telefonate
Telefonate che cambiano la vita
Era l'una di notte del trentuno agosto, la luna piena
rischiarava il
profilo addormentato di Steven, il quale aveva di nuovo fatto tardi ad
una delle feste per promuovere il suo nuovo film. All'improvviso, la
quiete che pervadeva la stanza da letto del ragazzo venne interrotta
dallo squillo del telefono e Steven si alzò di scatto, come
se
fosse stato scottato. In un primo momento, fece fatica a capire dove si
trovava e persino a mettere a fuoco la stanza del suo attico al quinto
piano di uno dei palazzi di Los Angeles poi, finalmente, raggiunse la
cornetta e rispose. Dall'altro capo del filo, la voce squillante del
suo migliore amico lo salutò, come se non fosse veramente
così tardi e non lo avesse disturbato nel bel mezzo del
sonno.
«Ciao, Steve, sono io. Ho urgentemente bisogno di
parlarti.»
Steven, probabilmente, aveva pensato ad uno scherzo di cattivo gusto,
fatto dalla persona che più contava al mondo per lui ma,
appena
sentì il tono d'urgenza nella voce di Justin, si mise in
ascolto
e all'erta.
«Sono completamente sveglio, dimmi.»
Il suo tono non traspariva di certo la preoccupazione che invece aveva
il suo sguardo, se Justin aveva telefonato a quell'ora di notte doveva
essere successo qualcosa di molto grave, altrimenti avrebbe potuto
benissimo aspettare la mattina dopo e parlarne a colazione, visto che
la facevano insieme da circa vent'anni.
«So di averti fatto preoccupare, vista l'ora, ma voglio che
tu mi
faccia un favore, Steve. Devi tornare assieme a me ad Hartford, voglio
tornare a casa.»
La richiesta per Steven era alquanto sconcertante; ricordava bene i
giorni passati ad Hartford e non voleva assolutamente tornare indietro,
il passato doveva rimanere dietro alle sue spalle e, tornare nella
cittadina dove aveva vissuto, avrebbe significato riaprire vecchie
ferite mai del tutto scomparse.
«Stai scherzando, vero? Non posso tornare ad Hartford con te,
se
vuoi vedere la tua famiglia e portargli Maddie, puoi farlo, ma io non
vengo insieme a te.»
La sua voce stavolta non ammetteva repliche, era stato deciso molto
tempo prima che non sarebbe più tornato e discuterne adesso
era
l'ultima cosa che volesse fare, ma il suo amico aveva davvero bisogno
di una mano.
«Sai meglio di me che i miei genitori non abitano
più
là, non ho nemmeno un posto dove andare perché
loro hanno
venduto la villa e poi c'è dell'altro.»
L'ultima parte della frase era quasi stata sussurrata e Steven si era
reso conto che Justin non gli aveva ancora rivelato la
verità,
così decise di affrontare seriamente l'argomento.
«C'è dell'altro, lo sento dalla tua voce. Justin?
Mi
ascolti? Dimmi la verità, perché vuoi tornare a
casa?»
Il silenzio dall'altra parte lo scosse, non gli era mai successo di
sentirsi così sulle spine, nemmeno quando Karen aveva dovuto
decidere chi dei due fosse la sua metà. Quando, alla fine,
Justin si decise a parlare, il gelo lo avvolse in una terribile morsa.
«Sto male, Steve. Mi hanno diagnosticato un tumore ed io
voglio
morire ed essere sepolto vicino a Janet, ma tu devi promettermi che ti
prenderai cura di Maddie per conto mio.»
Le parole di Justin avevano colpito Steven in pieno petto, non aveva
mai pensato di poter perdere il suo migliore amico, colui che era quasi
più di un fratello e di sicuro il pensiero di dover crescere
la
sua figlioccia non gli aveva mai sfiorato il cervello, almeno fino a
quel momento. Non riusciva più a connettere le idee e a
trovare
una risposta sensata da dargli, così decise di
sdrammatizzare la
situazione a modo suo.
«Justin, non credo che sia una buona soluzione. Dovremmo
rimanere
qui ed io ti pagherò i migliori medici di Los Angeles,
possiamo
cercare di farti guarire, lo dobbiamo fare, soprattutto per
Maddie.»
Il ragazzo in linea scosse la testa, anche se lui non poteva vederlo.
Erano mesi che si affidava ai migliori medici della città e
tutti avevano dato lo stesso responso: solo sei mesi di vita. Ad un
certo punto si risolse a dirgli l'intera verità.
«Steve, ho già contattato tutti i migliori medici
e mi
hanno detto che ho solo sei mesi di vita, voglio viverli nella mia
città e aiutarti a prendere il mio posto di padre. Dimmi che
ci
penserai.»
Steven ebbe così il colpo di grazia e, ripensando alla sua
vita,
fece un ultimo tentativo di dissuasione verso l'amico, ormai morente.
«Sai che una volta tornati là non sarà
semplice
viverci, giusto? Non abbiamo più messo piedo da anni
là e
i nostri amici, soprattutto Karen, potrebbero esserci ostili. Sei
proprio sicuro?»
Aveva una voce supplichevole, sembrava essere lui quello che aveva
bisogno di aiuto e non Justin.
«Non è poi così tanto tempo che non
vediamo Karen, è venuta al battesimo di Maddie, ti ricordi?
Perché dici che non ci accoglieranno bene, hai per caso
fatto qualcosa di sbagliato a Karen, di nuovo?»
Ora Justin era davvero preoccupato, aveva un piano in testa,
ma se Steve si intestardiva e non lo seguiva, tutto sarebbe finito in
una bolla di sapone e le sue ultime volontà sarebbero andate
a farsi benedire.
«No, non è successo niente. Farò come
desideri, domani torneremo a casa.»
Steven aveva risposto troppo rapidamente e senza alcuna inclinazione
alla domanda, anche se sapeva di aver mentito spudoratamente. Ricordava
molto bene il giorno del battesimo di Maddie; era stato proprio allora
che si era giocato la sua ultima chance con Karen e tutto era andato
storto.
*****
Flashback - Quattro anni
prima
Era uno splendido giorno d'estate, Maddie aveva un vestitino bianco
delizioso che Janet aveva scelto apposta per lei, anche se ormai non
c'era più. Justin aveva impiegato mesi a decidersi a
battezzare la sua splendida bambina, perché il dolore per la
perdita della moglie lo aveva sfinito e Steven era sempre stato accanto
a lui, giorno e notte.
Quel giorno, tutti erano
contenti e si erano dati da fare per mantenere un buon rapporto tra
loro, senza tornare a rivangare i vecchi rancori. Perfino Karen era
venuta, visto che era stata nominata madrina ed aveva sorriso e parlato
con lui, proprio come tanto tempo prima, ma la sera era arrivata
inesorabile e con essa anche i loro vecchi modi di fare.
Steven aveva bevuto più del lecito e Karen
l'aveva riportato in hotel, lo aveva messo a letto e alla fine i due
avevano finito per fare l'amore.
La mattina dopo, Karen si era svegliata e resa conto di quello
accaduto, perciò lo aveva lasciato ancora addormentato,
senza farsi più trovare e Steven aveva deciso di dare un
taglio netto al passato.
Da quel giorno, aveva smesso di essere Steven Holmes ed era diventato
solo la grande star Steve H.
Fine Flashback
*****
Karen era diventata
sceriffo da poco meno di tre mesi, ma le sue abitudini non era cambiate
poi tanto da allora. Si alzava sempre alle sette di mattina e preparava
la colazione per sé e Doug, poi andava al lavoro. Anche
quella mattina, la routine era la stessa, solo che appena sveglia
ricevette una telefonata da parte del suo migliore amico: Colin Wilson.
Era strano dirlo a voce alta, ma il suo migliore amico era il fratello
della persona che aveva rovinato la sua vita, nonché marito
della sua migliore amica fin dai tempi del liceo: Lisa Hale.
Lei e Lisa avevano condiviso tutto, la scuola, le amicizie, i segreti
più intimi ed erano sempre inseparabili. La loro amicizia
aveva durato per anni interi e nessun ragazzo era mai riuscito a
dividerle e nemmeno ci aveva provato.
Quando il telefono squillò, Karen si precipitò a
rispondere, anche se non si aspettava la rivelazione che Colin le
avrebbe fatto.
«Ciao, Karen. Ti ho svegliato?»
Karen scosse la testa, era tipico di Colin iniziare il discorso con una
domanda così irrilevante, ma gli rispose lo stesso.
«No, sai bene che mi alzo presto per preparare la colazione.
Dimmi, avevi qualcosa di urgente da comunicarmi?»
Il tono era scherzoso, ma anche un pochino sorpreso, non capiva come
mai Colin avesse telefonato a quell'ora, soprattutto perché
lo avrebbe visto in ufficio tra mezz'ora, dunque doveva avere qualcosa
di importante da dirle.
«Senti, Karen. Io non so proprio come dirtelo, ma devo farlo.
Lisa è d'accordo con me e... Oddio come faccio. Ti prego non
prendertela con me, ma Steven ha deciso di tornare a vivere ad
Hartford.»
Il silenzio che accompagnò questa sua rivelazione convinse
Colin che Karen aveva preso una bella scossa, quindi
continuò a parlare.
«Stamattina mi ha telefonato e mi ha comunicato la notizia,
con lui tornano anche Justin e Maddie.»
Parlare non funzionava a smuovere la conversazione, visto che Karen si
era trincerata dietro un mutismo inconsueto.
«Karen, mi senti? Mi dispiace, è una notizia
inaspettata, ma credevo che tu dovessi saperlo, così puoi
prepararti meglio al suo arrivo e dovresti mettere al corrente anche
Doug.»
In quell'istante, qualcosa dentro Karen saltò come una molla
e lei decise di rispondere.
«Zitto, Colin. Non intendo dire proprio niente a Doug, mi hai
capito? Anche voi dovete rimanere zitti, me la caverò, in
fondo Steven starà qui per poco tempo, qualche settimana al
massimo e poi riprenderà il suo lavoro a Los Angeles, posso
sopravvivere a tutto questo.»
Il sospiro all'altro capo del telefono, fece innervosire ancora di
più Karen che attaccò verbalmente il ragazzo.
«Cosa c'è che non va, Colin? Dimmi la
verità, so che c'è dell'altro.»
Il ragazzo decise che era meglio darle retta e risponderle.
«Forse non hai capito proprio bene, Karen. Steven e Justin
tornano a casa, per sempre, non per due settimane.»
Karen si era irrigidita all'improvviso, la verità era
diventata alquanto difficile da sopportare, ma proprio allora Doug
comparve in cucina e lei decise di porre fine alla telefonata.
«Ti saluto, Colin. Ci vediamo tra mezz'ora in ufficio e mi
raccomando non dire niente a nessuno, ci penserò io al
momento opportuno.»
Ancora nessuno sapeva che le cose si sarebbero complicate alquanto
all'arrivo dei ragazzi nella cittadina e la vita di nessuno sarebbe
stata più quella di prima.
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