Burke 18
Trova conforto nel Dolore
“Mi dispiace ” era rimasta con lui per ore intere cercando anche solo una stupida ragione che potesse giustificare quell'incubo “Non
era questo che ... non sapevo nemmeno cosa mi stesse accadendo e ora,
ora sono qui a guardarti, posso vederti, posso vedere il tuo dolore ma
non posso fare nient’altro” Owen sospirò nascondendo il viso tra le mani quasi come se le sue parole gli avessero perforato il cervello.
Aveva pianto per ore intere,
lontano da tutti, lontano dalla vita che scorreva veloce fuori da
quella porta, lontano da suo figlio che ora, era l’unica cosa che
lo tenesse inchiodato alla vita.
“Mi hai lasciato
...” mormorò nel silenzio gelido “ ... te ne sei
andata e ...” un singhiozzo ancora a rompergli il respiro “Sono qui”
ma la mano passò attraverso il suo viso, chiuse gli occhi
cercando di calmare i battiti di quel cuore che ormai non aveva
più “Non odiarmi ti prego, non odiare il nostro bambino, lui non ha colpe” si alzò lentamente ricacciando indietro la commozione.
Nella carrozzina accanto
alla finestra dormiva serena la sua ragione di vita, posò
le mani sul bordo della piccola culla trattenendo il respiro.
Pensava troppo, in quella
stanza buia e triste pensava davvero troppo, pensava al futuro, a tutti
i piani che aveva fatto quando suo figlio aveva pianto la prima volta.
Pensava alla sua nuova casa, al futuro che aveva immaginato per loro e che ora era ridotto in brandelli.
Un’altro respiro a
rompere il silenzio, sollevò dolcemente il bambino, era
così piccolo e indifeso, così maledettamente importante
da togliergli ogni respiro.
“Va tutto bene
tesoro” si mosse dolcemente infastidito da quell’improvvisa
intrusione nei suoi sogni “Ce la caveremo vedrai” un
gemito indifeso a strappargli un sorriso “Io e te ce la
caveremo” lo guardava, ne inspirava il profumo, ne studiava i
movimenti cercando di non piangere ma quel sorriso falso, colorato
dagli occhi pieni di lacrime e dalla voce tremula non poteva mascherare
granché “Vedi, al momento papà e un po’
arrabbiato ma non devi preoccuparti tesoro, non è colpa tua, non
sei stato tu a fare del male alla mamma” Cristina sorrise
sollevando lo sguardo dal pavimento “Lei è ... lei ha
avuto un po’ di problemi e ...” ma non riuscì a dire
nient’altro, strinse il bambino scoppiando a piangere, ancora,
per l’ennesima volta aveva permesso alle emozioni di avere il
sopravvento “Sei pronta Scheggia?” si voltò appena fino agli occhi di Burke, al suo sorriso apparso dal nulla “Arrivo”
un passo e poi un altro ancora fino ad Owen, al visino del bambino
posato dolcemente sulla spalla del suo papà “Ciao amore mio”
gli occhioni del piccolo si spalancarono e quella smorfia accennata,
una specie di sorriso a riempirle gli occhi di lacrime “Lo
so che puoi vedermi, dicono che i bambini appena nati riescano a vedere
cose che tutti gli altri non vedono perciò ... beh ... ti voglio
bene amore mio, te ne ho sempre voluto nonostante la mia mente, a volte
troppo razionale, rifiutasse l’idea di diventare madre” Burke sorrise avvicinandosi a lei “Non
è stata colpa tua, non è stata colpa di nessuno e non
devi avere paura perché starai bene, hai un papà che ti
ama e che si prenderà cura di te e poi una zia che ti
insegnerà tutto sulla chirurgia ...” si fermò qualche secondo, le mani strette attorno alle spalle di Owen “ ... è un bravo papà, è stato un marito meraviglioso e vedrai che sarà perfetto” le labbra a posarsi dolcemente sul visino del piccolo “La mamma ti ama William” Owen trasalì voltandosi di colpo ma c’era solo aria e niente di più “Prenditi cura del nostro bambino” una carezza leggera su quel viso confuso e sfinito che cercava nel vuoto la sua presenza “Sei stata brava”
sussurrò Burke asciugandole il volto, strinse la sua
mano allontanandosi lentamente da quel mondo, quel mondo che tanto
aveva amato e che le era stato strappato alla velocità della
luce.
Sapeva che presto, tutto il
male, il dolore e la rabbia sarebbero passate, sapeva che probabilmente
si sarebbe scordata ogni cosa ma come poteva farlo? Come poteva stare
bene lasciando sulla terra un pezzo del proprio cuore? Chiuse gli occhi
lasciando che Burke la portasse via, lontano, oltre tutte quelle
lacrime dove la dolcezza e l'amore avrebbero lenito le ferite
profonde del cuore e forse, avrebbe pregato chiunque fosse
lassù, per Owen, per l'amore che la legava a lui e per il suo
bambino.
Ecco ... forse era questo
che avrebbe fatto, forse sarebbe bastato perché per ora, tutto
quello che poteva pretendere da suo marito era semplicemente un sorriso
tra le lacrime, un sorriso per ricordargli che tutto quel dolore
sarebbe passato, che crescere un figlio l'avrebbe distratto dal pensare
troppo, da lei, dal loro passato e col tempo, avrebbe imparato a
trovare conforto in quel dolore che ora tanto odiava.
|