TIC. TAC.
Le lancette
dell’orologio azzurro della cucina segnavano le quattro del
pomeriggio.
Una fitta
pioggerellina rigava le finestre del palazzo conosciuto per avere una
terrazzina con alberi di limoni popolata da corvi.
L’appartamento
dell’ultimo piano, quel pomeriggio, era stranamente
silenzioso.
La cupa
armonia di quel giorno grigio d’autunno sembrava
rispecchiarsi nell’animo dei
cinque coinquilini.
Il
televisore trasmetteva uno di quei banali programmi di cucina
occidentali che
solitamente erano seguiti dalle anziane sole o dalle coppiette annoiate.
Ma, in
quell’appartamento dell’ultimo piano, andava a
vuoto.
Taeyang,
sdraiato sul divano davanti a quella scatola elettronica, era ormai
caduto da
quasi mezz’ora in un sonno profondo.
La moca del
caffè fischiò più volte, ma nessuno
potè evitare che il liquido amaro
fuoriuscisse.
Nella stanza
che dava alla strada infangata, Daesung osservava Ji Yong piegato sulla
scrivania, intento a comporre il loro nuovo singolo.
Una canzone
d’amore, aveva detto.
Una canzone
d’amore dove i due amanti avrebbero trovato, finalmente, il
loro lieto fine.
Finalmente,
dopo un periodo di interminabile lontananza.
Il movimento
della mano di Ji Yong ricordava a Daesung il dolce cullare delle onde
del mare.
Poteva
sentire la brezza sul suo viso e l’aria salmastra che tanto
gli piaceva.
La sabbia
sotto i piedi era fresca e liscia.
Forse, dopo
aver terminato il tour, si sarebbero potuti concedere una vacanza.
Ji Yong sorrideva; sorrideva come
non
era stato capace di fare per tanto tempo, e forse Daesung
l’aveva notato.
Avrebbe
voluto salire in cima alla torre più alta della
città, e gridare il suo amore
per SeungRi.
E SeungRi,
dalla piccola finestra del palazzo con una terrazzina con alberi di
limoni
popolata da corvi, gli avrebbe risposto.
Ma qualcosa,
gli impediva di andare a cercare quella torre alta; Ji Yong aveva paura.
Paura che se
avesse parlato ad altri dei suoi sentimenti, questi sarebbero svaniti
come la
neve ai primi raggi di sole primaverile.
Aveva
assaggiato il dolce nettare dell’amore, e non sarebbe stato
capace di
rinunciarvi.
Trovò
rifugio nella musica: tradusse l’ondata di emozioni che lo
avevano da poco
travolto in parole, parole che avrebbero raccontato la storia di due
innamorati
lontani, ma tenaci, capaci di resistere alle mille sfumature del tempo.
E sorrideva
pensando a quelle labbra rosse, a quella pelle di seta, e alle
impercettibili
vibrazioni di essa.
Avrebbe
voluto correre da SeungRi, abbracciarlo, toccarlo ancora, ma no, non
poteva.
Non sapevo
per quanto tempo sarebbero riusciti a nascondere un tale affaire,
ma questo non lo preoccupava molto; si fidava degli altri
tre compagni, avevano condiviso con loro anni di fatiche e successi, e
sicuramente non li avrebbero abbandonati ora.
E intanto
sorrideva.
SeungRi uscì
dalla doccia con non poco sforzo.
Solo un
bagno caldo era riuscito a calmare i fremiti del suo corpo, ancora
sensibile al
tocco di Ji Yong.
Il suo
respiro si era appena fatto regolare, e il marmo freddo del pavimento
lo riportò
alla realtà.
No, non era
un sogno.
Da tempo
aveva notatogli sguardi carichi di tristezza di Ji Yong e, una mattina,
lo
aveva sorpreso in camera sua, ma non aveva detto nulla.
Non poteva
certo immaginare quanto quel ragazzo aveva sofferto.
Ancora
immerso nel vapore afrodisiaco della stanza, cercò di
afferrare l’asciugamano.
Quando vide
una mano emergere dall’ombra per porgerglielo, il suo cuore
sussultò.
“Ah, Seung
Hyun, sei tu..”
Seung Hyun
era appoggiato con la schiena alla porta del piccolo bagno, i capelli
in
disordine e le braccia conserte.
“Hai bisogno
di qualcosa?” gli chiese, coprendosi l’inguine con
il morbido pezzo di stoffa
bianca, ma non ricevette risposta.
SeungRi
iniziava a sentirsi a disagio; gli occhi dell’altro non lo
lasciavano un istante.
Il più
giovane tentò di ignorarlo, ma quando tentò di
uscire, Seung Hyun gli bloccò la
strada con un braccio, e chiuse a chiave l’uscio.
“Che ti
prende, Sung-“
Seung Hyun
rapidamente capovolse le loro posizioni, e SeungRi si
ritrovò egli stesso con
le spalle all’uscita.
Iniziava a
mancargli il respiro.
“Cosa ti ha
fatto quello?”
Lo sguardo
di Seung Hyun era iniettato di sangue.
Il maknae
era impietrito; fissava l’altro, ma non trovava la forza per
reagire.
“Dimmelo
SeungRi, cazzo, ti ha toccato? Dimmelo, per l’amor del
cielo!”
“T-Tutto
questo non ha niente a che fare con te, Seung Hyun”
Finalmente,
dopo alcuni interminabili secondi, SeungRi riuscì ad
affrontare lo shock
iniziale, ed a controbattere alle irruenti parole dell’amico.
Amico? No, da tempo Seung Hyun non
era
più un amico per lui.
Una sera,
durante il tour estivo, sotto un tetto di brillanti stelle, forse la
notte di
San Lorenzo, gli aveva confessato si essersi innamorato di lui, ma
SungRi
l’aveva rifiutato.
Da allora si
erano evitati; o meglio, SeungRi fingeva che non fosse successo nulla,
eppure
sulle sue spalle gravava un forte senso di oppressione costante.
Seung Hyun
lo seguiva in ogni suo movimento, badando di tenersi lontano, per far
capire a
SeungRi di non aver ancora risolto la spinosa questione.
Un’ombra;
un’ombra sottile, percepibile
sono da lui, questo desiderava Seung Hyun.
“SeungRi, vi
ho visti, prima, nella terrazzina. Cosa voleva da te, eh?”
Era appena stato catturato
dall’ombra.
“Come ti ho
appena detto, questa faccenda non ti riguarda minimante. I miei
sentimenti per
te non sono cambiati, in questi mesi. Sei un amico, nulla di
più. Non potrò mai
amarti”
SeungRi vide
il volto dell’altro sbiancare leggermente, per poi contrarsi
in una smorfia di
acceso odio; l’aveva afferrato per un braccio, poco prima, e
quella forte presa
non accennava a diminuire.
Era forte,
Seung Hyun, più forte di quanto si fosse mai immaginato.
“SeungRi,
potrai non amarmi mai, ma non ti
permetterò di andare da lui!”
Seung Hyun
stringeva ora il gracile collo di SeungRi
nella morsa della sua mano destra, e, solo quando alcuni
lividi scuri
iniziarono a comparirgli sotto il mento, lo lasciò.
SeungRi
cadde a terra, quasi esanime e non si accorse che l’altro
aveva aperto la porta
e se n’era andato, lasciandolo lì, solo e nudo,
riverso sul pavimento.
Gli doleva tremendamente
la testa, e, d’un tratto, non distinse più i suoni
provenienti dall’esterno.
Bianco.
Il mondo si
era mutato in una vasta distesa di colore bianco.
Taeyang
sentì l’uscio di casa sbattere violentemente, e si
svegliò di soprassalto.
Alla televisione
continuavano insistentemente a trasmettere quel noioso programma di
cucina, e
nessuno si sarebbe alzato per vedere da dove proveniva
quell’odore di caffè
bruciato.
Il rumore
sordo proveniente dall’atrio scosse anche Ji Yong.
Desung,
accovacciato sul letto, si limitò a voltarsi di lato.
Il ragazzo
biondo uscì dalla stanza, ma non vide nulla di strano; solo,
il grave silenzio
che era piombato tra quelle quattro pallide mura era angosciante.
Sentiva che
era accaduto qualcosa.
Con la coda
dell’occhio vide una leggera luce filtrare dalla porta
semiaperta del bagno,
nella penombra; la luce era fioca, e pallida.
Tentò di
entrare, ma qualcosa glielo impedì, forse un oggetto caduto
dal disordinato
armadietto di Taeyang.
Accese la
luce e, quando vide quel raccapricciante spettacolo, si
sentì mancare.
SeungRi era
steso a terra, accartocciato su se stesso come una larva appena nata;
delle
piccole macchie di sangue si mischiavano all’acqua
fuoriuscita dalla doccia.
Ansimava,
SengRi, e blaterava parole incomprensibile all’orecchio
umano; delle chiazze
violacee sporcavano il suo bel corpo all’altezza del collo e
dell’avambraccio
sinistro.
Ji Yong
deglutì.
Si
inginocchiò accanto all’amato, dimenticando le
lacerazioni alle ginocchia, e gli
prese delicatamente il volto tra le mani.
Gli occhi di
SeungRi erano aperti, e quando incontrarono quelli del suo compagno, si
distesero sensibilmente, pur mantenendo un’espressione si
latente paura.
“SeungRi..oh,
dei..che ti è successo..cosa ti hanno fatto?”
Ji Yong
abbassò la voce, in modo che gli altri non entrassero e
vedessero quella triste
scena.
Accarezzandogli
il braccio ferito, si impose di non piangere.
Si sfilò la
maglietta e aiutò SeungRi, ancora semi-incosciente, a
rivestirsi.
Tossiva
sommensamente, e non riusciva a reggersi in piedi.
Preso da un
improvviso impeto di rabbia e dolore, Ji Yong se lo caricò
sulle spalle, e per
quanto potesse pesare, per nulla in quel maledetto mondo lo avrebbe
lasciato
cadere.
Raggiunsero
la stanza di SeungRi, posta a sinistra di quella di Daesung e Ji Yong;
di
Taeyang e Seung Hyun non vi era traccia.
Ji Yong
spostò con un unico gesto coperte e vestiti, e
adagiò gentilmente l’altro sul
letto.
Andò in
cucina per prendere del ghiaccio, e quando vide il caffè
sparso a terra non si
fermò a pulire.
La pioggia
era cessata.
SeungRi si
riprese un poco solo un’ora dopo.
Ji Yong era
rimasto al suo fianco tutto il tempo, tamponandogli la fronte con un
panno
bagnato e ascoltando i lamenti provenienti dal suo inconscio,
asciugandogli le
lacrime dopo ogni incubo.
“Ji Yong..”
“SeungRi!
Riesci a parlare?”
“Credo di
sì…mi fa molto male la gola..”
Si toccò i
segni violacei sul collo, e si riproposero ai suoi occhi quei pochi,
orribili
minuti nel bagno.
“SeungRi…chi
ti ha fatto tutto questo?”
La domanda
diretta sorprese SeungRi, che prontamente si voltò in
un’altra direzione.
“SEUNGRI!
Ascoltami, per una volta. Devo sapere chi ti ha ridotto in quel
modo!”
Ji Yong si
era alzato in piedi, e camminava avanti e indietro percorrendo la
stretta
stanza da un lato all’altro.
“Taeyang? E’
stato lui, piccolo bastardo… Lo farò a
pezzi… O forse Daesung? No, impossibile,
era con me.. possibile che..”
“Seung Hyun”
Ji Yong si
fermò, dando le spalle a SeungRi.
“Seung Hyun.
E’ stato lui”
Si voltò
verso il ragazzo biondo, ma non riusciva a vederlo in volto; vide
però i le
nocche delle sue mani diventare bianche, contratte in una poderosa
stretta.
SeungRi
percepiva la carica di sentimenti contrastanti a cui stava andando
incontro Ji
Yong; Seung Hyun era sempre stato il suo migliore amico.
Ma sapeva
che neanche per il suo migliore amico, questa
volta, avrebbe avuto pietà.
“Ji Yong,
parlami..”
“Ji Yong,
parlami..”
Ji Yong
sentì a malapena quelle tre
parole quasi sussurrate; suonavano
come quelle
preghiere recitate dai marinai nelle notti di tempesta.
Venivano
pronunciate al vento, e così il vento le trascinava con se.
Si guardò le
mani. Cosa avrebbero potuto fare, quelle mani?
Avrebbero
punito il colpevole di quell’atto infame.
Cosa si
nascondeva dunque dietro la maschera impassibile quale era il volto di
Seung
Hyun?
Ji Yong si
chiese da quanto tempo veniva ingannato.
Si era
lasciato trasportare dal suo sorriso amichevole e dal falso cameratismo
di quel
gigante dalla battuta pronta.
Come aveva
potuto essere così ingenuo?
Si convinse
di essersi fatto distrarre da SeungRi; non trovava altra spiegazioni.
Si avvicinò
alla finestra, gli occhi attenti a captare il minimo movimento intorno
alla
strada; era buia, il sole era in procinto di tramontare.
I vetri,
leggermente appannati e ancora rigati dalla precedente pioggia,
offrivano una
vista spettacolare: sembrava che quella sfera incandescente piangesse;
e
piangeva perché poteva immedesimarsi in Ji Yong, e sentirsi
tradita due volte.
Tradita
dalla bestia che non aveva rivelato la sua reale natura, e dalla preda
che l’aveva
protetta.
Ji Yong con
un pugnò ruppe la finestra, e migliaia di frammenti
trasparenti si sparsero sul
pavimento e fuori, sul davanzale.
A quell’ennesimo
rumore, Deasung e Taeyang accorsero nella camera, esasperati.
“Ji Yong?!
Si può sapere cosa stai combinando? Perché hai
rotto la finestra?”
Taeyang
prese per le spalle il ragazzo biondo e lo prese per le spalle,
scuotendolo.
“Hai forse
fumato? Non riesco proprio a capirti”
“Fermati,
Taeyang!”
Daesung si
era intanto seduto sul letto accanto a SeungRi, notando le sue ferite.
“Credo ci
dobbiate delle spiegazioni”
Calmo e
pacato, Daesung sapeva come gestire queste situazioni; ma, questa
volta, neanche
lui sarebbe stato preparato ad affrontare il racconto del maknae.
Passarono
dieci minuti, o forse molto di più; il buio era calato sulla
città,e di nuovo l’appartamento
del terzo piano era immerso in un silenzio innaturale.
Daesung
sedeva ancora vicino a SeungRi, accarezzandogli le gambe; Taeyang, in
piedi
appoggiato alla parete piena di poster, non aveva aperto bocca per
tutto il
tempo.
Ji Yong era
abbandonato a terra, con le gambe malconce circondate dalle braccia.
Si sarebbe
detta la scena di un quadro, una di quelle tele del periodo romantico
collezionate in ville lussuose.
Non era
riuscito a trattenere le lacrime stavolta.
Più SeungRi
proseguiva con quel triste racconto di violenze, più lui
sentiva qualcosa
scavare nelle sue viscere, e un vuoto incolmabile formarsi nella sua
mente.
Tutto
il
mondo è un teatro e tutti gli uomini e le donne non sono che
attori: essi hanno
le loro uscite e le loro entrate; e una stessa persona, nella sua vita,
rappresenta diverse parti...* Ma quale autore
sarebbe mai stato in grado di scrivere un copione così
imprevedibile e inaspettato?
“Dobbiamo
trovare Seung Hyun”
La
voce calda di Taeyang
ruppe il gelo tra loro.
“E
poi?”
Daesung
pose l’unica domanda a cui nessuno
voleva rispondere.
SeungRi
e Ji Yong incrociarono i loro
sguardi, e entrambi rivelavano una profonda,inconsolabile tristezza.
“Poi…si
dovrà scegliere”
Allo
spuntare della luna i quattro uscirono
dalla palazzina.
Le
luci lungo le strade erano a malapena sufficienti,
e i gatti miagolavano affamati intorno al quartiere.
Lo
cercavano, ma nessuno voleva pronunciare
il suo nome; ma non dovettero andare lontano.
Seung
Hyun se ne stava seduto su una
panchina vicino alla fermata dell’autobus numero 52, a pochi
metri dalla loro
abitazione.
Teneva
la testa bassa, e fumava una
sigaretta; per terra giacevano decine di mozziconi di sigaretta.
“Vado
a parlargli”
“No
SeungRi, andrò io”
Ji
Yong avanzò di qualche passo,
lasciandosi gli altri tre compagni alle spalle.
Toccava
a lui, lo sapeva; era la sua
battaglia, doveva affrontare una delle sue paure.
Ma
per SeungRi avrebbe fatto qualunque
cosa, anche abbandonare il suo migliore amico.
Seung
Hyun sentì dei passi, e voltandosi
verso destra vide una piccola figura avvicinarsi.
Quando
la luce notturna gli illuminò il
viso, riconobbe Ji Yong.
Si
alzò in piedi, di scatto, e l’ennesima
sigaretta gli scivolò dalle mani.
Deglutì
Seung Hyun, ma la sua gola era
secca; quella silohutte quasi
indistinta
che si avvicinava a lui gli ricordava gli spiriti che vagavano per la
notte in
cerca di pace, ma raramente la trovavano.
Dal
suo sguardo gelido intuì che doveva
aver scoperto quello che era accaduto tra lui e SeungRi.
“Ji
Yong, ascolta, mi dispiace, non volevo
fare nulla a SeungRi. Mi conosci, non farei del male ad una mosca. Ero
solo sorpreso
di avervi visto insieme nella terrazzina, e-“
Seung
Hyun non fece in tempo a finire la
frase che Ji Yong gli assestò un un pugno allo stomaco, che
rinchiudeva in se
tutta la delusione e il disprezzo accumulati per lui in poche ore.
Seung
Hyun si piegò a terra, proteggendosi
con le lunghe braccia.
Tossì,
e insieme alla saliva vide qualche
goccia di sangue.
“Bastardo”
Un
colpo al fianco sinistro lo fece
boccheggiare nuovamente.
“J-Ji..”
“Alzati,
razza di codardo!”
Ji
Jong prese Seung Hyun per il colletto
della felpa, e sbattendolo addosso alla cabina della fermata.
Il
dolore lancinante alla nuca fece temere
a Seung Hyun di perdere i sensi.
“Guardami
negli occhi, Seung Hyun.
Guardami. Ti rendi conto di quello che hai fatto? Hai rovinato tutto.
La nostra
vita, la nostra carriera, la nostra amicizia. Non potrò mai
più fidarmi di te,
lo sai questo? Ti mostri puro e innocente agli altri, ma dentro sei
marcio, e
nero come la pece. La tua gelosia non è stata fermata dalle
barriere del buon
senso; non hai saputo accettare quel no di SeungRi, e per questo hai
deciso di
perseguitarlo. Hai idea di come si senta ora? E di come mi sento io? Mi hai tradito, Seung Hyun, non hai
saputo controllare il tuo desiderio per una persona che non potrai mai
avere, e
questo, questo è ciò che meriti!”
Ji
Yong mollò bruscamente la presa su Seung
Hyun che finì nuovamente a terra; il braccio sinistro forse
era rotto.
“Ora
te ne andrai, lontano da tutti, e
soprattutto lontano da SeungRi. Se ti azzarderai a toccarlo, o
solamente
cercarlo un altro volta, ti trascinerò in tribunale con la
forza, se
necessario, e ne risponderai alla giustizia”
Il
ragazzo biondo lo continuava a fissare dall’alto.
Silenzio.
Vorrei
non
averti mai conosciuto.
Ji
Yong sembrò volersi voltare, e
andarsene, ma non appena Seung Hyun riuscì debolmente a
rialzarsi, si gettò
nuovamente contro di lui, spingendolo indietro; Seung Hyun, sentendo
mancare
sotto i piedi l’appoggio del marciapiede, cadde in mezzo alla
strada.
Fu
un lampo.
Ji
Yong non aveva visto la macchina arrivare,
ne l’autista si era minimamente accorto delle due figure al
lato della strada.
La
macchina, un vecchio modello anni ’90 dal
colore rosso vermiglio, non potè evitare Seung Hyun, che non
fece in tempo ad
alzarsi.
Un
rumore sordo raggiunse Daesung, Taeyang
e SeungRi, che ancora di trovavano a qualche metro dalla fermata
dall’autobus
numero 52.
Dei
fari abbaglianti, il grido rotto di Ji
Yong; ma nessun gatto ora, miagolava più.
Il
mondo si era fermato, il vento aveva
smesso di soffiare, e le persone di respirare.
Ma
il rivolo di sangue che sgorgava copioso
dalla nuca di Seung Hyun, quello no, non voleva seguire le regole del
mondo.
In
pochi minuti, una piccola folla si era
radunata intorno al corpo esanime di Seung Hyun, e la polizia aveva
portato via
il conducente della macchina.
Le
sirene dell’ambulanza risuonavano
lontane, e la giornalista della televisione locale cercava di
raggiungere
quelle quattro sagome inginocchiate intorno al corpo.
Daesung
si guardava intorno, ma non vedeva
nulla; le lacrime gli offuscavano la vista, i singhiozzi non gli
permettevano
di parlare.
Taeyang
aveva abbracciato SeungRi, comprendo
gli il volto, impedendogli di guardare.
Ji
Yong, incurante del liquido rossastro
che gli macchia i vestiti, aveva appoggiato la testa di Seung Hyun
sulle sue ginocchia.
L’espressione
di Seung Hyun era serena,
sotto la liquida maschera scarlatta.
Ji
Yong si chiese se fosse riuscito
finalmente a liberarsi dai fantasmi della sua anima.
Appoggiò
un orecchio, delicatamente, al suo
petto.
Ma
non sentì nessun battito.
Arrivò
l’ambulanza, ma Ji Yong non accennò
a volersi muovere.
Tutto
l’odio che provava per il compagno
ora si era trasformato in un rimorso che gli serrava le viscere.
In
un impeto di collera, non era riuscito a
trattenersi, e, ora, non gli restava che piangere.
Piangere
per l’unico vero amico che era
riuscito a conquistare nella sua vita, e che, per sfortuna o per
destino, si
era trasformato in un nemico.
L’amore,
sincero per uno, travolgente per l’altro,
li aveva portati in una galleria profonda e tetra, di cui non avevano
scorto la
fine.
L’orrore
è reale, la vita umana un sentiero
ombroso di cui non si conoscono i pericoli, e raramente gli dei aiutano
chi vi
si perde.
Urlò
Ji Yong, urlò tutto il suo dolore contro
il cielo notturno, ma le nuvole fitte gli impedirono di raggiungerlo.
E,intanto,
ricominciava a piovere.
-Angolo
Me-
Il
finale di questa storia mi procurerà gli
incubi per un mese, ne sono certa.
*Questa
frase è tratta da Come vi piace
di William Shakespeare.
Spero
che non siate rimasti delusi, Arigatou!
Scusate,
ma ora devo scappare a scuola
guida çAç
Non
imparerò mai a guidare.
*FACEPALM
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