Yesterday is gone, we can't go back again
L'uno
verso l'altra
«Pensavo scegliessi lui, alla fine.»
«Davvero?»
«Già.»
Mikono si asciugò la fronte bagnata di sudore e
abbassò
il braccio, girandosi quel tanto che bastava per guardare attentamente
Amata, sorpresa dalla sua improvvisa quanto curiosa ammissione.
Stavano riverniciando una delle pareti della mensa da un paio d'ore,
decisi a finire quel compito per poter subito passare ad una delle
altre mansioni che Donar Dantes aveva assegnato loro la sera prima,
quando avevano deciso di contribuire come gli altri alle operazioni per
il rinnovamente di Neo Deava - rinnovamento causato dai danni inferti
dagli Aquarion mentre lottavano contro Mykage e l'Aquarion originale.
In realtà, si sentivano un po' in colpa per quello che era
accaduto, sebbene fosse stata la vendetta covata a lungo dall'angelo
delle tenebre a causare parecchi danni alla struttura, così
come
la perdita di molti element - in primis di Shrade Elan e, sebbene non
fosse ufficialmente un pilota, di Jin Muso. Nulla e nessuno
avrebbe potuto dimenticare ogni perdita, ogni ferita o dolore inferti
da un amore non corrisposto durato ben 24.000 anni, dai tradimenti,
dalle delusioni, dai malintesi.
Nulla.
«Sai...» Amata smise d'imbiancare la sua parte di
parete
e le lanciò un'occhiata.
«Da come ti comportavi con lui, da come l'avevi difeso... da
tutto quell'insieme di cose, sono arrivato a pensare che, malgrado
tutti i miei sforzi, alla fine l'avresti seguito. Eri troppo...
comprensiva con Kagura.»
Con ogni probabilità, confessare di aver pensato una cosa
simile
lo metteva in netta difficoltà, ciò nonostante
non lo
dava a vedere, mantenendo difatti un'espressione piuttosto neutra.
«In un certo senso, era inevitabile che mi comportassi in
quel
modo» Mikono si spostò una ciocca violetta dietro
l'orecchio, e nello stesso istante Shush si mosse irrequieto fra i suoi
capelli. «Voglio dire... siete lui.»
Siete Apollo,
pensarono entrambi, quasi nello stesso istante.
Due facce della stessa medaglia, Vega e Altair.
«Come pensi che stia, ora?» domandò
Amata dopo un
po', fissando la parete senza più guardare la propria
compagna.
Mikono s'irrigidì: sapeva cosa intendeva.
A pensarci, il petto iniziava a farle male, segno che la scelta
- obbligata
e causata da Mykage - era stata più dolorosa di quanto
potesse
immaginare. D'altronde, aveva dovuto scegliere fra due persone che
rappresentavano Apollo, senza avere la possibilità di
cambiar le
cose. Kagura alla fine era rimasto solo con se stesso, e aveva
permesso ad Amata di prenderla senza esitazioni - per questo gli era
grata.
Purtroppo, però, nulla poteva cambiare il fatto che in quel
momento lui soffrisse.
Persino Amata, benché con Kagura non ci fosse un buon
rapporto,
provava un po' di tristezza per lui. Anche se non l'avrebbe mai
ammesso, certo.
In fondo, bene o male, erano fratelli.
«So cosa sta provando...» mormorò infine
Mikono,
sentendo un'altra fitta al petto al pensiero di quel ragazzo dai
capelli rossi che ora vagava per la vegetazione della Deava in cerca di
animali che lo sfamassero, un po' come faceva nella sua vita
precedente. «Però ho scelto te. Non solo
perché era destino che fosse così. Ti ho scelto
perché sento,
più di ogni altra cosa, di voler stare con te... lo
so.»
«Mikono-san» Amata le puntò nuovamente
gli occhi
addosso. «In un certo senso, avresti dovuto scegliere lui.
Sai,
Kagura mi disse che era colpa mia. Io rappresento quella parte di
Apollo che decise di sacrificarsi per il pianeta, abbandonando Silvia.
Sono venuto al mondo per essere abbandonato e pagare per quello che ti
ho fatto 12.000 anni fa. Avresti dovuto scegliere lui, non
me.»
La Suzushiro abbassò lo sguardo. Davvero lo pensava?
«Beh... se Apollo avesse deciso di restare con Silvia, il
mondo
sarebbe andato distrutto. Sarebbero morti. E non si sarebbero potuti
reincarnare. Noi non ci saremmo. Non ti avrei incontrato nel cinema nel
quale lavoravi, non avremmo combattutto insieme sull'Aquarion. Non
sarebbe successo nulla di tutto ciò. Quindi io credo che la
scelta compiuta 12.000 anni fa sia stata giusta, sia per me che per
te.»
«Non è così facile»
borbottò Amata.
«Penso non lo sia mai» ribatté Mikono,
inclinando la
testa quel tanto che bastava ad allarmare Shush, che emise un lieve
miagolio. «Però, ora che ci penso... Amata-kun,
non eri
forse tu che desideravi
andare oltre il destino?»
Il ragazzo sussultò, colto alla sprovvista - dimentico,
probabilmente, delle sue stesse parole. «Sì, lo
so... lo so benissimo.»
«Allora non guardare al passato, ma solo al
presente, come hai sempre fatto... come abbiamo sempre fatto,
entrambi.»
Perché
è stato questo a spingerci l'uno verso l'altra.
Amata chiuse gli occhi e sospirò, rintanandosi in se stesso
per qualche secondo, dopodiché si mise a
fissare la parete; Mikono, vedendolo ancora dubbioso, si
avvicinò a lui e gli sfiorò la mano con la
propria,
arrossendo lievemente - non era ancora abituata al loro nuovo rapporto, se
così lo si poteva definire.
«Hai ragione» ammise infine il ragazzo, abbozzando
un
sorriso. Essere dubbiosi non sarebbe servito. Ormai era andata, non
sarebbero tornati indietro.
«Visto?» Mikono ricambiò il sorriso;
successivamente, indicò il muro con la mano. «Mh.
Beh... direi di continuare con la parete, adesso... se
Cayenne ci trova a parlare, sono certa che se la prenderà
con
te, Amata-kun.»
Amata rabbrividì: non ne dubitava.
Da quando lui e Mikono stavano insieme, Cayenne non aveva potuto fare
altro che accettare in silenzio, forse consapevole dei sentimenti della
sorella. Però aveva come la sensazione che il Suzushiro
preferisse vedere Mikono con lui piuttosto che con Kagura - con cui,
nemmeno due giorni prima, aveva litigato fin quasi a farci a botte, e
se Donar non fosse intervenuto per tenerli a bada, Amata non avrebbe
osato immaginare la piega che avrebbe preso quella lite.
Trattenendo una risata, il ragazzo riprese a verniciare la parete, ma
subito dopo si bloccò, colto da un pensiero improvviso:
tornò a studiare Mikono, ormai tutta presa dalla
parete
mezza bianca e mezza grigia su cui stava passando adagio il pennello e,
osservandola bene in viso, scorse una piccola macchia
di vernice poco sotto il suo occhio sinistro.
Sicché, in un
gesto del tutto istintivo, Amata si sporse verso
di lei e la baciò in quel punto, provocandole un rossore che
le
tinse di rosso le gote.
«Non me ne andrò più. Non ti
abbandonerò
più. Ti prometto che, qualunque cosa accada,
starò sempre
accanto a te.»
Anche se, con ogni probabilità, non c'era bisogno di
promettere nulla.
«Bastardo! Si
può sapere cosa stavi facendo?»
«Cayenne!»
«Io stavo soltanto... cercando di... pulire la guancia
di Mikono-san, tutto qui.»
«Baciandola?!»
Forse Amata avrebbe dovuto imparare a inventare scuse migliori, invece
di fare promesse di cui Mikono non avrebbe mai potuto dubitare.
Già, non
c'era proprio bisogno di promettere nulla.
FINE
Partecipa
alla The One Hundred Prompt Challenge
indetta da BlackIceCrystal sul Forum di EFP.
Note dell'Autrice: un
grazie enorme, immenso,
giganterrimo a Jales
(ex _BlackRose_)
per avermi betato questa one-shot. E' quella, per inciso, che ho dovuto
riscrivere dopo che il computer mi ha fatto ciao ciao con la manina,
l'altro giorno *forever alone*. Inutile dire che, se la prima
storia aveva 700 parole, questa ne ha più di 1000.
Vabbè,
fa niente, abbiamo abbondato *rotola* Che dire? La mia prima (see)
Amata/Mikono ** Tutta su questi due *coccola*. Nessuno
l'avesse capito, sono il mio OTP. Non sono sicura di averli resi al
meglio, ma amen, ci si adegua.
Bon, credo di aver detto tutto! :D Un bacione!
Mokochan
Visto
che ormai mi faccio pubblicità nei modi più
schifosi del
mondo, propongo la lettura di altre mie fanfiction su Aquarion EVOL, se
siete interessati *rotola*
- Bittersweet
blood
[Shrade/Crea - potete anche non vederci nulla, solo amicizia
*lol*]
- Unattainable
[Pollon e i suoi sentimenti per Celiane]
- Specchi
Opposti [Raccolta basata su Amata e Kagura]
-
La luce trattenuta nella mia mano muore [Missing Moments
basata sull'abbandono di Amata da parte di Alicia - Alicia Centric]
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