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Autore: Star_Fire    07/09/2012    2 recensioni
I Mugiwara sono quasi giunti alla meta finale: l'isola di Raftel. Ma prima di approdarvi dovranno affrontare le insidie della misteriosa Isola del Tempo, che li metterà alla prova. Solo chi ne esce vivo, e chi dimostra di essere degno, può passare oltre e giungere al cospetto dello One Piece. Tra nuovi amori, nuove sfide ed enigmatiche presenze cosa accade quando il più grande nemico da sconfiggere è il tuo passato?
Genere: Avventura, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Franky/Nico Robin, Rufy/Nami
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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capitolo 4

-Capitolo 4-  "Chi lo sa..."

Sanji, dopo essersi ripreso dallo svenimento svariato tempo dopo, fu messo al corrente di quanto era successo quel pomeriggio e così, all'unanimità, decisero tutti di festeggiare l'evento con un banchetto all'aperto.  Il cuoco, poco prima del tramonto, si era messo ai fornelli mentre ogni membro della ciurma svolgeva svariate mansioni: Franky, aiutato da Usopp, illuminava il ponte con piccole lanterne, Zoro, dopo varie insistenze aveva accettato di rastrellare il prato del ponte punteggiato dalle foglie dei mandarini di Nami. Quest'ultima, aiutata dal capitano, apparecchiava la tavola mentre Robin e Chopper si occupavano del controllo generale della nave:
"Il coltello va sempre a destra della forchetta Rufy" lo avvertì Nami, vedendo che il Capitano aveva sbagliato. Il ragazzo, scusandosi, provvedè a risistemare le posate come la sua navigatrice gli aveva detto, per poi chiederle se come le aveva disposte andava bene:
"Ora va meglio" annuì Nami, strappando un sorrisone a Rufy.
"Chi ti ha detto che la forchetta va a sinistra?" 
"Me lo disse mia madre, quando ero piccola e con Nojico apparecchiavamo la tavola" sorrise Nami, perdendosi nei ricordi "Sai, sapere la disposizione corretta delle posate è una lezione di galateo, di buone maniere. Noi eravamo una famiglia molto povera e, vista esternamente, rozza perchè mia madre era una contadina. Quindi cercavamo di imparare e di ostentare, al di là della miseria, una buona educazione per far sì che la gente smettesse di considerare, me e la mia famiglia,come delle straccione per via del lavoro modesto che faceva mia mamma."
"Io non ho mai imparato le buone maniere. La mia infanzia l'ho vissuta da selvaggio, si può dire. Sempre a scorrazzare qua e là, senza ricevere educazione. Cosa è giusto e cosa è sbagliato l'ho appreso, in parte, sperimentandolo sulla mia pelle, e in parte, dalla mia madre adottiva." confidò Rufy.
"Non sapevo avessi una madre adottiva" disse Nami, sorpresa.
"Per il semplice fatto che non amo parlare del mio passato per vari motivi. Non chiedermi quali sono, un giorno te li dirò, ma non ora". Nami rimase colpita dalla risposta di Rufy e in cuor suo pensò a quante cose non conoscesse del suo capitano. Il filo dei suoi pensieri si ruppe all'improvviso con il cadere di una lanterna, che si sarebbe fracassata sulla testa del cyborg se non fosse stato per l'intervento tempestivo di Nico Robin e del suo potere. Un braccio, infatti, era spuntato dal nulla appena in tempo e aveva afferrato la lanterna:
"Grazie Robin, mi hai risparmiato un probabile trauma cranico" 
"Di nulla, Franky, è dovere di tutti noi occuparsi l'un dell'altro" sorrise l'archeologa, poggiando in terra la lanterna.
"O forse è compito solo tuo occuparti di me!" rispose il cyborg, osservandola attentamente "Forse sei il mio angelo custode"
"Non vedo ali dietro la mia schiena"
"Ma l'aspetto è chiaramente quello di un angelo". Nico Robin, anche se a fatica, riuscì a non arrossire, liquidando l'argomento appena intrapreso con un semplice sorriso e un'alzata di spalle. 
"Ehy voi due, è ora di cena!" li interruppe Usopp, per la felicità dell'archeologa, che ebbe una scusa per allontanarsi dal cyborg. Tutti presero posto, mentre Sanji imbandiva la tavola con vassoi pieni di cosce di pollo, pesce e vari contorni:
"Dovremmo festeggiare più spesso!" osservò Rufy, fiondandosi sul vassoio della carne, e iniziando ad ingozzarsi a più non posso. 
"E tu dovresti essere educato più spesso" disse Nami, guardandolo torva "Ingurgiti tutto, senza respirare"
"Dai Nami" rise Usopp "almeno questa volta ha aspettato che il vassoio fosse portato in tavola". Dopo pochi minuti di silenzio, in cui tutti si concentravano sul cibo che mangiavano, Chopper disse:
"Voi siete sicuri che possiamo fidarci di quella creatura?E se volesse ingannarci?Insomma, ci siamo persi nel mare e spunta all'improvviso Nerùdor, in tutta la sua gentilezza, che ci promette di guidarci su un'isola praticamente mai vista. E' tutto troppo facile, non credete?". La ciurma si fece pensierosa ma Rufy, sorridendo li tranquillizzò:
"Non preoccupatevi ciurma, l'isola esiste perchè quando conobbi Shanks nel mio villaggio me ne parlò insieme ai suoi compagni."
"Davvero?" si stupì Usopp "E cosa ti disse a riguardo?"
"Bhè, non mi disse che fu creata da Roger, ma mi parlò di un'isola strana, diversa dalle altre. Era collocata fuori dal nostro oceano, dal nostro cielo, dal nostro mondo. Io non capivo, ero troppo piccolo, e lui mi rispose che avrei capito solo se il mio cuore fosse rimasto puro. Immagino si riferisse all'ispezione di Nerùdor. Comunque io mi fido di ciò che mi ha raccontanto Shanks, e sono disposto a seguire quella creatura ovunque essa mi porti." Il discorso fece effetto e la ciurma smise di preoccuparsi, ritornando a mangiare più serena di prima. La cena trascorse nell'armonia più pura. I Mugiwara si rilassarono come non facevano da tempo, precisamente da quando avevano intrapreso il viaggio nel Nuovo Mondo.


"Che scena patetica" commentò Sanji "Ogni volta che organizziamo un banchetto devo assistere a quest'orda di ubriachi". Infatti, come sempre quando festeggiavano, Zoro, Usopp, Chopper e Franky si erano dati alla pazza gioia.

"Non preoccuparti, Sanji. Tra due minuti crolleranno a terra." sorrise Nico Robin, osservando i suoi quattro compagni in preda all'euforia dell'alcool.

"Sì, è vero. Ma nel frattempo creano una confusione insopportabile...Se non gli volessi bene li avrei già scaraventati fuori bordo, a cominciare da Testa di Prato." osservò il cuoco, accendendosi una sigaretta "Dovrebbero darsi un contegno, soprattutto in presenza di due dee come voi."

"Lasciali fare, Sanji. E' giusto che festeggino..." rise Nami, osservando la scena "Strano che Rufy non si sia unito a loro!".

"A proposito..dov'è Rufy?" intervenne Brook "Senza di lui, lo spettacolo non è divertente. Solamente lui riesce a farmi ridere a crepapelle..anche se io la pelle non ce l'ho yohohohohohohoh".

"Io l'ho visto dirigersi verso il frutteto" disse Robin.

"Che cosa?" saltò su Nami "Gliel'avrò detto mille volte di non andare lì. Ogni volta che ci va mi fa fuori un centinaio di mandarini". Detto questo, furiosa, si diresse a passo di carica verso il suo adorato frutteto, lasciandosi il baccano della festa alle spalle. Trovò Rufy comodamente sdraiato sul prato, con il suo immancabile cappello che gli copriva il viso.

"Baka!!!" urlò Nami, colpendolo in testa con forza.

"Namiiiiiii, mi hai fatto male!" piagnucolò il capitano, imbronciato. "Perchè mi hai colpito?"

"Perchè te l'ho ripetuto tante, troppissime volte di non venire qui a mangiare i miei mandarini"

"Ma non ne ho toccato neanche uno" protestò Rufy, guardandola torvo. "Controlla!". Nami, fece correre lo sguardo sugli alberi e sul prato, e in effetti non vi era neanche una buccia di mandarino sospetta che potesse tradire le parole di Rufy.

"D'accordo, non ne hai mangiato nessuno. Ma allora cosa ci fai qui?" chiese la navigatrice, sospettosa. Rufy, prima di rispondere, si massaggiò la testa e guardando Nami negli occhi le disse: "Sto pensando!"

"Da quanto tempo pensi, tu?" lo prese in giro la rossa.

"Da sempre, credo.." rise il capitano. "E dovresti farlo anche tu, prima di colpire la gente"

"Quando sono furiosa difficilmente penso."

"E sbagli!Devi rimanere sempre lucida, perchè l'essere arrabbiati ti porta a commettere azioni di cui poi, nella maggior parte dei casi, te ne penti.". Anche stavolta Rufy si era dimostrato più maturo di quanto Nami pensasse. Aveva ragione, anche questa volta. La navigatrice si ritrovò a pensare su come ribattere ma si limitò a tacere:

"A cosa pensavi, prima che io arrivassi?" Disse poi Nami, sedendosi accanto al suo capitano e osservando il cielo pieno di stelle.

"Alla fine del nostro viaggio..." sospirò Rufy "Una volta trovato lo One Piece".

"E cos'è che ti preoccupa?" chiese Nami, dolcemente.

"Che ne sarà di tutto questo?Della Sunny, dei banchetti, dei momenti divertenti, delle avventure, delle scoperte...della ciurma?". Rufy, sollevò lo sguardo, puntandolo verso il mare. "Il nostro viaggio è quasi giunto al termine, Nami. E io mi rendo conto che tutti voi avete altri sogni, oltre a quelli principali di cui tutti siamo a conoscenza. Prendi Usopp, ad esempio!Il suo sogno è quello di diventare il pirata più coraggioso e forte che il mondo abbia mai visto. Ma ha anche un altro sogno: quello di tornare da Kaya. Magari non lo dice espressamente, ma lo desidera. Capisci che intendo? Insieme stiamo realizzando i nostri sogni più grandi, le nostre ambizioni di vita. Ma finita quest'avventura ognuno cercherà di realizzare quei sogni, più piccoli ma non meno importanti, che portano nel cuore. Siamo destinati a separarci.."

"Qualsiasi cosa accada dopo, non vuol dire che saremo costretti a separarci o a non vederci mai più." sorrise Nami "Guarda Shanks, Rufy. Passano gli anni ma in un modo o nell'altro vi incontrate in ogni caso. Le persone a cui siamo legate non ci dicono mai addio. Possono essere lontane dalla vista, ma non dal cuore.".

"Forse hai ragione, Nami." sorrise debolmente il capitano. Passarono un lungo momento in silenzio, osservando solamente il cielo profondo e ascoltando il rumore del mare, poi, Rufy parlò di nuovo, sussurrando:

"Nami..."

"Sì, Rufy?"

"Tu...cosa farai dopo?". Quella domanda spiazzò completamente la navigatrice. Si era posta lei stessa quella domanda un miliardo di volte, ma non era stata mai in grado di trovare una risposta.

"Io..non lo so, Rufy."

"Ho sempre pensato che saresti voluta tornare sulla tua isola, da tua sorella..." osservò Rufy, guardandola negli occhi.

"Si, ci ho pensato a tornare da Nojiko e da Genzo...ci ho pensato moltissime volte. Ma sono consapevole del fatto che quell'isola e la vita che vi conducevo, mi sono estranee. Appartiene al mio passato, quella vita. Ora ne voglio una nuova. Voglio una vita che mi dia quella pace e quella serenità che non conosco quasi più. Una vita in cui ogni volta che chiudo gli occhi non mi appaia mia madre che muore, o le crudeltà di Arlong." Nami si asciugò in fretta una lacrima che le era spuntata dall'occhio sinistro, e cambiò discorso. "E tu, Rufy?Cosa pensi di fare?"

"Io non ho un posto dove tornare, o meglio ce l'ho ma non lo considero più come casa mia. Più che il tetto che avevo sopra la testa, mi rendo conto che casa mia era..Ace. A rigor di logica non ho un posto dove andare. Credo che continuerò la mia vita solcando gli oceani con la Sunny, magari accompagnandomi con una donna o da solo..chi lo sa..".

"Già, chi lo sa..." sospirò Nami, avendo improvvisamente paura di quel futuro che ormai incombeva su tutti loro.


  
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