolezza nel pubblicare… Ma questo so che non vi interessa.
Buona lettura ;)
Ormai sera, Hermione era in Sala Comune, pronta ad
approfittare della prima opportunità per uscire senza dover dare spiegazioni.
Secondo voci di corridoio, Draco era stato subito portato in
infermeria e lì era stato lasciato a riposare.
Doveva andare, doveva andare da lui. Spiegarsi e chiedere
perdono.
Finalmente anche Lavanda e Calì decisero che era ora di
chiudere i libri, lasciando in sospeso almeno la metà dei compiti, e salire a
“prepararsi” per la notte. D’altronde, per togliere tutto quel trucco, smalto e
cose varie, poteva capire che ci volesse un bel po’ di tempo.
Erano con lei, seduti su di un divano, Ron e Ginny. Entrambi
stranamente silenziosi.
Il comportamento di Ginny era più che comprensibile, si
sentiva in colpa, e in ogni suo sguardo chiedeva scusa.
Non aveva più parlato con lei, ma in fondo l’aveva già
perdonata, soprattutto perché sapeva bene cosa significasse cercare
disperatamente il perdono di una persona a cui si vuole bene.
Decise di andare. Era già tardi, e non poteva aspettare che
anche Ron se ne andasse, anche perché sembrava non avere alcuna intenzione di
muoversi da lì. Si sarebbe quindi inventata una scusa.
Si alzò dal divano e, sistemandosi la gonna con causalità,
avvicinandosi al tavolo per chiudere i libri rimasti aperti, si avvicinò piano
a piano all’uscita.
“Dove vai?” le chiese Ron con voce dura.
“In biblioteca, devo prendere un libro che ho deciso di
leggere stanotte…Non ho molto sonno.”
“In biblioteca. E resti lì, stanotte, a leggere il
libro?”
“Che vuoi dire Ron?” chiese alzando un sopracciglio.
Il ragazzo si voltò verso di lei.
“Non mi prendere in giro, Hermione. Perché se ti seguissi,
sono convinto che non ti vedrei andare in biblioteca.”
Hermione deglutì.
“A no…?”
“No.”
La guardava scuro in viso.
“Perché tanta agitazione, oggi, per quello che è successo in
classe?”
“Come sarebbe a dire?! La Waag lanciava Cruciatus e tu mi
chiedi come mai era così agitata?”
“La Waag lanciava Cruciatus a Malfoy, e tu sei subito
scattata in piedi urlando “no”. Non se ne è accorto quasi nessuno,
credo, ma io ti ho visto e mi sei sembrata un po’ troppo presa. Allora,
Hermione, stai andando in biblioteca?”
“Ron, ti prego… Non ti immischiare e non diffidare, io lo
fatto e…”
Ginny parlando si era girata a guardarla, Hermione le sorrise e bastò
quello per far tornare la serenità negli occhi della sua amica.
“Ti spiegherò tutto, Ron. Te lo prometto.”
Abbozzando un sorriso uscì dal buco nel ritratto, lasciando
Ron e Ginny da soli. L’uno innervosito e lugubre, e l’altra felice e
sollevata.
I corridoi illuminati dalle torce appese alle pareti erano
ancora popolati dagli studenti più grandi, ed Hermione procedeva a passo
spedito per l’infermeria. Passando accanto ai quadri, non potè fare a meno di
sentire che tutti parlavano e discutevano dell’evento della giornata. Le voci
ad Hogwarts giravano in fretta, si sa’.
Era quasi arrivata a destinazione, quando il suo riflesso
venne catturato per qualche secondo da uno specchio dalla pesante e ornata
cornice dorata. Si fermò e tornò indietro di qualche passo per specchiarcisi.
I cappelli ricci e voluminosi erano come al solito sciolti,
mentre ricadevano naturalmente sulle spalle, e sotto gli occhi facevano bella
vista delle occhiaie.
Poche erano le volte in cui Hermione si metteva davanti ad
uno specchio con l’intenzione di rendersi “bella” per qualcosa, o per qualcuno.
Si guardò con aria critica e mise la mano in tasca,
facendola vagare tra i meandri della stoffa nera. Quando finalmente riuscì
trovare la pinza che si era portata dietro portò alcune ciocche di capelli
all’indietro, liberando così il viso. Si curò poi di far scendere un’altra
ciocca di capelli, abbastanza consistente, sulla spalla destra, in modo
casuale.
Per le occhiaie non poteva fare niente, non senza i mezzi
giusti, quindi rassegnata prese il lucidalabbra.
Lo guardò indecisa, non voleva diventare come le sue
compagne di stanza, ma in fondo che stava facendo di male? L’importante era non
esagerare e non sfiorare il fanatismo.
Decisa, passò un leggero strato di lucido trasparente sulle
labbra rosate e, guardatasi un’ultima volta, si avviò per l’infermeria.
Draco era disteso sul letto dell’infermeria ma, per quanto
quella giornata fosse stata carica di eventi ed emozioni, per non parlare del
fatto che aveva subito una Maledizione Senza Perdono, non riusciva a dormire.
Non che non fosse stanco, lo sentiva che il suo corpo chiedeva di riposare, ma
la sua mente non voleva cessare di lavorare frenetica tra pensieri,
preoccupazioni e fantasia.
Narcissa era stata avvisata dell’accaduto ed era venuta da
lui solo per qualche minuto, per accertarsi di persona che stesse bene. Aveva
il viso stanco e qualcosa gli fece capire che quella notte non aveva dormito…
Aveva provato a chiedere qualcosa su suo padre, ma la
presenza troppo vicina di Madama Chips aveva impedito a sua madre di dire
qualsiasi cosa, così aveva solo ricevuto uno sguardo rassicurante.
“Draco?”
Sussultò spaventato, era sicuro che non ci fosse nessuno, e
invece…
Si voltò, e vide che ai piedi del letto vi era una sagoma
conosciuta.
“Responsabili del crollo economico della sua famiglia,
eh?” disse acidamente mettendosi a sedere.
Hermione abbassò il capo.
“Scusa…”
La guardò incerto.
“Be’ in ogni caso non sarebbe cambiato nulla. Per un motivo
o per l’altro, non avremmo potuto prevdere quello che è successo.”
Stava impazzendo.
Invece di arrabbiarsi come un matto la scagionava così?!
Avrebbe potuto approfittarne e fargliela pagare per gli ultimi giorni infernali
che gli aveva fatto passare… ma quando l’aveva vista, aveva capito quanto già
si sentiva in colpa.
Hermione sentendo quelle parole sollevo il capo, sorpresa e
sollevata. Si avvicinò di più a lui, lasciandosi illuminare dalla calda luce
della candela, appoggiata sul comodino accanto al letto.
“Come stai?”
“Dolorante… e non riesco a dormire.”
Prese la sedia e la trascinò vicino al letto, sedendosi.
Draco la guardò torvo.
“C’è bisogno di una sedia? Ho detto che sono dolorante, non
che ho la peste…”
Hermione sorrise e, senza farselo ripetere, si sedette sul
letto.
“Ti devo delle spiegazioni” disse la Grifondoro rompendo il
silenzio che si era creato.
“Già.”
Hermione sospirò.
“Ginny mi aveva detto che tu mi ingannavi, che, quando
ancora non vedevo, in realtà continuavi a stare con la Parkinson…”
Draco stava per rispondere in sua difesa, ma lei continuò a
parlare non permettendoglielo.
“Io ho creduto a lei, insomma… era Ginny, la mia migliore
amica, e tu ancora un punto interrogativo per molti versi. Ero molto, molto
arrabbiata con te. Anzi no, ero più che arrabbiata e soprattutto… ferita.”
Lo guardò. Draco l’ascoltava in silenzio e, alle sue ultime
parole, Hermione aveva interpretato benissimo il suo pensiero. Spostò lo
sguardo dai suoi occhi limpidi, ad alcuni taglietti e graffi che ancora erano
visibili sulla sua pelle chiara.
“Anch’io ero arrabbiato, e ferito.”
Sorrise imbarazzata, rossa dalla vergogna e, abbassando gli
occhi, continuò.
“Credevo mi avessi ingannato, ma non capivo comunque il
perché. Stavo male, e oggi Ginny mi ha detto la verità…”
“Ci avrei scommesso che in qualche maniera c’entravano i
Weasley. Quella famiglia porta sfiga più di Potter” gli occhi assottigliati e
centinaia di insulti non pronunciati contro quella famiglia di inutilità dai
capelli ridicolamente rossi.
Hermione gli lanciò uno sguardo fulminante e Draco non toccò
più quell’argomento, anche se non si astenne dal sfoggiare il suo ghigno
beffardo.
“Se me ne avessi parlato prima, però, ti avrei spiegato…
Anche se dubito che mi avresti creduto, a questo punto.”
Non gli rispose, ma continuava a fissare il fuco della
candela.
“Scusa. Non ho avuto fiducia in te, e non ho nemmeno saputo
svolgere la mia parte del patto. Avrei dovuto capire che c’era qualcosa di più…
e scavare più affondo. Quando stamattina ho scoperto la vera ragione dell’odio
della Waag per te, era troppo tardi per avvisarti.”
“Lo sapevi già, a lezione?”
Hermione annuì e Draco si spiegò il motivo della sua
agitazione in classe.
“Ti ho già detto come la penso sulla faccenda della Waag,
non voglio ripetermi e non voglio nemmeno più toccare questo argomento.”
Parlò altezzoso ma Hermione sapeva che era solo una maschera
d’imbarazzo. Aveva già dichiarato che non le dava la colpa per quello che era
successo, e lui non era il tipo da dire certe cose, figurarsi dal ripeterle.
Il sorriso che incurvava le sue labbra tutt’ad un tratto si
spense. La vista le si oscurò di nuovo, la testa le girava e una strana
sensazione di spossatezza, insieme a panico, la invase. Si aggrappò al letto e
cercò di recuperare il controllo del suo corpo.
Draco le si avvicinò all’istante e ci mise pochi attimi per
collegare tutto.
“Aspetta un attimo.”
Si alzò velocemente e andò alla sedia dove erano ammucchiati
i suoi vestiti, prendendo a cercare freneticamente nelle tasche della divisa
la fialetta trasparente.
L’aveva portata con sé quella mattina, con l’intenzione di
darla ad Hermione ma, pensando alla Cruciatus subita, la paura che si fosse
rotta era più viva che mai. Però la fortuna non l’aveva ancora abbandonato del
tutto e, poco dopo, toccò il vetro liscio e freddo.
“Draco… Non vedo. Non vedo più!” era entrata nel panico e
cercò il ragazzo con la mano, accanto a sé.
“Bevila.”
Le chiuse nel pugno la fialetta.
“Cos’e?”
“Fa come ti dico, ma presto!”
Hermione esitò, toccò con le dita il tappo di sughero, e
sentì il rumore di un liquido che si muoveva all’interno del piccolo
contenitore.
“Fidati” disse semplicemente.
Sì. Si sarebbe fidata. Questa era la sua occasione per
rifarsi, giusto?
Stappò la fialetta e bevve il liquido.
In un primo momento fu come bere un liquore molto potente,
perché la gola le bruciò terribilmente, ma poi fu anche peggio.
Non riuscì a distinguere un sapore ben definito, perché non
c’era. Era solo aspro e caldo, molto caldo. La sua bocca era calda, la sua gola
era calda e anche il suo stomaco lo era. Pensò, ad un certo punto, di star
bruciando dall’interno. Tutto quel calore si concentrò poi sugli occhi, che
teneva chiusi e stretti.
Si era piegata su sé stessa e sentiva Draco, dietro di lei,
che le diceva di non preoccuparsi.
D’un tratto, però, tutto il calore come era iniziato finì.
Riaprì gli occhi, e riuscì a vedere il pavimento di pietra.
Si rialzò e si voltò verso di lui.
“Cos’era?” chiese con voce roca.
Draco si rilassò e tornò seduto.
“La seconda parte della pozione.”
Hermione corrugò la fronte e lo guardò.
“Cosa?” chiese con un filo di voce.
“Deve essere presa non oltre una settimana da quando si beve
la prima parte, altrimenti… si perde nuovamente la vista. Per sempre” lo disse
in maniera naturale, come se non fosse nulla, tornando al suo capo del letto.
“Ah…” Hermione annuiva, avvicinandosi a gattoni sul letto
verso di lui, che era seduto a gambe incrociate e con la schiena appoggiata ai
cuscini.
“E perché io non ne sapevo niente? perché non me l’hai data
subito?”
“Diciamo che mi serviva come garanzia, all’inizio…”
“Diciamo che facendo il bastardo non me l’avresti mai data…”
Draco non ribattè, pensando a quel momento in cui, steso sul
suo letto, aveva sghignazzato pensando a quella possibilità.
“E non te l’ho data prima perché... me ne sono scordato, in
un primo momento…” aggiunse vendendo la rabbia salire negli occhi della
ragazza.
“E poi, con tutto quello che è successo non ne ho avuto la
possibilità. Comunque oggi l’avevo con me perché volevo dartela!”
Vide Hermione guardarlo con rimprovero, ma un po’ della sua
rabbia era stata calmata con le sue ultima parole.
Ora erano davvero molto vicini, i loro nasi si sfioravano.
Hermione avvicinò le proprie labbra alle sue, ma lui la bloccò alzando un mano.
“Prima togliti quella roba.”
Hermione alzò un sopracciglio.
“Non voglio riempirmi la faccia di quella cosa” stava per
fare qualche commento sulle esperienze avute, ma ebbe il buon senso di frenare
la lingua prima di rovinare definitivamente quella serata.
Hermione capì a cosa si stesse riferendo e, arrossendo
leggermente, prese il lembo di lenzuolo che lui le stava offrendo, pulendosi le
labbra.
Quando tornò a guardare Draco si corse che stava ghignando.
“Che c’è?” chiese leggermente infastidita, forse perché già
conoscendo quello che stava per risponderle.
“Da quand’è che tu usi lucidalabbra e quant’altro?”
“Che c’è di strano, scusa?” ripose arrossendo.
“Niente, e che non lo fai quasi mai. Potrei pensare che lo
fai per me” disse avvicinandosi di più a lei.
“Come sei presuntuoso.”
La baciò, approfondendo gradualmente quel bacio subito
risposto con desiderio.
Hermione si godette quel bacio sino all’ultimo, pensando che
le era davvero mancato tutto quello. Tutta via c’era qualcosa di strano, quel
bacio aveva il sapore di… cioccolato!
Interruppe il bacio e lo guardò, poi si accorse di una cosa
che non aveva notato prima.
Sull’angolo della bocca del ragazzo, una macchiolina marrone
le diede ragione. Sorrise e, sotto lo sguardo perplesso di Draco, tolse il
cioccolato dal suo viso col dito indice, portandoselo poi alla bocca.
“Ah! Madama Chips!” disse lui.
“Dì alla Parkinson di tenere le mani a posto…”
“Mi spii, Granger?”
“No. Ti osservo.”
Facendo pressione sulle sue spalle lo fece stendere, e gli
si sistemò sopra.
“Come hai fatto ad entrare?”
“Madama Chips sonnecchiava su una sedia” rispose, mentre lui
la faceva stendere al suo fianco.
“Sarei voluta venire a pomeriggio, ma qualcuno mi poteva
vedere, e avrei dovuto dare spiegazioni…
“In realtà non ti vorrei solo osservare, ma parlare, Draco.
E vorrei dirlo io, alla Parkinson, di tenere le mani a posto!”
Sentì Draco sospirare.
“Anch’io vorrei spaccare la faccia a Weasley senza dover
inventare qualche scusa, non che ce ne sia bisogno in realtà.”
Hermione sbuffò esasperata. Era un caso perso…
“Mi pesa questa situazione. E non scherzare, parlo sul
serio.”
“Anch’io” disse serio.
“Sarebbe bello, sì…” aggiunse poi.
“Potrebbe essere bello” disse Hermione, sottintendendo
parole e lanciandogli un messaggio molto chiaro.
Di pendeva da lui.
“Non è una cosa semplice. Non posso dire ai miei, dal oggi
al domani, che mi frequento con te.”
“Neanche per me è facile!”
Restarono in silenzio, sempre abbracciati, ma ognuno perso
nelle proprie preoccupazioni e ragioni.
“Ed è anche un brutto momento questo, un pessimo momento.”
Draco si stava riferendo alla situazione della sua famiglia,
ed Hermione non potè che concordare con lui.
Pensò poi ad Harry, a quello che stavano passando tutti i
suoi amici più cari, e si rese conto che anche per lei la situazione non era
diversa.
“Anche per me, per noi, è un brutto momento. Ma quando si
risolverà tutto?” chiese speranzosa.
“Quando tutto sarà finito… allora… sì.”
Girò il viso per guardarlo negli occhi.
“Te lo prometto” disse lui, come avendo letto i suoi
pensieri.
La settima che seguì fu probabilmente la migliore per loro,
e la pessima per Ron. Non riusciva ad accettarlo, ma Hermione aveva deciso di
dargli tutto il tempo necessario affinché capisse e, magari, affinché tornasse
a rivolgerle parola.
A fine Marzo, giornate soleggiate e piovose si alternavano.
Ma quella mattina il sole splendeva.
Hermione era seduta in Sala Grande, e notò che stranamente
Ginny non era scesa a colazione.
Dopo sarebbe passata a vedere come mai, forse non stava
bene.
Aprì la Gazzetta del Profeta come ogni mattina e,
letto l’articolo di prima pagina, fece un sorrisino storto voltandosi a guardare
Draco.
Con grande soddisfazione, il Serpeverde si stava alzando dal
suo tavolo. Ripiegò il giornale in due e lo portò via con sé, uscendo dalla
Sala Grande con passo sicuro, spavaldo, e a testa alta.
Sarebbe stato un bel giorno per Draco, eh sì!
Sperava quindi di poterne ricavare dei frutti anche lei.
Sorrise maliziosa, ma subito cambiò espressione quando si accorse che una
ragazzina del terzo la stava fissando.
Poggiò il giornale aperto sul tavolo:
“Lucius Malfoy scagionato.”
Si sentì strattonare per una spalla e si trovò di fronte un
affannato e sorridente Ron. Il ragazzo riprendeva fiato appoggiato a lei con
una mano, e al tavolo con l’altra.
“Ron, che è successo?” chiese sorpresa e felice che il suo
amico le parlasse.
“Ho… ho fatto una corsa dalla Guferia a qui. Stavo inviando
una lettera a casa e… e un gufo mi ha portato una lettere di Remus…”
Hermione ascoltò incuriosita, e le mancò un battito quando
Ron iniziò a parlare più a bassa voce, pensando che si trattasse di quello che
sperava.
“Ci sono buone notizie Hermione! Harry! Harry è… è vivo! La
lettera non diceva molto, ma a pomeriggio Remus verrà e ci spigherà tutto!”
Aprì la bocca ma non riuscì a dire niente.
“E’… è magnifico Ron!”
Senza pensarci due volte gli saltò al collo e l’abbracciò forte.
Ron, dopo un attimo di esitazione, ricambiò l’abbraccio con altrettanto
entusiasmo.
Perchè non ci potevano credere, ma quello per cui avevano
pregato tutto l’anno si stava avverando.
Quando si allontanarono osservò Ron, nei cui occhi non c’era
più alcun rancore di riserbo per lei, e sorrideva felice.
Il Grifondoro guardò verso il tavolo, ignorando gli sguardi
e le domande di tutti.
“Dov’è Ginny?”
“Non lo so, non è scesa a colazione. Forse è alla Torre.”
Subito Ron saettò via.
“Deve sapere anche lei!” gli disse correndo via.
Hermione annuì e, ancora con il sorriso sulle labbra, si
incamminò verso l’uscita.
Trovò Draco in riva al lago, giocava con qualche sassolino
lanciandolo nell’acqua, e ghignava per la bella notizia ricevuta.
Non si era accorto della sua presenza, così prese un
sassolino da terra e lo lanciò quando lo fece lui. I due sassolini si
scontrarono e, spinti uno da un lato l’altro dall’altro, affondarono nelle
acque della Piovra Gigante, che sembrava muoversi infastidita da tutto quel trambusto.
Draco si voltò e la vide.
“Se si arrabbia che fai?” disse lei avvicinandosi e
alludendo alla piovra.
“Oggi posso anche permettermi di fare il Grifondoro…” disse
tornando a guardare il lago.
“Vuoi fare il coraggioso?” lo stuzzicò.
“No. Il cerca guai” rispose sghignazzando sotto lo sguardo
torvo di lei.
“Be’… “il cerca guai” per eccellenza sta tornando. Non avrai
vita facile, Malfoy” disse con un sorrisino divertito e furbo guardando anche
lei il lago.
Sentì il suo sguardo sorpreso su di lei.
“Potter?”
Hermione annuì, non potendo nascondere la gioia sul suo
viso.
“No...” disse in tono lamentoso.
“Non ci posso credere!”
“Neanch’io” disse lei in tutt’altro tono.
“E quando?” borbottò tirando un altro sassolino nel lago.
Questa volta la piovra gigante alzò un tentacolo, in segno
d’avvertimento.
“Spero presto.”
“Fammi sapere, così gli organizziamo una festa di
bentornato” disse con un lampo perfido negli occhi.
“Non vi sprecate” rispose Hermione comprendendo le sue
intenzioni.
Improvvisamente la prese per mano, iniziando ad avviarsi
verso la scuola a passo sostenuto.
“Be’ Granger, è un giorno speciale per me, lo è anche per
te, i nostri problemi si sono risolti… Andiamo.”
“Davvero?” chiese lei, insicura sino all’ultimo secondo che
l’avrebbe fatto. Anche se era principalmente per quella ragione che era andata
da lui.
“Io mantengo le promesse.”
Intanto due ragazzini che stavano passeggiando sgranarono
gli occhi al loro passaggio e il suo cuore batteva sempre più forte vedendo
Hogwarts avvicinarsi, e alcuni studenti fuori le mura.
“Però qualcosa di veloce, perché devo andare a dare la
brutta notizia agli altri Serpeverde…”
Hermione sorrise e aumentò il passo per stargli accanto,
dato che sino a quel momento l’aveva quasi trascinata.
“Mi sa che dovrai dargliene due… “ disse riferita a loro.
Ecco che già alcuni ragazzi li guardavano, da lontano, non
riuscendo ancora a riconoscere chi fossero.
“Draco, come pensi la prederanno i tuoi?”
Quasi scoppiò a ridere.
“Non penso, lo so.”
Quella risposta non preannunciava nulla di buono. Forse era
stata troppo ottimista a pensare che avrebbero tentato di uccidere solo lei?
“Sei pronta?”
La scuola era sempre più vicina.
“Sì.”
Ogni studente, dal primo all’ultimo anno, li guardava con
gli occhi sgranati, boccheggiava come un pesce e inorridiva (questo soprattutto
se si trattava di Serpeverde).
Hermione era leggermente rossa, ma ancora il bello doveva
arrivare, dato che erano solo in cortile.
Intanto delle voci confuse, provenienti dalla scuola,
gridavano qualcosa.
C’era agitazione, ma non riusciva a capire perché. Poi un
ragazzo si affacciò per qualche secondo nel cortile, e gridò che Ginny Weasley
era stata ritrovata, dormendo, assieme il materasso sulla Torre di Astronomia.
Hermione rimase sconvolta e al suo fianco Draco rideva di
gusto.
“Ben ti sta Weasley. La prossima volta ci penserai due
volte!”
Si voltò verso di lui, ancora con la bocca aperta.
“Tu… tu hai?”
“Un incantesimo molto utile la Lievitazione. ”
“Devo andare!”
“E noi?”
“No, hai ragione. Andiamo!”
Lo iniziò a trascinare con sé verso la Torre.
“Certamente, non mi voglio perdere la faccia della Weasley
per nulla al mondo.”
“Ne parliamo dopo, noi…”
Ogni metro in più, sempre più persone venivano a conoscenza
del loro segreto, sempre di più Hermione si sentiva felice e, sempre di più,
Draco capiva quale fosse il significato della parola “Libertà”.
E con questo Happy Ending ho davvero superato me stessa.
Tuttavia non me la sentivo proprio di concludere con un finale amaro, dopo
tutto quello che Draco ed Hermione hanno passato… credo basti così.
Spero che non vi abbia deluso proprio al finale, se avete
trovato qualche errore perdonatemi :P e ditemi quindi le vostre impressioni.
Sarebbe un regalo bellissimo per me trovare, quando potrò riaccedere alla rete,
un sacco di recensioni per Don’t wanna close my eyes. Me lo fate questo regalo?
Tirando le somme di questa esperienza che ho vissuto, si fa
sempre così quando una cosa volge al termine, direi che è stata bellissima.
Sono felice di aver concluso al meglio la mia prima long fanfiction e ora
voglio dirvi una cosa: sempre, nelle recensioni di ogni sito, ho trovato tanti
complimenti e tanto entusiasmo da parte vostra, ma quello che mi ha gratificato
di più è stato sapere che questa fanfiction non è stata ritenuta da voi banale.
Mi sono impegnata tantissimo a affinché non risultasse tale, ho letto e riletto
mille volte le stesse scene per evitare battute già sentite o scene già viste,
tante volte temendo anche di cadere nel plagio involontario. Spesso è la mente
a rielaborare bene o male storie già lette e renderle in qualche modo sue.
Bene, ho finito.
Concludo sperando di poter dire “alla prossima!” ;)