Questa
fic è una Missing Moments della fic “Fathers”, e ciò significa che si riferirà
direttamente ad episodi, personaggi ed avvenimenti di quella fic. La lettura di
“Fathers”, quindi, è assolutamente necessaria, per la comprensione di questa.
PREMESSA
Cominciamo
subito con qualcosa di anomalo: questa MM non è ispirata ad un capitolo di
Fathers, ma a “Special Times”, la shot natalizia che vedeva protagonisti i
nostri eroi.
… Vi ricordate
che regalo ha ricevuto Harry?
“<Avete
mai provato la sensazione di stringere qualcosa fra le braccia?
Qualcosa di piccolo ed inerme, di fragile.
Sentite la sua fiducia in voi, sentite il
calore di un istante.
Sentite pace, e poi forza, e gioia.
E' come sognare la propria vita,
rivedersi in cento foglie, senza motivi, né censure.
Sentite il bisogno d'amore, forte, immenso,
dentro di voi, e non sapete spiegare,
Non dovete capire, non volete smettere
di sorridere.
Non si forgia un cuore in una mente ferita.
Eppure la sua fiducia non vacilla, non teme
nulla.
Così, senza che voi vogliate, vi riempie di
sé,
E si trasforma, pian piano, in tutto ciò che
di bello possa esistere al mondo.”
La vita è una cosa
proprio strana, pensi, Draco Malfoy. Ti ritrovi quasi all’improvviso ad essere
abbastanza grande da poterti illudere di dire “ok, fate spazio, ora prendo in
mano il mio destino, e decido io”.
Di solito funziona
che a un certo punto, in qualche modo, ti innamori di una persona che per te ha
una sapore tutto speciale, no? Cominci a fantasticarci su, ed eccolo lì, all’orizzonte,
ti guarda e sorride, il Futuro. Pensi che da questo momento in poi non potranno
mai più esistere problemi, nella tua vita, perché adesso c’è lui. C’è lui nella
tua testa, lui, nelle tue illusioni di adolescente, e ci pensi, sorridi,
arrossisci, ti piacerebbe tanto. E riesci persino a vederti, se solo provi a
sforzarti un po’, a spingere una carrozzina per le vie della città. La vostra
carrozzina, la spingi con attenzione, per non svegliare il piccino che ci dorme
dentro.
Ma che cosa
succede, Draco Malfoy, se invece quella carrozzina te la buttano fra le mani a
forza? Se al posto di un bimbo la riempiono del loro egoismo, e di promesse
buone solo per il pasto di uno stormo di avvoltoi?
Cosa succede alla
tua vita, se ne perdi il controllo in un modo che non ti aspettavi, che mai ti
saresti sognato? Se lui se ne va chiudendosi alle spalle tutte le porte che si
erano aperte, fra voi?
Oh, naturalmente
dirai di no, che un figlio non lo vuoi più, che non si scherza, che adesso c’è
da ricostruire sulle macerie.
Ma se quel figlio
c’è già? Se è troppo tardi, Draco, se il figlio di un compromesso mai firmato
respira già l’aria vivace della primavera londinese?
A quel punto
succede una cosa strana, strana davvero. Succede che ti spezzi in due, e tu
rimani nel mezzo, ad ascoltare le ragioni delle tue nuove coscienze. La prima,
che si domanda, assieme a te, come possa esserci qualcosa di tanto piccino a
questo mondo. Assieme a lei, scorri con l’indice le falangine minuscole delle
sue mani, e le ossicina delle costole, e la linea indecisa delle sue labbra, e
tu ti rendi conto, scioccamente, che il poco sangue che quella creatura
possiede è per metà di lui. Arriva l’altra, quindi, quando sei un po’ troppo
vicino all’innamorarti di quel bambino, e comincia a strepitare che gli
somiglia troppo, troppo, troppo a lui, lui, lui, e ancora lui.
Quel lui che tu
avresti soltanto voluto provare, quel lui che era morto.
Morto?
Oppure eri tu, a
essere morto, Draco Malfoy? Eravate morti l’uno per l’altro, o eravate morti per
voi stessi?
Può il pianto di un
neonato di poche settimane trasformarsi nella tua personale tragedia? Può
l’ansia scuoterti le braccia ogni notte, tenendoti lì, sveglio, ad aspettare
che un’altra, inutile alba, se ne esca fuori da quello stramaledetto orizzonte
che, al diavolo, fino a poco tempo prima era stato diverso, era stato ampio ed
aperto, e tutto per te?
Hai scelto per quel
bambino un nome che per te non significa nulla, ma che per suo padre significa
moltissimo. Significa tutto ciò che ha perduto, e che adesso sta negando a suo
figlio.
Si dice che le
colpe dei genitori ricadano sempre sui figli, ed essere orfani non è stata una
sua colpa, ma per Dio, quanta rabbia deve avergli fatto, una rabbia tale da
trasformare un corpicino accovacciato in una culla nel bersaglio di tutta la
sua frustrazione, tanto che deve essergli venuta voglia di fargli ciò che
avevano fatto a lui.
Lui si era portato
via a suo figlio, come a lui era stato portato via suo padre, e tu lo odi, da
morire, per questo, perché sai che è una guerra inutile, perché lo hai provato
sulla tua pelle, che con un figlio non si può combattere. Perché non è giusto,
perché lui non ha capito, non ha capito niente.
Per questo Harry
non era con te, per questo aveva messo fra lui e voi tutta la distanza del
mondo.
Per questo tu non
trovavi pace, non riuscivi a sentirti a casa, in casa tua, e il divano ti
pizzicava, rendendosi insopportabile.
Lui è sempre lì,
nella sua culla, e appena ti affacci ti fa quell’incantesimo strano, quello che
riesce solamente a lui. Ti fa quel sorrisino che mostra i suoi due dentini
nuovi nuovi, e te lo dice, con i suoi occhi color dei tuoi, che tu sei tutto il
suo mondo. Sei il suo universo di braccia e gambe, e sei immenso come tutto il
cielo che lo circonda. Tu, proprio tu, tu con i capelli biondi e i sassi nel
cuore, tu che non vorresti andare avanti, tu che non sai che cosa pensare, che
cosa fare, come uscire di lì. Tu sei il suo papà, e per lui questo è
sufficiente, da te non vuole nient’altro.
Giorno dopo giorno,
gli angoli si smussano, dentro di te, e quella tua fantasia di abbandonarlo a
sé stesso, sull’ingresso del San Mungo, comincia a sembrare orribile anche a
te. Come potresti, davanti a tanta fiducia? Come farai, a giustificare il tuo
gesto a quegli occhioni grandi come bicchieri, che ti chiedono entusiasti “dove
mi porti di bello, papà?”
Decidi che la tua
vita ce l’hai ancora in mano, che la carrozzina del tuo bambino non è poi così
pesante, e che è solo questione di pratica, con i ciottoli fastidiosi che la
fanno sbandare.
Decidi che è meglio
farla in silenzio, quella cosa di aspettare il ritorno di suo padre, e intanto
di rimboccarsi le maniche, perché quel bambino, che diamine, ha bisogno di fare
il bagnetto, e di prendere una boccata d’aria. E di un bel frullato di zucca,
con un pizzico di zucchero.
E tu hai bisogno di
lui. E lascia stare, lui non è Harry, e finalmente questo comincia ad andarti
bene. I capelli neri di James sono la cosa più buffa che ti sia mai capitata
fra le dita, e persino quella smorfia che fa corrugando tutta la fronte e
imbronciandosi, ti fa sorridere. E capisci pian piano che è meraviglioso,
guardarlo scoprire il mondo, giorno dopo giorno. Gli hai concesso il battesimo
del tuo affetto, e la sua bocchina disegnata come la tua non ha più il sapore
della nostalgia di Harry, ma quello del tuo piccolo bambolotto.
Cominci ad
affibbiagli soprannomi stupidi, comincia a diventare il tuo topino, il tuo
marmocchietto, il tuo pasticcione, il tuo tatino. E ti accorgi che funziona,
contro i sensi di colpa, ti accorgi che quello è un modo come un altro per
sentirsi più padre, perché solo tu hai il diritto di chiamarlo in quel modo
idiota, e lui è tuo per diritto di sangue, e per diritto di occhi.
Diritti che poi ti
incastrano, inevitabilmente, perché nessuno indovina una paternità dal sangue.
Quello è sempre rosso, è sempre liquido, e allora amen, saremmo tutti fratelli,
a guardare quello.
Gli occhi, invece,
quelli ti fregano. E ti ha fregato il modo in cui James assomigli a suo padre
Harry in modo tenace ed orgoglioso. Ad Harry avresti anche potuto negare il
sangue, ma cosa gli avresti risposto, se solo ti avesse detto “ Non vedi che ha
i miei capelli? Non vedi che ha i miei tratti?”
Non lo vedi, Draco?
Oh, l’hai visto,
l’hai visto eccome. È stato bello quasi fin dall’inizio, leggere un po’ il
futuro di James nel taglio squadrato degli zigomi di Harry.
Ora guardi il tuo
uomo, addormentato sul divano. Non si è nemmeno tolto gli occhiali, che adesso
gli si sono storti sul naso, e che finiranno con il lasciargli un solco rosso
violaceo proprio sul setto, di cui si lamenterà per ore. E con lui, il vostro
bambino, che gli si è assopito in braccio, con la gambine piegate come un
ranocchio, e la camicia del suo papà stretta nel pugno. Guardi il pollice
infilato per metà nella sua bocca umida e socchiusa, appoggiata al petto di
Harry, e il filo sottile di saliva che ne esce, e che forma un puntolino scuro
proprio sotto il colletto della camicia di Harry. E sai già che quando Harry si
sveglierà ne riderà, in un modo rapito, come fa per qualsiasi cosa faccia suo
figlio. Ne riderà e si stringerà nelle spalle, perché non gliene importa una
accidente, di presentarsi al Ministero con la camicia macchiata dalla saliva
del suo figlioletto che gli si è addormentato sopra. Anzi, ne andrà persino
fiero.
“Visto? È stato mio
figlio, è ancora troppo piccolo per dormire con la bocca chiusa”.
Sorridi del tuo
spirito romantico che sbuca all’improvviso dal tuo orecchio destro, e ti si
appollaia sulla testa, strisci silenziosamente di là, e ne torni con una
macchina fotografica.
Se Harry farà il
bravo, Babbo Natale gli porterà qualcosa di molto speciale, quest’anno.
ANGOLINO!
Bene, adesso che
abbiamo ricominciato da questa parte, ne approfitto per alcune precisazioni.
Innanzitutto, le
shot non seguiranno un ordine cronologico, perciò, se dovessi pubblicare una
episodio riguardante Harry e James già insieme, non significa assolutamente che
abbia escluso richieste che riguardano il periodo precedente, non vi preoccupate!
Infine, visto che
abbiamo cominciato con una shot non richiesta, vi ricordo che quelle che invece
mi sono state richieste segnaleranno il nome/nick di chi mi ha fornito lo
spunto. Mi sembra il minimo, per ringraziarvi della partecipazione!
La pubblicazione
non seguirà alcun ordine di preferenza, in merito: non è che se pubblico prima
la shot richiesta da X, vuol dire che X è più bella degli altri. Il tutto
dipende solo ed esclusivamente dal tempo che ho a disposizione, e
dall’ispirazione. Finché non sarò più che soddisfatta della shot non la
pubblicherò, e, considerando che alcune richieste mi hanno davvero messa in
difficoltà (e quindi assolutamente spinta ad accettare la sfida, accidenti a
me, Grifondoro della miseria), alcune dovranno avere un po’ di pazienza!