Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: Sibilla Delfica    31/08/2012    1 recensioni
Nel mio mondo esistevano tre regole importanti: la prima era, mai cedere alla tentazione, come se non l'avessi già fatto, la seconda diceva di non lasciarsi trasportare dalla passione carnale per una persona e terza mai avere rapporti con gli umani.
Naturalmente accompagnate da quelle più ovvie non uccidere e non rivelare la propria vera natura agli umani.
Non sono umano.
Sono un Angelo, la creatura più bella che esista nel intero universo, io sono la tentazione vivente per ogni umana esistente sulla terra.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La pioggia continuava a cadere inarrestabile, fine e fredda, ero in braccio a Bryan, lui correva, ed io avevo chiuso gli occhi, sentivo solo l'aria gelida sul mio corpo e le gocce bagnate sul mio viso e sulla mia tunica.

Avevo freddo e tremavo Bryan mi stringeva sempre più forte al suo petto per riscaldarmi.

Mia madre non era più ricomparsa nella mia mente e la sua voce non si era più fatta sentire, mi angosciava non sentirla più, la cosa che però mi angosciava ancora di più era perché solo mia madre riusciva a comunicare con me? Mio padre, mia sorella che fine avevano fatto? Non potevano certo far parte del Regno del male, erano troppo buoni, allora perché non mi parlavano?

La pioggia aumentò, ero completamente bagnata, i denti battevano forti, avevo bisogno di una coperta e di una tazza di tè caldo, con le braccia proteggevo il mio ventre, forse anche il mio bimbo aveva freddo.

-Bryan ho bisogno di una coperta, sto congelando- cercai di parlare più forte che potevo, ma in realtà il mio tono era stanco e flebile.

-Coperta- disse Bryan, e un plaid caldo mi avvolse, mi rilassai sotto la coperta, chiusi gli occhi nel vano tentativo di dormire, ma non ci riuscivo, troppi pensieri, troppe paure, troppo di tutto, avevo un sovraccarico di emozioni.

-Bryan tu sai dove stiamo andando e cosa stiamo cercando?- la domanda si formulò da se nella mia mente e quasi non mi accorsi di averla pronunciata.

-No, io mi fido di Paride- fu l'unica risposta che riuscii ad ottenere.

La pioggia aumentò ancora, secchiate d'acqua venivano giù dal cielo, di questo passo la strada si sarebbe trasformata presto in un fiume, avevo gli occhi ancora chiusi, ma la vista non serviva per accorgersene, bastava sentire il rumore forte delle gocce che cadevano sul terreno.

Ormai neanche quella coperta riusciva a tenermi calda e asciutta.

-Bryan- sentii la voce di Paride carica di preoccupazione e paura.

-Lo so- avevo saltato alcune battute del loro discorso, riuscivo a sentire solo la pioggia che scrosciava violentemente, sentivo solo l'umidità che mi penetrava fino nella ossa, la sensibilità tattile delle mani e dei piedi mi stava abbandonando.

Tentai di parlare -Bryan...- riuscii solo a biascicare il suo nome.

-Giada, adesso ti portiamo al caldo- la sua voce sembrava amplificata, provai ad aprire gli occhi, ma ero troppo debole.

-Paride ora come facciamo?- un'altra frase sconnessa arrivò alle mie orecchie.

-Dobbiamo resistere- a cosa dovevamo resistere? Alla pioggia? Maledizione era solo acqua, cosa stava succedendo, stavo sognando, perché ero ancora bagnata? Ero confusa, avevo paura.

-Bryan... ho freddo...- cercai di dire ad alta voce, doveva portarmi via da quella strada, da quell'acqua.

-Lo so, Giada, ma non posso fare niente- era un Angelo lui poteva fare tutto.

-Ho bisogno di te- questa fu l'ultima frase sensata che pronunciai, poi non capii più niente, ero solo bagnata, avevo solo freddo e avevo tanto, ma tanto sonno, mi abbandonai tra le braccia di Bryan sfinita.

Finalmente sentivo l'aria tiepida sulla mia pelle, la mia tunica era ancora umida, la sentivo appiccicata sul mio corpo che si stava asciugando lentamente, qualcuno mi accarezzava il viso, la sua mano era asciutta e rassicurante, ero sicura che fosse Bryan.

Aprii gli occhi il viso del mio Angelo era intento a guardare qualcosa davanti a lui , cercai di parlare, ma Bryan mi tappò la bocca con una mano, segui lo sguardo del mio amore, poco davanti a noi c'era Paride che parlava con tre figure: quella davanti al Serafino aveva quattro ali, possedeva un corpo di leone e ben quattro facce, una inconfondibilmente dai tratti umani, la seconda aveva i tratti di una mucca, la terza invece era incorniciata da una folta criniera dorata che poteva appartene solo ad un leone e l'ultima dai tratti spigolosi e con un becco a uncino probabilmente apparteneva a un uccello rapace, o un aquila o un falco, alla destra di questo essere, sospesa nell'aria, c'era una ruota oro di un carro, la particolarità della ruota era che su di essa c'erano dei piccoli fori che assomigliavano a degli occhi.

Altre due figure indietro rispetto al essere a quattro teste erano posizionate alle due estremità di un cancello argentato, queste sembravano Angeli, però indossavano un armatura di ferro con buchi per permettere il passaggio delle ali e l'elmo che portavano non mi permetteva di vedere e studiare i tratti dei loro visi.

Avevo voglia di capire chi fossero mai quelle strane creature, e perché Paride intrattenesse con l'animale/uomo a quattro teste una conversazione all'apparenza molto intima, non riuscivo neanche a capire di cosa stessero parlando tanto il loro tono di voce era basso, e pure ero lontana meno di un metro da Paride e dall'animale/uomo.

Il Serafino tirò fuori un foglio luminoso simile a quello che Bryan mi aveva fatto guardare prima di partire per questa avventura, il foglio luminoso galleggiava nell'aria alla giusta altezza per permettere alle quattro teste di controllare il contenuto.

Gli occhi delle teste osservarono per qualche minuto il foglio, poi il foglio si sistemò all'altezza della ruota, allora erano veramente degli occhi quei fori su di essa!

Anche la ruota osservò per qualche minuto il foglio.

Capii che Paride stava aspettando un responso, poi un flash attraversò la mia mente, il cancello, la fine della strada, i permessi per varcare il cancello, forse il foglio luminoso era il permesso mio e di Bryan per andare oltre il cancello, e quelle due creature stavano controllando se fosse tutto in regola.

-Bryan, Giada avvicinatevi- Paride richiamò la nostra attenzione.

Bryan mi posò a terra, non ero sicura di poter mantenermi in equilibrio, sentivo le gambe molli come se al posto di quegli arti ci fossero due enormi panetti di burro, mi aggrappai al braccio del mio amore e camminai insicura verso l'essere a quattro teste.

Abbassai lo sguardo, la mia tunica rosa era bagnata e poco presentabile, le mie forme di donna erano molto accentuate, rialzai lo sguardo, e mi accorsi che anche i pantaloni del mio tesoro, svolazzanti e bianchi, erano molto umidi e il suo petto perfetto non si era ancora asciugato del tutto.

Avevo una voglia pazzesca di aggrapparmi al suo petto e non lasciarlo più, sentire il calore della sua pelle penetrare nella mia e poi... era meglio chiudere lì il pensiero erotico, la mia mente contorta generava pensieri sbagliati al momento sbagliato.

Per distrarmi dai pensieri mi soffermai a guardare la camminata sicura di Bryan, ogni tanto l'essere sfacciato aiuta, e questa caratteristica di certo al mio Angelo non mancava, non era minimamente preoccupato dello stato dei suoi vestiti oppure se lo era non lo dava per niente a vedere.

La voce di mia mamma tuonò nella mia testa, mi pregava di credere in me stessa, di andare davanti a quell'essere sicura di me, perché gli Angeli sono sempre sicuri di se stessi, quasi mai un Angelo prova paura, l'ultima cosa che mi disse fu:” fidati di quello che hai dentro”.

Il cuore batteva, lo sentivo sbattere contro la schiena fastidioso, ne sentivo il rumore nelle orecchie: tum tu tum... Il respiro era difficoltoso dovevo pensarci, dovevo concentrarmi per far entrare ossigeno e far uscire anidride carbonica: uno, due inspira... uno due espira.

Non so dove trovai la forza di mettere un piede davanti all'altro, la creatura a quattro teste diventava sempre più vicina, riuscivo a distinguere perfettamente l'espressione stupita delle facce, almeno di quella umana, mi chiedevo da che cosa fosse dato quello stupore.

Ero davanti alla creatura, se allungavo una mano potevo toccarla, un freddo pervase le mie membra e tremai inconsapevolmente, però la pioggia e la mia tunica impregnata di acqua non centravano nulla con quel gelo e quel brivido improvviso.

Tum tu tum... uno due inspira.. uno due espira.

-Due Angeli affascinanti oserei dire- mosse le labbra solo la testa umana, le altre teste si limitavano a fissarci. -emettete vibrazioni mai sentite prima d'ora, mi aveva avvertito il Serafino, siete interessanti- il tono estremamente cordiale mi metteva a disagio, sembrava falso e spietato, non mi piaceva.

-La vostra affermazione ci lusinga, mio caro amico Cherubino, se posso osare quel è il vostro nome?- Bryan parlò in un modo e in un tono diverso da qualunque altro modo in cui si era espresso con me o con Paride.

-Mio caro Angelo parla prima tu- sembrava quasi una minaccia, oppure semplicemente si sentiva talmente superiore a Bryan da poter non rispondere alle sue domande.

-Bryan- il mio Angelo non si lasciò intimorire, e rispose prontamente dimostrando il suo coraggio.

Tum tu tum...uno due inspira... uno due espira.

-e tu che non hai ancora parlato qual è il tuo nome?- ci misi qualche secondo a capire che il Cherubino si stava rivolgendo a me, risultando a parer mio ancora una volta debole agli occhi di quella creatura angelica, magari aveva già capito che ero umana e ci voleva solo far soffrire un po', ero troppo catastrofica come al solito.

Allora tentai di parlare, ma avevo la gola troppo secca e salivazione ridotta a zero.

-Vuoi parlare mi sembra una richiesta mol...- si bloccò rimanendo con la bocca aperta e si avvicinò ancora di più verso di me, sentivo il suo respiro sfiorarmi il viso tanto quel Cherubino era vicino a me.

Il cervello smise di pensare per un attimo.

Tum tu tum.. uno due inspira... uno due espira.

-Straordinario tu oltre alle vibrazioni angeliche, emetti ancora vibrazioni umane, non l'avevo ancora sentito, dimmi per favore il tuo nome, non avere timore- emettevo ancora vibrazioni umane, ma non era questo che mi preoccupava, emettevo vibrazioni angeliche? Stavo diventando forse un angelo? Oppure era l'effetto del camuffamento?

Distolsi un attimo lo sguardo dal Cherubino, e osservai attentamente le reazioni di Bryan, ma il suo viso non tradiva alcuna emozione.

Allora ritornai a guardare il Cherubino e mi ricordai che mi aveva rivolto una domanda, a cui avrei dovuto rispondere -Il mio nome è Giada- la mia voce era leggermente gracchiante e sforzata, sicuramente se ne era accorto.

Tum tu tum... uno due inspira... uno due espira.

-Bel nome, potrei toccarti?- mi chiese pochi secondi dopo la mia risposta.

-Si- dissi senza pensarci, non potevo oppormi a lui, avrei solo peggiorato la situazione dovevo affrontarlo, Bryan doveva pensarla come me perché rimase in silenzio forse pregando come me.

Il Cherubino borbottò qualcosa in una lingua strana, una leggera nebbiolina lo avvolse e quando la nebbia si dissolse davanti a me c'era un umano vestito tale uguale a Bryan, ma capii che era la stessa creatura a quattro teste di prima poiché la testa umana era la stessa di poco fa, sicuramente toccarmi con le zampe era più difficile che toccarmi con una mano.

Mi appoggiò una mano sulla spalla e chiuse gli occhi, sentii una scossa pervadermi il corpo, e anche io chiusi gli occhi.

La sua mano rimase sulla mia spalla per pochi secondi, poi la tolse ed io rimasi immobile aspettando quel tanto atteso responso, in quella frazioni di minuti ripensai alla mia vita: dalla mia famiglia, alle mie sofferenze e alle mie gioie un immagine ne susseguiva un'altra, a un certo punto mi ritrovai a guardare un possibile futuro, la mia bambina in braccio, un piccolo fagotto con occhi marroni scuro, qualcun altro le stringeva la mano paffuta, era Bryan che con la testa affiancata alla mia ammirava estasiato il nostro capolavoro.

Ritornai alla realtà duramente, capii però il senso dell'ultima frase che mi aveva detto mia madre, la quale mi suggeriva di fidarmi di quello che avevo dentro, quello che avevo dentro non era riferito a una mia qualità o a una parte del mio carattere, ma era semplicemente riferito a quella bimba.

Misi una mano sulla pancia.

Eravamo un corpo solo, era lei che mi regalava quelle vibrazioni angeliche, era a lei a cui mi dovevo completamente affidare.

-Passate- il Cherubino emise il suo verdetto con decisione, i cancelli avanti a noi si aprirono ed io con naturalezza presi per mano Bryan, e cominciai a camminare verso il nostro destino.


  
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