Le Cronache del Dolore

di Kiky_17
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Chiudo gli occhi. Se ripenso al mio primo ricordo vedo una bambina, alta e paffuta, non sembra avere più di tre anni, che disegna. Cerca di mettere insieme le sue opere migliori, le rilega a fare un libro per sua madre, così da renderla orgogliosa. Non tutte le bambine della sua età disegnavano, o non come lei. Non tutte le bambine parlavano un italiano corretto già da quell'età, o riuscivano ad esprimersi  in modi così adulti. Tutti si aspettavano molto da lei. E così era sempre stato fino ad oggi. Tutti si aspettavano ancora troppo da lei, e lei non poteva farcela. Avrebe deluso tutti, prima o poi. E questo pensiero le probvocava un'ansia inaudita, che la opprimeva ogni singolo giorno, ogni singolo momento in cui le si faceva una qualsiasi domanda. E lei era stanca.



Ottobre 1999

La pioggia cadeva leggera, sulle finestre di casa sua quella sera. Sebbene fosse già buio da un bel pezzo, i lampioni tardavano ancora ad accendersi. Per strada, un brusio leggero proveniente dalle macchine spezzava il soffice tamburellare della pioggia. Stava preparando la cena, sebbene fosse solo una bambina e avesse poco meno di dieci anni. Preparava l'insalata di pollo, qualunque cosa la distraesse dalle urla che si diffondevano come l'eco nella sua casa. Era stanca dei continui litigi della sua famiglia, che altimamente si erano fatti piùn accesi del solito. Sua madre era sempre di cattivo umore quel periodo e tendeva ad arrabiarsi per la minima risposta. Siccome era piccola non le dicevano un bel niente, così aveva imparato a captare le informazioni quando credevano che lei dormisse o che non fosse a casa. Invece lei si era ingegnata e aveva sviluppato l'arte dell'origliare. Ogni cosa che sentiva, però , le provocava delle stupide fitte al cuore, perchè di solito i litigi erano incentrati su suo padre o su di lei. Con il tempo aveva capito cosa non andasse riguardo a suo padre: si era licenziato senza dir nulla a nessuno, perchè il suo capo gli aveva tolto l'assicurazione sulla vita. Sua madre aveva spedito lei e sua sorella a fare la spesa, per parlargli senza nessuno tra i piedi. La discussione fu tremenda, con insulti reciproci sulla inaffidabilità e la stupidità. Alla fine lui fece la scelta sbagliata: cercò lavoro in una ditta come operaio del suo settore, e sebbene non lo pagassero una fortuna, i soldi arrivavano puntuali sul libretto. C'era però un inconveniente: ogni settimana doveva partire, una meta diverda ogni volta. E, ogni volta che tornava, era peggio. Questo era quel che aveva messo insieme. Ma sul proprio conto, non riusciva a capire cosa potesse scatenare quei litigi. Si comprtava sempre bene, a scuola non aveva problemi, aveva tanti amici, non diceva parolacce o altre volgarità  che spesso erano sulla bocca dei propri coetanei. Insomma, era una figlia modello. Studiava persino danza e pianoforte, dipingeva nel tempo libero. Era forse questo il problmema? Sua sorella era gelosa di lei? Non poteva saperlo, ma quel pensiero le si installò nel cervello. 
-Sono stanca di te e dei tuoi stupidi divieti!- urlò sua sorella. -Sto uscendo, non aspettarmi in piedi.- La sua voce tremò leggermente sulle ultime parole, spezzandosi, dovuta a chissà quale incertezza o ripensamento. Prese di corsa la borsa sal letto e filò via.Il rumore dell'auto si confuse presto con quello delle altre auto nelle strade di provincia. Alle sue spalle sua madre cercò di rimanere calma e sospirò. Poi scoppiò in singhiozzi ritmici, sempre più violenti,  che le rendevano difficile respirare. Corsi al suo fianco e l'abbracciai tutta la notte, prima che suonasse l'ora di andare a letto e, a malincuore, dovette lasciarla. Vederla così vulnerabile la faceva stare male. Quella notte, i suoi sogni furono popolati da incubi vividi e spaventosi, che non le diedero tregua un secondo.




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