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Autore: ElenaDobrevSomerhalder    08/08/2012    2 recensioni
[IN REVISIONE]
Una storia dove i personaggi andranno al College in altre città, incontreranno nuove persone e, ovviamente, nuovi pericoli. Fino alla 3° stagione segue la serie TV.
Prima parte di una trilogia.
AMBIENTAZIONE TEMPORALE: alla fine dell'estate che segna il passaggio al College (5° stagione)
AMBIENTAZIONI GEOGRAFICHE: Mystic Falls, Durham, Los Angeles
PERSONAGGI PRINCIPALI: Elena, Damon, Stefan, Caroline, Bonnie, Nuovo Personaggio
PERSONAGGI SECONDARI: Klaus, Rebekah, Matt, Meredith, Jeremy, Tyler, Elijah, Kol, Katherine, Nuovi Personaggi
COPPIE: Damon/Elena, Stefan/Elena, Klaus/Caroline, Matt/Rebekah, Stefan/Meredith, altre nuove coppie
CAPITOLI: 22
ESTRATTO DAL 2° CAPITOLO:
Ad Elena venne in mente di prendere dei fiori dal vasto giardino attorno al loft[...].
Quando ne raccolse una busta piena [...] si voltò per tornare dentro, ma si ritrovò Damon davanti.
«Ti sei lasciata sfuggire il fiore più bello di tutto il giardino. Tieni.» le disse senza nascondere un doppio senso nella frase, porgendole una stupenda rosa rossa.
«Non volevo ferirmi con le spine.» gli rispose a tono Elena.
«Basta toccare i punti giusti.» continuò sull'onda dei significati nascosti Damon, prendendole la mano e facendole appoggiare il pollice e l'indice dove la rosa non aveva spine.
Genere: Fantasy, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena, Elena/Stefan
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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Your Love Saved Me - Cap 4
Capitolo 4 - Tears and Fears


Alyssa era andata di corsa a casa appena finite le lezioni, e durante il cammino pensò a che scusa inventarsi per quando sarebbe dovuta andare a lavorare. Sempre che Damon passasse da lei prima dell'orario di lavoro.
Quando arrivò davanti al cancelletto di casa sua, Alyssa se lo trovò davanti.
«Già qui?» gli chiese sorpresa.
«Ho la macchina.» disse Damon facendo roteare le chiavi dell'auto attorno all'indice; «E se tu me lo permettessi potrei darti un passaggio fino a casa e viceversa, senza farti tutta questa strada a piedi.» terminò facendole l'occhiolino.
«Grazie, ma preferisco tenermi in forma.» rispose decisa Alyssa, mentre apriva il cancelletto.
«Come vuoi. Ma secondo me non ne hai bisogno.» disse Damon, squadrandola da capo a piedi, poi si soffermò sui glutei, sperando che Alyssa se ne accorgesse: voleva vedere quale sarebbe stata la sua reazione. E proprio come sperava Damon, Alyssa si girò.
«DAMON!!! Piantala!!! Ti ha fatto decisamente male la gita fuori porta!» urlò Alyssa, irritata ma al tempo stesso divertita.
«Mmmh...può darsi.» disse Damon sorridente, mentre entrava nell'appartamento di Alyssa.
Alyssa appoggiò la borsa sul tavolo e poi si buttò sul divano. Quel pomeriggio sicuramente avrebbe saltato il riposo che l'aiutava a lavorare fino a tarda ora, ma sperava che tutto andasse comunque per il meglio.
Damon nel frattempo si sedette al contrario su una sedia, di fronte al divano.
«Non volevo infastidirti, stavo solo scherzando.» le disse vedendola avvilita, appoggiando le braccia sullo schienale e sopra di esse il mento.
«Oh, no tranquillo. Ero solo sovrappensiero, lo so che scherzi.» disse Alyssa sorridendo, dopo essersi ridestata dai suoi pensieri. «Allora, come mai sei andato via? Cosa ti hanno fatto Stefan ed Elena?» chiese dopo un attimo di silenzio.
«Ti ho già detto che è una storia lunga.» rispose Damon incupendosi.
«Ho tutto il tempo che vuoi.» disse Alyssa spaparanzandosi sul divano, in attesa che Damon sputasse il rospo, ma le scappò uno sbadiglio.
«Sei stanca, riposati. Te lo racconterò un'altra volta.» disse con un sorriso tenero Damon.
«Bugiardo. Lo so che non vuoi raccontarmelo. E comunque non sono stanca.» ribatté risoluta Alyssa.
«Alyssa, i tuoi occhioni si son fatti piccoli piccoli. Hai sonno. Torno verso sera.» disse determinato Damon mentre si alzava in piedi.
«NO!» urlò Alyssa istintivamente, poi usando un tono più pacato spiegò: «Non ci sono stasera forse. Dovrei andare a fare dei giri.».
«Usciamo insieme allora.» propose tranquillamente Damon.
«Mi stai chiedendo un appuntamento?!» Alyssa era proprio sorpresa.
«Ti sto solo chiedendo di uscire con uno dei tuoi amici.» cercò di rassicurarla Damon.
«Devo sbrigare delle mie faccende. Piuttosto private.» disse sommessamente Alyssa, sorprendendo Damon. «Scusami» gli disse alla fine, e lo pensava davvero. Non voleva mentirgli, ma lui si era già occupato fin troppo dei suoi problemi, e Alyssa non voleva più essere aiutata. Voleva farcela da sola.
«Non preoccuparti allora. Ci vediamo domattina. Sicura che non vuoi che passi a prenderti?» chiese per l'ultima volta Damon.
«Sì, tranquillo. Ci vediamo al solito posto. Cercherò di arrivare prima, visto che non vuoi vedere nessun altro. Mi dovrai spiegare anche questa, prima o poi.» gli disse Alyssa alzando un sopracciglio.
«Lo farò. Buon riposo.» le disse Damon accarezzandole il capo, poi se ne andò.
Ma Damon non se ne andò davvero. Non voleva tornare nel loft, non ancora. Si era addirittura prenotato una camera d'hotel pur di non tornarci, ma non andò nemmeno lì. Rimase invece nei dintorni, aspettando che Alyssa uscisse. Passò diverse volte davanti alla sua finestra, e quando vide che era uscita entrò dalla finestra, che per fortuna lei aveva lasciato aperta.
Sul tavolo c'era ancora quella busta. Quando Alyssa e Damon erano entrati nell'appartamento insieme qualche ora prima lei l'aveva subito cercata di coprire con la sua borsa, mettendocela sopra, ma al vampiro non era certo sfuggita di vista. Ora che l'aveva tra le mani non sapeva più cosa fare: non voleva invadere la privacy della ragazza, però sapeva che se lei gliela voleva nascondere allora nascondeva anche dei problemi. Dopo un po' di dubbi si decise ad aprirla: era una lettera dal proprietario dell'appartamento che le comunicava un aumento sull'affitto.
Damon non si pentì di averla aperta visto ciò che nascondeva, ma per il momento decise di fare finta di nulla e aspettare che Alyssa gli dicesse qualcosa, dopotutto non avevano avuto modo di parlare granché.

Il giorno dopo Alyssa arrivò davanti all'università in anticipo, proprio come aveva detto a Damon. Lui era già lì, e le andò incontro. Si salutarono e subito Alyssa andò al punto: «Io sono arrivata in anticipo. Ora tu dimmi perché non vuoi vedere Bonnie e Caroline. Potrei capire il perché non vuoi vedere Elena e Stefan per il momento, ma le ragazze cosa c'entrano?».
«Non sanno ciò che so io e non mi capirebbero mai. E comunque sia, loro sono dalla parte di Stefan.» disse amareggiato Damon.
«Non potresti semplicemente dir loro quel che non sanno?» chiese perplessa Alyssa.
«Non mi crederebbero e poi non sono affari loro.» rispose secco Damon.
«Quindi nemmeno miei.» ipotizzò Alyssa.
«Scusami. Ma ognuno ha i suoi, giusto?» disse sarcasticamente Damon, riferendosi al giorno precedente.
«Touché.» ridacchiò Alyssa.
«E tu? Tutto come al solito?» chiese Damon.
«Esatto, tutto come al solito. A parte la stanchezza che si fa già sentire: l'università è più pesante di quanto immaginassi.» rispose Alyssa, mentendo in parte.
«Vuoi venire a fare medicina con me?» chiese ridacchiando Damon.
«Non ci penso nemmeno! Non fa per me, e poi già ti sopporto fuori ed è abbastanza!» rispose Alyssa, facendogli la linguaccia.
«Ah, è così? Allora vorrà dire che a parte al mattino non ci vedremo più.» disse ironicamente Damon, incrociando teatralmente le braccia.
«Va bene.» lo sfidò Alyssa.
«Guarda che allora lo dico davvero.» disse mesto Damon.
Alyssa ci rimase malissimo. Il modo in cui Damon le aveva detto quella frase le aveva fatto raggelare il sangue. Era come se lui si sentisse d'intralcio nelle vite degli altri, in quella di Alyssa in questo caso, e preferisse rinunciare a farne parte per un po' piuttosto che perderle per sempre. Come se non si sentisse abbastanza importante. E invece per Alyssa lo era diventato. Senza il suo sostegno, la sua compagnia e le sue battute probabilmente sarebbe tornata in Italia anziché andare a lavorare quando le era arrivata la lettera. Ma proprio a causa del lavoro, purtroppo non poteva stare molto tempo con lui, e non poteva nemmeno rivelargli il perché.
«Damon, stavo scherzando. Mi fa piacere passare il tempo con te, e fosse per me potremmo vederci anche tutto il giorno, tutti i giorni. Sai, non sei affatto una brutta compagnia. Però in questo periodo lo vedi anche tu: sono sempre stanca, ho un sacco da studiare e non reggo tutto questo molto bene. Perciò, visto che non voglio trascurare la nostra amicizia perché ci tengo, che ne dici di vederci al mattino come sempre, e dopo le lezioni mi riaccompagni a casa? Magari a piedi, così avremo più tempo da passare insieme.» disse teneramente Alyssa.
Damon rimase sorpreso e sollevato dal discorso di Alyssa. Non ricordava molto della vita da umano, ma era sicuro che fosse più pesante e stancante della vita da vampiro; si sentì in colpa per non aver pensato che Alyssa avesse bisogno dei suoi spazi e dei suoi tempi da umana.
«Allora ci vediamo davanti alla mia facoltà. Fai finta di andare a casa e raggiungimi lì: non voglio vedere le ragazze, tanto meno mio fratello che le viene a prendere. Va bene per te?» chiese tranquillamente Damon, dopo un interminabile silenzio.
«Si, certo.» rispose Alyssa cercando di mantenere un tono tranquillo, mentre in realtà avrebbe voluto gioire e abbracciarlo dalla contentezza. Pensava che Damon si fosse in un qualche modo offeso e se n'era preoccupata, ma ora che sapeva che si era sbagliata si sentiva di nuovo tranquilla.
«Ok. Adesso vado, non voglio rischiare di vederli. A dopo allora!» le disse Damon facendole l'occhiolino come suo solito, e se ne andò.
Quando arrivarono Elena, Bonnie e Caroline trovarono Alyssa distesa sul prato vicino al posto dove si ritrovavano solitamente, e le andarono incontro preoccupate. Ma quando arrivarono più vicine notarono che aveva un'aria tranquilla e un gran sorriso stampato in faccia, così tirarono un sospiro di sollievo.
«Ci hai fatto prendere un colpo! Che ci fai sdraiata a terra?!» esclamò Bonnie.
«Mi stavo rilassando.» rispose Alyssa alzandosi.
«E quel sorrisetto? Mmmh...non ci starai mica nascondendo qualcosa eh?» ridacchiò Caroline.
«È solo una bella giornata.» disse beatamente Alyssa, mentre in realtà pensava: «Ho solo risolto tutto in una sola mossa: Damon non scoprirà del mio lavoro e io non dovrò rinunciare alla sua amicizia.».
«Speriamo sia vero!» disse ridacchiando Elena, poi si avviarono tutte e quattro verso la loro facoltà.

Alla fine delle lezioni le ragazze si divisero: Elena, Bonnie e Caroline raggiunsero Stefan che le stava aspettando in macchina, mentre Alyssa andò a casa a piedi, o così fece credere.
«C'è qualcosa che non mi quadra.» affermò Elena, dopo aver salutato Stefan ed essersi allontanati un po' dall'ateneo.
«Cioè?» chiese subito Caroline, curiosa come sempre.
«Alyssa...ultimamente non sta mai con noi, e stamattina avete visto anche voi che espressione aveva. Sembrava...»
«Innamorata?» la interruppe Caroline sognante.
«No, volevo dire che forse Stefan ha ragione a volerla tenere d'occhio. Magari stava architettando qualcosa stamattina, per quello aveva quell'espressione soddisfatta. Forse dovremmo iniziare a controllare cosa fa anche fuori dall'università.» propose Elena.
«Io ci sto! Scommettiamo che ho ragione io!? Cosa ci giochiamo?» disse Caroline energica.
«Shopping nel negozio preferito.» annunciò Elena.
«Io non lo farei se fossi in te: lo sai che Caroline è in grado di comprare l'intero negozio!» mormorò Bonnie.
«Ormai l'ha detto! È deciso!» esultò Caroline.
«A proposito di Alyssa: sapete se ha ancora sentito Damon?» chiese Stefan intromettendosi.
«Non ci ha detto niente, per cui credo che non l'abbia sentito.» affermò Bonnie.
«Secondo me non tornerà per un bel po', Stefan. Lo abbiamo ferito davvero tanto e immagino che non gli passerà tanto in fretta. Abbiamo provato a chiamarlo molte volte ogni giorno, e non ci ha mai risposto. Ha sempre rifiutato la chiamata o addirittura spento il cellulare. Mi spiace, se n'è andato, ed è tutta colpa mia.» disse Elena, e mentre pronunciava l'ultima frase gli occhi le si fecero lucidi, poi iniziò a singhiozzare.
Stefan, Caroline e Bonnie cercarono di tranquillizzarla e di convincerla che non era colpa di nessuno se Damon se n'era andato, e che presto sarebbe tornato anche se non ci speravano più nemmeno loro.
Una volta arrivati al loft regnò il silenzio: ognuno si prese il suo spazio, e ognuno cercò una soluzione per la situazione.

Damon ed Alyssa erano arrivati davanti al condominio dopo una lunga passeggiata piena di chiacchiere e risate.
«Allora non posso fermarmi nemmeno un'oretta?» chiese ruffianamente Damon.
«No, oggi no. Ma mi farò perdonare nel weekend, te lo prometto!» disse Alyssa.
«Ricordati che l'hai promesso.» ribatté Damon.
«Lo farò.» disse sorridente Alyssa.
«Domattina posso passarti a prendere? Così ci facciamo un'altra passeggiata.» chiese Damon.
Alyssa ci pensò su per un po', infine si decise: «Va bene, ci vediamo qui mezz'ora prima del solito.».
«A domattina allora, Alyssa.» disse Damon, pronunciando il suo nome soavemente, e tornò indietro da dove erano venuti. Aspettò che Alyssa entrasse in casa, per poi tornare indietro e nascondersi vicino alla finestra della ragazza.
Notò che Alyssa fece più o meno le stesse cose del giorno prima: si mise a dormire sul divano, poi si alzò e uscì sempre allo stesso orario. Si insospettì, così decise di seguirla, anche se lei il giorno prima gli aveva detto che erano affari privati. Forse aveva trovato altre amicizie? O un ragazzo? Il pensiero infastidì Damon, anche se non riuscì a spiegarsi il perché. Il suo cuore era ancora a pezzi per Elena, e non era di certo alla ricerca di altre storie. Anche se non poteva negare che quando era in compagnia di Alyssa il resto del mondo, compresi i suoi problemi e i suoi dispiaceri, scomparivano nel nulla.
Seguendo Alyssa arrivò ad un fast food, e sbirciò dentro cercando di non farsi vedere da lei. Chi avrebbe dovuto incontrare in un fast food alle sei meno venti del pomeriggio?! La seguì con lo sguardo finché non andò in una stanza riservata allo staff. Damon credette si fosse sbagliata, e aspettò che uscisse dalla stanza per vedere a quale tavolo di sarebbe accomodata e con chi. Ma quando la vide uscire con l'uniforme del fast food collegò tutto.
La lettera.
La stanchezza.
Il poco tempo.
Gli affari privati.
Perché non gliel'aveva detto!? La rabbia gli montò dentro, poi cercò di calmarsi e decise di entrare in azione. Aspettò un'ora, poi entrò dentro il fast food. Avrebbe cenato lì.
Quando varcò la soglia del locale e i suoi occhi incontrarono quelli di Alyssa la vide sbiancarsi. La raggiunse al bancone, e si comportò come un cliente qualunque.
«Salve!» esordì, guardandola nei suoi grandi occhi verdi ancora esterrefatti.
Alyssa si guardò intorno, poi gli sussurrò: «Che ci fai qui?».
«Avevo fame e il primo posto che ho trovato è questo. Posso ordinare o devo andarmene?» disse Damon, cercando di mostrare indifferenza.
Un collega di Alyssa si avvicinò, e lei tornò all'espressione che aveva prima che entrasse Damon.
«Prego, cosa desidera?» gli chiese cordialmente.
«Un menù medio: hamburger, patatine e birra.» rispose altrettanto cordiale Damon.
Alyssa gli comunicò il prezzo totale, poi andò a prendere i vari cibi e li dispose sul vassoio che poi gli porse.
Damon si sedette al tavolo più vicino al bancone, e osservò Alyssa mentre mangiucchiava la cena.
Talvolta Alyssa guardava Damon, e per un paio di volte dopo averlo fatto combinò qualche piccolo danno. Era agitatissima: credeva di essersela cavata con la scusa dell'università e della stanchezza, e invece era stata colta sul fatto. Cosa avrebbe potuto fare ora?

Damon andò all'hotel, prese la sua macchina e tornò al fast food prima che Alyssa finisse di lavorare, e l'attese fuori.
«Ancora qui?» sputò Alyssa, visibilmente irritata, quando uscì e lo vide.
«Perché l'hai fatto?» chiese incurante di ciò che gli aveva chiesto Alyssa.
«Che cosa?» ribatté Alyssa.
«Perché me l'hai tenuto nascosto? Perché sei venuta a lavorare qui?» il tono di Damon era tenero ma allo stesso tempo adirato.
«Perché non sono affari tuoi!» disse ad alta voce Alyssa, e su di loro scese un silenzio assordante.
«Credevo ti fidassi di me...» mormorò ferito Damon.
Gli occhi di Alyssa si fecero lucidi. L'ultima cosa che avrebbe voluto sarebbe stata ferire Damon. Eppure involontariamente l'aveva appena fatto.
«Non è per te. È per me, è per la mia famiglia.» spiegò sommessamente Alyssa.
«Cosa c'entra ora la tua famiglia?» chiese confuso Damon.
«Ma possibile che tu non lo capisca, Damon! I miei non hanno mai creduto in me! Difficilmente ho portato a termine ciò che ho fatto, e capisco che alla fine abbiano perso la fiducia che avevano in me, ma ora voglio dimostrar loro che posso farcela, che posso terminare l'università qui e con le mie sole forze! Voglio che almeno una volta nella vita siano orgogliosi di me e non solo degli altri!» rispose singhiozzando Alyssa.
Damon rimase stupito dalle parole di Alyssa. «Chi te lo dice che non lo siano già?» le sussurrò, mentre l'avvolgeva tra le sue braccia. Le carezzò i capelli e cercò di farla calmare, ma ormai le sue lacrime traboccavano come un fiume in piena.
«Andiamo a casa.» le sussurrò guidandola tenendola abbracciata a lui verso l'auto, dove poi la fece accomodare nel sedile del passeggero.
Per tutto il tragitto non proferirono parola, si udiva ogni tanto solo il singhiozzare di Alyssa, mentre Damon guidava il più velocemente possibile guardandola con la coda dell'occhio.
Quando arrivarono davanti al condominio Damon le aprì la portiera e la seguì fin dentro l'appartamento.
«Perché pensi di non essere abbastanza, Alyssa?» le chiese dolcemente Damon, mentre lei si adagiava sul divano.
«Potrei farti la stessa identica domanda.» gli rispose Alyssa, mentre si asciugava le lacrime che continuavano a scendere.
«Touché. Sappi che rimarrò qui stanotte: non me ne vado finché ti vedo in questo stato. Se vuoi sfogarti, a me puoi dire tutto.» le disse Damon mentre si sedeva accanto a lei sul divano.
«Non è vero. Se ti dicessi perché lavoro mi chiederesti ancora di venire a vivere nel loft.» disse Alyssa incrociando le braccia.
«Ovvio. Ma te l'ho sempre detto e per sempre te lo dirò. Avevi detto che ci avresti sempre pensato, eppure a quanto vedo hai proprio accantonato la proposta.» disse leggermente offeso Damon.
«Voglio fare da sola. Cerca di capire.»
«Voglio solo aiutarti. Cerca di capire anche tu.»
Alyssa scosse la testa, e Damon la strinse al suo petto.
«Sai, di solito non sono così generoso e altruista, ma con te è diverso...sento che in qualche modo te lo meriti.».
Alyssa guardò negli occhi Damon, e mentre le scendeva una lacrima gli sussurrò: «Non diresti così se conoscessi il mio passato.».
Damon non riuscì a trattenere una smorfia: chi più di lui sapeva cosa voleva dire avere un passato non proprio roseo?
«A volte il passato non conta nulla, sai? Si cambia. Bisogna solo dimostrarlo. E tu con me ti sei dimostrata una brava ragazza che ce la mette tutta e non si dà per vinta.» le confidò, mentre le accarezzava i lunghi capelli castani.
Alyssa sembrò calmarsi, e dopo un po' si addormentò esausta tra le braccia di Damon.

Il giorno dopo per Alyssa la sveglia suonò al solito orario, ma insolito fu quel che vide quando si svegliò: Damon era seduto su una sedia di fronte a lei, e reggeva in mano un vassoio con un muffin  al cioccolato, una ciambella sempre al cioccolato, e un bicchierone di succo d'arancia.
Alyssa si meravigliò della stupenda sorpresa: era forse la prima volta in vita sua in cui qualcuno le avesse portato la colazione a letto.
«Grazie mille, ma non dovevi disturbarti.» gli disse Alyssa contenta, ma quasi scusandosi.
«Non ti devi preoccupare, l'ho fatto con piacere. Come ti senti oggi?» le chiese dolcemente Damon.
«Beh, il risveglio è stato senza dubbio migliore del solito!» ridacchiò Alyssa, poi Damon le porse il muffin e lei lo mangiò con gusto.
Fece colazione assieme a Damon, poi si andò a preparare mentre lui l'aspettava fuori: all'interno dell'appartamento c'era troppo poco spazio per riservarle la privacy necessaria.
Quando Alyssa fu pronta raggiunse fuori Damon, e preoccupata gli disse: «Non pensavo si fosse fatto così tardi, di solito non faccio colazione e non mi son resa conto che ce la siamo presa comoda. Sei sicuro di volermi ancora accompagnare? Potresti incontrare le ragazze, o tuo fratello...».
«Sai che ti dico? Non me ne frega niente se li incontrerò, anzi, che mi vedano pure!» le rispose Damon sorridendo, poi la prese per mano e l'accompagnò alla macchina, dove le aprì lo sportello dal lato passeggero e la fece accomodare, infine si mise al posto di guida e si avviò verso l'ateneo.

Stefan, Elena, Bonnie e Caroline erano partiti prima del solito dal loft: Alyssa arrivava sempre prima di loro, ma adesso volevano batterla sul tempo per tenerla ancora più sotto controllo.
Si misero ad aspettare al solito posto, dal quale potevano vedere gran parte della strada circostante. Anche Stefan aspettò con loro, se ne sarebbe andato una volta arrivata Alyssa.
Attesero diversi minuti, poi da lontano videro arrivare una macchina a loro familiare: quella di Damon.
L'auto parcheggiò davanti all'ateneo, e i quattro rimasero sorpresi del ritorno di Damon. Ma quando videro Damon che andò dallo sportello lato passeggero, lo aprì e dall'auto uscì Alyssa, non riuscivano proprio a credere ai loro infallibili occhi.
Damon prese Alyssa per mano e s'incamminarono verso il gruppetto. Alyssa non era sicura che fosse la cosa migliore, ma si fidava di Damon. Quando li raggiunsero Damon li salutò freddamente, poi salutò spensieratamente Alyssa, le posò un bacio sul capo e si diresse verso la facoltà di medicina, lasciando tutti increduli.
Stefan salutò sbrigativamente le quattro ragazze per raggiungere suo fratello. Gli si parò davanti e gli mise le mani sul petto, bloccandolo.
«Che diavolo stai combinando?» gli ringhiò Stefan.
«Oh ciao fratello, anche io son contento di rivederti. Ora scusami ma ho una lezione che mi aspetta.» ribatté Damon, scostando le mani del fratello dal petto.
«Devi starle lontano!» urlò Stefan, prendendo Damon per le spalle.
«Chi diavolo sei tu per dirmi cosa fare? Pensa alla tua cara Elena e non rompere a me!» sbraitò Damon, spingendo il fratello lontano da lui, e continuò per la sua strada.

«Ci siamo perse qualcosa a quanto pare.» disse Elena, senza riuscire a nascondere la gelosia che stava provando da quando aveva visto Damon e Alyssa mano nella mano.
«No, non vi siete perse niente, fidatevi.» disse imbarazzata Alyssa.
«Ma chi ti credi di essere? Vorresti farci credere davvero che non c'è niente tra te e Damon? Tu non lo conosci nemmeno a differenza nostra!» ribatté alterata Elena.
«Forse non lo conosco così bene, ma di certo non scapperà dalla città per colpa mia! Lui è un mio amico, così come io lo sono per lui!» precisò Alyssa, scatenando la rabbia di Elena.
«Lui lo sta solo facendo apposta! Non conosci il suo passato! Sei solo una pedina che userà finché non arriverà al suo scopo!» sputò Elena piena di gelosia, mentre Caroline e Bonnie cercavano di calmarla inutilmente.
Alyssa per un attimo rimase male sentendo le parole di Elena, ma poi ripensò alle parole che la sera prima le aveva detto Damon.
«Tu invece mi sa che conosci solo il suo passato e non riesci a vedere il presente. È triste come cosa, sai?» le disse delusa Alyssa, e se ne andò verso la facoltà.
Bonnie, Caroline ed Elena decisero che era il caso di saltare le lezioni e tornarono al loft assieme a Stefan che nel frattempo era tornato verso di loro.
Si sedettero nel salotto e lasciarono che Elena si sfogasse un po', sotto lo sguardo furente di Stefan, poi Bonnie cercò di spiegarle che era ora di farsi da parte: «Elena, tu hai fatto una scelta. E come sai ogni scelta poi porta ad una reazione di tutte le persone coinvolte. Se Damon ha reagito così è solo colpa tua, ma ormai non puoi farci nulla. Anzi, forse è meglio se ne stai proprio fuori. Hai già fatto abbastanza, che dici?».
«E comunque non è detto che stiano insieme. Damon non avrebbe esitato a baciarla sul serio davanti a noi. Quel bacetto secondo me era solo in segno d'amicizia.» aggiunse Caroline, cercando di far sbollire Elena.
Elena non riusciva a credere a quello che le stava succedendo: aveva scelto Stefan, perché voleva Stefan al suo fianco, era Stefan che amava davvero, ma non riusciva ad accettare che Damon andasse avanti per la sua strada, anche se Alyssa non fosse stata niente per lui.
«Devo uscire, non riesco a stare qui. Lasciatemi sola.» annunciò, e uscì a velocità vampiresca dalla porta-finestra della cucina.

Damon attese Alyssa alla fine delle lezioni, e insieme si avviarono in direzione del condominio.
«Non ti pare di avere un po' esagerato stamattina? Elena sembrava impazzita.» gli disse leggermente alterata Alyssa.
«Elena? Che ti ha detto?» domandò preoccupato Damon.
«Cose non proprio belle, che non mi va di ripetere.» rispose secca Alyssa.
«Tu stai bene?» le chiese.
Alyssa rimase in silenzio per più di mezzo minuto, poi sputò tutto d'un fiato: «Tu non mi stai prendendo in giro, vero? Non mi stai usando? Dimmi la verità, Damon.».
«Come puoi pensare tutto questo!?» esclamò sorpreso Damon, poi la guardò negli occhi e capì perché aveva detto tutto ciò: «Te l'ha detto Elena, vero?».
Alyssa annuì, evitando lo sguardo di Damon. Lui le prese il mento e lo alzò finché i loro sguardi non s'incontrarono: «Ehi, ascoltami. Non so cos'altro t'abbia detto, ma non devi ascoltarla. La situazione è un po' più complicata del “Stefan mi ha fregato la ragazza”, ma questo non significa che tu non sia una mia amica. Se non lo fossi stata non ti avrei aiutato affatto e non ti avrei così tanto rotto le scatole per trasferirti da noi.» le disse chiaramente.
«Forse è ora che mi spieghi com'è davvero la situazione.» propose Alyssa.
«Lo farò solo quando saremo un gruppo: tu, io, mio fratello e le ragazze.» rispose Damon.
«Cioè mai. Grazie.» ribatté un po' offesa Alyssa, incrociando le braccia.
«Si sistemerà tutto, te lo assicuro. Se le supero io le difficoltà, le dovranno superare anche loro.» affermò Damon.
«Lo spero proprio.» sussurrò Alyssa.
«Comunque sia, appena si sistemeranno le cose mi farebbe molto piacere se venissi davvero a vivere nel loft. Ma fino ad allora resterò con te, ne hai bisogno.» le disse Damon guardandola negli occhi.
«Non credo ne avrò bisogno, ma grazie del pensiero.» disse imbarazzata Alyssa.
«Credevo che ormai avessimo superato la fase delle bugie.» ribatté Damon ironicamente.
«Lo sai che voglio far da sola.» gli ricordò Alyssa.
«I tuoi non lo dovranno venire a sapere per forza. Andiamo, a cosa servono gli amici se non ad aiutarsi tra loro nei momenti di difficoltà?» le disse Damon cercando di essere più convincente possibile.
«Io non ti ho mai aiutato però.» gli rispose Alyssa.
«Ti sbagli.» la corresse Damon guardandola negli occhi.
«E cosa avrei fatto per te?» chiese confusa Alyssa.
«Un giorno ti scriverò la lista.» rispose sorridente Damon.
Alyssa alzò gli occhi al cielo e sorrise.

Damon rimase da Alyssa fin quando non se ne andò al lavoro. L'aveva tenuta ancora una volta tra le sue braccia mentre dormiva e, se bastava così poco per farla stare meglio, l'avrebbe fatto altre mille volte. Pensò che Alyssa sentisse la mancanza del suo paese e della sua famiglia, perciò dormire con qualcuno che l'avvolgeva come le mura di una casa secondo lui avrebbe colmato un po' quel vuoto. E visti i risultati forse non aveva tutti i torti: Alyssa era andata a lavoro di buonumore, cosa mai accaduta prima.
Nel frattempo che Alyssa era al lavoro Damon andò al loft: doveva chiarire alcune cose, soprattutto con Elena. Ma quando arrivò lei era fuori, e c'erano solo Caroline, Bonnie e Stefan. Chiese loro di poter parlare con calma di quel che stava accadendo, così si accomodarono tutti in salotto.
«Che vi è preso stamattina? Pensavo mi steste aspettando, ma da come mi avete accolto mi sa che mi ero proprio sbagliato.» chiese dispiaciuto Damon.
«Non era il ritorno che ci aspettavamo.» rispose freddo Stefan.
«E poi ci sono alcune cose che non sai.» disse Bonnie guardando Stefan. Gli fece intendere che era ora di dire tutta la verità su quello che stava accadendo lì e a Mystic Falls, e sui dubbi che avevano riguardo Alyssa.
«Le sa già, in parte, lo spione.» disse Stefan guardando di sbieco il fratello.
«Di che stai parlando, fratello?» chiese Damon leggermente confuso.
«Ripensa al pomeriggio in cui te ne sei andato.»
«Meglio di no.»
«Solo alla parte che riguardava Mystic Falls.»
«Ah, vampiri e streghe scomparsi e tu che mi dovevi controllare?»
«Più o meno. Aggiungici qualche dubbio sulla tua nuova amichetta, spuntino, giochetto o come cavolo la vuoi chiamare, e hai il quadro completo.»
«Come scusa!?» esclamò irritato Damon: «Alyssa è una mia amica, quindi se parli di lei mostra rispetto! Non hai idea di che persona meravigliosa sia, e non capisco perché tu abbia dei dubbi su di lei.».
«Non mi fido facilmente della gente, soprattutto di una ragazza che ha passato giornate intere con Elena, Caroline e Bonnie e poi improvvisamente a parte all'università non le vede più. Ha ragione Elena, chissà cosa sta architettando.»
«Io lo so perché non sta più con loro, ma non posso dirlo a nessuno. Comunque è molto impegnata, tutto qui.»
«Sì, ad escogitare qualche piano contro di noi magari.»
«Stefan, piantala. L'ho tenuta d'occhio giorni e notti intere e posso assicurarti che non è affatto un pericolo per noi. Ogni tanto fidati del tuo fratellone e fatti meno paranoie.»
Stefan rimase per un bel pezzo in silenzio a riflettere. «Non farmene pentire.» disse infine.
«Tranquillo. Piuttosto, di' ad Elena di darsi una calmata: non so cos'abbia detto ad Alyssa ma lei c'è rimasta malissimo. E non vorrei che succedesse ancora, o Elena me la pagherà.» gli rispose chiaro Damon.
«Sicuro che sia solo una tua amica?» s'intromise Caroline.
Damon la guardò sorpreso: era la prima volta che apriva bocca da quando avevano iniziato a chiarirsi e si era quasi dimenticato della sua presenza nella stanza.
«Sì, è solo un'amica, ma...diciamo che merita tutto il bene del mondo, soprattutto ora. Non voglio che soffra ancora.» le rispose Damon.
«Se ci dicessi quel che sai non sarebbe meglio secondo te?» gli chiese Bonnie.
«No, quando vorrà e se vorrà ve lo dirà lei stessa. Ma fossi in voi non ci spererei molto, soprattutto dopo stamattina.» rispose Damon.
I quattro continuarono a parlare per un'ora abbondante, poi Damon si avviò verso il portone.
«Tutto a posto allora? Posso stare tranquillo o devo di nuovo farmi un giretto fuori città?» chiese ai tre.
«Dovrai temere solo Elena.» rispose Caroline a nome di tutti e tre, e Stefan sospirò amareggiato.
«Le passerà. Stefan soprattutto cercherà di fargliela passare, vero fratello?» disse Damon.
«Ci puoi scommettere. Deve passarle, perché io di pazienza ne ho tantissima ma ha pur sempre un limite.» ribatté Stefan.
«Bene, allora ci vediamo domani all'università.» disse Damon, mentre apriva il portone.
«Credevo tornassi a casa.» disse Stefan.
«Diciamo che ho qualche impegno...» rispose teatralmente Damon, e uscì.

Per i giorni seguenti, quando non aveva lezione all'università, Damon rimase sempre con Alyssa o comunque nel suo appartamento: l'aiutò a studiare nel minor tempo possibile, in modo che le restasse tempo per riposare, e mentre lei era al lavoro lui si dedicava all'appartamento. Le mise anche qualche vaso di gerbere e gigli, in modo da rendere più accogliente l'appartamento, e Alyssa apprezzò molto il gesto. Però Damon si accorse che Alyssa non mangiava niente oltre che un semplice pranzo e uno snack nel pomeriggio prima di andare a lavoro, così ogni sera le preparò qualcosa per quando sarebbe tornata a casa. All'inizio lei rifiutò, con la scusa che andando subito a dormire le sarebbe rimasto tutto sullo stomaco, poi pian piano Damon la convinse a mangiare almeno in minima parte quel che le preparava. Con Stefan, Caroline e Bonnie la situazione si era calmata, invece Elena era sempre irritata quando vedeva Damon o Alyssa, ma aveva promesso che non avrebbe più fatto altre scenate, anche perché Stefan non aveva apprezzato affatto quella che aveva già fatto.
Era ormai Domenica, e Damon aveva promesso ad Alyssa che le avrebbe fatto conoscere delle nuove persone. Si diressero al loft, e tutti erano in salotto a chiacchierare. Salutarono Stefan, Elena, Caroline, Bonnie e Klaus, poi Damon presentò Rebekah e Matt ad Alyssa.
I tre iniziarono a chiacchierare tranquillamente, mentre Damon fece cenno a Klaus di raggiungerlo in cucina.
«Ci sono novità da Mystic Falls?» chiese Damon ai due.
«Tyler ha detto che in città sono arrivati nuovi studenti proprio poco prima che iniziassero a sparire vampiri e streghe, per cui la cosa non lo convince. In più sono spariti altri vampiri in altre zone più a nord.» rispose Klaus.
«E lì da voi?»
«Per ora niente, per fortuna.»
«Hai una qualche idea su cosa ci possa essere dietro tutto questo?»
«All'inizio pensavo a un cacciatore di vampiri, ma non si spiegherebbero le sparizioni delle streghe, a meno che non abbia in mente qualcosa anche per loro.»
«Vorresti farmi credere che nei tuoi mille anni di vita non hai conosciuto nessun altro essere sovrannaturale che potrebbe avercela con noi e le streghe?»
«Che potrebbe avercela con noi, no. Però ho conosciuto alcune sirene, gnomi, fate, troll, mutaforma, e degli elfi.»
«Non prendermi in giro.»
«Non ti sto prendendo in giro. Come hai detto tu, in mille anni di vita si vedono tantissime cose.»
Damon rimase sorpreso da tutto quel che gli aveva appena detto Klaus. Quindi c'erano ancora altri esseri sovrannaturali? E magari alcuni tra di essi stavano dando la caccia a vampiri e streghe?
«Ho bisogno di saperne di più. Ne parliamo più tardi quando non c'è Alyssa.» disse velocemente Damon, e poi tornò nel salotto accomodandosi sul divano accanto a lei, mentre nella sua mente prendevano vita le creature di cui gli aveva parlato Klaus.



Se avete delle domande potete farmele anche sul blog che ho aperto apposta per la FF: http://tvdyourlovesavedme.blogspot.it/.
Lì troverete anche informazioni extra sulla storia, come delle immagini modificate per adattarsi alla storia ;)
Spero lo apprezzerete!
Un saluto speciale a voi che siete arrivati a leggere la mia storia fino a qui!
Al prossimo capitolo!

ElenaDobrevSomerhalder
   
 
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