Dopo quella lettera Sarah era sconvolta ma soprattutto arrabbiata.
Così sfogò la sua rabbia su sua madre
che cercava di calmarla in ogni modo. Purtroppo però, Sarah,
era molto frustrata e neanche sua mamma sarebbe riuscita a farla
ragionare.
Dopo che
salì in camera sua, sua mamma le spiegò in cosa
consistevano queste sfide.
-Credo
sia ora che ti spieghi cosa sta succedendo- prese un respiro profondo e
incominciò a parlare. Ogni mille anni alcuni
angeli, presi a caso, vengono scelti per partecipare a una serie di
sfide per sapere se i nuovi angeli sono degni di essere chiamati tali.
Sai che gli angeli devono essere sempre vicini alla perfezione no?-
Sarah
annuì leggermente, con ancora i segni delle lacrime sul suo
viso angelico.
-Beh,
in breve, queste prove vogliono far capire che tipo di angeli bisogna
essere. Purtroppo però ci sono alcune sfide dove o si esce
in un modo o sei condannata a morire.
Sarah
tu sei stata scelta e non sai quanto questo mi addolora però
è tutto quello che posso dirti, se ti dicessi di
più verrei... non pensiamoci ok?Ti prego non farmi altre
domande...
Danielle
si alzò e scese al piano di sotto lasciando sua figlia con
mille dubbi.
Cosa voleva dire con quella frase? "se ti dicessi di più
verrei..." perchè non aveva finito la frase? Cosa c'era
sotto a questi "giochi"?
Queste domande le stavano riempiendo la testa, erano pesanti come un
macigno, se poi contiamo il fatto che stava pensando anche a una frase
particolare della lettera: dovrà
vivere il più a lungo possibile.
Come se tutto quello chele stava
succedendo non la stesse facendo crollare il mondo addosso.
Incominciò a
respirare lentamente.
Si alzò dal
letto e scese al piano di sotto.
Doveva saperne di
più. Voleva saperne di più. Beh, una
cosa certa è il carattere di Sarah. La
curiosità di scoprire sempre qualcosa.
Era pronta. Forse non
voleva rischiare di morire, non voleva essere l'angelo perfetto, non
voleva neanche essere la pedina dei saggi ma di sicuro voleva avere
delle risposte.
Pechè era
stata scelta lei?Da cosa sono scaturite queste sfide?Perchè
si vuole raggiungere la maestosità dell'angelo perfetto?
Domande che si sarebbero
risposte da sole solo se se lei sarebbe andata al campo di sfida.
Sua mamma la stava
guardando con le lacrime agli occhi.
-Sono pronta. Voglio
andare.
-Sarah... non saprei
come liberarti da...
-Andiamo mamma... ho
delle sfide da vincere- il suo tono era serio e deciso.
Dentro stava morendo,
voleva non aver ricevuto quella lettera, non voleva essere pronta ad
affrontare il suo destino, voleva piangere come una bambina e andarsene
dalla situazione in cui si era caccciata però non poteva.
Per lei. Doveva
dimostrare di non essere una codarda e soprattutto, di essere la
migliore.
Era in viaggio
per un luogo decisivo per la sua vita. I vetri del furgone
erano oscurati così non poteva vedere niente di quello che
era al di fuori del furgone.
Respirava lentamente.
Doveva essere decisa ad affrontare tutto quello che le sarebbe
capitato. L'interno del furgone era di un grigio deprimente.
Forse era un grigio normale ma con tutto quello che stava succedendo
vedeva tutto color depressione.
Aveva una gran voglia di
torta. Non aveva fame. Aveva solo voglia di tornare a casa. Casa che
purtroppo era distante anni luce da dov'era in quel momento. Beh, per
quello che ne sapeva lei poteva non essere un modo di dire.Le sfide
potevano anche svolgersi sui pianeti . Magari Uranio. Meglio Marte.
Anzi Saturno.
Scacciò
quella stupida idea e sbuffò per l'ennesima volta.
Il furgone si
fermò di botto e sarah cadde in avanti sbattendo il
ginocchio e la testa allo sportello.
Ma dico, sono angeli superpotenti, forti e saggi e non sanno guidare
una caspita di auto,furgone o quello cavolo è?
I pensieri di Sarah non erano molti calmi. Pensò anche a
qualche imprecazione, infondo le avevano quasi spaccato la testa in due.
Rise leggermente. Neanche arrivata e già avevano tentato di
ucciderla. Un pensiero piuttosto sadico. Beh, era contro sè
stessa.
No, non aveva senso. Niente aveva senso. Era questo il punto.
Qualcuno bussò al furgone e Sarah capì. Poteva
immaginarsi la frase che aveva in serbo quell'uomo fuori dal
furgone appena sarebbe scesa.
"Benvenuta al 3° AngelsClub, che tu possa vivere a lungo."
Già. Per quanto si sforzasse non riusciva a rassicurarsi.
Oh si. Era la benvenuta ma fino a quando avrebbe potuto dirlo?
Finchè avesse potuto "vivere a lungo".
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