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Capitolo 6
Never gone
Go lightly down your darkened way
Go lightly underground
I'll be down there in another day
I won't rest until you're found
Let me love you, let me rescue you
Let me bring you where two roads meet
Oh come back
above
Where there is only
love
And the ground beneath her feet
And the ground beneath her feet
(The ground beneath her feet – U2)
Ron era steso
agonizzante sul suolo, respirando a fatica ed emettendo rantoli soffocati. Lo
sguardo offuscato, solo una chiazza indistinta in movimento davanti ai suoi
occhi.
Era la fine,
lo sapeva.
La fine della
sua brillante carriera da Auror. La fine di tutto ciò che aveva sognato fin da
quando era solamente un marmocchio pieno di ambizioni e senza speranza.
Si rese conto
solo in quel momento che non avrebbe più visto nessuno, i suoi amici, i suoi
parenti, i suoi conoscenti.
Hermione.
Non avrebbe
più visto Hermione.
Hermione. La
sua ragazza. Hermione. La cosa, la persona che amava più di ogni cosa al mondo,
più di se stesso.
Non l’aveva
salutata, non era riuscito a rivolgerle un’ultima parola, un ultimo bacio. Il
loro ultimo contatto era stato tramite la polvere magica del camino.
Ma non
bastava, non gli sarebbe bastato.
Avrebbe voluto
salutarla come si deve. Avrebbe voluto guardarla, fissare i suoi occhi pieni di
ogni singola emozione, sentire il suo respiro caldo e controllato, odorare il
suo collo che sapeva di buono, sfiorarle le mani morbide e forti.
Avrebbe voluto
dirle quanto l’amava per un’ultima, dannatissima volta.
E gli era
stato negato.
Possibile che
un semplice, stupidissimo appostamento avrebbe segnato la sua vita? Gli veniva
quasi da ridere, ma il dolore lancinante non glielo permetteva.
Maledì il suo
collega Jennings, per essersi ammalato proprio quel giorno. Sarebbe dovuta
toccare a lui la ronda con le matricole, ma la sfortuna aveva voluto tirargli
un brutto tiro.
Maledì quel
dannato delinquente che gli aveva teso una trappola, mentre combatteva corpo a
corpo con un altro incappucciato: lo aveva colpito di sorpresa alle spalle, e
poi era stato aiutato dal suo compagno ad inchiodarlo per terra, infliggendoli
calci, pugni e quant’altro.
Maledì se
stesso, la sua stupidità, il suo carattere impulsivo, la sua ostinatezza e la
sua sfrontatezza nell’avere sempre ragione, la sua fiera decisione nel credersi
migliore solo perché portava un distintivo.
Un distintivo
che, in quel momento, non lo stava decisamente aiutando.
Un distintivo
che non pulsava più con il suo cuore, ma che giaceva lontano dal suo padrone.
Padrone che, probabilmente, non avrebbe mai più avuto.
Era finita, si
ripeté, quasi a volersi convincere che, di lì a pochi minuti, di lui sarebbe
rimasto solamente un mucchietto di cenere. Oppure qualche pezzetto, se quei due
pazzi sarebbero stati clementi.
Un’innata
furia e voglia di spezzare le ossa agli incappucciati gli pervase le viscere, ma
fece solo in tempo a sbattere le palpebre per mettere a fuoco il paesaggio, che
uno dei due uomini si accorse del suo movimento e gli balzò davanti, guardandolo
con disprezzo da sotto il cappuccio.
Ron alzò
debolmente il volto, guardandolo: voleva sfidarlo, voleva urlargli di togliersi
la maschera e di combattere da uomo a uomo, ma non aveva più nemmeno le forze
per respirare. Con un ultimo gemito, si lasciò completamente cadere, la guancia
strusciò dolorosamente sulla ghiaia. La mano, graffiata e pulsante, si strinse
spasmodicamente, come a voler afferrare un ultimo soffio d’aria. Ma era aria
carica di dolore e morte, quella. Era l’alito velenoso e viscido di un serpente,
che striscia lentamente sulla pelle, ma sfugge alla più tenace delle strette.
Il ragazzo
socchiuse gli occhi. La battaglia imperversava ancora. Nonostante tutto,
riusciva ancora ad udire le urla – a tratti tremanti – delle matricole che erano
accorse in loro aiuto. Più volte sentì corpi cadere pesantemente a terra,
seguiti da grida soffocanti, come quelle di un bambino che viene strappato dalle
mani di sua madre.
Ron pregò
perché non morisse nessun altro, oltre lui, quella notte.
***
Alexis era
ancora a terra, raggomitolata su se stessa e decisa a non emettere nessun suono.
Era riuscita a
trascinarsi verso un luogo appartato, anche se la cosa la seccava duramente.
Nessuno più di lei avrebbe voluto combattere e darsi da fare in quel momento
terribile, ma le sue condizioni non le permettevano nemmeno di camminare,
figuriamoci di fare incantesimi e lottare.
Era stata
colpita improvvisamente allo stomaco da un fascio di luce uscito da chissà dove.
Tutto perché non era stata capace di tenere a bada la situazione. Glielo
ripetevano sempre anche all’addestramento: doveva avere più prudenza.
Una piccola
lacrime le rotolò giù sulla guancia. Non voleva piangere, lei era forte, ma in
quel momento le era difficile anche tenere a bada le emozioni.
Chissà se
avrebbe mai più seguito un addestramento? Chissà se avrebbe imparato a
maneggiare le armi da taglio o a sconfiggere una volta per tutte quell’oca di
Stacey Carter in velocità? Chissà se avrebbe mai più riso con la sua amica
Theresa, prendendo in giro Rosman e la Van Basten? Chissà se sarebbe mai più
andata a prendersi un bel the corroborante dopo le estenuanti lezioni di teoria,
con i suoi compagni di addestramento?
Chissà se
sarebbe sopravvissuta?
Alexis si
impose di non scoppiare in lacrime.
Quella
situazione le metteva una grandissima angoscia addosso. Se solo uno degli
incappucciati l’avesse scoperta, sarebbe stata la fine per lei.
Non pensava
che essere a un passo dalla morte fosse così snervante e asfissiante.
Si sentiva
come a metà di un percorso, ma non riusciva né ad andare avanti, né a tornare
indietro.
Non aveva
alcuna scelta.
Doveva solo
aspettare.
E lei odiava
aspettare. Era sempre stata la più impaziente di tutti, incapace di starsene per
più di cinque minuti con le mani in mano.
Anche ora, con
i nervi in subbuglio e l’impossibilità di reggersi in piedi, avrebbe tanto
voluto stringere una bacchetta e buttarsi nella mischia.
Sbatté più
volte le palpebre, finché le lacrime non si asciugarono definitivamente.
Ruotò
lentamente lo sguardo alla sua sinistra, dove la battaglia imperversava.
Alcuni suoi
compagni, sentendo le esplosioni, erano accorsi ad aiutarli, ma avevano poche
opportunità di vincere, nonostante la differenza di numero.
Vide due corpi
per terra, ormai senza più vita.
Uno di quei
due ragazzi l’aveva conosciuto il primo giorno del corso per Auror. Si chiamava
Marcus McHawk ed aveva appena diciannove anni, uno in più a lei.
Era rimasta
colpita da lui per il suo carattere sempre ottimista e ben disposto verso tutti
e tutto.
Ed ora,
vederlo lì, per terra, esanime, le faceva stringere il cuore e pensare che le
cose brutte accadono sempre a chi non le merita.
L’altro corpo
era irriconoscibile: le vesti erano impolverate e piene di strappi, il viso era
nascosto da uno strato di fango, il grembo era bagnato dal sangue che
fuoriusciva da una ferita profonda che gli tagliava l’addome.
Trascinandosi
a fatica con i gomiti, gli si avvicinò e allungò una mano per pulirgli le guance
dallo sporco.
Cominciò a
sfregarle delicatamente, come se avesse paura di fare del male anche ad un corpo
oramai senza più vita.
Scoprì uno
zigomo, ancora levigato e perfetto nonostante le ferite; e poi una guancia,
ruvida di barba non fatta e segnata obliquamente da un taglio screziato di
sangue rappreso.
E le mani. Gli
prese le mani e vi passò su i polpastrelli, massaggiando le nocche bianche e
pizzicandogli delicatamente il palmo.
E sotto le
sue prime lacrime, gli aggiustò un ricciolo castano dietro l’orecchio e osservò
il suo volto, un’ultima volta.
Perché non
l’avrebbe più rivisto, non sarebbe mai più riuscita a dirgli quello che
veramente provava per lui, cosa sentiva di lì a qualche mese. Un qualcosa che
l’aveva spaventata e resa felice allo stesso tempo.
Perché
gioia e dolore avevano preso lo stesso sapore.
Perché non
poteva permettersi di innamorarsi del suo migliore amico, ma inconsapevolmente
le procurava una certa sicurezza.
E le
lacrime, che non volevano saperne di smettere, continuavano a scivolarle lungo
le guance impolverate, fino a cadere sulle sue mani e bagnarle.
Lacrime di
tristezza. Lacrime di dannazione. Lacrime d’amore. Lacrime di consapevolezza,
Ma
soprattutto lacrime di rabbia. Perché ora era tutto finito. Perché lui era
rimasto fino alla fine con la convinzione che le persone vanno aiutate anche a
costo di sacrificarsi.
Era
arrabbiata con lui, con il suo cadavere steso sul terreno insanguinato, perché
nonostante avesse una giornata di riposo, era comunque andato all’addestramento.
Senza dirle niente, di nascosto.
Perché
tanto cosa gli avrebbe mai cambiato un allenamento in più?
Niente,
solo la fine.
Solo la
fine.
E Alexis
non riusciva a non odiarlo in quel momento. Ad odiarlo per il suo altruismo, per
la sua voglia di fare tutto e subito, per la sua sicurezza, per la sua aria un
po’ spavalda ma rassicurante, per la sua mania di perfezione, per la sua
ostinatezza.
Lo odiava
perché lui era lì, al posto di qualcun altro.
E odiava il
fatto che lui non fosse egoista.
E l’odiava
perché lo amava più di quanto riuscisse ad ammettere.
Odiava
l’idea di non esser stata uccisa prima di vederlo lì per terra.
Tirò un
respiro profondo, continuando a singhiozzare disperatamente, non sapendo più
cosa fare.
Lo fissò a
lungo, ancora, ed ancora, ed ancora. Cercando di ricordare tutti i bei momenti
passati insieme. Cercando invano di tenere a freno il turbamento profondo che
l’angosciava. Cercando di fissare tutti i piacevoli ricordi in una fotografia
eterna. Ma in quel momento non riusciva a pensare a nient’altro se non al fatto
che non si sarebbero mai più incontrati, visti, parlati, sfiorati.
Desiderava
non averlo mai conosciuto. Forse non l’avrebbe mai amato e tutta quella
sofferenza non ci sarebbe mai stata. Voleva solo che tutto quel momento passasse
e tutto ciò che aveva di lui non tornasse.
Forse non
erano destinati, pensò. Forse non in quella vita.
E si lasciò
cadere affianco a lui, stringendogli ancora la mano, e chiudendo gli occhi anche
lei.
***
You left
without saying goodbye
Although I'm sure you tried
You call and ask from time to time
To make sure we're alive
But you weren't there
Right when I'm needing you the most
And now I dream about it
How it's so bad, it's so bad
(Too bad –
Nickelback)
Hermione
sedeva tremante nella sala d’aspetto del San Mungo. Erano lì, lei, Harry e Ginny
da almeno due ore, ma ancora non avevano saputo nessuna informazione
sull’attacco e sulla condizione di Ron o di chiunque altro.
L’attesa era
tremenda. L’aria pesante la opprimeva, e stava tenendo uno stretto auto
controllo per non scoppiare in qualche pianto isterico.
Quella
situazione era già critica, che non serviva disperarsi maggiormente. Anche
perché, in quel momento, aveva il timore di sentirsi dire qualunque cosa sulla
sorte del ragazzo, e quindi preferiva tenere a bada le emozioni per dopo.
Odiava il suo
pessimismo cronico in situazione del genere, ma proprio non ce la faceva a farsi
forza.
Harry e Ginny
potevano ben poco, e se ne stavano abbracciati e mogi nel loro angolo.
Ginny ogni
tanto sussultava, per qualche singhiozzo represso. Aveva la testa abbassata, i
capelli scompigliati e due occhiaie spaventose. Si mordeva il labbro inferiore
freneticamente e i suoi occhi ogni tanto saettavano convulsamente a destra e
sinistra, in cerca di rassicurazioni che non arrivavano mai.
Harry, dal
canto suo, pareva il più calmo dei tre. Ma Hermione sapeva che era tutta
apparenza. Il ragazzo aveva sviluppato un’impassibilità quasi artificiale, e
riusciva a non far trapelare le sue emozioni in occasioni tragiche come quella.
Con una mano
accarezzava lentamente la testa della sua ragazza, rivolgendole qualche parola
soffusa di conforto, anche se servivano a ben poco. E ogni tanto lanciava
occhiate guardinghe ad Hermione, cercando di comunicarle con lo sguardo qualcosa
che nemmeno lui sapeva, ma la ragazza evitava accuratamente le sue occhiate.
Hermione prese
a tormentarsi le dita e le nocche, lasciandosi piccoli segni rossastri che
recavo a pugni con il pallore delle sue mani.
Doveva stare
bene. Ron stava sicuramente bene. Doveva essere per forza così.
Ma in fondo al
suo subconscio, sapeva di mentire a se stessa dandosi quelle false speranze.
Proprio non ce la faceva a rilassarsi un minuto e pensare lucidamente.
Fu in quel
momento che sentirono un trambusto nell’atrio. Hermione sobbalzò e corse verso
le porte, uscendo nel grande ingresso dell’ospedale.
Quelle voci
concitate potevano significare solo una cosa: erano arrivate notizie
dell’attacco.
Infatti vide
alcune infermiere correre verso l’entrata ed aiutare alcuni medici a portare
delle barelle con sopra dei corpi conciati malamente verso la parte adibita a
chirurgia.
Hermione tentò
di avvicinarsi, ma alcuni maghi tenevano a debita distanza gli spettatori
curiosi.
Non intravide
nessuna figura che potesse assomigliare a quella del suo ragazzo, perché il mago
la spinse indietro e la invitò poco gentilmente a tornare in sala d’aspetto,
dopo che furono passate le prime due barelle, contenenti i corpi visibilmente
morti di due giovani reclute, un ragazzo e una ragazza.
Al passaggio
dei due, era caduto qualcosa dalla barella della ragazza e Hermione l’aveva
raccolto. Era il suo distintivo, ma senza leggerlo se lo mise in tasca.
Hermione tornò
indietro, ancora più turbata di prima, e vide Ginny e Harry venirle incontro. Ma
i due, notando la sua espressione, capirono che non si era saputo ancora niente.
Hermione si
risedette, ancora più in ansia di prima.
Era riuscita a
intravedere solo i corpi delle prime due barelle, ma erano solo quelli di due
giovani reclute.
La cosa,
comunque, le aveva stretto il cuore.
Prese allora
il distintivo della ragazza e ne osservò il nome: Alexis Lisyanna Montgomery.
Non conosceva nessuno con quel nome, ma osservando meglio la foto, ricordò di
averla vista alcune volte nello spogliatoio femminile.
E se la
ricordò sempre sorridente, a scherzare amabilmente con le sue amiche, scuotendo
i suoi capelli scuri e dritti come spaghetti e sgranando sarcasticamente gli
occhi grandi e dorati.
La colpì il
fatto che era riuscita a farsi tornare in mente tante informazioni di una
persona con cui non aveva nemmeno mai parlato.
Forse il fatto
di averla vista ora, morta, senza più quella vitalità, le aveva in qualche modo
scavato a fondo nella mente, come se quello potesse essere un ultimo ricordo per
quella giovane anima perduta troppo presto.
Hermione
sospirò e si alzò per andare a portare il distintivo a un’infermiera, nel caso
avessero bisogno di riconoscere i corpi.
Quando arrivò
al bancone, notò che la donna stava scrutando una lista di nomi, dei quali ne
spuntò tre.
Avvicinandosi
e spiando senza farsi vedere, notò che uno dei nomi segnati era quello della
ragazza di cui aveva il distintivo. Gli altri due non riuscì a leggerli, perché
la donna si accorse di lei e girò il foglio.
-Sì? Posso
esserle utile?- le chiese, con un sorriso stanco sul viso.
Hermione fu
colta di sorpresa. –Ehm. Ho… ho trovato questo…- e le porse il distintivo.
–Prima, sa, è caduto dal corpo della ragazza, e ho pensato che potesse servirvi
per il riconoscimento…-
L’infermiera
lo prese e lesse il nome, per poi scuotere la testa.
-Abbiamo già
riconosciuto la ragazza, comunque grazie lo stesso.-
-Okay. Di
niente. Allora…- Hermione non resisteva alla curiosità. Doveva sapere il più
presto possibile qualcosa, o sarebbe morta.
-Senta… mio…
il mio ragazzo… era presente all’attacco… e io sono qui da due ore, ma nessuno
ancora ha saputo dirmi niente… per caso può dirmi le qualcosa? Ho visto che ha
una lista con dei nomi e…- Hermione aveva gli occhi lucidi, e forse fu per
quello che la donna, dopo aver fatto una smorfia un po’ irritata, riprese il
foglio.
-Di solito
aspettiamo il consenso dei dottori per dare certe informazioni… ma posso fare
un’eccezione… se mi dice il nome, per favore?-
Hermione prese
un profondo respiro e poi disse: -Ronald Bilius Weasley.-
Cominciò a
mordersi le labbra, aspettando il responso e temendo il peggio.
Non ce la
faceva, non ce l’avrebbe fatta. Ma voleva saperlo a tutti i costi, non poteva
aspettare ancora.
La donna
scorse i nomi sul foglio, e poi si fermo verso la fine della lista. La sua
fronte si aggrottò e mise su un cipiglio strano, tra il turbato e il confuso.
Poi alzò gli
occhi, evitando invano di non incrociare il suo sguardo.
-Io… non sono
sicura di poter…- borbottò, improvvisamente interessata a mettere apposto alcuni
documenti impilati già alla perfezione.
Il terrore
cominciò a farsi largo sul volto di Hermione.
-Cosa… cosa
vuole dire?- gemette la ragazza.
L’infermiera
la guardò imbarazzata.
-Non ho il
permesso di dare certe informazioni private, mi dis…-
La donna non
riuscì a finire la frase, che Hermione le strappò letteralmente il foglio dalle
mani e scrutò la lista, fino ad arrivare al nome del ragazzo.
Ronald
Bilius Weasley. Deceduto.
***
Harry e Ginny
sedevano ancora nella sala d’aspetto, quando sentirono un urlo agghiacciante.
Corsero
entrambi verso l’ingresso, da dove provenivano le grida, e vi trovarono
un’Hermione terribilmente disperata e in lacrime, accasciata sul pavimento, con
tutti che la guardarono tra il meravigliato e lo spaventato.
Hermione era
l’emblema della prostrazione. Le lacrime continuavano a scenderle copiose, le
mani serrate in due pugni stringevano convulsamente un foglio stropicciato.
Ginny le si
inginocchiò vicino, posandole una mano sulla spalla e parlandole dolcemente, ma
Hermione sembrava non ascoltare e continuò a piangere, portandosi le mani sul
viso.
-Hermione…
Hermione, cos’hai?- le domandò Ginny, prevedendo il peggio.
Harry si
inginocchiò anche lui di fronte all’amica, alzandole il volto con la mano e
ascigandole le lacrime, cercando di calmarla.
-H-ha… ha a
che fare con Ron, vero?-
Hermione, di
tutta risposta, cominciò a piangere in maniera più forte, isterica, crollando
con le braccia addosso al ragazzo, che la sorresse facilmente.
-Hermione…
ehi…- le disse piano Harry, cercando di esser eil più calmo possibile. –Calmati,
vuoi spiegarti?!-
La ragazza gli
porse il foglio che aveva tenuto in mano fino a quel momento, tirando su con il
naso e guardandolo con gli occhi sgranati e pieni di paura.
Un’infermiera
si avvicinò al gruppetto, ma Ginny la cacciò gentilmente via con uno sguardo.
Harry prese il
foglio tutto spiegazzato, era una lista piena di nomi e segni a matita.
Individuò presto il nome dell’amico e, con un groppo in gola, lesse di seguito,
per poi alzare gli occhi a guardare la ragazza.
-Non è
possibile…- mormorò, guardando fisso, come in trance, davanti a se. –Non è
possibile!- ripeté, a voce più alta, alzandosi in piedi e andando al banco, dove
la donna di prima sedeva impassibile e tentando di fare finta di niente.
Sbatté un
pugno sulla superficie piana per attirare la sua attenzione. La donna sobbalzò,
e gli dedicò completamente tutta la sua attenzione, seppur con un velo di ansia
addosso.
Harry le mise
la lista di fronte gli occhi.
-Cosa
significa questo?-
La donna era
visibilmente fuori luogo. Non sapeva davvero che fare, era la prima volta che
succedeva una scena del genere e il suo autocontrollo sarebbe andato subito in
pezzi.
-I-io non
posso farci niente.- gemette, guardandolo e deglutendo. –Sono informazioni che
ricevo dai superiori, mi dispiace. Se così c’è scritto, così allora è. Ora
scusatemi.- e detto ciò, si girò e si avviò di fretta verso una porta a vetri.
Harry chiuse
gli occhi e li riaprì lentamente, quasi a volersi assicurare che tutto ciò che
stava succedendo era vero.
Si voltò e
incontrò lo sguardo ora completamente atterrito di Hermione e della sua ragazza,
la quale la sorreggeva in piedi.
-Harry?- Ginny
lo riportò alla realtà, sfiorandogli un gomito.
Il ragazzo le
osservò. Erano così giovani, così fragili, così indifese. Avevano sopportato fin
troppo, ed era un miracolo che loro non fossero ancora crollate sotto il peso di
tutti gli eventi passati. Ed ora non ci voleva proprio ciò che era successo.
Harry si
strinse le spalle. E lui… lui anche non riusciva più a sopportarlo. Ed ora senza
Ron, come avrebbe fatto? Come sarebbe riuscito a trascinarsi dietro quel dolore
immenso, quel dolore che faceva di tutto per non mostrare apertamente, quel
dolore che lo inseguiva incessantemente da quando era solo un bambino,
strappandogli tutti coloro a cui era attaccato e a cui voleva bene.
Il ragazzo
sentì una piccola lacrime scivolargli sulla guancia, e non fece niente per
nasconderlo.
Andò dalle due
ragazze e le abbracciò contemporaneamente. Sentì la testa di Ginny strofinarsi
contro il suo petto e le spalle di Hermione sussultare sempre più forte.
Hermione era
sicuramente quella più colpita dall’avvenimento. Ron era sempre stato colui che
la faceva sorridere anche quando era una giornata nera, colui che l’amava più di
ogni altra cosa, colui che avrebbe passato con lei l’eternità e avrebbe
sopportato ogni tipo di sofferenza pur di continuare a starle accanto.
Perché si
amavano, si amavano più di qualsiasi altra coppia, forse anche più degli stessi
Harry e Ginny.
Il loro era un
amore unico, forte, passionale, romantico, doloroso, intenso, travolgente,
ardente. Era un amore eterno. O almeno così credevano, fino a quel terribile
momento.
Hermione alzò
la testa, stropicciandosi li occhi e continuando a tenersi aggrappata forte ad
Harry, rimasto ormai la sua sola ed unica ancora di salvezza in un mare
diventato così impetuoso per lei.
Si guardò
intorno: la luce sembrava così tremolante sotto le sue lacrime e la sala
cominciò a riempirsi di un vociare continuo. Era come se qualcuno urlasse
qualcosa, ma lei non riusciva ad afferrare il significato di quelle parole o,
semplicemente, non voleva capirle.
Non importava
più nulla ormai. Ron non c’era più, ed era tutto quello che c’era da sapere.
Voleva
disperatamente dimenticare tutto, ogni loro momento felice passato insieme, ogni
litigata, ogni bacio, ogni abbraccio, ogni piccola briciola della loro vita
assieme.
Hermione si
accarezzò istintivamente il suo ventre. Ron sarebbe diventato padre senza
saperlo, e suo figlio sarebbe nato e cresciuto senza conoscere quella parte così
fondamentale di cui portava metà dei geni.
Hermione
strinse più forte la spalla di Harry e poi si staccò completamente,
allontanandosi da lui e vagando spaurita con lo sguardo per la stanza quasi
vuota, ma sempre più rumorosa.
-Lei… signore,
lei non può assolutamente…-
-Io invece
posso, eccome!-
-Ma non è
nelle condizioni…-
-Lasciatemi
stare, capito? Non capisco come abbiate potuto…-
-Stia calmo!
Lei non dovrebbe essere qui!-
-Ma insomma,
infermiera Bailey! Cosa succede?-
-Dottor
Carter… io… lui… non ho potuto trattenerlo…-
-Signore, cosa
sta facendo per i corridoi? Non sa che è espressamente vietato aggirarsi…-
-Ma cavolo,
volete lasciarmi andare o no?-
Hermione
sobbalzò, alzando di scatto la testa. Non poteva… non poteva essere…
-Hermione!-
Hermione sentì
gli occhi appannarlesi ancora e nuove lacrime scendere copiose sul viso.
Non era mai
stata così felice di piangere.
Perché, tra le
lacrime, lui era riapparso.
***
Ehm… ehm…
sììììììììììììììììììììììì!!! Prevedo un altro linciaggio di gruppo…Uff uffaaaa!!
Guardate, questa volta non mi prolungherò nemmeno in scuse… tanto non vi
bastano!! O.O Vi dico solo che sono immensamente dispiaciuta per avervi fatto
attendere così tanto, di nuovo!!!! Vabbè, questa volta sono passati “solo” 3
mesucci…cosa volete che siano!! ^_^”… E io vi chiedo veniiiaaaaaaaaaaa!!! Ma vi
giuro che questa volta non è stata colpa della mia profondissima voglia di
oziare e di pazzeggiare eternamente!!!!! Primo, c’è stata l’idiotaggine
idiotissima del mio computer idiota, che per un po’ ha fatto vacanza visto che
non fungeva… poi me l’hanno cambiato, quindi un’altra settimana senza… poi mi
hanno messo Alice, che per un mese non ha funzionato, poi ha cominciato a
rifunzionare e poi ancora non ha rifunzionato!! È la volta buona che mi incazzo
con la telecom, alice e chiunque abbia inventato un adsl così farlocco..o.O Poi
ti prendono pure per il culo quelli addetti alle risposte!! Ma lavorate
piuttosto!! O.O
Comunque…
credo basti così, mi sono dilungata fin troppo!! Chiedo in anticipo scusa per
gli attacchi cardiaci provocati da questo capitolo… lo so, lo so che siete quasi
morti..anche io lo sono!! *.* Ma è tutto apposto, na?? Ve l’avevo detto che il
titolo suggeriva qualcosina!! E la prima parte io credo che sia uscita
assolutamente fantastica!!! Veniva quasi di piangere anche a me… e la canzone
degli U2… mmh! Superba!!! Non ne avrei saputo trovare una migliore!! Ma mi ha
aiutata molto anche la nuova di Tiziano Ferro, ‘Ti scatterò una foto’, che me
ama! (sono anche andata a Roma a vedere i lucchetti a Ponte Milvio! *.*)…Oddio,
credo sia la prima volta che riesco ad essere soddisfatta di qualcosa che ho
scritto!! *_* Vabbbeeeehhè!! Io vò e vi ringrazio tutti, uno per uno:
Vichan:
nooooooo!! spero di essere arrivata in tempo!!! non sei ancora soffocata,
vero??? Non voglio avere pesi sulla coscienza!! o.o comunque, se nel capitolo
precedente sei rimasta col fiato in gola... chissà ora!! ihihih!! che cattiva
che sono!!! Grazie per il commento! ciao!
Ellie:
Mon amour, sono secoli che non ci sentiamo... ero sparita un pò anche da
Splinder... cmq... allora, il tuo (...mmmh... su questo aggettivo devo
rifletterci un pò! xD) Ron sta più che bene.... diciamo!!! ma spero non ti sia
venuto un infarto!!! e quando aggiorni Lost??? Io aspetto da secoli!!! aah! ho
visto parte della terza serie... bella bella bella! ma sempre più incasinata!! E
Finalmente si svela chi sceglierà Kate... non dico nulla! U.U comunque... per
HArry e GInny... vabbè, diciamo che anche qui hanno avuto una particina... ma
non vedo grandi cose per loro... quindi, non saranno implicati in niente di
pericoloso, per la tua gioia!!! spero commenterai anche questo capitolo!!
tvttttttttb! Un bacio!
Mione09:
Una new entry!! che bello! *_* sono troppo contenta!!!! comunque, per
rispondere alle tue domande... mmmh... momenti calmi per Ron e Hermione??? mmmh!!!!
con me alla tastiera la vedo difficile... ghghgh! sono perfida!!! però non si sa
mai... eeeh! xD ah, dimenticavo!! grazie per gli auguri dle nuovo anno!!! oddio,
sono un 'pochino' in ritardo! d'oh!! dai, ne sono passati SOLO 4 di mesi!!
xDDDDD vabbè!!! al prossimo commento, spero!! un bacio!
robby:
allora, prima di tutto ciao e grazie per i mille complimenti che mi fai
sempre!!!! comunque, qui hai avuto tutte le risposte ai tuoi quesiti!! daaai, ho
fatto 'abbastanza' la brava, no??? Ron è ancora tra noi!!! e mica posso farlo
morire al mio Ronnino! xDDD cmq... scusa l'indiscrezione, ma quando ti
laureerai??? spero di non essere arrivata in ritardo, comunque se hai già preso
la laurea questo capitolo è tutto per te!! xD ciao ciao!!!
flyingstar16: hey hey hey!!! e finalmente una persona che ha azzeccato
l'allusione del titolo 'never gone'...eheh!!! ecco svelato in questo capitolo
ciò che tu avevi già capito: Ron c'è ancora!!!!!! per la vostra e per la mia
gioia!!! *_* comunque, l'attacco dei mangiamorte ti ha colto di sorpresa?? beh,
era un pò la mia intenzione!!! mi piacciono queste 'improvvisate'...anche se so
che vi tengono con il fiato sospeso!! che cattiva che sono!!!! vabbè...di questo
di capitolo che ne pensi??? Fammi sapere!! ciaooo!
ginny89potter: dunque... prima di tutto, benvenuta!!!! sono sempre contenta
di avere new entry..e chi non lo è!! xD pooi, rispondendo alle tue domande...
per le scene Ginny-Harry... in questa ho messo qualcosina, ma come ho già detto
su, non sono personaggi molto importanti per quetsa storia... non ora
perlomeno!!! ma prometto di inserire qualche altro passaggio nei prossimi chap,
se mi riesce!! epppoi... non preoccuparti!! il nostro Ron è ancora vivo e
vegeto!!!!!!!! contenta??? ora fammi sapere cosa ne pensi di questo capitolo
così 'suspancioso'....ciaooo!
CaptainHook:
ciauuu aryyyyyyyy!! è un botto di tempo che non ci becchiamo!!! ma su msn
sei morta???? e su splinder??? comunque, come hai finalmente letto...Ron è
VIVO!! eeevvaii!! xDDDDD così io non muoio appresso a lui e Mione non perde il
bimbo!! ma lo sai quanto sono perfida e già saprai che non ci saranno molti
altri capitoli tranquilli!! xDDDDD che stronza che sono!! xDDDD vabbèèèèèèèè!
scusa la mini risposta, ma sono di fretta! intanto goditi quetso capitolo e
fammi sapere!!! ciauu!! tìvìbì
Saty:
Ciaooooo!! una terza new entry!! che bello!!! come mi fate felice!!!! comunque,
grazie tantissime per i complimenti!! davvero trovi la ff bellissima??? *me si
commuove*....e.,... spero tu non abbia trattenuto troppo a lungo il respiro,
perché qui le cose si sono aggiustate...diciamo!!! per il fatto di Harry...
guarda, anche io non sopporto l'Harry dei libri prorpio per il suo carattere
così pesante e lagnoso, sempre a pensare a salvare il mondo ecc ec c.... per
questo, in questa ff, l'ho reso abbastanza diverso, senza stravolgerlo troppo,
perché a me piace pensarlo così!!! e credo piaccia anche a voi!!!!!! comunque,
grazie ancora per il commento!!!! mi ha fatto troppo piacere!! alla prossima!!
ciauuu!
EDVIGE86:
ciaoooo!!!!! ti ringrazio x gli auguri e mi scuso ancora per il ritardo
mostruoso!! o.O comunque, qui pare che tu abbia avuto tutte le risposte alle tue
domande e alle tue ansie su Ron!!! non è morto!! xD e ci mancava solo che lo
facessi morire!! eheh!!! spero che il tuo cuoricino stia bene, ho troppa gente
sulla coscienza!!! ciao ciao!!!!! 1bacio!!!
Per ora è
tutto... vi lascio con l'anticipazione del titolo del prossimo capitolo, ovvero:
"Always (by your side)". Ciaoo!!
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