A Nede:
Senza di te, questa storia non sarebbe più tornata ;)
Grazie mille
per tutto l’incoraggiamento che mi hai dato!
All’altezza
di mio padre
Prologo
– Figlia di un sogno
Chichi
giaceva sul letto, sola.
Quel
materasso le sembrava il luogo più sconfinato della
galassia, senza la presenza di Goku accanto a lei.
Erano
ormai due anni che suo marito era morto durante il Cell Game,
costringendo un figlio a diventare adulto troppo in fretta e un altro a
vivere senza un padre.
Gohan,
quella sera, notando la stanchezza sul viso della madre, si era
offerto di mettere a letto il piccolo Goten, e Chichi aveva accettato
con gratitudine.
Amava
quel bambino tenero e vorace con tutta se stessa, ma talvolta le
sembrava di dover spendere tante energie da andare in crisi.
Col
calar del sole, le ombre si erano insinuate mano a mano nella
stanza, sino a immergerla nel buio.
Chichi
chiuse gli occhi e allungò una mano, sfiorando la
metà di letto in cui aveva dormito Goku, immaginando di
toccare la pelle calda del marito.
Era
assurdo. Assurdo che fosse passato tanto tempo
dall’ultima volta che lo aveva visto; assurdo che nonostante
ciò lo ricordasse ancora con tale precisione.
Improvvisamente,
delle dita forti si chiusero sulla mano della donna,
che si lasciò sfuggire un grido.
Spalancò
gli occhi, ma era così buio che tutto
ciò che riuscì a vedere fu una sagoma scura
seduta sul letto accanto a lei, una sagoma terribilmente
familiare…
La
donna ansimò, incapace di credere ai propri occhi.
«Chichi»
mormorò in quel momento una
voce affettuosa.
La
sua voce.
Iniziando
a dubitare anche delle proprie orecchie, la donna
sollevò debolmente la testa. «Goku»
sussurrò, incredula. «Come…?»
«La
vecchia Sibilla mi ha dato mezz’ora di
tempo…» spiegò lui, in tono sereno.
Chichi
si raddrizzò, mettendosi seduta sul materasso.
«Mezz’ora?» ripeté.
«Mezz’ora
in cui tornare in vita…
Mezz’ora da trascorrere con te» precisò
Goku, con lo stesso tono tenero e spensierato.
In
realtà, la vecchia sorella di Muten sarebbe stata
disposta a dargli un giorno intero.
Goku,
però, aveva rifiutato. Se in futuro avrebbe avuto solo
ventiquattro ore a disposizione per rivedere la sua famiglia, voleva
utilizzarle più avanti, quando il suo secondo figlio sarebbe
stato abbastanza grande per conoscerlo e ricordarlo…
Così,
alla fine, la vecchia Sibilla gli aveva proposto un
compromesso.
Quella
sera poteva usare mezz’ora. Le altre
ventitré ore e mezza sarebbero state a sua disposizione
più avanti.
Goku
aveva esitato a lungo, ma alla fine aveva accettato.
E,
quando Chichi si avvinghiò di colpo a lui, stringendolo
con forza quasi furiosa, si rese conto di aver fatto bene.
«Perché?»
chiese la donna, col dolore
nella voce. «Perché non hai voluto che ti
riportassero in vita?»
Le
sue unghie penetrarono nella schiena del saiyan, ma Goku se ne
accorse a stento.
«Perché…
Perché…» Tentennò, indeciso
su cosa dire, come un bambino che ha fatto una scelta senza capirne le
conseguenze, e comprende il dolore che ha causato solo quando se lo
trova davanti.
A
quel punto, però, la solitudine ebbe la meglio sulla
rabbia di Chichi.
La
donna sentiva di odiare il marito perché
l’aveva lasciata, ma al contempo aveva desiderato tanto
rivederlo… Toccarlo, sentire la sua voce… Visto
che aveva solo mezz’ora a disposizione, le sembrò
un sacrilegio spenderla a rimproverarlo.
Con
un movimento repentino, chiuse le labbra del marito in un bacio.
Fu
un bacio feroce, quasi aggressivo.
Goku
vi sentì nostalgia, collera, disperazione… E
forse – forse – anche amore.
Allora
accarezzò le spalle della donna, abbracciandola,
stringendola a sé con dolcezza.
Quei
gesti delicati sembrarono quietare il rancore della donna, e il
bacio successivo fu più leggero, più simile a
quelli che Goku ricordava.
Immersi
nel buio, i due tornarono a toccarsi, a riconoscersi e ad
ascoltarsi… Goku svestì Chichi con delicatezza, e
tra il tiepido fruscio delle coperte si amarono di nuovo come un tempo.
Fu
una mezz’ora breve, ma intensa.
Quando
si dovettero separare, Goku sentì le lacrime di
Chichi contro la propria guancia.
E,
una volta tornato nell’Aldilà, sarebbe stato
proprio quel contatto umido a sembrare impresso nella sua mente
più di tutto il resto.
Almeno,
sinché Sibilla non sarebbe giunta davanti a lui.
«Goku!»
lo chiamò lei, con voce
gracchiante. «Hai usato bene la tua mezz’ora, a
quanto vedo…»
L’uomo
sollevò la testa per rivolgerle un sorriso
sfinito. Si sfiorò distrattamente la guancia.
«Perché dici questo?»
domandò, con voce ingenua.
Lei
lo fissò. «Non lo sai?» fece,
incredula.
Lui
scosse la testa, con espressione smarrita. Allo stesso tempo,
però, avvertì uno strano senso di
vertigine… «Cosa dovrei sapere?»
La
vecchia abbassò il capo, sfiorando con entrambe le mani
la sfera di cristallo su cui era appollaiata. «Tua moglie
è incinta, Goku» lo informò, seriamente.
Il
saiyan sussultò. «Incinta?»
ripeté, con voce roca. «È…
è successo questa notte?»
Lei
annuì gravemente. «Pensavo lo
sapessi…»
Goku
scosse la testa, apparentemente stordito
dall’informazione.
«È
una bambina» precisò la
vecchia, con una sicurezza che avrebbe potuto riscuotere
l’invidia di migliaia di medici.
Goku
sbatté le palpebre. Una bambina…
Improvvisamente,
il saiyan si sentì pervadere da un
piacevole calore.
Sapeva
che a Chichi sarebbe piaciuta molto, una figlia femmina.
Un
sorriso spontaneo gli affiorò alle labbra, ma non
poté illuminare del tutto i suoi occhi scuri.
Ora,
sarebbero stati due i figli a crescere senza di lui.
|