capitolo 4
-Capitolo 4- "Chi lo sa..."
Sanji,
dopo essersi ripreso dallo svenimento svariato tempo dopo, fu messo al
corrente di quanto era successo quel pomeriggio e così,
all'unanimità, decisero tutti di festeggiare l'evento con un
banchetto all'aperto. Il cuoco, poco prima del tramonto, si era
messo ai fornelli mentre ogni membro della ciurma svolgeva svariate
mansioni: Franky, aiutato da Usopp, illuminava il ponte con piccole
lanterne, Zoro, dopo varie insistenze aveva accettato di rastrellare il
prato del ponte punteggiato dalle foglie dei mandarini di Nami.
Quest'ultima, aiutata dal capitano, apparecchiava la tavola mentre
Robin e Chopper si occupavano del controllo generale della nave:
"Il coltello va sempre a destra della forchetta Rufy" lo avvertì
Nami, vedendo che il Capitano aveva sbagliato. Il ragazzo, scusandosi,
provvedè a risistemare le posate come la sua navigatrice gli
aveva detto, per poi chiederle se come le aveva disposte andava bene:
"Ora va meglio" annuì Nami, strappando un sorrisone a Rufy.
"Chi ti ha detto che la forchetta va a sinistra?"
"Me lo disse mia madre, quando ero piccola e con Nojico apparecchiavamo
la tavola" sorrise Nami, perdendosi nei ricordi "Sai, sapere la
disposizione corretta delle posate è una lezione di galateo, di
buone maniere. Noi eravamo una famiglia molto povera e, vista
esternamente, rozza perchè mia madre era una contadina. Quindi
cercavamo di imparare e di ostentare, al di là della miseria,
una buona educazione per far sì che la gente smettesse di
considerare, me e la mia famiglia,come delle straccione per via del
lavoro modesto che faceva mia mamma."
"Io non ho mai imparato le buone maniere. La mia infanzia l'ho vissuta
da selvaggio, si può dire. Sempre a scorrazzare qua e là,
senza ricevere educazione. Cosa è giusto e cosa è
sbagliato l'ho appreso, in parte, sperimentandolo sulla mia pelle, e in
parte, dalla mia madre adottiva." confidò Rufy.
"Non sapevo avessi una madre adottiva" disse Nami, sorpresa.
"Per il semplice fatto che non amo parlare del mio passato per vari
motivi. Non chiedermi quali sono, un giorno te li dirò, ma non
ora". Nami rimase colpita dalla risposta di Rufy e in cuor suo
pensò a quante cose non conoscesse del suo capitano. Il filo dei
suoi pensieri si ruppe all'improvviso con il cadere di una lanterna,
che si sarebbe fracassata sulla testa del cyborg se non fosse stato per
l'intervento tempestivo di Nico Robin e del suo potere. Un braccio,
infatti, era spuntato dal nulla appena in tempo e aveva afferrato la
lanterna:
"Grazie Robin, mi hai risparmiato un probabile trauma cranico"
"Di nulla, Franky, è dovere di tutti noi occuparsi l'un dell'altro" sorrise l'archeologa, poggiando in terra la lanterna.
"O forse è compito solo tuo occuparti di me!" rispose il cyborg,
osservandola attentamente "Forse sei il mio angelo custode"
"Non vedo ali dietro la mia schiena"
"Ma l'aspetto è chiaramente quello di un angelo". Nico Robin,
anche se a fatica, riuscì a non arrossire, liquidando
l'argomento appena intrapreso con un semplice sorriso e un'alzata di
spalle.
"Ehy voi due, è ora di cena!" li interruppe Usopp, per la
felicità dell'archeologa, che ebbe una scusa per allontanarsi
dal cyborg. Tutti presero posto, mentre Sanji imbandiva la tavola con
vassoi pieni di cosce di pollo, pesce e vari contorni:
"Dovremmo festeggiare più spesso!" osservò Rufy,
fiondandosi sul vassoio della carne, e iniziando ad ingozzarsi a
più non posso.
"E tu dovresti essere educato più spesso" disse Nami, guardandolo torva "Ingurgiti tutto, senza respirare"
"Dai Nami" rise Usopp "almeno questa volta ha aspettato che il vassoio
fosse portato in tavola". Dopo pochi minuti di silenzio, in cui tutti
si concentravano sul cibo che mangiavano, Chopper disse:
"Voi siete sicuri che possiamo fidarci di quella creatura?E se volesse
ingannarci?Insomma, ci siamo persi nel mare e spunta all'improvviso
Nerùdor, in tutta la sua gentilezza, che ci promette di guidarci
su un'isola
praticamente mai vista. E' tutto troppo facile, non credete?". La
ciurma si fece pensierosa ma Rufy, sorridendo li tranquillizzò:
"Non preoccupatevi ciurma, l'isola esiste perchè quando conobbi
Shanks nel mio villaggio me ne parlò insieme ai suoi compagni."
"Davvero?" si stupì Usopp "E cosa ti disse a riguardo?"
"Bhè, non mi disse che fu creata da Roger, ma mi parlò di
un'isola strana, diversa dalle altre. Era collocata fuori dal nostro
oceano, dal nostro cielo, dal nostro mondo. Io non capivo, ero troppo
piccolo, e lui mi rispose che avrei capito solo se il mio cuore fosse
rimasto puro. Immagino si riferisse all'ispezione di Nerùdor.
Comunque io mi fido di ciò che mi ha raccontanto Shanks, e sono
disposto a seguire quella creatura ovunque essa mi porti." Il discorso
fece effetto e la ciurma smise di preoccuparsi, ritornando a mangiare
più serena di prima. La cena trascorse nell'armonia più
pura. I Mugiwara si rilassarono come non facevano da tempo,
precisamente da quando avevano intrapreso il viaggio nel Nuovo Mondo.
"Che scena patetica"
commentò Sanji "Ogni volta che organizziamo un banchetto devo
assistere a quest'orda di ubriachi". Infatti, come sempre quando
festeggiavano, Zoro, Usopp, Chopper e Franky si erano dati alla pazza
gioia.
"Non preoccuparti, Sanji. Tra due minuti crolleranno a terra." sorrise
Nico Robin, osservando i suoi quattro compagni in preda all'euforia
dell'alcool.
"Sì, è vero. Ma nel frattempo creano una confusione
insopportabile...Se non gli volessi bene li avrei già
scaraventati fuori bordo, a cominciare da Testa di Prato."
osservò il cuoco, accendendosi una sigaretta "Dovrebbero darsi
un contegno, soprattutto in presenza di due dee come voi."
"Lasciali fare, Sanji. E' giusto che festeggino..." rise Nami, osservando la scena "Strano che Rufy non si sia unito a loro!".
"A proposito..dov'è Rufy?" intervenne Brook "Senza di lui, lo
spettacolo non è divertente. Solamente lui riesce a farmi ridere
a crepapelle..anche se io la pelle non ce l'ho yohohohohohohoh".
"Io l'ho visto dirigersi verso il frutteto" disse Robin.
"Che cosa?" saltò su Nami "Gliel'avrò detto mille volte
di non andare lì. Ogni volta che ci va mi fa fuori un centinaio
di mandarini". Detto questo, furiosa, si diresse a passo di carica
verso il suo adorato frutteto, lasciandosi il baccano della festa alle
spalle. Trovò Rufy comodamente sdraiato sul prato, con il suo
immancabile cappello che gli copriva il viso.
"Baka!!!" urlò Nami, colpendolo in testa con forza.
"Namiiiiiii, mi hai fatto male!" piagnucolò il capitano, imbronciato. "Perchè mi hai colpito?"
"Perchè te l'ho ripetuto tante, troppissime volte di non venire qui a mangiare i miei mandarini"
"Ma non ne ho toccato neanche uno" protestò Rufy, guardandola
torvo. "Controlla!". Nami, fece correre lo sguardo sugli alberi e sul
prato, e in effetti non vi era neanche una buccia di mandarino sospetta
che potesse tradire le parole di Rufy.
"D'accordo, non ne hai mangiato nessuno. Ma allora cosa ci fai qui?"
chiese la navigatrice, sospettosa. Rufy, prima di rispondere, si
massaggiò la testa e guardando Nami negli occhi le disse: "Sto
pensando!"
"Da quanto tempo pensi, tu?" lo prese in giro la rossa.
"Da sempre, credo.." rise il capitano. "E dovresti farlo anche tu, prima di colpire la gente"
"Quando sono furiosa difficilmente penso."
"E sbagli!Devi rimanere sempre lucida, perchè l'essere
arrabbiati ti porta a commettere azioni di cui poi, nella maggior parte
dei casi, te ne penti.". Anche stavolta Rufy si era dimostrato
più maturo di quanto Nami pensasse. Aveva ragione, anche questa
volta. La navigatrice si ritrovò a pensare su come ribattere ma
si limitò a tacere:
"A cosa pensavi, prima che io arrivassi?" Disse poi Nami, sedendosi
accanto al suo capitano e osservando il cielo pieno di stelle.
"Alla fine del nostro viaggio..." sospirò Rufy "Una volta trovato lo One Piece".
"E cos'è che ti preoccupa?" chiese Nami, dolcemente.
"Che ne sarà di tutto questo?Della Sunny, dei banchetti, dei
momenti divertenti, delle avventure, delle scoperte...della ciurma?".
Rufy, sollevò lo sguardo, puntandolo verso il mare. "Il nostro
viaggio è quasi giunto al termine, Nami. E io mi rendo conto che
tutti voi avete altri sogni, oltre a quelli principali di cui tutti
siamo a conoscenza. Prendi Usopp, ad esempio!Il suo sogno è
quello di diventare il pirata più coraggioso e forte che il
mondo abbia mai visto. Ma ha anche un altro sogno: quello di tornare da
Kaya. Magari non lo dice espressamente, ma lo desidera. Capisci che
intendo? Insieme stiamo realizzando i nostri sogni più grandi,
le nostre ambizioni di vita. Ma finita quest'avventura ognuno
cercherà di realizzare quei sogni, più piccoli ma non
meno importanti, che portano nel cuore. Siamo destinati a separarci.."
"Qualsiasi cosa accada dopo, non vuol dire che saremo costretti a
separarci o a non vederci mai più." sorrise Nami "Guarda Shanks,
Rufy. Passano gli anni ma in un modo o nell'altro vi incontrate in ogni
caso. Le persone a cui siamo legate non ci dicono mai addio. Possono
essere lontane dalla vista, ma non dal cuore.".
"Forse hai ragione, Nami." sorrise debolmente il capitano. Passarono un
lungo momento in silenzio, osservando solamente il cielo profondo e
ascoltando il rumore del mare, poi, Rufy parlò di nuovo,
sussurrando:
"Nami..."
"Sì, Rufy?"
"Tu...cosa farai dopo?". Quella domanda spiazzò completamente la
navigatrice. Si era posta lei stessa quella domanda un miliardo di
volte, ma non era stata mai in grado di trovare una risposta.
"Io..non lo so, Rufy."
"Ho sempre pensato che saresti voluta tornare sulla tua isola, da tua sorella..." osservò Rufy, guardandola negli occhi.
"Si, ci ho pensato a tornare da Nojiko e da Genzo...ci ho pensato
moltissime volte. Ma sono consapevole del fatto che quell'isola e la
vita che vi conducevo, mi sono estranee. Appartiene al mio passato,
quella vita. Ora ne voglio una nuova. Voglio una vita che mi dia quella
pace e quella serenità che non conosco quasi più. Una
vita in cui ogni volta che chiudo gli occhi non mi appaia mia madre che
muore, o le crudeltà di Arlong." Nami si asciugò in
fretta una lacrima che le era spuntata dall'occhio sinistro, e
cambiò discorso. "E tu, Rufy?Cosa pensi di fare?"
"Io non ho un posto dove tornare, o meglio ce l'ho ma non lo considero
più come casa mia. Più che il tetto che avevo sopra la
testa, mi rendo conto che casa mia era..Ace. A rigor di logica non ho
un posto dove andare. Credo che continuerò la mia vita solcando
gli oceani con la Sunny, magari accompagnandomi con una donna o da
solo..chi lo sa..".
"Già, chi lo sa..." sospirò Nami, avendo improvvisamente paura di quel futuro che ormai incombeva su tutti loro.
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