Your Love Saved Me - Cap 4
Alyssa era andata di corsa
a casa appena finite le lezioni, e durante il cammino pensò a
che scusa inventarsi per quando sarebbe dovuta andare a lavorare.
Sempre che Damon passasse da lei prima dell'orario di lavoro.
Quando arrivò davanti al cancelletto di casa sua, Alyssa se lo trovò davanti.
«Già qui?» gli chiese sorpresa.
«Ho la macchina.» disse Damon facendo roteare le chiavi
dell'auto attorno all'indice; «E se tu me lo permettessi potrei
darti un passaggio fino a casa e viceversa, senza farti tutta questa
strada a piedi.» terminò facendole l'occhiolino.
«Grazie, ma preferisco tenermi in forma.» rispose decisa Alyssa, mentre apriva il cancelletto.
«Come vuoi. Ma secondo me non ne hai bisogno.» disse Damon,
squadrandola da capo a piedi, poi si soffermò sui glutei,
sperando che Alyssa se ne accorgesse: voleva vedere quale sarebbe stata
la sua reazione. E proprio come sperava Damon, Alyssa si girò.
«DAMON!!! Piantala!!! Ti ha fatto decisamente male la gita fuori
porta!» urlò Alyssa, irritata ma al tempo stesso divertita.
«Mmmh...può darsi.» disse Damon sorridente, mentre entrava nell'appartamento di Alyssa.
Alyssa appoggiò la borsa sul tavolo e poi si buttò sul
divano. Quel pomeriggio sicuramente avrebbe saltato il riposo che
l'aiutava a lavorare fino a tarda ora, ma sperava che tutto andasse
comunque per il meglio.
Damon nel frattempo si sedette al contrario su una sedia, di fronte al divano.
«Non volevo infastidirti, stavo solo scherzando.» le disse
vedendola avvilita, appoggiando le braccia sullo schienale e sopra di
esse il mento.
«Oh, no tranquillo. Ero solo sovrappensiero, lo so che
scherzi.» disse Alyssa sorridendo, dopo essersi ridestata dai
suoi pensieri. «Allora, come mai sei andato via? Cosa ti hanno
fatto Stefan ed Elena?» chiese dopo un attimo di silenzio.
«Ti ho già detto che è una storia lunga.» rispose Damon incupendosi.
«Ho tutto il tempo che vuoi.» disse Alyssa spaparanzandosi
sul divano, in attesa che Damon sputasse il rospo, ma le scappò
uno sbadiglio.
«Sei stanca, riposati. Te lo racconterò un'altra volta.» disse con un sorriso tenero Damon.
«Bugiardo. Lo so che non vuoi raccontarmelo. E comunque non sono stanca.» ribatté risoluta Alyssa.
«Alyssa, i tuoi occhioni si son fatti piccoli piccoli. Hai sonno.
Torno verso sera.» disse determinato Damon mentre si alzava in
piedi.
«NO!» urlò Alyssa istintivamente, poi usando un tono
più pacato spiegò: «Non ci sono stasera forse.
Dovrei andare a fare dei giri.».
«Usciamo insieme allora.» propose tranquillamente Damon.
«Mi stai chiedendo un appuntamento?!» Alyssa era proprio sorpresa.
«Ti sto solo chiedendo di uscire con uno dei tuoi amici.» cercò di rassicurarla Damon.
«Devo sbrigare delle mie faccende. Piuttosto private.»
disse sommessamente Alyssa, sorprendendo Damon. «Scusami»
gli disse alla fine, e lo pensava davvero. Non voleva mentirgli, ma lui
si era già occupato fin troppo dei suoi problemi, e Alyssa non
voleva più essere aiutata. Voleva farcela da sola.
«Non preoccuparti allora. Ci vediamo domattina. Sicura che non
vuoi che passi a prenderti?» chiese per l'ultima volta Damon.
«Sì, tranquillo. Ci vediamo al solito posto.
Cercherò di arrivare prima, visto che non vuoi vedere nessun
altro. Mi dovrai spiegare anche questa, prima o poi.» gli disse
Alyssa alzando un sopracciglio.
«Lo farò. Buon riposo.» le disse Damon accarezzandole il capo, poi se ne andò.
Ma Damon non se ne andò davvero. Non voleva tornare nel loft,
non ancora. Si era addirittura prenotato una camera d'hotel pur di non
tornarci, ma non andò nemmeno lì. Rimase invece nei
dintorni, aspettando che Alyssa uscisse. Passò diverse volte
davanti alla sua finestra, e quando vide che era uscita entrò
dalla finestra, che per fortuna lei aveva lasciato aperta.
Sul tavolo c'era ancora quella busta. Quando Alyssa e Damon erano
entrati nell'appartamento insieme qualche ora prima lei l'aveva subito
cercata di coprire con la sua borsa, mettendocela sopra, ma al vampiro
non era certo sfuggita di vista. Ora che l'aveva tra le mani non sapeva
più cosa fare: non voleva invadere la privacy della ragazza,
però sapeva che se lei gliela voleva nascondere allora
nascondeva anche dei problemi. Dopo un po' di dubbi si decise ad
aprirla: era una lettera dal proprietario dell'appartamento che le
comunicava un aumento sull'affitto.
Damon non si pentì di averla aperta visto ciò che
nascondeva, ma per il momento decise di fare finta di nulla e aspettare
che Alyssa gli dicesse qualcosa, dopotutto non avevano avuto modo di
parlare granché.
Il giorno dopo Alyssa arrivò davanti all'università in
anticipo, proprio come aveva detto a Damon. Lui era già
lì, e le andò incontro. Si salutarono e subito Alyssa
andò al punto: «Io sono arrivata in anticipo. Ora tu dimmi
perché non vuoi vedere Bonnie e Caroline. Potrei capire il
perché non vuoi vedere Elena e Stefan per il momento, ma le
ragazze cosa c'entrano?».
«Non sanno ciò che so io e non mi capirebbero mai. E
comunque sia, loro sono dalla parte di Stefan.» disse amareggiato
Damon.
«Non potresti semplicemente dir loro quel che non sanno?» chiese perplessa Alyssa.
«Non mi crederebbero e poi non sono affari loro.» rispose secco Damon.
«Quindi nemmeno miei.» ipotizzò Alyssa.
«Scusami. Ma ognuno ha i suoi, giusto?» disse sarcasticamente Damon, riferendosi al giorno precedente.
«Touché.» ridacchiò Alyssa.
«E tu? Tutto come al solito?» chiese Damon.
«Esatto, tutto come al solito. A parte la stanchezza che si fa
già sentire: l'università è più pesante di
quanto immaginassi.» rispose Alyssa, mentendo in parte.
«Vuoi venire a fare medicina con me?» chiese ridacchiando Damon.
«Non ci penso nemmeno! Non fa per me, e poi già ti
sopporto fuori ed è abbastanza!» rispose Alyssa,
facendogli la linguaccia.
«Ah, è così? Allora vorrà dire che a parte
al mattino non ci vedremo più.» disse ironicamente Damon,
incrociando teatralmente le braccia.
«Va bene.» lo sfidò Alyssa.
«Guarda che allora lo dico davvero.» disse mesto Damon.
Alyssa ci rimase malissimo. Il modo in cui Damon le aveva detto quella
frase le aveva fatto raggelare il sangue. Era come se lui si sentisse
d'intralcio nelle vite degli altri, in quella di Alyssa in questo caso,
e preferisse rinunciare a farne parte per un po' piuttosto che perderle
per sempre. Come se non si sentisse abbastanza importante. E invece per
Alyssa lo era diventato. Senza il suo sostegno, la sua compagnia e le
sue battute probabilmente sarebbe tornata in Italia anziché
andare a lavorare quando le era arrivata la lettera. Ma proprio a causa
del lavoro, purtroppo non poteva stare molto tempo con lui, e non
poteva nemmeno rivelargli il perché.
«Damon, stavo scherzando. Mi fa piacere passare il tempo con te,
e fosse per me potremmo vederci anche tutto il giorno, tutti i giorni.
Sai, non sei affatto una brutta compagnia. Però in questo
periodo lo vedi anche tu: sono sempre stanca, ho un sacco da studiare e
non reggo tutto questo molto bene. Perciò, visto che non voglio
trascurare la nostra amicizia perché ci tengo, che ne dici di
vederci al mattino come sempre, e dopo le lezioni mi riaccompagni a
casa? Magari a piedi, così avremo più tempo da passare
insieme.» disse teneramente Alyssa.
Damon rimase sorpreso e sollevato dal discorso di Alyssa. Non ricordava
molto della vita da umano, ma era sicuro che fosse più pesante e
stancante della vita da vampiro; si sentì in colpa per non aver
pensato che Alyssa avesse bisogno dei suoi spazi e dei suoi tempi da
umana.
«Allora ci vediamo davanti alla mia facoltà. Fai finta di
andare a casa e raggiungimi lì: non voglio vedere le ragazze,
tanto meno mio fratello che le viene a prendere. Va bene per te?»
chiese tranquillamente Damon, dopo un interminabile silenzio.
«Si, certo.» rispose Alyssa cercando di mantenere un tono
tranquillo, mentre in realtà avrebbe voluto gioire e
abbracciarlo dalla contentezza. Pensava che Damon si fosse in un
qualche modo offeso e se n'era preoccupata, ma ora che sapeva che si
era sbagliata si sentiva di nuovo tranquilla.
«Ok. Adesso vado, non voglio rischiare di vederli. A dopo
allora!» le disse Damon facendole l'occhiolino come suo solito, e
se ne andò.
Quando arrivarono Elena, Bonnie e Caroline trovarono Alyssa distesa sul
prato vicino al posto dove si ritrovavano solitamente, e le andarono
incontro preoccupate. Ma quando arrivarono più vicine notarono
che aveva un'aria tranquilla e un gran sorriso stampato in faccia,
così tirarono un sospiro di sollievo.
«Ci hai fatto prendere un colpo! Che ci fai sdraiata a terra?!» esclamò Bonnie.
«Mi stavo rilassando.» rispose Alyssa alzandosi.
«E quel sorrisetto? Mmmh...non ci starai mica nascondendo qualcosa eh?» ridacchiò Caroline.
«È solo una bella giornata.» disse beatamente Alyssa, mentre in realtà pensava: «Ho
solo risolto tutto in una sola mossa: Damon non scoprirà del mio
lavoro e io non dovrò rinunciare alla sua amicizia.».
«Speriamo sia vero!» disse ridacchiando Elena, poi si avviarono tutte e quattro verso la loro facoltà.
Alla fine delle lezioni le ragazze si divisero: Elena, Bonnie e
Caroline raggiunsero Stefan che le stava aspettando in macchina, mentre
Alyssa andò a casa a piedi, o così fece credere.
«C'è qualcosa che non mi quadra.» affermò
Elena, dopo aver salutato Stefan ed essersi allontanati un po'
dall'ateneo.
«Cioè?» chiese subito Caroline, curiosa come sempre.
«Alyssa...ultimamente non sta mai con noi, e stamattina avete visto anche voi che espressione aveva. Sembrava...»
«Innamorata?» la interruppe Caroline sognante.
«No, volevo dire che forse Stefan ha ragione a volerla tenere
d'occhio. Magari stava architettando qualcosa stamattina, per quello
aveva quell'espressione soddisfatta. Forse dovremmo iniziare a
controllare cosa fa anche fuori dall'università.» propose
Elena.
«Io ci sto! Scommettiamo che ho ragione io!? Cosa ci giochiamo?» disse Caroline energica.
«Shopping nel negozio preferito.» annunciò Elena.
«Io non lo farei se fossi in te: lo sai che Caroline è in
grado di comprare l'intero negozio!» mormorò Bonnie.
«Ormai l'ha detto! È deciso!» esultò Caroline.
«A proposito di Alyssa: sapete se ha ancora sentito Damon?» chiese Stefan intromettendosi.
«Non ci ha detto niente, per cui credo che non l'abbia sentito.» affermò Bonnie.
«Secondo me non tornerà per un bel po', Stefan. Lo abbiamo
ferito davvero tanto e immagino che non gli passerà tanto in
fretta. Abbiamo provato a chiamarlo molte volte ogni giorno, e non ci
ha mai risposto. Ha sempre rifiutato la chiamata o addirittura spento
il cellulare. Mi spiace, se n'è andato, ed è tutta colpa
mia.» disse Elena, e mentre pronunciava l'ultima frase gli occhi
le si fecero lucidi, poi iniziò a singhiozzare.
Stefan, Caroline e Bonnie cercarono di tranquillizzarla e di
convincerla che non era colpa di nessuno se Damon se n'era andato, e
che presto sarebbe tornato anche se non ci speravano più nemmeno
loro.
Una volta arrivati al loft regnò il silenzio: ognuno si prese il
suo spazio, e ognuno cercò una soluzione per la situazione.
Damon ed Alyssa erano arrivati davanti al condominio dopo una lunga passeggiata piena di chiacchiere e risate.
«Allora non posso fermarmi nemmeno un'oretta?» chiese ruffianamente Damon.
«No, oggi no. Ma mi farò perdonare nel weekend, te lo prometto!» disse Alyssa.
«Ricordati che l'hai promesso.» ribatté Damon.
«Lo farò.» disse sorridente Alyssa.
«Domattina posso passarti a prendere? Così ci facciamo un'altra passeggiata.» chiese Damon.
Alyssa ci pensò su per un po', infine si decise: «Va bene, ci vediamo qui mezz'ora prima del solito.».
«A domattina allora, Alyssa.» disse Damon, pronunciando il
suo nome soavemente, e tornò indietro da dove erano venuti.
Aspettò che Alyssa entrasse in casa, per poi tornare indietro e
nascondersi vicino alla finestra della ragazza.
Notò che Alyssa fece più o meno le stesse cose del giorno
prima: si mise a dormire sul divano, poi si alzò e uscì
sempre allo stesso orario. Si insospettì, così decise di
seguirla, anche se lei il giorno prima gli aveva detto che erano affari
privati. Forse aveva trovato altre amicizie? O un ragazzo? Il pensiero
infastidì Damon, anche se non riuscì a spiegarsi il
perché. Il suo cuore era ancora a pezzi per Elena, e non era di
certo alla ricerca di altre storie. Anche se non poteva negare che
quando era in compagnia di Alyssa il resto del mondo, compresi i suoi
problemi e i suoi dispiaceri, scomparivano nel nulla.
Seguendo Alyssa arrivò ad un fast food, e sbirciò dentro
cercando di non farsi vedere da lei. Chi avrebbe dovuto incontrare in
un fast food alle sei meno venti del pomeriggio?! La seguì con
lo sguardo finché non andò in una stanza riservata allo
staff. Damon credette si fosse sbagliata, e aspettò che uscisse
dalla stanza per vedere a quale tavolo di sarebbe accomodata e con chi.
Ma quando la vide uscire con l'uniforme del fast food collegò
tutto.
La lettera.
La stanchezza.
Il poco tempo.
Gli affari privati.
Perché non gliel'aveva detto!? La rabbia gli montò
dentro, poi cercò di calmarsi e decise di entrare in azione.
Aspettò un'ora, poi entrò dentro il fast food. Avrebbe
cenato lì.
Quando varcò la soglia del locale e i suoi occhi incontrarono
quelli di Alyssa la vide sbiancarsi. La raggiunse al bancone, e si
comportò come un cliente qualunque.
«Salve!» esordì, guardandola nei suoi grandi occhi verdi ancora esterrefatti.
Alyssa si guardò intorno, poi gli sussurrò: «Che ci fai qui?».
«Avevo fame e il primo posto che ho trovato è questo.
Posso ordinare o devo andarmene?» disse Damon, cercando di
mostrare indifferenza.
Un collega di Alyssa si avvicinò, e lei tornò all'espressione che aveva prima che entrasse Damon.
«Prego, cosa desidera?» gli chiese cordialmente.
«Un menù medio: hamburger, patatine e birra.» rispose altrettanto cordiale Damon.
Alyssa gli comunicò il prezzo totale, poi andò a prendere i vari cibi e li dispose sul vassoio che poi gli porse.
Damon si sedette al tavolo più vicino al bancone, e osservò Alyssa mentre mangiucchiava la cena.
Talvolta Alyssa guardava Damon, e per un paio di volte dopo averlo
fatto combinò qualche piccolo danno. Era agitatissima: credeva
di essersela cavata con la scusa dell'università e della
stanchezza, e invece era stata colta sul fatto. Cosa avrebbe potuto
fare ora?
Damon andò all'hotel, prese la sua macchina e tornò al
fast food prima che Alyssa finisse di lavorare, e l'attese fuori.
«Ancora qui?» sputò Alyssa, visibilmente irritata, quando uscì e lo vide.
«Perché l'hai fatto?» chiese incurante di ciò che gli aveva chiesto Alyssa.
«Che cosa?» ribatté Alyssa.
«Perché me l'hai tenuto nascosto? Perché sei venuta
a lavorare qui?» il tono di Damon era tenero ma allo stesso tempo
adirato.
«Perché non sono affari tuoi!» disse ad alta voce Alyssa, e su di loro scese un silenzio assordante.
«Credevo ti fidassi di me...» mormorò ferito Damon.
Gli occhi di Alyssa si fecero lucidi. L'ultima cosa che avrebbe voluto
sarebbe stata ferire Damon. Eppure involontariamente l'aveva appena
fatto.
«Non è per te. È per me, è per la mia famiglia.» spiegò sommessamente Alyssa.
«Cosa c'entra ora la tua famiglia?» chiese confuso Damon.
«Ma possibile che tu non lo capisca, Damon! I miei non hanno mai
creduto in me! Difficilmente ho portato a termine ciò che ho
fatto, e capisco che alla fine abbiano perso la fiducia che avevano in
me, ma ora voglio dimostrar loro che posso farcela, che posso terminare
l'università qui e con le mie sole forze! Voglio che almeno una
volta nella vita siano orgogliosi di me e non solo degli altri!»
rispose singhiozzando Alyssa.
Damon rimase stupito dalle parole di Alyssa. «Chi te lo dice che
non lo siano già?» le sussurrò, mentre l'avvolgeva
tra le sue braccia. Le carezzò i capelli e cercò di farla
calmare, ma ormai le sue lacrime traboccavano come un fiume in piena.
«Andiamo a casa.» le sussurrò guidandola tenendola
abbracciata a lui verso l'auto, dove poi la fece accomodare nel sedile
del passeggero.
Per tutto il tragitto non proferirono parola, si udiva ogni tanto solo
il singhiozzare di Alyssa, mentre Damon guidava il più
velocemente possibile guardandola con la coda dell'occhio.
Quando arrivarono davanti al condominio Damon le aprì la portiera e la seguì fin dentro l'appartamento.
«Perché pensi di non essere abbastanza, Alyssa?» le
chiese dolcemente Damon, mentre lei si adagiava sul divano.
«Potrei farti la stessa identica domanda.» gli rispose
Alyssa, mentre si asciugava le lacrime che continuavano a scendere.
«Touché. Sappi che rimarrò qui stanotte: non me ne
vado finché ti vedo in questo stato. Se vuoi sfogarti, a me puoi
dire tutto.» le disse Damon mentre si sedeva accanto a lei sul
divano.
«Non è vero. Se ti dicessi perché lavoro mi
chiederesti ancora di venire a vivere nel loft.» disse Alyssa
incrociando le braccia.
«Ovvio. Ma te l'ho sempre detto e per sempre te lo dirò.
Avevi detto che ci avresti sempre pensato, eppure a quanto vedo hai
proprio accantonato la proposta.» disse leggermente offeso Damon.
«Voglio fare da sola. Cerca di capire.»
«Voglio solo aiutarti. Cerca di capire anche tu.»
Alyssa scosse la testa, e Damon la strinse al suo petto.
«Sai, di solito non sono così generoso e altruista, ma con
te è diverso...sento che in qualche modo te lo meriti.».
Alyssa guardò negli occhi Damon, e mentre le scendeva una
lacrima gli sussurrò: «Non diresti così se
conoscessi il mio passato.».
Damon non riuscì a trattenere una smorfia: chi più di lui
sapeva cosa voleva dire avere un passato non proprio roseo?
«A volte il passato non conta nulla, sai? Si cambia. Bisogna solo
dimostrarlo. E tu con me ti sei dimostrata una brava ragazza che ce la
mette tutta e non si dà per vinta.» le confidò,
mentre le accarezzava i lunghi capelli castani.
Alyssa sembrò calmarsi, e dopo un po' si addormentò esausta tra le braccia di Damon.
Il giorno dopo per Alyssa la sveglia suonò al solito orario, ma
insolito fu quel che vide quando si svegliò: Damon era seduto su
una sedia di fronte a lei, e reggeva in mano un vassoio con un
muffin al cioccolato, una ciambella sempre al cioccolato, e un
bicchierone di succo d'arancia.
Alyssa si meravigliò della stupenda sorpresa: era forse la prima
volta in vita sua in cui qualcuno le avesse portato la colazione a
letto.
«Grazie mille, ma non dovevi disturbarti.» gli disse Alyssa contenta, ma quasi scusandosi.
«Non ti devi preoccupare, l'ho fatto con piacere. Come ti senti oggi?» le chiese dolcemente Damon.
«Beh, il risveglio è stato senza dubbio migliore del
solito!» ridacchiò Alyssa, poi Damon le porse il muffin e
lei lo mangiò con gusto.
Fece colazione assieme a Damon, poi si andò a preparare mentre
lui l'aspettava fuori: all'interno dell'appartamento c'era troppo poco
spazio per riservarle la privacy necessaria.
Quando Alyssa fu pronta raggiunse fuori Damon, e preoccupata gli disse:
«Non pensavo si fosse fatto così tardi, di solito non
faccio colazione e non mi son resa conto che ce la siamo presa comoda.
Sei sicuro di volermi ancora accompagnare? Potresti incontrare le
ragazze, o tuo fratello...».
«Sai che ti dico? Non me ne frega niente se li incontrerò,
anzi, che mi vedano pure!» le rispose Damon sorridendo, poi la
prese per mano e l'accompagnò alla macchina, dove le aprì
lo sportello dal lato passeggero e la fece accomodare, infine si mise
al posto di guida e si avviò verso l'ateneo.
Stefan, Elena, Bonnie e Caroline erano partiti prima del solito dal
loft: Alyssa arrivava sempre prima di loro, ma adesso volevano batterla
sul tempo per tenerla ancora più sotto controllo.
Si misero ad aspettare al solito posto, dal quale potevano vedere gran
parte della strada circostante. Anche Stefan aspettò con loro,
se ne sarebbe andato una volta arrivata Alyssa.
Attesero diversi minuti, poi da lontano videro arrivare una macchina a loro familiare: quella di Damon.
L'auto parcheggiò davanti all'ateneo, e i quattro rimasero
sorpresi del ritorno di Damon. Ma quando videro Damon che andò
dallo sportello lato passeggero, lo aprì e dall'auto uscì
Alyssa, non riuscivano proprio a credere ai loro infallibili occhi.
Damon prese Alyssa per mano e s'incamminarono verso il gruppetto.
Alyssa non era sicura che fosse la cosa migliore, ma si fidava di
Damon. Quando li raggiunsero Damon li salutò freddamente, poi
salutò spensieratamente Alyssa, le posò un bacio sul capo
e si diresse verso la facoltà di medicina, lasciando tutti
increduli.
Stefan salutò sbrigativamente le quattro ragazze per raggiungere
suo fratello. Gli si parò davanti e gli mise le mani sul petto,
bloccandolo.
«Che diavolo stai combinando?» gli ringhiò Stefan.
«Oh ciao fratello, anche io son contento di rivederti. Ora
scusami ma ho una lezione che mi aspetta.» ribatté Damon,
scostando le mani del fratello dal petto.
«Devi starle lontano!» urlò Stefan, prendendo Damon per le spalle.
«Chi diavolo sei tu per dirmi cosa fare? Pensa alla tua cara Elena e non rompere a me!» sbraitò Damon, spingendo il fratello lontano da lui, e continuò per la sua strada.
«Ci siamo perse qualcosa a quanto pare.» disse Elena, senza
riuscire a nascondere la gelosia che stava provando da quando aveva
visto Damon e Alyssa mano nella mano.
«No, non vi siete perse niente, fidatevi.» disse imbarazzata Alyssa.
«Ma chi ti credi di essere? Vorresti farci credere davvero che
non c'è niente tra te e Damon? Tu non lo conosci nemmeno a
differenza nostra!» ribatté alterata Elena.
«Forse non lo conosco così bene, ma di certo non
scapperà dalla città per colpa mia! Lui è un mio
amico, così come io lo sono per lui!» precisò
Alyssa, scatenando la rabbia di Elena.
«Lui lo sta solo facendo apposta! Non conosci il suo passato! Sei
solo una pedina che userà finché non arriverà al
suo scopo!» sputò Elena piena di gelosia, mentre Caroline
e Bonnie cercavano di calmarla inutilmente.
Alyssa per un attimo rimase male sentendo le parole di Elena, ma poi
ripensò alle parole che la sera prima le aveva detto Damon.
«Tu invece mi sa che conosci solo il suo passato e non riesci a
vedere il presente. È triste come cosa, sai?» le disse
delusa Alyssa, e se ne andò verso la facoltà.
Bonnie, Caroline ed Elena decisero che era il caso di saltare le
lezioni e tornarono al loft assieme a Stefan che nel frattempo era
tornato verso di loro.
Si sedettero nel salotto e lasciarono che Elena si sfogasse un po',
sotto lo sguardo furente di Stefan, poi Bonnie cercò di
spiegarle che era ora di farsi da parte: «Elena, tu hai fatto una
scelta. E come sai ogni scelta poi porta ad una reazione di tutte le
persone coinvolte. Se Damon ha reagito così è solo colpa
tua, ma ormai non puoi farci nulla. Anzi, forse è meglio se ne
stai proprio fuori. Hai già fatto abbastanza, che dici?».
«E comunque non è detto che stiano insieme. Damon non
avrebbe esitato a baciarla sul serio davanti a noi. Quel bacetto
secondo me era solo in segno d'amicizia.» aggiunse Caroline,
cercando di far sbollire Elena.
Elena non riusciva a credere a quello che le stava succedendo: aveva
scelto Stefan, perché voleva Stefan al suo fianco, era Stefan
che amava davvero, ma non riusciva ad accettare che Damon andasse
avanti per la sua strada, anche se Alyssa non fosse stata niente per
lui.
«Devo uscire, non riesco a stare qui. Lasciatemi sola.»
annunciò, e uscì a velocità vampiresca dalla
porta-finestra della cucina.
Damon attese Alyssa alla fine delle lezioni, e insieme si avviarono in direzione del condominio.
«Non ti pare di avere un po' esagerato stamattina? Elena sembrava impazzita.» gli disse leggermente alterata Alyssa.
«Elena? Che ti ha detto?» domandò preoccupato Damon.
«Cose non proprio belle, che non mi va di ripetere.» rispose secca Alyssa.
«Tu stai bene?» le chiese.
Alyssa rimase in silenzio per più di mezzo minuto, poi
sputò tutto d'un fiato: «Tu non mi stai prendendo in giro,
vero? Non mi stai usando? Dimmi la verità, Damon.».
«Come puoi pensare tutto questo!?» esclamò sorpreso
Damon, poi la guardò negli occhi e capì perché
aveva detto tutto ciò: «Te l'ha detto Elena, vero?».
Alyssa annuì, evitando lo sguardo di Damon. Lui le prese il
mento e lo alzò finché i loro sguardi non s'incontrarono:
«Ehi, ascoltami. Non so cos'altro t'abbia detto, ma non devi
ascoltarla. La situazione è un po' più complicata del
“Stefan mi ha fregato la ragazza”, ma questo non significa
che tu non sia una mia amica. Se non lo fossi stata non ti avrei
aiutato affatto e non ti avrei così tanto rotto le scatole per
trasferirti da noi.» le disse chiaramente.
«Forse è ora che mi spieghi com'è davvero la situazione.» propose Alyssa.
«Lo farò solo quando saremo un gruppo: tu, io, mio fratello e le ragazze.» rispose Damon.
«Cioè mai. Grazie.» ribatté un po' offesa Alyssa, incrociando le braccia.
«Si sistemerà tutto, te lo assicuro. Se le supero io le
difficoltà, le dovranno superare anche loro.»
affermò Damon.
«Lo spero proprio.» sussurrò Alyssa.
«Comunque sia, appena si sistemeranno le cose mi farebbe molto
piacere se venissi davvero a vivere nel loft. Ma fino ad allora
resterò con te, ne hai bisogno.» le disse Damon
guardandola negli occhi.
«Non credo ne avrò bisogno, ma grazie del pensiero.» disse imbarazzata Alyssa.
«Credevo che ormai avessimo superato la fase delle bugie.» ribatté Damon ironicamente.
«Lo sai che voglio far da sola.» gli ricordò Alyssa.
«I tuoi non lo dovranno venire a sapere per forza. Andiamo, a
cosa servono gli amici se non ad aiutarsi tra loro nei momenti di
difficoltà?» le disse Damon cercando di essere più
convincente possibile.
«Io non ti ho mai aiutato però.» gli rispose Alyssa.
«Ti sbagli.» la corresse Damon guardandola negli occhi.
«E cosa avrei fatto per te?» chiese confusa Alyssa.
«Un giorno ti scriverò la lista.» rispose sorridente Damon.
Alyssa alzò gli occhi al cielo e sorrise.
Damon rimase da Alyssa fin quando non se ne andò al lavoro.
L'aveva tenuta ancora una volta tra le sue braccia mentre dormiva e, se
bastava così poco per farla stare meglio, l'avrebbe fatto altre
mille volte. Pensò che Alyssa sentisse la mancanza del suo paese
e della sua famiglia, perciò dormire con qualcuno che
l'avvolgeva come le mura di una casa secondo lui avrebbe colmato un po'
quel vuoto. E visti i risultati forse non aveva tutti i torti: Alyssa
era andata a lavoro di buonumore, cosa mai accaduta prima.
Nel frattempo che Alyssa era al lavoro Damon andò al loft:
doveva chiarire alcune cose, soprattutto con Elena. Ma quando
arrivò lei era fuori, e c'erano solo Caroline, Bonnie e Stefan.
Chiese loro di poter parlare con calma di quel che stava accadendo,
così si accomodarono tutti in salotto.
«Che vi è preso stamattina? Pensavo mi steste aspettando,
ma da come mi avete accolto mi sa che mi ero proprio sbagliato.»
chiese dispiaciuto Damon.
«Non era il ritorno che ci aspettavamo.» rispose freddo Stefan.
«E poi ci sono alcune cose che non sai.» disse Bonnie
guardando Stefan. Gli fece intendere che era ora di dire tutta la
verità su quello che stava accadendo lì e a Mystic Falls,
e sui dubbi che avevano riguardo Alyssa.
«Le sa già, in parte, lo spione.» disse Stefan guardando di sbieco il fratello.
«Di che stai parlando, fratello?» chiese Damon leggermente confuso.
«Ripensa al pomeriggio in cui te ne sei andato.»
«Meglio di no.»
«Solo alla parte che riguardava Mystic Falls.»
«Ah, vampiri e streghe scomparsi e tu che mi dovevi controllare?»
«Più o meno. Aggiungici qualche dubbio sulla tua nuova
amichetta, spuntino, giochetto o come cavolo la vuoi chiamare, e hai il
quadro completo.»
«Come scusa!?» esclamò irritato Damon: «Alyssa è una mia amica,
quindi se parli di lei mostra rispetto! Non hai idea di che persona
meravigliosa sia, e non capisco perché tu abbia dei dubbi su di
lei.».
«Non mi fido facilmente della gente, soprattutto di una ragazza
che ha passato giornate intere con Elena, Caroline e Bonnie e poi
improvvisamente a parte all'università non le vede più.
Ha ragione Elena, chissà cosa sta architettando.»
«Io lo so perché non sta più con loro, ma non posso
dirlo a nessuno. Comunque è molto impegnata, tutto qui.»
«Sì, ad escogitare qualche piano contro di noi magari.»
«Stefan, piantala. L'ho tenuta d'occhio giorni e notti intere e
posso assicurarti che non è affatto un pericolo per noi. Ogni
tanto fidati del tuo fratellone e fatti meno paranoie.»
Stefan rimase per un bel pezzo in silenzio a riflettere. «Non farmene pentire.» disse infine.
«Tranquillo. Piuttosto, di' ad Elena di darsi una calmata: non so
cos'abbia detto ad Alyssa ma lei c'è rimasta malissimo. E non
vorrei che succedesse ancora, o Elena me la pagherà.» gli
rispose chiaro Damon.
«Sicuro che sia solo una tua amica?» s'intromise Caroline.
Damon la guardò sorpreso: era la prima volta che apriva bocca da
quando avevano iniziato a chiarirsi e si era quasi dimenticato della
sua presenza nella stanza.
«Sì, è solo un'amica, ma...diciamo che merita tutto
il bene del mondo, soprattutto ora. Non voglio che soffra
ancora.» le rispose Damon.
«Se ci dicessi quel che sai non sarebbe meglio secondo te?» gli chiese Bonnie.
«No, quando vorrà e se vorrà ve lo dirà lei
stessa. Ma fossi in voi non ci spererei molto, soprattutto dopo
stamattina.» rispose Damon.
I quattro continuarono a parlare per un'ora abbondante, poi Damon si avviò verso il portone.
«Tutto a posto allora? Posso stare tranquillo o devo di nuovo farmi un giretto fuori città?» chiese ai tre.
«Dovrai temere solo Elena.» rispose Caroline a nome di tutti e tre, e Stefan sospirò amareggiato.
«Le passerà. Stefan soprattutto cercherà di fargliela passare, vero fratello?» disse Damon.
«Ci puoi scommettere. Deve passarle, perché io di pazienza ne ho tantissima ma ha pur sempre un limite.» ribatté Stefan.
«Bene, allora ci vediamo domani all'università.» disse Damon, mentre apriva il portone.
«Credevo tornassi a casa.» disse Stefan.
«Diciamo che ho qualche impegno...» rispose teatralmente Damon, e uscì.
Per i giorni seguenti, quando non aveva lezione all'università,
Damon rimase sempre con Alyssa o comunque nel suo appartamento:
l'aiutò a studiare nel minor tempo possibile, in modo che le
restasse tempo per riposare, e mentre lei era al lavoro lui si dedicava
all'appartamento. Le mise anche qualche vaso di gerbere e gigli, in
modo da rendere più accogliente l'appartamento, e Alyssa
apprezzò molto il gesto. Però Damon si accorse che Alyssa
non mangiava niente oltre che un semplice pranzo e uno snack nel
pomeriggio prima di andare a lavoro, così ogni sera le
preparò qualcosa per quando sarebbe tornata a casa. All'inizio
lei rifiutò, con la scusa che andando subito a dormire le
sarebbe rimasto tutto sullo stomaco, poi pian piano Damon la convinse a
mangiare almeno in minima parte quel che le preparava. Con Stefan,
Caroline e Bonnie la situazione si era calmata, invece Elena era sempre
irritata quando vedeva Damon o Alyssa, ma aveva promesso che non
avrebbe più fatto altre scenate, anche perché Stefan non
aveva apprezzato affatto quella che aveva già fatto.
Era ormai Domenica, e Damon aveva promesso ad Alyssa che le avrebbe
fatto conoscere delle nuove persone. Si diressero al loft, e tutti
erano in salotto a chiacchierare. Salutarono Stefan, Elena, Caroline,
Bonnie e Klaus, poi Damon presentò Rebekah e Matt ad Alyssa.
I tre iniziarono a chiacchierare tranquillamente, mentre Damon fece cenno a Klaus di raggiungerlo in cucina.
«Ci sono novità da Mystic Falls?» chiese Damon ai due.
«Tyler ha detto che in città sono arrivati nuovi studenti
proprio poco prima che iniziassero a sparire vampiri e streghe, per cui
la cosa non lo convince. In più sono spariti altri vampiri in
altre zone più a nord.» rispose Klaus.
«E lì da voi?»
«Per ora niente, per fortuna.»
«Hai una qualche idea su cosa ci possa essere dietro tutto questo?»
«All'inizio pensavo a un cacciatore di vampiri, ma non si
spiegherebbero le sparizioni delle streghe, a meno che non abbia in
mente qualcosa anche per loro.»
«Vorresti farmi credere che nei tuoi mille anni di vita non hai
conosciuto nessun altro essere sovrannaturale che potrebbe avercela con
noi e le streghe?»
«Che potrebbe avercela con noi, no. Però ho conosciuto
alcune sirene, gnomi, fate, troll, mutaforma, e degli elfi.»
«Non prendermi in giro.»
«Non ti sto prendendo in giro. Come hai detto tu, in mille anni di vita si vedono tantissime cose.»
Damon rimase sorpreso da tutto quel che gli aveva appena detto Klaus.
Quindi c'erano ancora altri esseri sovrannaturali? E magari alcuni tra
di essi stavano dando la caccia a vampiri e streghe?
«Ho bisogno di saperne di più. Ne parliamo più
tardi quando non c'è Alyssa.» disse velocemente Damon, e
poi tornò nel salotto accomodandosi sul divano accanto a lei,
mentre nella sua mente prendevano vita le creature di cui gli aveva
parlato Klaus.
Se avete delle domande potete farmele anche sul blog che ho aperto apposta per la FF: http://tvdyourlovesavedme.blogspot.it/.
Lì troverete anche informazioni extra sulla storia, come delle immagini modificate per adattarsi alla storia ;)
Spero lo apprezzerete!
Un saluto speciale a voi che siete arrivati a leggere la mia storia fino a qui!
Al prossimo capitolo!
|