La
pioggia continuava a cadere inarrestabile, fine e fredda, ero in
braccio a Bryan, lui correva, ed io avevo chiuso gli occhi, sentivo
solo l'aria gelida sul mio corpo e le gocce bagnate sul mio viso e
sulla mia tunica.
Avevo
freddo e tremavo Bryan mi stringeva sempre più forte al suo
petto
per riscaldarmi.
Mia
madre non era più ricomparsa nella mia mente e la sua voce
non si
era più fatta sentire, mi angosciava non sentirla
più, la cosa che
però mi angosciava ancora di più era
perché solo mia madre
riusciva a comunicare con me? Mio padre, mia sorella che fine avevano
fatto? Non potevano certo far parte del Regno del male, erano troppo
buoni, allora perché non mi parlavano?
La
pioggia aumentò, ero completamente bagnata, i denti
battevano forti,
avevo bisogno di una coperta e di una tazza di tè caldo, con
le
braccia proteggevo il mio ventre, forse anche il mio bimbo aveva
freddo.
-Bryan
ho bisogno di una coperta, sto congelando- cercai di parlare
più
forte che potevo, ma in realtà il mio tono era stanco e
flebile.
-Coperta-
disse Bryan, e un plaid caldo mi avvolse, mi rilassai sotto la
coperta, chiusi gli occhi nel vano tentativo di dormire, ma non ci
riuscivo, troppi pensieri, troppe paure, troppo di tutto, avevo un
sovraccarico di emozioni.
-Bryan
tu sai dove stiamo andando e cosa stiamo cercando?- la domanda si
formulò da se nella mia mente e quasi non mi accorsi di
averla
pronunciata.
-No,
io mi fido di Paride- fu l'unica risposta che riuscii ad ottenere.
La
pioggia aumentò ancora, secchiate d'acqua venivano
giù dal cielo,
di questo passo la strada si sarebbe trasformata presto in un fiume,
avevo gli occhi ancora chiusi, ma la vista non serviva per
accorgersene, bastava sentire il rumore forte delle gocce che
cadevano sul terreno.
Ormai
neanche quella coperta riusciva a tenermi calda e asciutta.
-Bryan-
sentii la voce di Paride carica di preoccupazione e paura.
-Lo
so- avevo saltato alcune battute del loro discorso, riuscivo a
sentire solo la pioggia che scrosciava violentemente, sentivo solo
l'umidità che mi penetrava fino nella ossa, la
sensibilità tattile
delle mani e dei piedi mi stava abbandonando.
Tentai
di parlare -Bryan...- riuscii solo a biascicare il suo nome.
-Giada,
adesso ti portiamo al caldo- la sua voce sembrava amplificata, provai
ad aprire gli occhi, ma ero troppo debole.
-Paride
ora come facciamo?- un'altra frase sconnessa arrivò alle mie
orecchie.
-Dobbiamo
resistere- a cosa dovevamo resistere? Alla pioggia? Maledizione era
solo acqua, cosa stava succedendo, stavo sognando, perché
ero ancora
bagnata? Ero confusa, avevo paura.
-Bryan...
ho freddo...- cercai di dire ad alta voce, doveva portarmi via da
quella strada, da quell'acqua.
-Lo
so, Giada, ma non posso fare niente- era un Angelo lui poteva fare
tutto.
-Ho
bisogno di te- questa fu l'ultima frase sensata che pronunciai, poi
non capii più niente, ero solo bagnata, avevo solo freddo e
avevo
tanto, ma tanto sonno, mi abbandonai tra le braccia di Bryan sfinita.
Finalmente
sentivo l'aria tiepida sulla mia pelle, la mia tunica era ancora
umida, la sentivo appiccicata sul mio corpo che si stava asciugando
lentamente, qualcuno mi accarezzava il viso, la sua mano era asciutta
e rassicurante, ero sicura che fosse Bryan.
Aprii
gli occhi il viso del mio Angelo era intento a guardare qualcosa
davanti a lui , cercai di parlare, ma Bryan mi tappò la
bocca con
una mano, segui lo sguardo del mio amore, poco davanti a noi c'era
Paride che parlava con tre figure: quella davanti al Serafino aveva
quattro ali, possedeva un corpo di leone e ben quattro facce, una
inconfondibilmente dai tratti umani, la seconda aveva i tratti di
una mucca, la terza invece era incorniciata da una folta criniera
dorata che poteva appartene solo ad un leone e l'ultima dai tratti
spigolosi e con un becco a uncino probabilmente apparteneva a un
uccello rapace, o un aquila o un falco, alla destra di questo essere,
sospesa nell'aria, c'era una ruota oro di un carro, la
particolarità
della ruota era che su di essa c'erano dei piccoli fori che
assomigliavano a degli occhi.
Altre
due figure indietro rispetto al essere a quattro teste erano
posizionate alle due estremità di un cancello argentato,
queste
sembravano Angeli, però indossavano un armatura di ferro con
buchi
per permettere il passaggio delle ali e l'elmo che portavano non mi
permetteva di vedere e studiare i tratti dei loro visi.
Avevo
voglia di capire chi fossero mai quelle strane creature, e
perché
Paride intrattenesse con l'animale/uomo a quattro teste una
conversazione all'apparenza molto intima, non riuscivo neanche a
capire di cosa stessero parlando tanto il loro tono di voce era
basso, e pure ero lontana meno di un metro da Paride e
dall'animale/uomo.
Il
Serafino tirò fuori un foglio luminoso simile a quello che
Bryan mi
aveva fatto guardare prima di partire per questa avventura, il
foglio luminoso galleggiava nell'aria alla giusta altezza per
permettere alle quattro teste di controllare il contenuto.
Gli
occhi delle teste osservarono per qualche minuto il foglio, poi il
foglio si sistemò all'altezza della ruota, allora erano
veramente
degli occhi quei fori su di essa!
Anche
la ruota osservò per qualche minuto il foglio.
Capii
che Paride stava aspettando un responso, poi un flash
attraversò la
mia mente, il cancello, la fine della strada, i permessi per varcare
il cancello, forse il foglio luminoso era il permesso mio e di Bryan
per andare oltre il cancello, e quelle due creature stavano
controllando se fosse tutto in regola.
-Bryan,
Giada avvicinatevi- Paride richiamò la nostra attenzione.
Bryan
mi posò a terra, non ero sicura di poter mantenermi in
equilibrio,
sentivo le gambe molli come se al posto di quegli arti ci fossero due
enormi panetti di burro, mi aggrappai al braccio del mio amore e
camminai insicura verso l'essere a quattro teste.
Abbassai
lo sguardo, la mia tunica rosa era bagnata e poco presentabile, le
mie forme di donna erano molto accentuate, rialzai lo sguardo, e mi
accorsi che anche i pantaloni del mio tesoro, svolazzanti e bianchi,
erano molto umidi e il suo petto perfetto non si era ancora asciugato
del tutto.
Avevo
una voglia pazzesca di aggrapparmi al suo petto e non lasciarlo
più,
sentire il calore della sua pelle penetrare nella mia e poi... era
meglio chiudere lì il pensiero erotico, la mia mente
contorta
generava pensieri sbagliati al momento sbagliato.
Per
distrarmi dai pensieri mi soffermai a guardare la camminata sicura di
Bryan, ogni tanto l'essere sfacciato aiuta, e questa caratteristica
di certo al mio Angelo non mancava, non era minimamente preoccupato
dello stato dei suoi vestiti oppure se lo era non lo dava per niente
a vedere.
La
voce di mia mamma tuonò nella mia testa, mi pregava di
credere in me
stessa, di andare davanti a quell'essere sicura di me,
perché gli
Angeli sono sempre sicuri di se stessi, quasi mai un Angelo prova
paura, l'ultima cosa che mi disse fu:” fidati di quello che
hai
dentro”.
Il
cuore batteva, lo sentivo sbattere contro la schiena fastidioso, ne
sentivo il rumore nelle orecchie: tum tu tum... Il respiro era
difficoltoso dovevo pensarci, dovevo concentrarmi per far entrare
ossigeno e far uscire anidride carbonica: uno, due inspira... uno due
espira.
Non
so dove trovai la forza di mettere un piede davanti all'altro, la
creatura a quattro teste diventava sempre più vicina,
riuscivo a
distinguere perfettamente l'espressione stupita delle facce, almeno
di quella umana, mi chiedevo da che cosa fosse dato quello stupore.
Ero
davanti alla creatura, se allungavo una mano potevo toccarla, un
freddo pervase le mie membra e tremai inconsapevolmente,
però la
pioggia e la mia tunica impregnata di acqua non centravano nulla con
quel gelo e quel brivido improvviso.
Tum
tu tum... uno due inspira.. uno due espira.
-Due
Angeli affascinanti oserei dire- mosse le labbra solo la testa umana,
le altre teste si limitavano a fissarci. -emettete vibrazioni mai
sentite prima d'ora, mi aveva avvertito il Serafino, siete
interessanti- il tono estremamente cordiale mi metteva a disagio,
sembrava falso e spietato, non mi piaceva.
-La
vostra affermazione ci lusinga, mio caro amico Cherubino, se posso
osare quel è il vostro nome?- Bryan parlò in un
modo e in un tono
diverso da qualunque altro modo in cui si era espresso con me o con
Paride.
-Mio
caro Angelo parla prima tu- sembrava quasi una minaccia, oppure
semplicemente si sentiva talmente superiore a Bryan da poter non
rispondere alle sue domande.
-Bryan-
il mio Angelo non si lasciò intimorire, e rispose
prontamente
dimostrando il suo coraggio.
Tum
tu tum...uno due inspira... uno due espira.
-e
tu che non hai ancora parlato qual è il tuo nome?- ci misi
qualche
secondo a capire che il Cherubino si stava rivolgendo a me,
risultando a parer mio ancora una volta debole agli occhi di quella
creatura angelica, magari aveva già capito che ero umana e
ci voleva
solo far soffrire un po', ero troppo catastrofica come al solito.
Allora
tentai di parlare, ma avevo la gola troppo secca e salivazione
ridotta a zero.
-Vuoi
parlare mi sembra una richiesta mol...- si bloccò rimanendo
con la
bocca aperta e si avvicinò ancora di più verso di
me, sentivo il
suo respiro sfiorarmi il viso tanto quel Cherubino era vicino a me.
Il
cervello smise di pensare per un attimo.
Tum
tu tum.. uno due inspira... uno due espira.
-Straordinario
tu oltre alle vibrazioni angeliche, emetti ancora vibrazioni umane,
non l'avevo ancora sentito, dimmi per favore il tuo nome, non avere
timore- emettevo ancora vibrazioni umane, ma non era questo che mi
preoccupava, emettevo vibrazioni angeliche? Stavo diventando forse un
angelo? Oppure era l'effetto del camuffamento?
Distolsi
un attimo lo sguardo dal Cherubino, e osservai attentamente le
reazioni di Bryan, ma il suo viso non tradiva alcuna emozione.
Allora
ritornai a guardare il Cherubino e mi ricordai che mi aveva rivolto
una domanda, a cui avrei dovuto rispondere -Il mio nome è
Giada- la
mia voce era leggermente gracchiante e sforzata, sicuramente se ne
era accorto.
Tum
tu tum... uno due inspira... uno due espira.
-Bel
nome, potrei toccarti?- mi chiese pochi secondi dopo la mia risposta.
-Si-
dissi senza pensarci, non potevo oppormi a lui, avrei solo peggiorato
la situazione dovevo affrontarlo, Bryan doveva pensarla come me
perché rimase in silenzio forse pregando come me.
Il
Cherubino borbottò qualcosa in una lingua strana, una
leggera
nebbiolina lo avvolse e quando la nebbia si dissolse davanti a me
c'era un umano vestito tale uguale a Bryan, ma capii che era la
stessa creatura a quattro teste di prima poiché la testa
umana era
la stessa di poco fa, sicuramente toccarmi con le zampe era
più
difficile che toccarmi con una mano.
Mi
appoggiò una mano sulla spalla e chiuse gli occhi, sentii
una scossa
pervadermi il corpo, e anche io chiusi gli occhi.
La
sua mano rimase sulla mia spalla per pochi secondi, poi la tolse ed
io rimasi immobile aspettando quel tanto atteso responso, in quella
frazioni di minuti ripensai alla mia vita: dalla mia famiglia, alle
mie sofferenze e alle mie gioie un immagine ne susseguiva un'altra, a
un certo punto mi ritrovai a guardare un possibile futuro, la mia
bambina in braccio, un piccolo fagotto con occhi marroni scuro,
qualcun altro le stringeva la mano paffuta, era Bryan che con la
testa affiancata alla mia ammirava estasiato il nostro capolavoro.
Ritornai
alla realtà duramente, capii però il senso
dell'ultima frase che mi
aveva detto mia madre, la quale mi suggeriva di fidarmi di quello che
avevo dentro, quello che avevo dentro non era riferito a una mia
qualità o a una parte del mio carattere, ma era
semplicemente
riferito a quella bimba.
Misi
una mano sulla pancia.
Eravamo
un corpo solo, era lei che mi regalava quelle vibrazioni angeliche,
era a lei a cui mi dovevo completamente affidare.
-Passate-
il Cherubino emise il suo verdetto con decisione, i cancelli avanti a
noi si aprirono ed io con naturalezza presi per mano Bryan, e
cominciai a camminare verso il nostro destino.
|