Collidere
Prima
parte – 32 a.C.
There’s something deep
inside
That keeps my faith alive
Tiberio respira affannosamente.
Ha
i capelli neri appiccicati alla fronte, i piedi nudi sporchi di
terra.
Se
ne sta seduto sul prato, nascosto dietro l’angolo della
casa, e ascolta gli strilli gioiosi e infantili che scoppiano
più in là.
Ottaviano
sta giocando con i più piccoli: con sua figlia
Giulia, con sua nipotina Antonia e con il fratello di Tiberio, Druso.
Forse
non avrebbe cacciato nemmeno il primogenito di Livia, ma
è stato Tiberio ad andarsene, a scappare via mentre il suo
fratellino correva incontro al marito della loro madre.
E
ora siede lì, con la schiena contro il muro. Ha caldo, un
caldo insopportabile, perché il sole batte proprio contro di
lui. Sente rivoli di sudore sotto la tunica, ma non può
muoversi.
Restando
lì, riesce a sentire la voce di Druso, a
riconoscere le sue urla estatiche in mezzo a quelle delle due bambine.
Anche se non può vederlo, capisce quando il fratello
è più vicino a Ottaviano, o quando bisticcia con
Giulia per chi deve farsi lanciare in aria dall’uomo.
Improvvisamente,
poi, le grida festanti si interrompono, sostituite da
qualche mormorio deluso e dai capricci di Giulia.
Tiberio
storce le labbra, mentre immagina la ragazzina bionda che si
aggrappa alla tunica del padre, piagnucolando perché non
vuole che se ne vada.
Però,
dopo qualche momento, anche quei suoni cessano.
Tiberio
capisce che Ottaviano deve essersene andato, e respira forte,
dal naso.
Da
quando ha memoria, non ha mai potuto soffrire il secondo marito di
sua madre, e anche se l’uomo non l’ha mai
maltrattato, sa bene che l’antipatia è reciproca.
Grattando le dita contro la terra, Tiberio si chiede perché.
Forse perché lui somiglia così tanto a suo padre,
Tiberio Claudio Nerone, l’uomo a cui Ottaviano ha portato via
la sposa?
Se
l’è domandato spesso, ma ancora non ha deciso
se è l’ipotesi giusta.
Scrolla
la testa, infastidito dal sudore, e improvvisamente si
immobilizza, mentre il cuore comincia a battergli più forte.
Adesso
gli altri bambini non stanno più strillando. Mentre
lui era immerso nei propri pensieri, si è persa anche la
voce di Druso, e Tiberio non ha più modo di sapere dove si
trovi suo fratello.
Quella
semplice constatazione lo fa raggelare. Per un momento,
nonostante il caldo intorpidisca i suoi sensi, viene assalito dal
panico.
Fa
un goffo tentativo di rialzarsi, ma è talmente agitato
che incespica ancor prima di tendere del tutto le gambe, e crolla di
nuovo – rovinosamente – a sedere.
Si
passa una mano sul collo per asciugare il sudore, e in quel momento
dei passi svoltano l’angolo, e una voce lo chiama:
«Tiberio?»
Lui
sbatte le palpebre.
Di
colpo, la sua agitazione svanisce, e si sente un po’
sciocco per essersi allarmato così tanto. Se ne vergogna
persino un po’, ma anche l’imbarazzo perde presto
importanza.
Perché
ad averlo raggiunto, ad aver pronunciato il suo nome,
è Druso.
Adesso
il suo fratellino e lì, a pochi passi da lui, e lo
fissa con espressione perplessa. «Stai bene?»
domanda, prima di avvicinarsi.
Tiberio
incrocia le gambe e fa un respiro profondo.
«Sì» replica.
Druso
gli regala un gran sorriso, prima di sedersi vicino a lui.
«C’è caldo, qui» osserva,
scoccando un’occhiata al viso sudato del fratello.
Tiberio
si passa una mano sulla fronte.
«Sì» dice di nuovo.
Il
suo fratellino lo guarda, inclinando appena il capo. Sembra
dubbioso. «Allora spostiamoci».
Tiberio
sa che è una buona idea, ma per un momento non
riesce a capire quanto
lo è. Adesso che Druso è
con lui, infatti, persino quel caldo umido e soffocante sembra essersi
fatto sopportabile.
«Dove
vuoi andare?» gli domanda.
Druso
ci pensa un istante, poi si tira su. «Vieni»
lo invita.
Tiberio
si alza a propria volta, pulendosi le mani sulla tunica.
Mentre
iniziano a camminare, Druso gli domanda in tono candido:
«Perché sei andato via subito, quando è
arrivato Ottaviano?»
Tiberio
scrolla le spalle. «Non mi andava di
giocare» mente.
A
Druso, Ottaviano sta simpatico, e l’ultima cosa di cui
Tiberio ha voglia è scivolare in una discussione sul loro
patrigno.
Non
ora che finalmente ha il suo fratellino tutto per sé, e
possono star bene insieme come non sanno sentirsi sereni con nessun
altro.
Druso
sembra accettare la risposta di Tiberio, anche se gli lancia
un’occhiata in tralice. Senza dir nulla, guida il fratello
all’interno della loro casa.
Tiberio
lo segue senza domandare niente, perché
probabilmente Druso è la sola persona a cui metterebbe in
mano la sua stessa vita, e ben presto sbucano nel peristilio.
Sempre
in silenzio, Druso prende la mano di Tiberio – quella
del maggiore è calda, quella del minore è fresca
e pulita – e lo guida sino all’impluvio, la vasca
che raccoglie l’acqua piovana.
Prima
che Tiberio possa domandare alcunché, poi, il
fratellino gli dà un improvviso spintone, facendolo
capitombolare nella vasca.
Questa
non è troppo fonda, ma Tiberio riemerge sputacchiando
dappertutto, col viso paonazzo. Non se lo aspettava.
«Ehi!»
protesta, scrollando la testa come un cane
bagnato.
Druso,
dal canto suo, sembra trovare la scena molto divertente.
«Ho avuto una bella idea, vero?» domanda, con gli
occhi che brillano.
Tiberio
non perde tempo a rispondere: allunga svelto una mano,
acchiappa la caviglia del fratellino, e dà uno strattone
deciso. Druso perde l’equilibrio, e casca
nell’impluvio col fratello.
Per
un istante, finisce sott’acqua con la testa, e quando
riemerge emette degli strani suoni singhiozzanti, e sussulta tutto.
Per
un solo secondo, Tiberio si irrigidisce, chiedendosi se ha fatto
piangere suo fratello. Però, non appena incrocia gli occhi
di Druso – ora bagnato come lui dalla testa ai piedi
–, tutto si fa più chiaro, e Tiberio respira
sollevato.
Druso
non sta piangendo, sta ridendo,
così forte che sembra
debba mancargli il fiato.
«Be’,
è divertente, non
trovi?» domanda, quando riesce a riprendersi, sguazzando un
po’. «Dopo tutto quel caldo…»
Tiberio
gli sorride. «È un bel
cambiamento» concorda, anche se si chiede cosa
dirà loro madre quando li vedrà bagnati fradici,
vestiti compresi.
Druso
deve intuire il suo pensiero, perché si mette a ridere
sottovoce.
Ed
è in quel momento che Tiberio lo fa, senza neanche
spiegarsi il perché. Non è il gesto di un amico,
tanto meno di un amante, è solo il disperato bisogno di
affermare che quel bambino gli appartiene almeno un po’, di
togliersi dalla testa che Druso non abbia bisogno di lui nemmeno la
metà di quanto lui ha bisogno di Druso. Si avvicina al
fratello e si tende verso di lui.
Dopodiché,
solo per un attimo, le sue labbra sfiorano quelle
di Druso.
Il
più piccolo continua a ridere silenziosamente anche
durante quell’ombra di un bacio, ma Tiberio si ritira di
scatto, confuso e timoroso di aver fatto qualcosa di sbagliato.
Ma
poi Druso esce dalla vasca, e tende la mano per prendere quella del
fratello e tirare fuori anche lui.
I
suoi occhi sono luminosi come sempre, e non c’è
paura né smarrimento nel modo in cui si rivolge a Tiberio.
C’è
solo l’affetto di tutti i giorni.
«Se
andiamo al sole, scommetto che i vestiti si asciugheranno
subito» profetizza, tranquillo.
Tiberio
annuisce, immensamente sollevato.
Note:
Okay, non so di preciso cosa scrivere, se non che vi ringrazio per
essere arrivati fin qui.
Spero la lettura non sia stata pesante o spiacevole.
Le frasi in corsivo in alto a destra vengono dal ritornello della
canzone “Collide” degli Skillet (canzone da cui
viene anche il titolo della storia).
Infine, per quanto riguarda questa prima parte, ci sono alcuni punti
che vorrei chiarire, a scanso di equivoci:
Il bacio. Per me, non era un vero e proprio accenno all’incesto. Non voleva implicare che Tiberio fosse innamorato del fratello o che provasse desiderio nei suoi confronti o cose del genere. Più che altro stava a sottolineare che il loro rapporto è sbilanciato, perché
il maggiore sente di aver bisogno del minore molto più di
quanto il minore abbia bisogno di lui, e volevo che questo disagio si
mostrasse in un gesto inconsueto. Alla fin fine, però, interpretatelo come vi pare, morte dell’autore e tutto il resto XD
Livia. La madre di Tiberio e Druso, la terza moglie
di Ottaviano.
Ottaviano. Augusto, il primo imperatore. Secondo marito di Livia, patrigno di
Tiberio.
Giulia. La figlia che Ottaviano ha avuto dalla sua
seconda moglie
Scribonia.
Antonia. È Antonia minore, la figlia
più piccola
di Ottavia (la sorella di Ottaviano).
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