Erasa3
'Dove c'è amore c'è vita'Mohandas Gandhi
Capitolo III
‘Quando
si è innamorati non si riesce a dormire perché la
realtà alla fine è meglio dei sogni.’ Dr. Seuss
Non riesco nemmeno a pensare razionalmente. Era passato tutto quel tempo. Spero che mia sorella non mi stia guardando.
Eppure sentivo i suoi occhi su di me, e anche quelli del "pelato". Sta di
sicuro ridendo. Rimango immobile, ma vorrei stringerla a me. Non so
cosa mi prenda. Calmati maledizione!
Ricordo a memoria il giorno in cui l'ho incontrata e le sensazioni
provate appena ci siamo separati. Ne ho parlato subito con mia sorella,
ed è stata la scelta più giusta? Ancora non lo so.
~
«Siete tornati! Vi siete divertiti al parco?»
aveva detto mia sorella vedendoci entrare. Aveva cambiato subito
espressione
non appena aveva visto i miei occhi gelidi. Aveva baciato in fretta
Marron e
poi le aveva detto dolcemente «Perché non vai di
là, tesoro? Papà ti aspetta.»
La piccola era andata in fretta, lasciando soli me e mia sorella. Lei
si era recata in cucina e quando ero entrato mi aveva intimato di
chiudere la porta. Dopo la gravidanza era ancora più pericolosa,
se possibile, ma era per questo che l'adoravo.
«Che è successo? Cos'è quella faccia?»aveva quasi strillato.
Senza volere avevo arrossito e questo l'aveva fatta infuriare «Stai... stai scherzando? Le
tue guance sono diventate rosse Diciassette! Cosa mi stai
nascondendo?»
Cercavo, inutilmente, di sembrare il più cinico possibile quando avevo detto«Una ragazza mi ha parlato oggi.»
Diciotto rimase per un po' stupita, poi era scoppiata a ridere. Quando
avevo visto i suoi muscoli facciali flettersi sospirai di sollievo, non
avevo
idea di come l'avrebbe presa.
Mi aveva risposto in fretta«E? Non riesci più a dimenticartela? Ti ha stregato non è così?»
«Ho paura, non sto scherzando e lo sai. Non voglio essere
debole.» avevo sussurrato, stringendo i pugni e guardando verso il basso.
Diciotto aveva smesso subito di ridere e si era avvicinata«Stai forse dicendo che sono debole?»
Non avevo pensato a questo, così avevo spalancato gli occhi stupito.
Anche lei era stata innamorata, eppure eccola qui, feroce come un
tempo. Fortunatamente dopo un po' si smetteva di amare. Avevo risposto senza
pensarci«Sorella, non sono come te. Il mio solo desiderio
è uccidere, non voglio amare nessuno, mi basta vivere la mia
vita in pace.»
«Ma tu già ami qualcuno! Ami Marron e me! E poi... poi non
è così semplice, te ne accorgerai. E se per lei è
la stessa cosa verrà a cercarti. Ne... ne so qualcosa... Ricordi
come mi sono innamorata di Crilin? È stato solo uno sguardo...
ma da lì in poi non l'ho più dimenticato. Forse per noi
cyborg è più facile innamorarsi... forse ci si innamora
di una persona sola... » arrossì improvvisamente.
Mi ero avvicinato e l'avevo presa per le spalle «Quindi cosa devo fare per
non pensare più a lei, ai suoi occhi... al suo viso... al suo
corpo... a... perché sorridi? È una cosa seria!»
«Sei ridicolo e innamorato. Non avrei mai creduto di vivere
abbastanza a lungo per vederti così...» aveva sospirato
lei, chiundendo il discorso
~
Eppure lei lo sapeva. Non avrei mai detto a nessuno che mi ero abbassato al livello di amare...
eppure sembra impossibile dimenticarsi di lei. E ora eccola lì,
di fronte a me. A volte la vedevo a scuola, ma non volevo che lei
vedesse me, che mi riconoscesse. Sapevo di piacerle e di non farle
affatto paura, forse era per questo che ero attratto da lei. Crilin ha
saputo tutto pochi giorni fa, Marron ha spifferato di aver incontrato
una ragazza con me e che ero diventato tutto rosso. Tutto ciò
è bastato per farlo scoppiare a ridere di fronte alle mie guance
di nuovo rosse. Diciotto mi ha detto che se l'avessi rivista avrei
dovuto mandarla via e trattarla male. Se invece l'amavo davvero non ce
l'avrei mai fatta, secondo lei. E ora che faccio? Parlo con questa
ragazza o la lascio
per sempre. Tutto ciò è ridicolo!
«Mi dispiace di averti sporcato la maglietta...»borbotta
lei muovendo le labbra rosee e guardando il bicchiere di ponce, che aveva fra le candide mani, appena riempito, ora vuoto.
Mi asciugo velocemente. Lei scoppia a ridere quando inizio a
strofinarmi la maglietta. La sua risata è come ossigeno puro
sott'acqua per me.
«Che c'è?»sbotto, non potendo fare a meno di sorridere.
«Non verrà mai via così! Più la strofini più la sporchi! Devi cambiarla...»
La vedo arrossire e non capisco. Ora mi sento totalmente appannato, ho solo voglia di stringerla a me.
«Fratello, ho io la maglia pulita, vieni di là.» una voce fredda mi riporta alla realtà.
Diciotto mi porta via velocemente, e non faccio nemmeno in tempo a
lanciare un'ultimo sguardo alla bionda. Lei mi guarda incuriosita e un
po' delusa, poi la vedo andare via con un ragazzo dai capelli lunghi e
biondi. Che sia il suo ragazzo? Mi mordo il labbro e stringo i pugni,
sentendo un dolore acuto ai palmi delle mani. Diciotto mi spinge
più veloce. Mi guardo intorno. Tutti mi fissano, anche Gohan e
Vegeta... capisco il loro disappunto. Ho sorriso. Io non sorrido mai. Mai. Lei...
***
Raggiungiamo Gohan e Videl in fretta. Il ragazzo moro sta squadrando
Diciassette, come tutti nella stanza. Non appena sparisce con dietro
sua sorella tutti si guardano intorno spaesati, finché Bulma non
prende in mano la situazione annunciando una gara di ballo. Arrossisco,
è colpa mia se tutti lo guardano così?
«Junior,
ti presento Videl, Erasa e Sharpner.. sono miei compagni. Ragazzi
lui... lui è un po' come un secondo padre per me, mi è sempre stato
vicino...» dice Gohan presentandoci all'uomo verde.
Il verde delle guance diventa rosso, poi rosa confetto. Sorrido, si vogliono davvero bene quei due, ma non è suo padre!
«Tuo padre è morto?» chiedo.
Videl mi guarda male, che cos'ho fatto adesso? È semplice curiosità.
Gohan sta per rispondere quando un bambino gli sbuca da sotto le gambe«Fratellone chi sono questi?»chiede poi.
Io
sorrido e mi chino per guardarlo. È un bambino adorabile, ha dei
capelli davvero strani, chissà chi è il suo parrucchiere... della città del
Sud di sicuro!
«E lui è Goten mio fratello più piccolo, Videl...
tu lo hai già conosciuto.» dice Gohan rivolgendosi alla
mia migliore amica.
Io tossico ed esclamò con fare ammiccante «Goten, hai visto questi due in camera da soli?»
Gohan
diventa bordeaux, Videl anche e pure Sharpner, probabilmente lui per
gelosia. Goten mi guarda con gli enormi occhi neri spalancati «No, noi
ci alleniamo tutti i giorni per il torneo, cioè io e Gohan... però
Videl ci rallenta sempre perché vuole imparare a volare, ma non è forte
come n...»
Gohan gli tappa la bocca in fretta, mi volto verso Videl
e vedo che ha una strana espressione. È sicuramente soddisfatta,
troverò le prove che mi servono per incastrare i piccioncini.
Mi
allontano dal gruppo, anche se sono stata occupata tutto questo tempo
Diciassette non è mai uscito dalla mia testa. Vado verso la porta da
cui è sparito con la sorella, quando la raggiungo Bulma mi ferma. Ha un
sorriso malizioso, chissà cosa vorrà. La guardo e sorrido, mi sbarra la
strada, così esclamo «Dovrei andare al bagno»
La donna sorride e
beve dal suo calice, quello che sembra un superalcolico. «Davvero? Non
stai andando a imbucarti con qualche invitato, vero?»
Rimango impassibile, anche se, era la mia idea principale «E con chi? Con Hulk? L'uomo verde?»
Bulma
scoppia a ridere e rido a mia volta, però lei non si scosta dalla
porta. «È urgente» sussurro«Non vorrei macchiare il vestito»
La donna mi guarda e sorride «Sai... usavo anche io quel trucco
alla tua età. Quindi ora dimmi che cosa ti ha detto quello
lì.»
Rimango senza parole. Quella donna è piena di risorse ed è terribile. «Chi?» chiedo.
Bulma sorride e poi esclama«C-17»
«C... C che?» sbotto confusa.
Bulma
mi guarda male, poi spalanca gli occhi e sorride«Oh! Non sai nemmeno il
suo nome, allora scusa, è solo che Diciotto sembrava così confusa...»
Sorrido a mia volta e la scavalco, poi la sento urlare «Trunks! Tesoro mio accompagna la signorina al bagno!»
Impreco
a bassa voce. Mi sta controllando, ma perché? Cos'avrà di tanto
speciale questo Diciasette? E ha una sorella che si chiama Diciotto?
Che fantasia!
Un adorabile bambino dai capelli viola a caschetto
mi raggiunge di corsa, con riluttanza mi porge la mano e arrossisce
appena quando gliela stringo.
«Il bagno è da questa parte...»borbotta piano.
Lo
seguo verso corridoi che sembrano infiniti, mi chiedo come facciano ad
orientarsi lì dentro. Trunks però è sicuro e mi accompagna alla
toilette. Entro e lo lascio sulla porta. Mi sembra di essere una specie
di star sorvegliata a tutte le ore. Sarebbe bello. Noto che c'è una
finestra molto ampia nel bagno, non sapendo cosa fare la apro. Guardo
il meraviglioso giardino interno della Casule Corporation con stupore e
felicità. Se mi sposassi con questo Trunks forse tutto questo un giorno
sarebbe mio! I miei pensieri vengono però interrotti dalla donna
bionda. O come aveva detto Bulma : Diciotto. Cammina svelta, ma è da
sola. È il mio momento voglio parlare con Diciassette. Guardo l'altezza
del bagno, siamo al quarto piano, ma fortunatamente c'è un enorme
albero, proprio vicino alla finestra. Cerco un ramo vicino... eccolo!
C'è un ramo che fa al caso mio. Salgo sul bordo della finestra, quando
sento bussare. «Trunks! Sono una signorina! Non mi lasci nemmeno la mia
privacy?» grido in preda al panico, se fosse entrato non avrei avuto
scuse.
Trunks tossisce«Io... io volevo solo chiederti se potevo andare... tanto la strada è semplice...»
«Certo vai pure!» dico, forse con troppo entusiasmo.
Ok ora pensiamo a non morire. Mi
aggancio al ramo sporgendomi dalla finestra, riesco a metterci una
gamba, e poi sono finalmente a cavalcioni. Mi fermo per un po' a
prendere fiato. Erasa cosa stai
facendo? Sei in altissimo! E per cosa? Per un ragazzo che hai visto
appena due volte e che non ricambia nel 99% delle possibilità? Sei
scema! Scaccio via la parte razionale di me e cerco di capire
come fare per scendere. Vedo due rami più in basso, se mi calo su
quelli e poi su quelli ancora sotto è fatta. Se cado da qui mi schianto
prima contro due rami, poi a terra. Se cado da quest'altra parte,
invece, cado direttamente a terra. Decido che è meglio rischiare di
cadere su uno dei rami e mi sporgo per raggiungere con il piede il ramo
sotto. Lo tocco e mi lascio cadere, però l'altro piede non tocca il
ramo. Cado con la schiena all'indietro, cerco di aggrapparmi al tronco,
ma non faccio altro che graffiarmi le mani, poi il vuoto. Mi sento
precipitare. È finita.
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