Quando se la vide piombare in camera in quel
modo, avrebbe voluto mettersi a gridare di andar via, di lasciarlo in
pace, ma l’espressione della sorella del supervisore non
ammetteva discussioni.
-Allora?- chiese impaziente.
-Allora cosa?- mormorò lui, fissando il muro.
Linalee guardò la stanza con occhio critico: il letto
sfatto, fogli e carte ovunque, cibo a malapena toccato.
Mai avrebbe pensato che un pezzo di ghiaccio come Link potesse ridursi
in quel modo. Allora era umano anche lui, pensò.
-Hai intenzione di star qui a aspettare che Rie venga trasformata in
una seconda Hebraska, razza di idiota?!- una voce maschile proruppe
nella stanza, seguita dall’ingombrante figura di Cross.
-Una cosa?- le parole dell’uomo l’avevano riscosso
di botto. Sperava proprio di aver sentito male.
Il Generale gli si sedette davanti, prendendolo per le spalle.
-Senti- disse –non posso spiegarti nei dettagli, ma
l’Ordine non ammette forme di innocence dotate di una
volontà propria. Hebraska ne era un esempio, anni fa-
mormorò, e sul suo viso passò un’ombra
di tristezza infinita, così simile alla sua che Link dovette
trattenersi dalla tentazione di volerne sapere di più
–salvala- sbottò Cross, fissandolo negli occhi
–salvala, non deve diventare così anche lei. Non
dobbiamo lasciarglielo fare- quella supplica lo lasciò senza
parole. Possibile che Cross tenesse tanto a Rie? Che rapporto
c’era fra di loro?
-Generale, ma come farebbero a trasformarla in qualcosa
come… Heb? Voglio dire, Hebraska era… una
persona?- la voce di Linalee tremava, inorridita. L’uomo
annuì, sospirando.
-Hebraska era la figlia di Lvellie- mormorò, poi
sganciò la bomba –è la madre di Rie, e
Rie è mia figlia- le due paia di occhi presenti nella stanza
lo guardarono sgomenti, ma il Generale tornò a rivolgersi al
ragazzo –ti prego, vi prego- disse, guardando anche Linalee
–inventatevi qualcosa e salvatela dalle grinfie di quel
pazzo- concluse, alzandosi –io non posso far niente, ora-
mormorò, e dal tono della sua voce fu chiaramente
percepibile la sua frustrazione. Poi uscì quasi di corsa
dalla stanza, sbattendosi la porta alle spalle.
Linalee e Link rimasero in un silenzio sbigottito e lievemente ostile
per qualche istante, ognuno immerso nei propri pensieri.
-Oh, al diavolo!- gridò il ragazzo ad un tratto, girandosi
di scatto verso di lei –dove mi mandano in missione, domani?-
chiese brusco.
-I-in Turchia, assieme ad Allen- balbettò la ragazza,
stupita da quell’accesso di vitalità rabbiosa.
Link tirò un pugno al muro –maledizione!- Linalee
vide che le sue mani erano graffiate e sporche di sangue.
Evidentemente, quello non era il primo cazzotto alla parete che tirava.
-Secondo Cross, io come diamine faccio ad aiutarla, eh? Come ci vado,
io, dalla Turchia fino alla sede Nordamerica?!- si sedette di nuovo sul
letto, bruscamente.
La cinese vide chiaramente il suo turbamento: era ovvio che si sentisse
colpevole, ma star lì a macerarsi non avrebbe risolto le
cose.
-Devi andare in Turchia con Allen, domani- mormorò
–Rie non si è fatta portare via perché
tu cada un’altra volta nelle trappole di Lvellie- lo vide
aprire bocca per risponderle, ma poi la richiuse subito. Era vero. Se
avesse commesso un altro errore, per lui sarebbe stata Inquisizione e
tanti saluti.
-Ma se non vado da lei…- mormorò a un tratto.
L’immaginarsi il genere di esperimenti che
avrebbero potuto fare lo fece sentir male.
-Link, ragiona. Cosa potresti fare, in ogni caso? Lvellie se
l’aspetta, di sicuro- disse lei. il ragazzo si prese la testa
fra le mani, disperato –è tutta colpa mia-
sussurrò serrando gli occhi –mi sono fatto fregare
come un idiota, e ora l’ho persa di nuovo- sentì
la mano di Linalee stringergli delicatamente la spalla –non
l’hai persa. Non la perderai, la ritroveremo e la tireremo
fuori di lì. Ma non ci aiuterà il voler fare
tutto subito, dobbiamo riflettere e portare avanti il gioco per un
po’- disse.
-Hai un piano?- mormorò lui. Linalee scosse il capo
–a dire il vero, solo idee sparse. Farò del mio
meglio, e una buona idea sarebbe mettere gli altri al corrente di
questa situazione- gli scoccò uno sguardo serio quando vide
la sua espressione a metà fra l’indignazione e
l’imbarazzo –oh, andiamo. Ormai, dubito che tu
possa ancora considerare la vergogna come un sentimento ammissibile. Se
non te la senti, glielo spiegherò io, ma…-
-No- disse lui, alzandosi in piedi –hai ragione,
sarò io a dirglielo- la ragazza sorrise.
-Benissimo. Andiamo, allora-.
-Ehi, ma avete sentito? Lvellie ha portato via Rie!-
l’esclamazione di Lavi fece girare tutta la tavolata. Perfino
Kanda, che non mostrava mai uno straccio di interesse, gli
scoccò un’occhiata meno acida del solito.
-Non è possibile…- mormorò Miranda
–cosa le vogliono fare?-
-Esperimenti- la voce secca del giapponese fece scendere il gelo sulla
tavolata –sarà fortunata se sopravvive-
mormorò, fissando il vuoto.
-Non dite queste cose, invero! Il Generale Tsubaki è forte!-
esclamò Crowley, provocando solo uno sbuffo a
metà fra lo scocciato ed il sarcastico da parte del moro
–nessuno è abbastanza forte per quelli
là-.
-Ehi, ecco Lina e Link. Chissà se lo sanno già-
mormorò Allen, ma appena i ragazzi al tavolo videro le loro
facce, fu chiara la risposta.
Linalee prese posto accanto a Miranda, fissando il biondo in maniera
decisa. Lui annuì, sedendosi a capotavola.
Tutti notarono il cambiamento, troppo evidente per esser lasciato
perdere. I capelli erano sciolti, sparsi sulle spalle in ciuffi
spettinati, gli occhi cerchiati di rosso e segnati da occhiaie
profonde, il volto concentrato in una perenne espressione di
preoccupazione mista a dolore.
-Ho bisogno di parlare con voi… con tutti voi-
esordì, tormentando il bordo del tavolo. Anche la voce non
era più la stessa, niente era rimasto del portamento austero
e inflessibile dell’antipaticissimo Ispettore Howard Link.
Era un ragazzo, in quel momento, come tutti loro, e questo
suscitò un moto di simpatia generale.
-Spero che sappiate cos’è successo a Rie,
perché francamente non credo di farcela a ripeterlo per filo
e per segno- mormorò. Cenni d’assenso seguirono le
sue parole.
Alzò gli occhi, fissandoli uno per uno. Mai avrebbe
immaginato che parlare gli sarebbe costato così tanta
fatica, e tantomeno mai avrebbe pensato di aprirsi con quegli esorcisti
che l’avevano sempre considerato una sorta di registratore di
cassa di Lvellie.
-Io la amo- buttò fuori tutto d’un fiato, senza
far caso alle occhiate sbigottite –e per dieci anni non ho
fatto altro che cercarla. Adesso che l’avevo trovata,
l’hanno portata via di nuovo, e la colpa è solo
mia- sentì un nodo alla gola, ma si sforzò di
andare avanti –per favore, aiutatemi. Dobbiamo tirarla fuori
di lì, vi prego. Se solo sapessi come farlo da solo, non
chiederei nemmeno il vostro aiuto, ma la verità è
che non so cosa fare- sussurrò.
Lo stupore nella stanza era palpabile. Nessuno si sarebbe aspettato che
dietro all’inflessibile e ligio “due nei”
ci fosse un essere umano come tutti gli altri, né tantomeno
si sarebbero mai aspettati una confessione così spassionata.
-Ti aiuteremo, Link- fu Allen a parlare anche per gli altri, deciso
–e credo che anche Komui sia dalla nostra parte. Ho parlato
con lui poco fa, e mi ha detto che Rie è stata portata nella
sede Asia- il biondo lo guardò spalancando gli occhi. Non
voleva quasi crederci –evidentemente Lvellie voleva
convincerti che Rie fosse migliaia di chilometri lontana dal luogo
della nostra missione, ma non aveva fatto i conti con Komui-
continuò l’albino sorridendo incoraggiante
–troveremo un modo per tirarla fuori. Immagino che a nessuno
qui piaccia saperla rinchiusa là dentro, vero?-
guardò i suoi compagni uno per uno, senza che un fiato fosse
emesso per contrastare ciò che aveva appena detto.
-Ma Allen- fece Lavi dopo un po’ –sarete comunque
soltanto in… tre- aggiunse dubbioso, fissando Kanda, che non
si era affatto espresso a favore dell’impresa –noi
saremo dall’altra parte del mondo- il ragazzo
annuì –lo so, e voi dovrete svolgere le vostre
missioni. Non possiamo esporci troppo, ma ricordatevi che io ho ancora
il controllo sui gate dell’arca, con o senza autorizzazione-
dichiarò deciso, guardando Link.
Quello aprì la bocca per rispondere, per cercare di
ringraziarli con parole adeguate a quello che sentiva, ma Linalee lo
precedette.
-Bene, sembra che siamo tutti d’accordo!- esclamò
–chi ha opinioni contrarie le esprima adesso, altrimenti che
nessuno si tiri indietro quando arriverà il momento!-
nessuno fiatò, e quella che sembrava a tutti gli effetti una
riunione segreta si sciolse.
Link si avviò assieme ad Allen verso la loro stanza, in
silenzio.
-Sai, Link- esordì l’albino quando furono entrati,
buttandosi sul letto con un sorriso –non credevo tu fossi
vulnerabile ai sentimenti, quando sei arrivato qui sembravi una specie
di automa- ridacchiò.
-Non ricordarmelo… Allen- disse lui, stranamente a disagio
nell’usare per la prima volta il suo nome.
Il ragazzo si tirò a sedere –quindi… vi
conoscevate già- mormorò, alludendo a Rie. Gli
rispose un cenno d’assenso secco.
Il dolore che pensare a lei gli procurava in quel momento era visibile
anche dai gesti.
-Eravate tutti e due allievi del maestro?- chiese. Link
sospirò: era ovvio che la curiosità ad un certo
punto dovesse prendere il sopravvento. Si sedette di fianco ad Allen,
fissando ostinatamente il pavimento e cercando di districare i nodi che
aveva nei capelli.
-No. Cross la trovò dopo che Rie ebbe perso il controllo
dell’innocence- mormorò –ancora non
sapeva di essere una compatibile- proseguì, in risposta allo
sguardo interrogativo di Allen –eravamo bambini, e mio
fratello l’aveva salvata dagli akuma che la inseguivano. Ma
quello che nessuno di noi due avrebbe mai potuto prevedere fu il suo
cambiamento- fece una pausa. Il pensare a quello che aveva tentato di
fare suo fratello lo disgustava –James cercò
di… ecco… era ubriaco, quella sera, ma non era la
prima volta. Solo, di solito picchiava me. Invece fu Rie a scendere le
scale- Allen spalancò gli occhi. Sapeva già
cos’era successo, ma riuscì a riprendersi in tempo
per ricordarsi che Link dormiva quando ne avevano parlato.
Nessuno sapeva molto di Rie, ma da quando erano tornati
dall’arca, nei giorni precedenti all’arrivo di
Lvellie, fra loro si era instaurato una sorta di rapporto simile a
quello che lui aveva avuto con Cross. Lei gliel’aveva sempre
ricordato molto.
Non riusciva ad immaginare come avesse fatto a portarsi dietro una cosa
simile per tutto quel tempo, e che fosse incapace di superarla.
-Rie si è macerata per dieci anni nel senso di colpa. Era
convinta, è convinta di aver distrutto la mia famiglia-
proseguì secco Link –quando in realtà
io odiavo mio fratello, e dopo aver capito cosa fosse successo ho
odiato la sua memoria- si sdraiò sul letto con un sospiro
–se solo fossi riuscito a trovarla prima…-
-Non ti avrebbe mai ascoltato- disse Allen, pensieroso –certo
non la conosco quanto te, ma un po’ credo
d’averla capita. Rie è la cocciutaggine fatta
persona, quando si ficca in testa una cosa non dev’essere
facile farle cambiare idea- il biondo lo fissò lievemente
stupito. Invidiava la capacità di quei ragazzi di capire le
emozioni altrui. Lui era assolutamente negato per farlo.
-Deve arrivarci da sola. Credo che tu l’abbia trovata
esattamente nel momento adatto, e quando la tireremo fuori da
là dovrete parlare sul serio, una volta per tutte-
affermò deciso. Link ridacchiò –se
riusciamo davvero a portarla via, giuro che finirò la voce-
mormorò tristemente.
Non dissero più niente.
Note dell'Autrice:
Ok, ok, lo so che in questi due ultimi capitoli non succede un
beneamato accidente, ma ormai non ho più voglia di mettermi
a modificare tutto D:
Almeno in questo qui ci sono un po' di rivelazioni (veramente ce
n'è solo una, ma almeno vendiamola bene u_u)... il
discorsetto di Link ha commosso pure me -SI, lo so, sono malata, nel
caso che qualcuno di voi lo stesse pensando! ç__ç
Che depressione non vedere nemmeno una recensione piccina piccina T_T
devo metterci un po' più d'azione in questa fanfiction!
A presto! <3
Bethan
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