Qualcosa di forte

di 9Pepe4
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Per festeggiare il fatto che stasera – finalmente – vedrò The Avengers (*______*)…




Qualcosa di forte

Lo sguardo ammorbidito dalla dolcezza, Frigga contemplava in silenzio il bambino addormentato nella culla.
Sulla testolina del piccolo, implume fino a poco tempo prima, stava iniziando a crescere una soffice peluria nera.
La donna, vestita d’una semplice e comoda vestaglia, allungò una mano, sfiorando la guancia rosea del bambino in una carezza delicata.
Lei e il marito avevano annunciato al popolo la nascita di un secondo principe.
Loki, l’avevano chiamato di comune accordo.
Molti Asgardiani, probabilmente, si erano domandati perché in precedenza non fosse stata resa nota la gravidanza di Frigga, ma non avevano posto domande, rallegrandosi per quel nuovo membro della famiglia reale.
A distogliere la donna dalle proprie considerazioni, giunse un tonfo improvviso, che la indusse a voltarsi di scatto.
Sulla soglia della stanza era comparso Thor, ancora vestito a giorno nonostante l’ora ormai tarda. A quel che pareva, il bambino biondo stava trascinando con sé un pesante libro di racconti, e il tomo gli era sfuggito dalle mani, atterrando sonoramente a terra.
Fortunatamente, nonostante il rumore inatteso, Loki continuò a dormire senza problemi di sorta.
Frigga se ne accertò con un’occhiata, quindi si alzò, andando incontro al suo primogenito.
Da quando il bambino aveva imparato a camminare, a correre e a saltare, non c’era più verso di farlo star fermo.
«Cosa succede, Thor?» gli domandò la donna, chinandosi a raccogliere il libro. «Desideri che ti legga una storia?»
Lui, però, scosse il capo con decisione.
«Cosa vorresti fare, dunque?» indagò la madre.
Thor indugiò un momento, gli occhi azzurri che balenavano da una parte all’altra della stanza, dopodiché indicò la culla con fare imperioso.
Frigga aggrottò la fronte, e in quel momento Thor esplicò le sue intenzioni: «Voglio vedere».
La donna esitò per una frazione di secondo. «Va bene» cedette poi, con un sorriso.
Lasciando il libro a terra, prese per mano il suo primogenito, conducendolo alla culla dove dormiva il piccolo di casa.
Thor iniziò subito a smaniare, impaziente, cercando di mettersi in punta di piedi.
Frigga, allora, lo prese in braccio. Tra sé e sé, si meravigliò: le sembrava che il bambino divenisse ogni giorno più pesante.
Fortunatamente, Thor smise di agitarsi non appena poté osservare comodamente il visetto tondo che spuntava da sotto il fagotto di coperte.
Stupita da quella calma, Frigga diede un’occhiata al volto del primogenito, scoprendolo serio e concentrato.
Dopo aver valutato per bene Loki – che, inconsapevole di tutto, seguitava a dormire profondamente –, Thor si mosse appena.
«Posso giocarci?» s’informò, rivolto alla madre.
Frigga rinsaldò la propria presa su di lui. «Per questo dovrai attendere» gli rispose.
A quelle parole, Thor girò la testa verso di lei, chiaramente deluso. «Perché?»
Frigga quasi sorrise. A lei il motivo sembrava perfettamente chiaro: Thor non era per niente cattivo o dispettoso, ma era decisamente irruente, e Loki sembrava così fragile…
«È ancora piccolo» spiegò al figlio maggiore. «Sai» aggiunse, a scanso di eventuali fraintendimenti, «adesso tuo fratello Loki è molto delicato. Devi trattarlo con estrema cura».
«Ma poi diventa più grande» dedusse Thor. Pareva che accertarsene fosse una faccenda di estrema importanza, per lui.
Frigga sorrise. «Certo» garantì. «Anche allora, però, tu sarai il maggiore, e dovrai proteggerlo. D’accordo?»
Thor ci pensò un po’ su, tornando ad esaminare il visino addormentato di Loki come per determinare se ne valesse o meno la pena. «Va bene» concordò alla fine.
«Bravo» lo elogiò Frigga.
A quel punto, però, lo appoggiò a terra, perché cominciava davvero a faticare.
Thor sbadigliò. «Mi racconti una storia, madre?» chiese, stropicciandosi gli occhi.
Lei annuì. «Certamente» rispose. Si guardò attorno, poi aggiunse, in tono complice: «Che ne dici se te la leggo qui, così posso tenere d’occhio il tuo fratellino?»
«Sì, sì» disse Thor, vivacemente, «così lo tengo d’occhio anch’io».
Recuperato il libro di fiabe, la regina si accomodò sullo scranno accanto alla culla, prendendo il proprio primogenito sulle ginocchia. «Quale storia vorresti?»
Thor si mise a sfogliare lentamente le pagine illustrate, soppesando con cura ogni immagine. Alla fine, si soffermò su quella di un cavaliere, imponente e magnifico nella sua armatura dorata.
«Questa» decretò, battendo la mano sulla pagina.
«Va bene» acconsentì Frigga. Trovò l’inizio della storia e cominciò a leggere.
Parlava in tono sommesso, così da non disturbare il sonno di Loki, ma Thor non sembrava accorgersene. Fissava rapito le lettere, quei geroglifici per lui ancora incomprensibili, e sembrava vedervi tutte le scene raccontate da sua madre.
Eroici duelli, lunghi esodi da un regno a un altro.
Ben presto, nella mente del bambino, la fisionomia del cavaliere scomparve, e Thor prese a fantasticare di essere il protagonista di tali imprese.
«…E così» concluse Frigga in un sussurro, «dopo anni di sanguinosi conflitti, il prode riuscì a portare la pace nella sua amata terra».
Thor accolse la fine del racconto con un’espressione assonnata ma soddisfatta.
Era certo che, da grande, sarebbe stato un impavido combattente…
Posò la guancia contro la vestaglia morbida della madre, e Frigga, notando la sua aria insonnolita, fece per invitarlo ad andare a letto, ma proprio in quel momento si levò dalla culla il pianto esile di Loki.
La donna si alzò immediatamente, depositando Thor a terra.
«Sssh, sssh, sssh» mormorò, chinandosi sulla culla, e i capelli biondo scuro le scivolarono davanti al viso.
Thor, da parte sua, sembrava essersi ripreso dall’attacco di sonno ed era interessatissimo. Tendeva la schiena e allungava il collo, cercando di vedere nuovamente il fratellino.
Frigga aveva preso Loki in braccio, liberandolo dalle coperte. Il bambino piangeva ancora, agitando una manina nell’aria, ma i suoi vagiti avevano assunto un’intonazione meno convinta.
Sussurrando qualcosa in tono confortante, la donna lo avvicinò al proprio seno, accarezzandolo con dolcezza, tentando di fargli percepire il proprio calore. Dopo qualche istante, il pianto di Loki si abbassò di volume e infine si quietò del tutto.
Frigga, allora, sollevò lo sguardo. Vedendo Thor tanto curioso, si chinò per permettergli di guardare il fratellino.
Il bambino biondo, assai interessato, tese una mano verso il piccolo… E Loki, in una mossa del tutto istintiva, chiuse il pugnetto attorno a una delle dita di Thor.
Quest’ultimo ne fu completamente affascinato. «È forte!» osservò, con voce ammirata.
Frigga sorrise appena. «Certo che lo è» rispose, guardando Loki con dolcezza.
Il bambino, sempre stringendo il dito del fratello maggiore, guardava serio e intento davanti a sé, ormai del tutto calmo.
I suoi occhi ben aperti avevano una scintilla di consapevolezza quasi sorprendente. Erano verdi, di un verde così liquido e intenso da somigliare al blu.
Con interesse sempre crescente, Thor sbirciò a propria volta il visetto di Loki. Non aveva ancora ben capito quale fosse l’utilità di quell’esserino, apparentemente capace soltanto di piangere e dormire, ma improvvisamente aveva compreso benissimo qual era il proprio, di ruolo.
Sua madre aveva ragione: lui era il fratello maggiore. Il suo compito, pertanto, era proteggere quello scricciolo di nome Loki.











Note:
Questa one-shot langue nella mia cartella dal 16 Agosto… Sono un fulmine nel trovare i titoli, ci ho impiegato quasi un mese :D
Oh, be’, adoro Thor e Loki piccolini, spero siano piaciuti anche a voi!




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