CAPITOLO
4 - DECISIONE...
House
guardò il display del suo cellulare per la quindicesima
volta nel giro di
un’ora, Cameron nonostante fossero passate quasi cinque ore
da quando si erano
sentiti per l’ultima volta non aveva ancora
richiamato… “è impossibile che
dorma ancora!” aveva pensato numerose volte lui, ma
nonostante questo non
l’aveva contattata, non voleva essere né
oppressivo né fastidioso, perciò i
secondi erano andati a trasformarsi in minuti, e i minuti in
ore… verso le sei
del pomeriggio non l’aveva ancora sentita, ed era giunto il
momento di tornare
a casa: per fortuna non aveva turno in clinica quella sera!
Si
diresse a passo più svelto che poteva verso la propria moto,
infilò il casco e
appese il bastone, aveva già acceso il motore quando Wilson
gli corse incontro,
sventolando una mano come a chiedergli di fermarsi. –Come sta
Allison?- gli
chiese giungendo davanti a lui trafelato, -non ne ho idea, non
l’ho più
sentita…se mi lasci andare vado a vedere come sta!- aggiunse
con una punta di
asprezza dando di nuovo carica al motore.
-Non
ti ha chiamato?- stupito lo interpellò ancora
l’amico –no, probabilmente
dorme!- sbottò lui prima di abbassare la visiera del casco
–ciao Wilson- disse
piatto per poi partire, lasciando l’altro uomo da solo, la
bocca leggermente
aperta, probabilmente preoccupato dalla situazione…
La
moto correva sull’asfalto mentre House alla sua guida era
tormentato da mille
pensieri, “ma perché non si è fatta
sentire? Non stava proprio bene? O forse
era troppo stanca? O…forse non voleva sentirti?”
cercò di scacciare l’ultimo
pensiero dalla mente, non aveva fatto nulla di male da poterla spingere
a fare
una cosa del genere!
Cameron
guardò nuovamente il test che stringeva in mano,
l’aveva riguardato per decine
e decine di volte, aveva attraversato vari sentimenti:
felicità, stupore,
incredulità, e ora, il sentimento che pareva non volersene
andare, quello che
risiedeva nella sua mente da parecchi minuti ormai era la
preoccupazione…
Sapeva
House non l’avrebbe mai abbandonata da incinta, aveva la
reputazione da
bastardo certo, ma non era così crudele, ed era certamente
abbastanza maturo
per prendersi le proprie responsabilità… ma lei
voleva davvero che lui se le
prendesse? Voleva davvero che quel cinico misantropo divenisse un
esempio per
suo figlio? Per quella creatura che tanto Allison aveva desiderato e
che ora
finalmente avrebbe avuto? Purtroppo doveva ammetterlo, Greg non era di
certo un
modello di integrità morale! Insomma, trattava male chiunque
gli capitasse a
tiro, non aveva regole e viveva la vita giorno per giorno, era
scontroso,
spesso umiliava le persone, era costantemente a rischio di casini! No,
decisamente non era una persona da imitare…
Ma
il bambino, o la bambina sarebbe stato suo! Sarebbe stato
loro… da quando
stavano insieme lui l’aveva sempre trattata in maniera
meravigliosa, al lavoro
nulla era cambiato, forse un po’ più di tenerezza,
le battute ovviamente si
erano ridotte visto che non poteva “accusarla”
scherzosamente di andare a letto
con chi che sia, ma per il resto era uguale. Però a
casa… a casa era un’altra
cosa, Greg liberava la nota dolce e romantica che aveva in se, la
coccolava, le
parlava, o, più semplicemente, la osservava in silenzio.
“saprà
essere un buon padre?” si domandò troppo spesso la
donna mentre ancora rigirava
tra le mani il bastoncino bianco causa dei suoi problemi…
Scosse
il capo: non lo sarebbe stato, probabilmente si starebbe stancato di un
figlio
come spesso si stancava di un caso, o di un passatempo…un
passatempo… probabilmente
avrebbe inteso in quel modo il loro bambino, nulla di
più… certo, l’avrebbe
amato, ma se quando il bambino fosse stato a scuola avesse mai avuto
bisogno di
aiuto per…i compiti ad esempio! Lui probabilmente non
l’avrebbe aiutato, oppure
lo avrebbe demoralizzato dicendogli che era una cosa
semplicissima…
Ricacciò
indietro le lacrime, “risolverò questa
situazione…” pensò passandosi una mano
sulla fronte.
House
arrivò sotto casa della donna dieci minuti dopo
“però, nuovo record personale!”
pensò allegramente togliendosi il casco e dirigendosi verso
le scale che
conducevano al suo appartamento, arrivato davanti alla porta di casa
estrasse
la copia delle chiavi che possedeva da qualche mese e aprì:
se Cameron riposava
non era certo il caso di disturbarla facendola venire
all’ingresso per
aprirgli!
Cameron
sentì la serratura scattare, e qualcuno entrare
nell’alloggio… “oh no!”
pensò
spaventata asciugandosi una lacrima silenziosa che le rigava il volto,
in una
frazione di secondo prese la sua decisione, afferrò il test
usato e lo ripose
nella scatola originaria, dopodiché rimise il tutto dentro
l’armadietto dove
l’aveva preso, cercò di assumere
un’espressione serena ed uscì dal bagno
sorridendo: –Greg, scusami, non ti ho più
chiamato! È che mi sono svegliata da
poco…- disse poco convinta ad un diagnosta stupito di
trovarla in piedi –come
stai?- le chiese però lui semplicemente, lei
annuì –molto meglio grazie…- gli
si avvicinò per donargli un leggero bacio sulle labbra e lo
guardò negli occhi,
-eri preoccupato?- lui ricambiò lo sguardo, intenerendosi e
sorridendo, -certo
che lo ero, mi sei mancata oggi…- la voce tenera e suadente
assieme, la baciò
di nuovo, con più foga, fece attenzione a non inciampare nel
bastone mentre lentamente
la spingeva verso il divano, la spinse su di esse, continuando a
donarle
piccoli baci, poi, mentre lui prendeva a sbottonarle la camicetta lei
gli mise
le mani sul petto, allontanandolo da lei…
-Greg,
scusa ma…non me la sento tanto, ho ancora un po’
di nausea… mi spiace…- lui
annuì sorridendo, -non preoccuparti, ora vai a stenderti, io
faccio…ehm ordino
un brodo di pollo eh?- risero entrambi poi lei andò in
camera da letto e lui
prese il telefono.
-Jimmy?
Non è che sai fare il brodo di pollo?- chiese con la
cornetta in mano.
-certo,
ma è per Cameron?- Wilson dall’altro capo del
telefono si incuriosì, portandosi
però in cucina già iniziando a preparare il brodo.
-nooo,
è per me, è che voglio mangiare sano da
oggi…certo è per lei, me lo puoi
portare quando hai fatto?- alla risposta affermativa di lui
riattaccò, tornando
nella camera, da Allison.
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