Di concerti e di
musei - I parte
ovvero, inviti
imprevisti
Hermione finì il libro il lunedì
seguente, seduta sotto un’enorme albero al St. James's Park:
aveva sfruttato l’ora di pranzo per uscire e mangiucchiare un
pacchetto di creackers mentre divorava le pagine dove la povera
Teobalda affrontava mille avventure.
Se si superava e si storicizzava il primo momento in cui la genealogia
Purosangue dell’autore si faceva sentire, attraverso lunghi
attacchi contro i Babbani, il libro era tra i migliori che Hermione
avesse mai letto: carico di sentimenti e di passioni, amori non
corrisposti, amori non voluti, amori obbligati; una sorta di catarsi
per la mente.
Era così soddisfatta dopo la lettura che quando
rientrò in ufficio perfino la sua compagna di stanza la
guardò piuttosto stupefatta.
«Hermione, che hai fatto?» le chiese curiosa,
spostò l’insalata che stava mangiando senza voglia
e si avvicinò a lei.
La ragazza alzò lo sguardo e scosse la testa, come a dirle
che non era nulla.
«Mh, sicura?»
«Certo, Abby, va tutto bene. Sai che il bel tempo mi mette di
buon umore» sorrise, ripensando alla bella giornata che si
era rivelata; considerando il week-end di pioggia intensa, era una gran
bella sorpresa.
Abegail non sembrava soddisfatta della risposta, ma fece finta di
niente. Si risedette al suo posto e infilzò una foglia di
insalata non troppo croccante, che, oltre al colore piuttosto
tristino, aveva una consistenza sospetta.
«Hai visto l’ultimo articolo di Faust?»
A quella domanda Hermione trasalì, più che altro
all’immagine mentale di Draco Malfoy che le venne
immediatamente in testa al nome di Faust.
«Eh… no, sono stata troppo occupata stamattina per
leggere il giornale».
Doveva leggerlo, ma allo stesso tempo non voleva. Sapeva che aveva
scritto delle cattiverie su di lei e sul suo operato – Faust,
il faro dell’ala conservatrice, lo faceva sempre - ,
però, allo stesso tempo, sperava dentro di sé che
quella serata un po’ diversa dal solito l’avesse
cambiato.
In modo infantile non voleva che lui scrivesse qualcosa contro di lei e
aveva paura di leggere l’articolo.
«È stato un po’ diverso dal
solito».
Hermione non fece in tempo a dirle che non le interessava che Abby, con
la sua solita parlantina, si era già avventurata nella
narrazione.
«Da bravo conservatore ha continuato ad attaccare le nuove
leggi sugli Elfi Domestici, invocando quasi il collasso mondiale come
conseguenza delle nuove libertà date a quei
poveretti» storse il naso; se possibile, Abegail odiava Draco
più di quanto Hermione avesse fatto da ragazzina,
semplicemente a causa di quegli articoli
«però…»
«Però cosa?»
Stupida Hermione,
si disse. Stupida,
stupida, stupida Hermione. Non devi chiedere
però cosa, non devi neanche illuderti.
Illuderti di cosa, poi? Che Malfoy parli bene di te? Impossibile. E se
anche fosse? Cosa significherebbe – cosa vorresti che
significasse? La mancanza di Ron ti ha veramente rammollita fino a
questo punto? Diamine... non finirai i tuoi giorni da sola con
Grattastinchi, rileggendo all'infinito i tuoi libri preferiti e
sfogandoti mangiando kili di Cioccorane.
«Però ha anche scritto che se anche uno solo dei
politici che ti sono contrari si impegnasse nel suo lavoro come fai tu,
con la tua integrità morale e sociale, sicuramente la destra
potrebbe cancellare finalmente l’ombra di Voldemort dalle sue
spalle e proporre dei modelli positivi per la comunità
magica».
Hermione tacque, muovendo sulla scrivania alcuni fogli, tanto per
tenere occupate le mani; spostò lo sguardo
sull’orologio, cercando di non dare troppo a vedere la sua
soddisfazione.
«Non si sbilancia mai, eh?»
«No».
Hermione richiamò a sé un paio di volumi di
storia antica, che le servivano per confrontare le vecchie legislature
con quella che stava modificando, e fece finta di essere occupatissima
per tutto il tempo che rimase in ufficio.
Circa a metà pomeriggio, poco prima dell'orario di uscita,
sentì dal corridoio delle urla e del rumore di cocci rotti;
presa com'era dal lavoro non ci fece troppo caso e continuò
a scribacchiare e appuntare ai margini di enormi volumi annotazioni che
avrebbe poi riunito in un documento più coerente.
Dopo alcuni secondi vide volteggiare davanti alla porta un set da
tè, che sembrava avvinto in delle catene molto strette,
dalle quali tentava di scappare. La teiera emetteva degli sbuffi
pericolosamente bianchi e sottili. Appena dopo l'ultima tazzina,
comparvero i capelli disordinati e neri di Harry, che teneva la
bacchetta leggermente alzata e borbottava alcuni improperi contro
l'Ufficio per l'Uso Improprio di Manufatti Babbani. Si fermò
davanti alla porta della stanza e sorrise, entrando. Abegail storse il
naso quando il soffio della teiera le sollevò un plico di
fogli che aveva ordinato diligentemente e lanciò
un'occhiataccia ad Harry, quando questi si sedette in bilico sulla
scrivania di Hermione.
La ragazza alzò lo sguardo solo quando l'amico le
sventolò una mano sotto gli occhi.
«Assorta come sempre?»
«Volevo finire questi appunti prima di oggi»
borbottò, alzando lo sguardo e massaggiandosi le tempie.
«Non hai dormito questi giorni, vero?»
Abegail si era alzata a raccogliere i fogli e ora guardava curiosa i
due: non aveva pensato al fatto che Hermione non avesse riposato bene,
e chissà a che cosa era dovuta quella mancanza di sonno.
Magari era la volta buona che si era trovata un altro ragazzo, sorrise
tra sé e sé, ritornando alla scrivania e
iniziando ad ascoltare con più attenzione.
«Non troppo» sorrise Hermione, lanciando un'ultima
occhiata a una pergamena e facendola poi volteggiare dentro un
raccoglitore posato a terra.
«Come mai?»
«Sai come sono fatta: quando trovo un bel libro non me ne
stacco facilmente».
«Mi auguro che tu l'abbia finito»,
scherzò, «perché stasera Ginny ha
invitato a cena Neville e Hannah» sorrise malizioso Harry.
«Hannah?» finalmente Hermione gli prestò
veramente attenzione e spalancò gli occhi sconvolta.
«Hannah e
Neville?» ripeté, quasi balbettando.
Il ragazzo quasi gongolò e prese una sedia, trascinandola e
sedendosi davanti a lei, sempre tenendo sotto controllo il set da
tè.
«Già, incredibile, vero?»
«Ma stanno insieme?»
«Da due mesi» sembrava quasi che lo stesse
annunciando. «Una settimanella fa siamo andati ai Tre Manici
di Scopa con Ginny, così, per fare una passeggiata a
Hogsmeade. E indovina chi abbiamo incontrato?» era veramente
entusiasta e pareva molto divertito dal racconto «Hannah ci
stava servendo tutta allegra un paio di Burrobirre e sento una voce
familiare che la chiama “Amore”».
Hermione trattenne delle risate benevole, divertita: «Amore?»
«Mi sono quasi strozzato quando mi sono reso conto che era
Neville! Incredibile!»
«Già, veramente incredibile».
«Comunque, che fai, vieni?»
Hermione lo guardò, presa alla sprovvista.
Immaginò l'adorabile scena con le due coppiette innamorate e
lei in mezzo, anche logisticamente sarebbe stato imbarazzante.
«Ci sarà anche Ron, tranquilla» aggiunse
veloce Harry, capendo il motivo del suo titubare.
Considerando il tono la ragazza capì che Ginny l'aveva quasi
minacciato per convincerla a venire e sapendo che le vendette della sua
amica non erano cosa da poco annuì, accontentandolo.
«Va bene. A che ora?»
Harry sorrise entusiasta e con un saltello si alzò, facendo
volteggiare nuovamente la teiera e le tazzine, che sembravano essersi
placate.
«Alle sette a casa nostra, se vuoi può venire a
prenderti Ron, ha detto che per lui non è un
problema».
«No, tranquillo» lo guardò in modo
piuttosto truce. Sapeva che Harry e Ginny stavano provando in tutti i
modi a farli tornare insieme, non capendo che per loro era molto meglio
rimanere amici piuttosto che continuare a mantenere una relazione
forzata.
«Posso smaterializzarmi anche da sola» lo
punzecchiò.
Il ragazzo arrossì, capendo la gaffe, borbottò un
saluto ad Abegail e uscì dall'ufficio, trascinandosi dietro
gli oggetti che si erano rianimati con il movimento.
Hermione si augurò che Neville avesse abbastanza tatto da
non chiedergli come mai non stessero più insieme o altre
stupidaggini del genere perché sarebbe stato veramente
troppo.
Chiuse gli occhi e fece un bel respiro; il pendolo attaccato al muro
suonò le cinque e lei si alzò finendo di vestirsi
quando rintoccò l'ultimo colpo. Si sistemò meglio
la sciarpa e si mise sotto braccio alcuni documenti, poi sorrise ad
Abegail.
«Ci vediamo, Abby» la salutò mettendosi
a tracolla la borsetta stregata.
La ragazza stava sistemando le ultime piume nel cassetto,
alzò la tesa e le sorrise allegra: «buona serata,
Herm».
Hermione uscì dalla stanza e andò a prendere
l'ascensore, con calma. Non aveva molta voglia di tornare a casa, quel
giorno, e ancor di meno le andava di riuscire per andare a cena da
Harry e Ginny.
Uscita dal Ministero iniziò ad avviarsi verso casa a passo
lento, lasciandosi correre intorno la città Babbana. In
verità, rifletté dopo un po', aveva una gran
voglia di infilarsi il suo pigiama e leggersi un bel libro mentre
Grattastinchi se ne stava appisolato sul suo ventre.
Arrivata a casa si tolse con i piedi le scarpe e si lasciò
cadere pesantemente sul divano, emettendo un mugolio sommesso. Il gatto
si mise seduto compostamente sul tavolinetto, iniziando a fissarla con
curiosità.
«Grattastinchi, non hai cenato da solo?»
farfugliò, sapendo già che il gatto era
abbastanza intelligente da non avventurarsi per la metropoli troppo
trafficata e troppo pericolosa.
La ragazza sospirò e tirò fuori dalla tasca
interna del cappotto, non senza difficoltà, la propria
bacchetta, l'agitò e pronunciò un incantesimo. In
cucina una scatoletta di cibo per gatti si aprì e si
versò da sola in una ciotolina rossa, posata sotto la
finestra. Il gatto sembrò sorridere soddisfatto e con la
coda ben ritta se ne andò, lasciando la sua proprietaria
ancora sul divano, intenta a togliersi il giaccone, nell'impresa quasi
impossibile di farlo senza alzarsi.
Sbuffò e lo buttò sullo schienale del divano, si
passò una mano sul viso e sospirò. Rimase
così per più o meno un'ora, rivoltandosi di tanto
in tanto, tentando di dormire almeno un po'.
Non appena riuscì a chiudere gli occhi e abbandonarsi in un
piacevole dormiveglia, sentì la lingua di Grattastinchi
leccarle le dita del braccio destro, lasciato a ciondolare di fianco.
«Grattastinchi» mugugnò un po'
infastidita, voltandosi e fissando l'animale. «Cosa hai, mh?
Non intendo darti di più, stai ingrassando» lo
sgridò.
Il gatto ricambiò l'occhiataccia e le lasciò una
lettera in mano, per poi voltarsi nuovamente, quasi con aria di stizza,
e lasciarla sola.
Hermione si mise a sedere, curiosa. Osservò la scrittura
sulla carta piuttosto pesante e ruvida e la aprì,
mordicchiandosi un labbro.
“Voglio sapere
cosa ne pensi del libro e dell'articolo.
Vediamoci alle 12
mercoledì prossimo, Trafalgar Square.
Draco”
La ragazza trattenne il fiato, posò il messaggio sul
tavolino e fissò un punto indeterminato davanti a
sé.
Draco le aveva scritto.
Draco le aveva anche “ordinato”
un appuntamento.
Hermione chiuse gli occhi e si massaggiò le tempie: cosa
avrebbe dovuto fare? Rimase alcuni minuti riflettendo se rispondere o
meno alla lettera; se sì, come? Che tono avrebbe dovuto
usare?
E poi, soprattutto, sarebbe andata o meno all'appuntamento? Si morse
più forte il labbro inferiore e sbuffò, alzandosi
di scatto.
«Oh, al diavolo. Ho fino a sabato per decidere».
In quel momento suonò la porta ed Hermione
sbiancò. Lanciò uno sguardo all'orologio e
notò che erano già le sette di sera; si chiese
chi mai potesse essere, ma dal suono prolungato del campanello
notò, con dispiacere, che si trattava di Ron.
Andò ad aprire e sospirò, prima di sorridere
naturalmente all'amico.
«Sorridi sempre agli sconosciuti che suonano alla
porta?»
Il sorriso di Hermione si trasformò in un'espressione
terrificata quando si rese conto che fuori dalla porta non si trovava
Ron Weasley, ma Malfoy.
«Io... ecco... pensavo fossi Ron».
«Weasley?» esclamò quasi orripilato,
storcendo le labbra e infilando una mano nella tasca del cappotto di
lana nera. Un doppiopetto, notò Hermione tra sé e
sé.
«Sì... suonate il campanello nello stesso modo. A
lungo... e fastidiosamente».
Calò un attimo di silenzio, la ragazza si passò
una mano tra i capelli e si rese conto che dovevano essere in una
condizione pietosa.
“Oh, al
diavolo, è Malfoy”
«Allora? Come mai sei qui? L'appuntamento...»
«Non mi hai risposto, ancora. Te l'ho inviato
stamattina!» sbuffò stizzito Draco, spostandosi
con la mano libera un ciuffo di capelli che gli era caduto sugli occhi.
«L'ho letto un'ora fa... un vero gentiluomo sarebbe comunque
andato all'appuntamento e mi avrebbe aspettato» rispose
assottigliando lo sguardo Hermione, strinse la presa sulla maniglia
della porta.
«Sei proprio un ragazzino indisponente» aggiunse,
facendo per entrare e lasciarlo fuori.
«Non sono abituato ad aspettare» disse quasi per
giustificarsi il ragazzo. Si strinse nelle spalle, come se andare a
casa di qualcuno, per ricordargli in modo irritante che non aveva
risposto a un invito inviato poche ore prima fosse una cosa
normalissima.
«Sei venuto fin qui solo per questo?»
Hermione lo squadrò per bene, prendendolo per pazzo
– insomma, era Malfoy, la cosa non era totalmente da
escludere.
«Sì... diciamo di sì»
«Diciamo?»
Draco fece un profondo respiro e si guardò intorno,
borbottando: «hai ancora un po' di whiskey? Quello di sabato
non era male...»
«Draco Malfoy, di grazia, perché sei qui? Ho un
appuntamento a momenti, e mi devo ancora preparare».
«Ah, stai per uscire?» sembrò deluso,
tolse la mano dalla tasca e iniziò a giocare con il manico
dell'ombrello. Hermione parve divertita nel vederlo così
“agitato”.
«Sì, Harry e Ginny mi hanno invitato a cena. Sai
che Neville si è fidanzato?»
Se possibile, il volto di Draco diventò ancora
più bianco di quanto già non fosse.
«E chi è la povera disgraziata? Mi devi lasciare
sulla porta o posso entrare?» disse tutto velocemente, quasi
ingarbugliandosi con la lingua.
«Con Hannah Abbott, in primo luogo. E no, devo
prepararmi»
«E tu andresti a una cena con due coppiette? A fare il...
quinto incomodo?»
«Verrà anche Ron» commentò
inacidita Hermione, facendo per chiudere la porta.
«Ho due biglietti per un concerto»
annunciò rapidamente Draco, nel tentativo di fermarla. Lei
sembrò non curarsene troppo, alzò un sopracciglio
e borbottò: «portaci Pansy, non mi
interessa».
«Un concerto di musica classica... magica» aggiunse
Malfoy, bloccando la porta con l'ombrello. Hermione si fermò
e lui, temendo troppo per il suo ombrello lo ritirò subito.
«Allora?»
«Ho un appuntamento» mugugnò a mezza
bocca lei «e sto facendo tardi».
«Digli che stai male. Su. È un concerto
imperdibile, i biglietti mi sono costati un occhio della
testa» cercò di convincerla. Sorrise, in modo non
troppo affabile, ed Hermione non seppe proprio se fidarsi.
Per quale assurdo motivo Draco Malfoy avrebbe dovuto invitarla a un
concerto. A lei. Hermione Granger. Va bene, avevano cenato insieme, le
aveva consigliato un libro. Ma era Draco Malfoy e lei era Hermione
Granger.
«Per quale motivo allora ne hai comprati due, se non avevi
nessuno con cui andare?» domandò sospettosamente
lei.
«Okay, me li hanno regalati. Mia madre... e non mi va di
andarci da solo» borbottò, abbassando lo sguardo.
Grattastinchi sgusciò tra le gambe della sua padrona e
iniziò a strusciarsi sui pantaloni di Draco, lasciando
qualche pelo di un rosso sgargiante sui pantaloni neri.
Il ragazzo non sembrò preoccuparsi troppo,
sospirò e ripeté, piuttosto scocciato:
«allora?»
«Allora ho un appuntamento. Invita... che ne so... Blaise? Lo
senti ancora?»
«No, cioè... non troppo. Senti, se sono venuto qui
è perché so che l'unica persona che conosco che
verrebbe a vedere questo concerto saresti tu»
sbuffò irritato.
«L'unica?»
«L'hai letto l'articolo, no? E mi dovresti anche un
grazie».
«Sì, l'ho letto. Hai uno strano modo di fare i
complimenti, tu».
Hermione guardò Grattastinchi, che continuava a far
ondeggiare la sua onda batuffolosa; il gatto ricambiò lo
sguardo, inchiodandola con quegli occhi gialli e penetranti.
«Allora?»
«Per Merlino, come sei petulante! Capisco perché
tua madre è così acida, l'avrai tempestata di
“allora,
allora, allora”, quando eri bambino»
«Ehi, cosa hai contro mia madre!?»
esclamò punto sul vivo Draco. Assottigliò le
labbra e la fulminò.
«Niente, tranquillo...»
Hermione prese un bel respiro e si posò contro lo stipite
della porta. Se avesse dato buca a Ginny, l'amica l'avrebbe
perseguitata negli anni avvenire... ma quel concerto la ispirava,
sicuramente più di quella cena depressiva che si prospettava
davanti.
«Okay... dammi due minuti, però»
sospirò infine, aprendo la porta e facendolo entrare.
Draco varcò la soglia quasi fosse un cavaliere che aveva
espugnato un castello, dopo giorni di assedio.
«Dovrò dirle che sto male... ci potrebbero essere
persone che conosco? O che conoscono lei?»
Il ragazzo scoppiò a ridere e si buttò sul
divano, dove salì anche Grattastinchi, che iniziò
a chiedere un po' di carezze che ricevette prontamente.
«Probabilmente il personaggio più giovane che
incontreremo era amico di Morgana. Non ti preoccupare: uscire con me,
per vedere quel concerto è una giustificazione
più che giusta. E poi non potresti dire a Potter che avevi
già un impegno di cui ti eri scordata?»
Hermione era già andata in camera a cambiarsi e si
fermò, proprio mentre apriva l'armadio.
«Oh...»
Evidentemente passare molti anni senza inventarsi scuse su scuse come
faceva a scuola aveva finito per arruginirla.
Uscì da la stanza, facendo capolino solo con la testa:
«Okay, e cosa le dico? “Scusa Ginny, avevo un
appuntamento con Draco Malfoy, e non te l'ho detto! Fantastico,
vero?”» lo guardò torva «se la
prenderà sicuramente...»
«Dille che hai comprato un biglietto e te lo avevi
scordato?»
La ragazza rimase in silenzio, valutando i pro e i contro di quella
affermazione, poi afferrò il telefono portatile appena fuori
la stanza e digitò velocemente un numero.
«E meno male che eri la strega più
brillante...»
«Taci, dire le bugie è una cosa da voi
Serpeverde» borbottò per poi zittirsi quando
risposero dall'altra parte della cornetta.
Ginny la prese stranamente bene; forse aveva promesso qualche favore al
fratello in cambio della sua presenza e così non avrebbe
dovuto obbligarlo a venire, pensò Hermione.
Riattaccò e guardò Draco che continuava a giocare
pigramente con il gatto.
«Come mi devo vestire?»
«Elegante»
Hermione storse il naso, quel tono lapidario e quello strascicare della
sua parlata la irritavano, soprattutto quando si univano.
«Elegante quanto?»
Draco si aprì il doppiopetto mostrando una bella giacca
nera, su un risvolto della quale aveva appuntato una spilla a forma di
drago d'oro grezzo, abbinata a una camicia bianca e una cravatta sui
toni del verde.
«Sei un uomo... non vale. Vi mettete una camicia e state
apposto. Mi devo mettere un vestito lungo? No, perché non ho
vestiti lunghi...» si voltò lanciando un'occhiata
disperata all'armadio.
Draco roteò gli occhi e si alzò con un gesto
lento, sbuffò e si avvicinò.
«Possibile che vai nel panico per così poco? Per
Salazar, mi sembra di vederti durante il periodo degli esami, che
giravi come una pazza per la biblioteca!»
«Mi vedevi?»
«Diciamo che era impossibile non farlo: avevi tutti i libri
che servivano, li sfogliavi come una forsennata e ripetevi sempre
sottovoce “ce la posso fare ce la posso fare ce la posso
fare”. Ho smesso di studiare lì per evitare quella
litania» commentò annoiato. Si avvicinò
all'armadio e non nascose un'espressione un po' contrariata;
toccò le stampelle appena con l'indice e il pollice e dopo
una silenziosa e attenta osservazione tirò fuori un vestito
rosso, che le porse senza troppe cerimonie.
«Sei proprio un maleducato» borbottò
scocciata lei, afferrando con stizza il vestito e spingendolo fuori
irritata.
«Un maleducato proprio» ripeté, prima di
sbattergli la porta in faccia.
Draco abbassò lo sguardo su Grattastinchi e roteò
nuovamente gli occhi. Si chiese come quel gatto riuscisse a vivere con
lei.
Quando Hermione uscì lo vide intento a sorseggiare del
wishkey che si era versato da solo e ad accarezzare il gatto, che
sembrava piuttosto soddisfatto delle attenzioni riservategli da quello
“sconosciuto”.
«Hai un gatto a casa?» gli domandò
avvicinandosi e sistemandosi meglio uno scialle sulle spalle.
«No, ad Astoria non fanno impazzire e visto che dobbiamo
mantenere il segreto non ne ho portati a casa»
spiegò tranquillamente, si alzò lasciando il
bicchierino di cristallo sul tavolino e la cosa infastidì
particolarmente la ragazza, che prendendo la bacchetta lo fece
galleggiare fino al lavandino.
«Ecco, si fa così».
Draco alzò un sopracciglio, lanciandole uno sguardo fra
l'infastidito e il compassionevole, che fece imbestialire Hermione
ancora di più.
«Dobbiamo smaterializzarci... oh, diamine, non sai dove
sta» di nuovo quello sguardo. La ragazza strinse i denti e lo
fulminò.
«Sai l'indirizzo?» gli rispose avvicinandosi a un
laptop che aprì e avviò.
«Sì, Great Russell St.»
Hermione lo guardò spalancando gli occhi e disse:
«diamine, e pensavo pure di usare Google. Non potevi dirmelo
prima che era davanti al British?»
«Al che?»
«Non ti preoccupare, è semplicemente uno dei
più importanti musei Babbani al mondo»
sbuffò lei, sistemandosi per bene il cappotto.
«Il British...» ripeté Draco tra
sé e sé, ed Hermione poté indovinare
che ci sarebbe andato, ma sarebbe morto prima di dirle di averlo fatto.
Che poi... dirle, come se lei e Malfoy avessero questo super rapporto
di amicizia.
Aveva dei biglietti in più. Stop. Non doveva pensare ad
altro.
«Allora ci vediamo davanti al cancello di quell'enorme
edificio classico».
Draco parve finalmente collegare il nome al luogo e annuì,
rimase immobile, aspettando che andasse prima lei.
Hermione lo fissò, aspettando, a sua volta, che lui facesse
la prima mossa.
«Allora?»
«Allora vai, su!» bofonchiò il ragazzo,
facendole un gesto scocciato con la mano. Hermione avrebbe giurato che
si vergognava nel farsi vedere girare come una trottola.
Sospirò, mise a fuoco nella testa la strada, con un gesto
tanto deciso quanto i tacchi le permisero iniziò a girare e
in un attimo si ritrovò con i piedi ben piantati sul
marciapiede davanti a un vecchio negozio di antiquariato, proprio di
fronte al museo.
Dopo pochi istanti vide comparire Draco, di cui si riconosceva solo la
testa dai lunghi capelli biondi. Qualcuno, sicuramente gli
organizzatori, aveva privato di luce tutti i lampioni della strada,
rendendo più facile agli invitati la smaterializzazione.
Si avvicinò in fretta e lo guardò.
«Allora, dov'è?»
Draco tirò fuori la bacchetta e i due biglietti che teneva
in un taschino interno del cappotto.
«Allegro Andante» pronunciò, scandendo
per bene sillaba per sillaba. Alle parole seguì un lieve
movimento della bacchetta e quello che a una prima occhiata sembrava un
semplice muro, si aprì davanti a loro, mostrando una
meravigliosa scala che andava verso il basso.
Sulla volta a botte che li sormontava, mentre scendevano, erano appesi
numerosi candelabri, di una bellezza raffinata.
Quando arrivarono alla fine della scalinata si fermarono. Draco
sembrava a suo agio, mentre Hermione si guardava intorno meravigliata,
spalancando gli occhi per lo stupore e la curiosità.
Un valletto, vestito di verde smeraldo, li accompagnò
davanti una porta con sopra il numero sei, la aprì ed
Hermione trattenne il fiato per la sorpresa: davanti a loro si apriva
quello che poteva essere paragonato a un Teatro dell'Opera Babbano, con
la differenza che, al posto dei caratteristici porpora e oro, che
adornavano i teatri che aveva conosciuto sulle riviste dei suoi
genitori e sui servizi alla televisione, questo era addobbato con le
tonalità più svariate.
Il soffitto ricordava quello di Hogwarts, ma questo mostrava un cielo
troppo limpido e terso per essere quello di Londra; le pareti erano
arancioni o gialle, oppure di un meraviglioso azzurro cobalto, che
sfumava verso il cielo in un blu zaffiro fino a confondersi
con la volta stellata.
Hermione cadde di peso sulla sua poltroncina, senza parole.
«È tutto così... bello» disse
in un soffio, mentre si toglieva la sciarpa e la posava sullo schienale
della poltrona, distrattamente. Draco la vide cadere,
sospirò e si alzò per raccoglierla e appenderla a
un elegante appendiabiti che volteggiava dietro di loro; le prese anche
il giaccone, che stava per cadere a sua volta, e sistemò
anche questo, sopra il suo, poi si sedette accanto a lei, studiando le
sue reazioni.
«Sei mai stata a un concerto classico magico?» le
domandò tranquillamente, accavallando le gambe lunghe e
mostrando dei calzettoni perfettamente intonati alla cravatta.
Hermione scosse la testa e ricordò il concerto rock a cui
era andata con Ron e il caldo infernale che aveva dovuto sopportare per
prendere la prima fila – perché Ron lì
voleva stare. Pensò sorridendo tra sé e
sé che si era divertita a saltare di qui e di lì,
finendo sempre per terra e rischiando di venire pestata da tutti, se
non era per Ron che la riprendeva sempre prontamente al volo.
«Credo che ti piacerà» le disse con un
sorrisetto sulle labbra, spostando lo sguardo sul palco. Si spensero le
candele e ne rimasero solo alcune che galleggiavano sopra i musicisti
che stavano pian piano entrando.
Gli strumenti erano simili a quelli che Hermione conosceva, ma ognuno
di questi aveva delle piccole particolarità – una
corda in più, una curva diversa del metallo – che
le fecero pensare che sicuramente dentro quel luogo avrebbe assistito a
uno spettacolo unico.
Nel silenzio più assoluto, in cui si potevano udire gli
esecutori prendere posto, dopo alcuni istanti di silenzio, in cui il
maestro di orchestra iniziò a scandire il tempo con una
bacchetta, esplose un boato di suoni seguito dall'immagine di un leone
che balzava direttamente verso Hermione.
Lei lanciò un grido terrorizzato, non aspettandosi un'uscita
del genere, poi sbiancò di colpo, rendendosi conto che
faceva parte del concerto. Draco stava soffocando le risate,
nascondendo la bocca dietro le mani, mentre molti spettatori avevano
alzato lo sguardo, ignorando la battuta di caccia che si stava
svolgendo per la sala, che accompagnava la musica, per capire chi
poteva essere così ingenuo da non capire che era una
semplice magia.
Hermione diede un pugno sulla spalla di Draco e lo fulminò
con lo sguardo. Il ragazzo smise di ridere, pur mantenendo sulle labbra
un sorrisino soddisfatto.
La rabbia nei confronti di Draco scemò presto; Hermione fu
troppo occupata ad applaudire strabiliata o a seguire con gli occhi e
con le orecchie quella musica e quegli incantesimi meravigliosi, che si
allungavano sugli spettatori e li avvolgevano nelle loro spire luminose
e fumose, come se fossero la musica stessa, la passione stessa dei
musicisti che si concretizzava.
Il suo volto si era aperto in un'espressione raggiante e felice, che
Draco non poté far meno di notare. Sorrise a sua volta e
scansò lo sguardo solo quando lei, quasi sentendo gli occhi
di lui addosso, non voltò la testa.
Hermione lo vide girarsi di scatto e si sentì quasi in
dovere di arrossire, quasi fosse una tassa da pagare per lo sguardo che
quel ragazzo le aveva rivolto. Vide la sua mano pendere mollemente dal
bracciolo e istintivamente gliela strinse.
Le piacque il caldo che emanava e la stretta forte con cui
ricambiò. Cercando di far meno rumore possibile
spostò la poltroncina e posò la testa sulla sua
spalla, bisbigliando: «non pensi sia bellissima?»
Ora la scena mostrava una ninfa dei boschi che si nascondeva davanti al
cacciatore. I capelli lunghi e verdi erano cosparsi di piccoli fiori
rosa.
Draco annuì senza fiatare, ancora impietrito per il gesto
coraggioso che aveva compiuto Hermione, tanto da rimanere teso e rigido
come un tronco di legno.
Lei se ne accorse, ma fece finta di nulla, continuò a
sorridere contenta e a godersi lo spettacolo, sempre tenendogli stretta
la mano.
“Sto
stringendo la mano di Draco Malfoy, dopo aver posato la testa sulla sua
spalla” pensò meravigliata “Che Morgana mi aiuti, la fine
del mondo è vicina”.
E pensò anche che iniziava a stare bene, dopo un
bel po' di tempo.
Angolo Autrice:
Ecco... sì, sono viva XD E non ho scordato questa storia! Il
finale è troppo impresso nella mia testa per abbandonarla
<.<
However, la scuola mi aveva catturata, la maturità mi ha
torturata e le vacanze mi hanno riabilitato :P però non ho
smesso di scrivere poco poco, ma sempre un po'.
Harry Potter è un fandom che mi mette sempre una certa
soggezione, non so perché, le Dramioni ancor di
più. Spero di aver scritto un capitolo che sia ben legato
con i precedenti e che, allo stesso tempo, si sia mosso un po' in
avanti, facendo capire che si sta aprendo uno spiraglio tra questi due.
Non ho molto di più da dire :) Vorrei ringraziare tutti
quelli che hanno messo tra le seguite e tra le preferite la storia ;)
Siete veramente tanti!
A presto!
Laura a.k.a. Ulissae
|