Il resto della giornata volò via monotono, stando seduta nella grande sala
circolare ad osservare il mare.
Trafalgar Law non si fece vedere per tutto il pomeriggio. Bepo mi offrì una tazza di the e l'accettai volentieri.
Adesso guardavo fuori dall'oblò e sospiravo, sorseggiando la mia bibita. Ma
non riuscivo proprio a pentirmi della scelta di restare a bordo.
Poi, d'un tratto, Jean Bart si sedette accanto a me e mi guardò
insistentemente le tette.
"Hey!" schioccai le dita.
Alzò con nonchalance lo sguardo "Come stai?" mi chiese
improvvisamente.
Lo fissai un po' confusa "Bene. Perchè?"
"Mi sembri pensierosa" si affrettò a rispondere.
Lo guardai come se fosse matto. Come mai aveva deciso di accomodarsi
accanto a me? Ma soprattutto...cosa diavolo voleva?
"Sai, lui non è cattivo..." disse con aria triste.
Senza che avesse pronunciato il suo nome, capii subito a chi si stava
riferendo. Non riuscii a trattenere un moto di sorpresa: c'era forse qualcosa
in me che tradiva la mia strana propensione verso il chirurgo della morte?
"Lo so" i miei occhi si abbassarono sulla tazza di the ancora
mezza piena.
Jean Bart esitò, poi continuò a parlare "E' un uomo davvero
eccezionale, oltre che un medico straordinariamente in gamba"
Sbuffai e alzai gli occhi al cielo "Dimentichi di dire che è anche un
abilissimo capitano e una temuta Supernova!" e un formidabile amante.
Impressionante il numero di cose che riusciva ad essere Trafalgar Law.
"Già" concordò.
"Tuttavia, non capisco" confessai "Perchè
stai elogiando il tuo capitano di fronte a me?" lo guardai di sottecchi.
Non potevo negare che Bart mi avesse abbastanza sorpresa con le sue
argomentazioni.
Ma la sua risposta fu ancora più sconvolgente e mi pietrificò completamente
"...lui non ti lascerà andare tanto facilmente"
La conversazione con Jean Bart mi aveva piuttosto inquietata, ma andai a
letto cercando di non pensarci.
Mi addormentai in quattro e quattr'otto, aprendo dolcemente gli occhi
quando sentii delle mani sfiorarmi impercettibilmente il braccio: Trafalgar Law
era intento a medicarmi il polso che mi aveva fatto sanguinare il giorno prima,
nei suoi occhi non c'era altro che concentrazione, non una nota di emozione
turbava il suo volto.
Non si accorse di avermi svegliata.
Probabilmente, in un giorno qualunque gli avrei urlato "Come ti sei
permesso di entrare senza avvisare?!", ma non quel giorno.
Quella mattina ero semplicemente felice di vederlo, nel modo più naturale
del mondo. Chiusi gli occhi e lasciai che le sue dita accarezzassero premurose
la mia pelle, mentre il sollievo diede respiro al mio cuore.
Dopo la colazione, andai a cercare Law e lo trovai in infermeria.
"Posso entrare?" aprii la porta lentamente.
"Accomodati" fu la fredda risposta del chirurgo, mentre sistemava
delle fiale sugli scaffali.
Chissà se si trattava di succo d'arancia o che altro. Non era il momento di
pensarci, in qualunque caso.
"Ascolta, per quanto riguarda ieri..." mi mancavano le parole.
"Non importa" tagliò corto "In serata raggiungeremo Sabaody e non dovrai più preoccuparti di nulla"
"COSA?" mi lasciò interdetta e le mie ginocchia diedero segno di
voler cedere "Credevo che l'Arcipelago Sabaody
non rientrasse nei tuoi programmi!"
Scrollò le spalle "Il bello di essere capitano è che posso stravolgere
i miei piani, se lo voglio"
Era una mia impressione o c'era una nota di amarezza nella sua voce?
"Non sei contenta?" scrutò con attenzione il mio volto.
"Certo" risposi un po' troppo in fretta.
"Molto bene"
I suoi occhi grigi, la sua barba, i suoi lineamenti...quanto, tutto questo,
mi sarebbe mancato!
Ma il suo atteggiamento non cambiò: il suo sguardo continuò ad essere
glaciale e non sembrò voler cedere di un millimetro.
Per quanto ancora aveva intenzione di comportarsi così?
Scossi la testa e decisi di lasciar perdere: aggiungeva soltanto confusione
alla confusione e me ne preoccupavo decisamente troppo.
Otto ore passarono in fretta, nonostante i continui blackout. Chiesi più
volte del capitano, ma Bepo e Penguin mi ripeterono
che era molto impegnato in sala operatoria.
Alle sei di sera mi rassegnai e decisi di trascorrere le mie ultime due ore
sul sottomarino a mettere da parte i miei vestiti e a fare un ultimo giro per
il sommergibile giallo.
La stanza beige non era cambiata: c'erano le solite bende sparse ovunque e
l'odore di disinfettante che mi aveva stordita il primo giorno.
Da allora, molte cose erano diverse: innanzitutto, adesso riuscivo a fare
sogni tranquilli (soprattutto grazie ad un ansiolitico che si era rivelato
banalissimo succo d'arancia); avevo dei vestiti nuovi (comprati sotto il sole
dell'isola di Sida in compagnia di Anita); conoscevo la storia del canino
dorato dello squalo (anche se, purtroppo, non avevo potuto impossessarmene);
avevo smesso di insultare Bepo (il quale si era
dimostrato piuttosto cordiale, insieme a tutti gli altri Heart),
e le mie ferite erano del tutto guarite (grazie ad un chirurgo fantastico che
non amava essere ringraziato).
Non era tanto male, in fin dei conti.
Ma adesso era finalmente giunto il momento di tornare dai miei compagni. A
pensarci bene, mi mancavano molto: ero certamente felice di rivederli, ma avrei
lasciato il sottomarino con una leggera amarezza.
Attraversai per l'ultima volta il corridoio ed entrai in biblioteca: un
pezzo di carta era adagiato sul tavolino circolare. Quando mi avvicinai, capii
che si trattava della lettera del padre di Law. Strappata.
Attraccammo a Sabaody che era già buio. Penguin
mi comunicò che i pirati Heart non sarebbero scesi a
terra, e avrebbero ripreso il loro viaggio dopo essersi assicurati che io
avessi ritrovato i miei amici e i feriti i loro capitani.
"L'ha ordinato il capitano Law?" chiesi speranzosa.
Annuì senza dare ulteriori spiegazioni.
"Portami da lui" gli ordinai in un tono che non ammetteva
repliche.
"Ma il capitano ha detto di non disturb..."
"Me ne frego di quello che ha detto il tuo capitano!" lo afferrai
per la felpa bianca "Devo vederlo immediatamente!"
"Sì, signorina" si arrese infine, con un'espressione terrorizzata
stampata sul volto.
Trafalgar Law era di spalle, intento a sfilarsi i guanti in lattice, quando
io e Penguin entrammo in sala operatoria.
"Capitano, mi ha costretto minacciando di uccidermi!" ci tenne a
giustificarsi immediatamente il pirata dal cappello a forma di pinguino.
Law si voltò con cautela, ignorando completamente il suo compagno che
continuava a blaterare e concentrando unicamente lo sguardo enigmatico su di
me.
"...che avrebbe fatto fuori Orca e avrebbe rasato a zero la pelliccia
a Bepo..."
Digrignai i denti "Insomma, te ne vai?!"
"Eh?" s'interruppe di colpo "Subito!" sparì chiudendosi
la porta alle spalle.
Seguì un istante di imbarazzante silenzio. Poi trovai il coraggio di
parlare "Beh, non mi saluti neanche?"
"Non..." gli impedii qualsiasi tentativo di risposta gettandogli
le braccia al collo e baciandolo avidamente.
Le sue labbra erano inaspettatamente più avide delle mie.
"Mi sei mancato, mi mancherai!" sussurrai affannata, mentre la
sua bocca si apriva nuovamente e i suoi occhi si chiudevano piano.
Lo baciai altre otto, nove, dieci volte. Sentivo di non averne mai
abbastanza. Poi, d'improvviso, la luce andò via.
"Ci risiamo" sospirò "Maledetto rettile ancestrale!"
Non potei fare a meno di ridere. Quelle parole avevano in parte sciolto
l'atmosfera pesante che si era venuta a creare tra noi.
Poi avvertii una mano delicata sul volto "Non sei obbligata ad
andare"
Aveva detto proprio così?
Quella frase, bisbigliata così a bassa voce quasi da non essere udibile, mi
riempì il cuore di gioia e sorpresa.
Sentii il suo respiro caldo a un centrimetro
dalla mia bocca e fu di nuovo bacio.
Le mie mani andarono ad esplorare il suo viso nel buio: le basette, le
ciglia, la barba...sperai di conservare per sempre la forma del suo volto sulle
mie dita.
Poi mi accoccolai tra le sue braccia e feci scivolare la guancia sulla sua
felpa morbida. Per la prima volta, le mani del chirurgo non si posarono sul mio
fondoschiena, ma mi strinsero in un dolce abbraccio.
"Ci morirei, tra le tue braccia" mi lasciai sfuggire.
Law rise lievemente e mi baciò i capelli.
E come avrei dovuto temere una persona del genere? Come avrei potuto essere
in pericolo stando in sua compagnia?
In quel momento, realizzai ancor di più ciò che mi era ormai estremamente
chiaro: Trafalgar Law era un uomo buono. Aveva questo modo di nascondersi
dietro a cinismo e sarcasmo, e in pochi eravamo a conoscenza dei meravigliosi
tesori che teneva così ben protetti.
Dopotutto, una finta reputazione è tutto ciò che un uomo possiede...*
"Devi andare" mormorò dopo un po', ansioso di cancellare l'aria
quasi sentimentale che si era creata.
Non glielo permisi: gli presi le mani e gliele strinsi più forte che potei.
Stranamente, me lo lasciò fare senza opporre resistenza.
"Trafalgar...questo non è un addio, vero?" non saprei dire se
fossi più in cerca di rassicurazioni o semplicemente di parole sincere.
Esitò, dopodichè mi diede una risposta il cui
unico intento sembrava quello di volermi consolare "Certo che no. Devo
sconfiggere il tuo capitano nel Nuovo Mondo"
La mia fronte contro la sua, adesso "E sei sicuro di farcela?"
La fitta oscurità non mi permetteva di ammirare il suo volto, ma ebbi l'impressione
che stesse sorridendo "Ovviamente"
Inedito, questo Trafalgar Law. Forse con l'assenza di luce si sentiva più
sicuro a rendere nota quella parte di sè che era
sempre rimasta nascosta.
Premetti lentamente le mie labbra sulle sue, decisa a rimandare ancora il
mio incontro con la ciurma e a godermi ancora un po' di chirurgo della morte.
"I tuoi amici ti staranno aspettando" disse in un sibilo, ma
tutti i suoi tentativi venivano prontamente stroncati dalla mia lingua, finquando nella sua voce non si percepì una certa
impazienza "Va'...ti prego" si lasciò sfuggire.
Capii che era davvero il momento di andare via e, dopo aver lasciato a
malincuore quelle mani miracolose, uscii dalla stanza senza poter guardare per
l'ultima volta i suoi occhi grigi. ©
*Chi ha visto Rapunzel avrà notato
la citazione di Eugène (che, personalmente, ho trovato molto divertente!)
Mi scuso per i troppi “paragrafi” inseriti in questo
capitolo, ma non ho saputo ordinarli meglio.
Premetto: questo è stato il capitolo che mi ha dato maggiori
difficoltà, ancor più sul contenuto che sulla forma. Nella prima stesura, Nami parlava con il fratello di Hawkins
(?!), dove lo sono andata a pescare non lo so (volevo farle avere una
conversazione con un personaggio di secondo piano, ma nessuno mi sembrava
abbastanza profondo…alla fine ho optato per Jean Bart, dopotutto non lo
conosciamo poi così bene, no? Ad Amazon Lily direbbero: “Nuovo capitolo, le
doti nascoste di Jean Bart” xD); nella seconda
stesura Nami chiedeva scusa a Trafalgar Law senza
girarci troppo intorno (cosa che mi è sembrata eccessivamente OOC, dato che anche Nami
ha le sue punte d’orgoglio); nella terza stesura mi ero decisa a dividere il
capitolo in due e formarne così un sedicesimo (che però risultava troppo
corto).
Alla fine, il risultato è questo: tenetevelo così com’è xD
Giusto qualche parolina sull’ultima parte: ho voluto inserire
un po’ di “sano sentimentalismo” da fine fan fiction, che agli sgoccioli non
guasta mai. Ho cercato di mantenere Law freddo e distante il più possibile, ma
alla fine sarebbe stato stupido non farlo cedere nemmeno di un millimetro,
avrebbe perso d’effetto tutto l’intento della storia. Spero di averlo fatto
rientrare almeno nei limiti dell’IC!
Alla prossima! ;)