Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: saramichy    28/08/2012    1 recensioni
Steven sfugge dal suo passato e dalle ombre che si è lasciato dietro ma, una telefonata nel cuore della notte fatta dal suo migliore amico, lo costringerà a tornare dove tutto ha avuto inizio. Nella cittadina di Hatford, ritroverà la sua vecchia fiamma, Karen Gibbs, e forse anche l'amore che un tempo provava per lei.
Chiedo pietà è la mia prima storia originale e spero che vi piaccia.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
telefonate

Telefonate che cambiano la vita

telefonate


Era l'una di notte del trentuno agosto, la luna piena rischiarava il profilo addormentato di Steven, il quale aveva di nuovo fatto tardi ad una delle feste per promuovere il suo nuovo film. All'improvviso, la quiete che pervadeva la stanza da letto del ragazzo venne interrotta dallo squillo del telefono e Steven si alzò di scatto, come se fosse stato scottato. In un primo momento, fece fatica a capire dove si trovava e persino a mettere a fuoco la stanza del suo attico al quinto piano di uno dei palazzi di Los Angeles poi, finalmente, raggiunse la cornetta e rispose. Dall'altro capo del filo, la voce squillante del suo migliore amico lo salutò, come se non fosse veramente così tardi e non lo avesse disturbato nel bel mezzo del sonno.

«Ciao, Steve, sono io. Ho urgentemente bisogno di parlarti.»

Steven, probabilmente, aveva pensato ad uno scherzo di cattivo gusto, fatto dalla persona che più contava al mondo per lui ma, appena sentì il tono d'urgenza nella voce di Justin, si mise in ascolto e all'erta.

«Sono completamente sveglio, dimmi.»

Il suo tono non traspariva di certo la preoccupazione che invece aveva il suo sguardo, se Justin aveva telefonato a quell'ora di notte doveva essere successo qualcosa di molto grave, altrimenti avrebbe potuto benissimo aspettare la mattina dopo e parlarne a colazione, visto che la facevano insieme da circa vent'anni.

«So di averti fatto preoccupare, vista l'ora, ma voglio che tu mi faccia un favore, Steve. Devi tornare assieme a me ad Hartford, voglio tornare a casa.»

La richiesta per Steven era alquanto sconcertante; ricordava bene i giorni passati ad Hartford e non voleva assolutamente tornare indietro, il passato doveva rimanere dietro alle sue spalle e, tornare nella cittadina dove aveva vissuto, avrebbe significato riaprire vecchie ferite mai del tutto scomparse.

«Stai scherzando, vero? Non posso tornare ad Hartford con te, se vuoi vedere la tua famiglia e portargli Maddie, puoi farlo, ma io non vengo insieme a te.»

La sua voce stavolta non ammetteva repliche, era stato deciso molto tempo prima che non sarebbe più tornato e discuterne adesso era l'ultima cosa che volesse fare, ma il suo amico aveva davvero bisogno di una mano.

«Sai meglio di me che i miei genitori non abitano più là, non ho nemmeno un posto dove andare perché loro hanno venduto la villa e poi c'è dell'altro.»

L'ultima parte della frase era quasi stata sussurrata e Steven si era reso conto che Justin non gli aveva ancora rivelato la verità, così decise di affrontare seriamente l'argomento.

«C'è dell'altro, lo sento dalla tua voce. Justin? Mi ascolti? Dimmi la verità, perché vuoi tornare a casa?»

Il silenzio dall'altra parte lo scosse, non gli era mai successo di sentirsi così sulle spine, nemmeno quando Karen aveva dovuto decidere chi dei due fosse la sua metà. Quando, alla fine, Justin si decise a parlare, il gelo lo avvolse in una terribile morsa.

«Sto male, Steve. Mi hanno diagnosticato un tumore ed io voglio morire ed essere sepolto vicino a Janet, ma tu devi promettermi che ti prenderai cura di Maddie per conto mio.»

Le parole di Justin avevano colpito Steven in pieno petto, non aveva mai pensato di poter perdere il suo migliore amico, colui che era quasi più di un fratello e di sicuro il pensiero di dover crescere la sua figlioccia non gli aveva mai sfiorato il cervello, almeno fino a quel momento. Non riusciva più a connettere le idee e a trovare una risposta sensata da dargli, così decise di sdrammatizzare la situazione a modo suo.

«Justin, non credo che sia una buona soluzione. Dovremmo rimanere qui ed io ti pagherò i migliori medici di Los Angeles, possiamo cercare di farti guarire, lo dobbiamo fare, soprattutto per Maddie.»

Il ragazzo in linea scosse la testa, anche se lui non poteva vederlo. Erano mesi che si affidava ai migliori medici della città e tutti avevano dato lo stesso responso: solo sei mesi di vita. Ad un certo punto si risolse a dirgli l'intera verità.

«Steve, ho già contattato tutti i migliori medici e mi hanno detto che ho solo sei mesi di vita, voglio viverli nella mia città e aiutarti a prendere il mio posto di padre. Dimmi che ci penserai.»

Steven ebbe così il colpo di grazia e, ripensando alla sua vita, fece un ultimo tentativo di dissuasione verso l'amico, ormai morente.

«Sai che una volta tornati là non sarà semplice viverci, giusto? Non abbiamo più messo piedo da anni là e i nostri amici, soprattutto Karen, potrebbero esserci ostili. Sei proprio sicuro?»

Aveva una voce supplichevole, sembrava essere lui quello che aveva bisogno di aiuto e non Justin.

«Non è poi così tanto tempo che non vediamo Karen, è venuta al battesimo di Maddie, ti ricordi? Perché dici che non ci accoglieranno bene, hai per caso fatto qualcosa di sbagliato a Karen, di nuovo?»

Ora Justin era davvero preoccupato, aveva un piano in testa, ma se Steve si intestardiva e non lo seguiva, tutto sarebbe finito in una bolla di sapone e le sue ultime volontà sarebbero andate a farsi benedire.

«No, non è successo niente. Farò come desideri, domani torneremo a casa.»

Steven aveva risposto troppo rapidamente e senza alcuna inclinazione alla domanda, anche se sapeva di aver mentito spudoratamente. Ricordava molto bene il giorno del battesimo di Maddie; era stato proprio allora che si era giocato la sua ultima chance con Karen e tutto era andato storto.

*****

Flashback - Quattro anni prima

Era uno splendido giorno d'estate, Maddie aveva un vestitino bianco delizioso che Janet aveva scelto apposta per lei, anche se ormai non c'era più. Justin aveva impiegato mesi a decidersi a battezzare la sua splendida bambina, perché il dolore per la perdita della moglie lo aveva sfinito e Steven era sempre stato accanto a lui, giorno e notte.

Quel giorno, tutti erano contenti e si erano dati da fare per mantenere un buon rapporto tra loro, senza tornare a rivangare i vecchi rancori. Perfino Karen era venuta, visto che era stata nominata madrina ed aveva sorriso e parlato con lui, proprio come tanto tempo prima, ma la sera era arrivata inesorabile e con essa anche i loro vecchi modi di fare.

Steven
aveva bevuto più del lecito e Karen l'aveva riportato in hotel, lo aveva messo a letto e alla fine i due avevano finito per fare l'amore.

La mattina dopo, Karen si era svegliata e resa conto di quello accaduto, perciò lo aveva lasciato ancora addormentato, senza farsi più trovare e Steven aveva deciso di dare un taglio netto al passato.

Da quel giorno, aveva smesso di essere Steven Holmes ed era diventato solo la grande star Steve H.

Fine Flashback

*****

Karen era diventata sceriffo da poco meno di tre mesi, ma le sue abitudini non era cambiate poi tanto da allora. Si alzava sempre alle sette di mattina e preparava la colazione per sé e Doug, poi andava al lavoro. Anche quella mattina, la routine era la stessa, solo che appena sveglia ricevette una telefonata da parte del suo migliore amico: Colin Wilson.

Era strano dirlo a voce alta, ma il suo migliore amico era il fratello della persona che aveva rovinato la sua vita, nonché marito della sua migliore amica fin dai tempi del liceo: Lisa Hale.

Lei e Lisa avevano condiviso tutto, la scuola, le amicizie, i segreti più intimi ed erano sempre inseparabili. La loro amicizia aveva durato per anni interi e nessun ragazzo era mai riuscito a dividerle e nemmeno ci aveva provato.

Quando il telefono squillò, Karen si precipitò a rispondere, anche se non si aspettava la rivelazione che Colin le avrebbe fatto.

«Ciao, Karen. Ti ho svegliato?»

Karen scosse la testa, era tipico di Colin iniziare il discorso con una domanda così irrilevante, ma gli rispose lo stesso.

«No, sai bene che mi alzo presto per preparare la colazione. Dimmi, avevi qualcosa di urgente da comunicarmi?»

Il tono era scherzoso, ma anche un pochino sorpreso, non capiva come mai Colin avesse telefonato a quell'ora, soprattutto perché lo avrebbe visto in ufficio tra mezz'ora, dunque doveva avere qualcosa di importante da dirle.

«Senti, Karen. Io non so proprio come dirtelo, ma devo farlo. Lisa è d'accordo con me e... Oddio come faccio. Ti prego non prendertela con me, ma Steven ha deciso di tornare a vivere ad Hartford.»

Il silenzio che accompagnò questa sua rivelazione convinse Colin che Karen aveva preso una bella scossa, quindi continuò a parlare.

«Stamattina mi ha telefonato e mi ha comunicato la notizia, con lui tornano anche Justin e Maddie.»

Parlare non funzionava a smuovere la conversazione, visto che Karen si era trincerata dietro un mutismo inconsueto.

«Karen, mi senti? Mi dispiace, è una notizia inaspettata, ma credevo che tu dovessi saperlo, così puoi prepararti meglio al suo arrivo e dovresti mettere al corrente anche Doug.»

In quell'istante, qualcosa dentro Karen saltò come una molla e lei decise di rispondere.

«Zitto, Colin. Non intendo dire proprio niente a Doug, mi hai capito? Anche voi dovete rimanere zitti, me la caverò, in fondo Steven starà qui per poco tempo, qualche settimana al massimo e poi riprenderà il suo lavoro a Los Angeles, posso sopravvivere a tutto questo.»

Il sospiro all'altro capo del telefono, fece innervosire ancora di più Karen che attaccò verbalmente il ragazzo.

«Cosa c'è che non va, Colin? Dimmi la verità, so che c'è dell'altro.»

Il ragazzo decise che era meglio darle retta e risponderle.

«Forse non hai capito proprio bene, Karen. Steven e Justin tornano a casa, per sempre, non per due settimane.»

Karen si era irrigidita all'improvviso, la verità era diventata alquanto difficile da sopportare, ma proprio allora Doug comparve in cucina e lei decise di porre fine alla telefonata.

«Ti saluto, Colin. Ci vediamo tra mezz'ora in ufficio e mi raccomando non dire niente a nessuno, ci penserò io al momento opportuno.»

Ancora nessuno sapeva che le cose si sarebbero complicate alquanto all'arrivo dei ragazzi nella cittadina e la vita di nessuno sarebbe stata più quella di prima.

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: saramichy