*Arashi in Love*
** Ringraziamenti a fine capitolo**
Capitolo 16
-Epilogo -
Passai il tempo della punizione accompagnata dai miei due
amatissimi fratelloni, entrambi compagni di
disavventure.
La motivazione del loro castigo era l'avermi lasciata a casa
da sola, infrangendo il coprifuoco.
Quando informai Akira della
punizione scoppiò a ridere credendo fosse uno scherzo, ma, dopo aver
visto la mia faccia seria, ha capito che non stavo scherzando.
Superato anche quell'ostacolo,
ovvero riconquistate le chiavi delle catene imposte da mia madre passarono
diversi mesi.
L'unico problema era costituito da Keiko
Kuroi. La supplente aveva provveduto a rendere
impossibile il mio percorso scolastico. La mia media era calata e quando
spiegai la cosa a mia madre nemmeno la sua donazione, associata a quelle di
molti altri genitori, con i figli in una situazione analoga con quell'insegnante, bastarono per smuovere quella
"montagna nera"(Kuroi significa
letteralmente "nero", l'aggettivo montagna invece è dato dalla
sua forza e tenacia ndSayu).
Il preside sembrava restio a cedere ad ogni tipo di persuasione. Il consiglio
dei genitori era spaccato in due.
Alcuni che venivano, come me, definiti
"immeritevoli" avevano visto la loro media perfetta crollare sotto il
peso della sua crudeltà.
Faceva domande impossibili, chiedeva cose mai spiegate, ogni
scusa era buona per far cedere allo stress e alla depressione metà corso
avanzato.
Akira non sapeva più che
fare, io ero messa peggio degli altri, visto e considerato che, oltre all'odio
per i secchioni, quella donna odiava me perchè
avevo l'oggetto del suo desiderio.
Per quanto cercassi di liberarmi
degli esami legati alla sua materia il consiglio docenti faceva di tutto per
attribuirmi i suoi corsi.
Solo negli scritti mantenevo la mia media, grazie alle
correzioni visionate dalla commissione.
A circa sei mesi dal suo arrivo, in corrispondenza con il
termine del primo semestre, tuttavia, ci fu un dono mandato dal cielo.
Fu diffusa la notizia che il professor Tegami, sarebbe
tornato all'inizio del secondo semestre.
E così accadde.
Mezza facoltà di letteratura tirò un sospiro
di sollievo quando vedemmo il signor Tegami, con i
suoi occhiali cerchiati di nero, vagare per i corridoi della scuola. Eravamo
sopravvissuti alla "montagna nera", chi più distrutto, chi
meno.
Ma sfortunatamente per me, dovevo prendere comunque il treno
con le tutte le mattine.
Era una mattina come tante quella
dove ci fu il nostro ultimo scontro.
Ero uscita e mi dirigevo alla stazione, come sempre in
compagnia di Akira, che mi parlava dei suoi ultimi
problemi sul posto di lavoro. Nelle ultime tre settimane si era ritinto i
capelli che sembravano, se possibile, ancora più rossi; mentre il suo
abbigliamento era forse meno "Spigoloso".
Entrammo come sempre nello stesso istante varcando le porte
scorrevoli, quando la vidi e me la trovai davanti.
Sospirai. La guardai e la salutai cordiale: -Buongiorno
signorina Kuori-san- mi
inchinai rispettosamente, come d'abitudine, ma lei non pareva altrettanto
cordiale quel giorno.
Prese a puntarmi un dito contro e a strillare come
un'ossessa, i suoi lineamenti di norma stupendi, si trasformarono presto in
qualcosa di orribile: -Tu sporca sgualdrina! Come può una come te anche
solo respirare! Tu non meriti di vivere!-
Alle sue spalle comparve immediatamente, in tutta la sua
professionalità il signor Nitta-san, che la
prese da dietro e le intimò di calmarsi.
Solo in quell'istante notai che
effettivamente c'era qualcosa in lei che non quadrava. Non aveva il suo solito
tailleur elegante, ma un semplice paio di jeans e una maglietta aderente.
-Nokaze, vai, o perderai il
treno...- mi disse in un tono che non ammetteva repliche.
Non me lo feci ripetere e filai via, lanciando solo un
semplice sguardo a quella donna che sembrava in preda ad un esaurimento
nervoso.
La sua immagine mi rimase impressa per tutta la giornata e
sono nella serata, quando vidi Akira camminarmi
incontro, appena scesa dal treno, riuscii a dimenticare la tensione e
concentrarmi su altro.
Una volta avvicinato gli chiesi:
-Come sta? Cosa... le... è...?- iniziai.
-Ha avuto un esaurimento... piuttosto è meglio che tu
vada a casa, questa sera sei invitata a cena...-
sorrise cordiale, ma sembrava ci fosse qualcosa...
Annuii e andammo direttamente a casa dove mi cambiai e nel
giro di un'ora fui pronta ad uscire.
Era passato il tempo in cui stavo ore a decidere cosa
mettere, avevo imparato esattamente quali vestiti gli piacevano e quali meno,
anche se, sapevo mi avrebbe accettata in ogni modo, anche vestita di stracci o
in vestaglia da notte.
-Eccomi!- commentai sorridente quando
uscii dal cancelletto.
Ma ad aspettarmi c'era la limousine con lui appoggiato alla
fiancata, vestito con una camicia bianca lasciata fuori, una cravatta rossa
tenuta allentata e dei pantaloni neri dal taglio semplice.
-Eccoti- mi salutò per poi
sfiorarmi la bocca con un bacio e sorridendo, invitandomi ad entrare nell'auto.
-Dove mi porti?- chiesi una volta
seduta e con lui al mio fianco.
-A casa mia, ma solo se prima accetti una cosa...-
Fece una pausa e mi sorrise guardandomi negli occhi, quella
sera niente lenti a contatto. Annuii con il capo.
Lui parve cercare qualcosa nella tasca dei pantaloni e
s'ingobbì per infilare la mano, la quale, una volta estratta, conteneva
una scatoletta nera.
La guardai scioccata quando me la
porse.
-So che non è un modo originale per chiedertelo... ma...- aprì la scatola mostrando il
contenuto. Era un anello semplicissimo, in oro bianco, con tre brillanti
incastonati nel metallo che riflettevano la luce. -Vuoi sposarmi?-
Non saprei dire per quanto tempo rimasi
lì, come una scema, a fissare l'anello, con la bocca aperta e gli occhi
sgranati.
A dire il vero, non so nemmeno quello che risposi, ma mi
accorsi che il tempo continuava a susseguirsi quando
scesi e vidi la casa della famiglia di Akira davanti
a me, imponente come sempre, e al mio anulare sinistro, l'anello perfettamente
calzante.
Quella sera il tempo pareva seguire una cadenza diversa,
quasi a intermittenza, seguita da attimi infiniti alternati ad attimi veloci
come un battito.
Vidi davanti a me Kaji sorridere e
abbracciarmi felice, per poi lasciare il posto a Sachiko,
che a sua volta lasciò il posto alla mia futura suocera e a Noriko che pareva al settimo cielo.
In men che non si dica ero già sulla strada di casa e salivo le scale,
quando trovai mia madre a sorridermi con Kamui e Shin, divertiti e dal ghigno diabolico alle sue spalle.
-Cosa... ci fate qui fuori?- sussurrai data l'ora tarda.
-Ti aspettavamo- disse mia madre per poi guardare Akira dietro di me. Non disse nient'altro, semplicemente
sorrise.
Gli unici a commentare furono i due gemelli che dopo un
breve conto alla rovescia intonarono nel pieno della notte a squarciagola e
svegliando tutto il vicinato:
"Tra rosa e fior..... nasce l'amorrrrr"
-Che cosa stanno dicendo?- mi
sussurrò Akira sentendoli gridare quella
canzone in un'altra lingua, l'italiano che lui non conosceva.
-Niente, semplicemente li ammazzo!- e così mi fiondai verso i due che come mi videro presero a scappare.
Allora ecco a
voi i **Ringraziamenti**
Prima di tutto
ringrazio la mia sorellina che per prima ha letto la fic
interamente e l’ha commentata :P
Poi ringrazio
tutti coloro che l’hanno letta fino alla fine e in particolare:
Yuna
Hatori
Sherazade
Niwad
Bamboladipezza
Flo
Etoil
noir
Anima
Grazie davvero.
Poi ne
approfitto per auto pubblicizzarmi annunciando il titolo della mia prossima fic: “Sei la
mia droga” che attualmente è in fase di
stesura e, una volta raggiunto, un numero decente di capitoli,
inizierò a pubblicare. Il genere ovviamente è romantico, e
sarà sicuramente NC17 (quindi siete avvisati :P)
Inoltre ho da poco terminato una nuova storia abbastanza breve (si conclude in
7 capitoli) alla quale non ho ancora dato un titolo, e che pubblicherò
non appena l’avrò sistemata ^^
Un abbraccio a
tutti i lettori.
Ciauuuu ^_______^