Per festeggiare il fatto che stasera
– finalmente –
vedrò The Avengers (*______*)…
Qualcosa
di forte
Lo
sguardo ammorbidito dalla dolcezza, Frigga contemplava in silenzio
il bambino addormentato nella culla.
Sulla
testolina del piccolo, implume fino a poco tempo prima, stava
iniziando a crescere una soffice peluria nera.
La
donna, vestita d’una semplice e comoda vestaglia,
allungò una mano, sfiorando la guancia rosea del bambino in
una carezza delicata.
Lei
e il marito avevano annunciato al popolo la nascita di un secondo
principe.
Loki,
l’avevano chiamato di comune accordo.
Molti
Asgardiani, probabilmente, si erano domandati perché
in precedenza non fosse stata resa nota la gravidanza di Frigga, ma non
avevano posto domande, rallegrandosi per quel nuovo membro della
famiglia reale.
A
distogliere la donna dalle proprie considerazioni, giunse un tonfo
improvviso, che la indusse a voltarsi di scatto.
Sulla
soglia della stanza era comparso Thor, ancora vestito a giorno
nonostante l’ora ormai tarda. A quel che pareva, il bambino
biondo stava trascinando con sé un pesante libro di
racconti, e il tomo gli era sfuggito dalle mani, atterrando sonoramente
a terra.
Fortunatamente,
nonostante il rumore inatteso, Loki continuò
a dormire senza problemi di sorta.
Frigga
se ne accertò con un’occhiata, quindi si
alzò, andando incontro al suo primogenito.
Da
quando il bambino aveva imparato a camminare, a correre e a saltare,
non c’era più verso di farlo star fermo.
«Cosa
succede, Thor?» gli domandò la
donna, chinandosi a raccogliere il libro. «Desideri che ti
legga una storia?»
Lui,
però, scosse il capo con decisione.
«Cosa
vorresti fare, dunque?» indagò la
madre.
Thor
indugiò un momento, gli occhi azzurri che balenavano da
una parte all’altra della stanza, dopodiché
indicò la culla con fare imperioso.
Frigga
aggrottò la fronte, e in quel momento Thor
esplicò le sue intenzioni: «Voglio
vedere».
La
donna esitò per una frazione di secondo. «Va
bene» cedette poi, con un sorriso.
Lasciando
il libro a terra, prese per mano il suo primogenito,
conducendolo alla culla dove dormiva il piccolo di casa.
Thor
iniziò subito a smaniare, impaziente, cercando di
mettersi in punta di piedi.
Frigga,
allora, lo prese in braccio. Tra sé e sé,
si meravigliò: le sembrava che il bambino divenisse ogni
giorno più pesante.
Fortunatamente,
Thor smise di agitarsi non appena poté
osservare comodamente il visetto tondo che spuntava da sotto il fagotto
di coperte.
Stupita
da quella calma, Frigga diede un’occhiata al volto
del primogenito, scoprendolo serio e concentrato.
Dopo
aver valutato per bene Loki – che, inconsapevole di
tutto, seguitava a dormire profondamente –, Thor si mosse
appena.
«Posso
giocarci?» s’informò,
rivolto alla madre.
Frigga
rinsaldò la propria presa su di lui. «Per
questo dovrai attendere» gli rispose.
A
quelle parole, Thor girò la testa verso di lei,
chiaramente deluso. «Perché?»
Frigga
quasi sorrise. A lei il motivo sembrava perfettamente chiaro:
Thor non era per niente cattivo o dispettoso, ma era decisamente
irruente, e Loki sembrava così fragile…
«È
ancora piccolo» spiegò al
figlio maggiore. «Sai» aggiunse, a scanso di
eventuali fraintendimenti, «adesso tuo fratello Loki
è molto delicato. Devi trattarlo con estrema cura».
«Ma
poi diventa più grande» dedusse
Thor. Pareva che accertarsene fosse una faccenda di estrema importanza,
per lui.
Frigga
sorrise. «Certo» garantì.
«Anche allora, però, tu sarai il maggiore, e
dovrai proteggerlo. D’accordo?»
Thor
ci pensò un po’ su, tornando ad esaminare il
visino addormentato di Loki come per determinare se ne valesse o meno
la pena. «Va bene» concordò alla fine.
«Bravo»
lo elogiò Frigga.
A
quel punto, però, lo appoggiò a terra,
perché cominciava davvero a faticare.
Thor
sbadigliò. «Mi racconti una storia,
madre?» chiese, stropicciandosi gli occhi.
Lei
annuì. «Certamente» rispose. Si
guardò attorno, poi aggiunse, in tono complice:
«Che ne dici se te la leggo qui, così posso tenere
d’occhio il tuo fratellino?»
«Sì,
sì» disse Thor,
vivacemente, «così lo tengo d’occhio
anch’io».
Recuperato
il libro di fiabe, la regina si accomodò sullo
scranno accanto alla culla, prendendo il proprio primogenito sulle
ginocchia. «Quale storia vorresti?»
Thor
si mise a sfogliare lentamente le pagine illustrate, soppesando
con cura ogni immagine. Alla fine, si soffermò su quella di
un cavaliere, imponente e magnifico nella sua armatura dorata.
«Questa»
decretò, battendo la mano sulla
pagina.
«Va
bene» acconsentì Frigga.
Trovò l’inizio della storia e cominciò
a leggere.
Parlava
in tono sommesso, così da non disturbare il sonno di
Loki, ma Thor non sembrava accorgersene. Fissava rapito le lettere,
quei geroglifici per lui ancora incomprensibili, e sembrava vedervi
tutte le scene raccontate da sua madre.
Eroici
duelli, lunghi esodi da un regno a un altro.
Ben
presto, nella mente del bambino, la fisionomia del cavaliere
scomparve, e Thor prese a fantasticare di essere il protagonista di
tali imprese.
«…E
così» concluse Frigga in
un sussurro, «dopo anni di sanguinosi conflitti, il prode
riuscì a portare la pace nella sua amata terra».
Thor
accolse la fine del racconto con un’espressione
assonnata ma soddisfatta.
Era
certo che, da grande, sarebbe stato un impavido
combattente…
Posò
la guancia contro la vestaglia morbida della madre, e
Frigga, notando la sua aria insonnolita, fece per invitarlo ad andare a
letto, ma proprio in quel momento si levò dalla culla il
pianto esile di Loki.
La
donna si alzò immediatamente, depositando Thor a terra.
«Sssh,
sssh, sssh» mormorò, chinandosi
sulla culla, e i capelli biondo scuro le scivolarono davanti al viso.
Thor,
da parte sua, sembrava essersi ripreso dall’attacco di
sonno ed era interessatissimo. Tendeva la schiena e allungava il collo,
cercando di vedere nuovamente il fratellino.
Frigga
aveva preso Loki in braccio, liberandolo dalle coperte. Il
bambino piangeva ancora, agitando una manina nell’aria, ma i
suoi vagiti avevano assunto un’intonazione meno convinta.
Sussurrando
qualcosa in tono confortante, la donna lo
avvicinò al proprio seno, accarezzandolo con dolcezza,
tentando di fargli percepire il proprio calore. Dopo qualche istante,
il pianto di Loki si abbassò di volume e infine si
quietò del tutto.
Frigga,
allora, sollevò lo sguardo. Vedendo Thor tanto
curioso, si chinò per permettergli di guardare il fratellino.
Il
bambino biondo, assai interessato, tese una mano verso il
piccolo… E Loki, in una mossa del tutto istintiva, chiuse il
pugnetto attorno a una delle dita di Thor.
Quest’ultimo
ne fu completamente affascinato.
«È forte!» osservò, con voce
ammirata.
Frigga
sorrise appena. «Certo che lo è»
rispose, guardando Loki con dolcezza.
Il
bambino, sempre stringendo il dito del fratello maggiore, guardava
serio e intento davanti a sé, ormai del tutto calmo.
I
suoi occhi ben aperti avevano una scintilla di consapevolezza quasi
sorprendente. Erano verdi, di un verde così liquido e
intenso da somigliare al blu.
Con
interesse sempre crescente, Thor sbirciò a propria volta
il visetto di Loki. Non aveva ancora ben capito quale fosse
l’utilità di quell’esserino,
apparentemente capace soltanto di piangere e dormire, ma
improvvisamente aveva compreso benissimo qual era il proprio, di ruolo.
Sua
madre aveva ragione: lui era il fratello maggiore. Il suo compito,
pertanto, era proteggere quello scricciolo di nome Loki.
Note:
Questa one-shot langue nella mia cartella dal 16 Agosto…
Sono un fulmine nel trovare i titoli, ci ho impiegato quasi un mese :D
Oh, be’, adoro Thor e Loki piccolini, spero siano piaciuti
anche a voi!
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