Passatempi
e ottapedi
Loki
e Thor si trovavano nell’ampia biblioteca di palazzo.
Seduto
a gambe incrociate sul pavimento, la schiena appoggiata a uno
scaffale, il minore era immerso tranquillamente nella lettura.
Il
più grande, invece, aveva presto lasciato da parte le
“Cronache delle Guerre Recenti” che stava
spulciando, e si era messo a camminare avanti e indietro, sbuffando
sempre più sonoramente.
Sapeva
bene che loro potevano vantare una delle più vaste
collezioni di libri dei Nove Regni – il suo precettore lo
ripeteva spesso, sperando così di invogliarlo a leggere di
più –, ma francamente al momento la cosa non gli
sembrava molto eccitante.
A
che pro avere a disposizione tanti scaffali colmi di tomi, se poi si
moriva di noia?
«Basta!»
sbottò alla fine.
«Non ce la faccio più!»
Le
sopracciglia scure di Loki si mossero, ma il bambino
continuò a tenere ostinatamente gli occhi incollati alle
pagine.
Thor,
allora, gli andò vicino e gli tolse il libro dalle
mani, chiudendolo con un tonfo.
«Ehi!»
protestò Loki, alzandosi in piedi.
«Che
ne dici di fare qualcosa, fratello?» propose
Thor, ignorando la sua lamentela.
«Io
stavo facendo qualcosa» replicò
Loki, un po’ indignato. «Stavo leggendo».
Cercò
di riprendersi il libro con una mossa disperata, ma
Thor lo tenne fuori dalla sua portata.
«Parlavo
di qualcosa di eccitante»
precisò il biondo.
Loki
incrociò le braccia al petto e il suo visetto pallido
si atteggiò ad un broncio. «I nostri genitori ci
hanno raccomandato di non fare confusione»
obiettò, quasi petulante. «Stanno presiedendo una
riunione estremamente importante».
Thor
alzò al cielo gli occhi azzurri. «Per i Nove
Reami, quanto sei molesto! Bada bene che ho detto eccitante, non
rumoroso».
Loki
lo scrutò trucemente, poi spostò lo sguardo
sul proprio libro.
«Andiamo,
Loki, per favore!» si lagnò
Thor.
A
quelle parole, il più piccolo riportò con
riluttanza gli occhi sul volto dell’altro e, davanti alla sua
espressione supplichevole, si morse il labbro inferiore.
«Ebbene» disse, rassegnato, dopo qualche istante di
silenzio, «cosa proporresti di fare?»
Thor
sbatté le palpebre, e per un momento assunse
un’aria smarrita.
«Be’…» disse, imbarazzato. Si
guardò attorno in cerca di ispirazione, poi si
illuminò. «Ma certo! Possiamo scendere nelle
scuderie e portare un po’ di carote a Sleipnir!»
Loki
pensò che avrebbe dovuto aspettarselo.
«Molto
eccitante» ironizzò, in tono
asciutto.
«Certamente
meglio che stare chiusi qui» lo
rimbeccò Thor. «Dai, non puoi nemmeno dire che
disturberemo i nostri genitori. Anche se ci mettessimo ad urlare, le
stalle sono abbastanza lontane… Non ci sentiranno
affatto».
Loki
sospirò, apparendo ancora un po’ esitante.
A
dirla tutta, però, lo lusingava vedere quanto il fratello
desiderava la sua compagnia… Dopotutto, Thor conosceva alla
perfezione la strada per le scuderie, e avrebbe potuto benissimo
andarci da solo.
«D’accordo»
cedette allora, e Thor si
aprì immediatamente in un sorriso smagliante.
Ignorando
l’occhiata di rimprovero del fratellino,
appoggiò il suo libro su uno scaffale a casaccio, poi, senza
preavviso, batté una mano sulla spalla di Loki.
«A
chi arriva primo!» urlò, scattando
verso l’uscita della libreria.
Loki
barcollò ed emise un’esclamazione di
protesta, ma un attimo dopo recuperò l’equilibrio
e si lanciò all’inseguimento del fratello maggiore.
Per
quanto riguardava la stalla, teoricamente non era da classificarsi
come meta abituale dei due giovani principi di Asgard.
In
pratica, però, in quegli ultimi giorni Thor e Loki
finivano per sgattaiolare sempre lì.
Il
più grande, infatti, stava attraversando un periodo di
smisurato interesse per Sleipnir, il destriero a otto zampe
appartenente ad Odino – per questo Loki non si era stupito
più di tanto, sentendo la proposta del fratello.
Fortunatamente,
pur essendo un cavallo da battaglia,
l’animale aveva un’indole piuttosto
paziente… Altrimenti, sospettava Loki, Thor sarebbe
diventato in un batter d’occhio il bersaglio preferito di
tutti gli otto zoccoli dello stallone.
«Ehi,
bello» esordì Thor, con un sorriso
che andava da un orecchio all’altro, sfoderando un paio di
carote. «Guarda cosa ti ho portato!»
«Gliele
hai portate anche la volta scorsa»
intervenne Loki, in tono neutro. «E la volta prima. E quella
prima. E quella prima ancora».
Sotto
sotto, non era completamente sicuro di aver già
perdonato al biondo di averlo strappato alla sua lettura.
Thor
guardò il fratello con aria infastidita. «E
allora?»
«Allora
niente» rispose Loki, con
un’alzata di spalle, «dico solo che non deve essere
molto entusiasmante, per lui».
In
quel momento, il cavallo affondò i denti nella carota che
il biondo gli tendeva, e la sgranocchiò rumorosamente.
«Oh,
vedi?» si rallegrò Thor.
«Gli piace!»
Loki
aguzzò lo sguardo. Non perché ritenesse
indispensabile determinare quanto Sleipnir fosse felice del dono di
Thor… Semplicemente, il precettore suo e del fratello aveva
raccontato loro che sui denti del destriero di Odino erano incise delle
rune, e il bambino voleva appurare la veridicità di tale
informazione.
Thor,
a quel punto, indietreggiò di un passo,
così da poter contemplare per bene il possente stallone.
«Accidenti,
è davvero un cavallo
superbo» commentò, ammirato.
Loki
scosse la testa tra sé e sé. Ormai, aveva
perso il conto di tutte le volte che il fratello aveva detto quelle
parole.
Comunque,
non gli sembrava di individuare alcuna runa… Che
il loro precettore avesse parlato a sproposito?
«Pensa
a quante battaglie ha partecipato!» aggiunse
Thor, entusiasta.
Si
avvicinò di nuovo al cavallo e fece schioccare la lingua,
nell’imitazione di un galoppo sfrenato, battendo al contempo
una mano sul fianco della bestia.
Sleipnir
nitrì sommessamente, battendo a terra i quattro
zoccoli anteriori.
«Thor,
così lo infastidisci» intervenne
Loki.
Affiancò
il fratello, quindi si tese in avanti per
accarezzare il muso del cavallo. A quel punto, osservò con
curiosità gli occhi liquidi e intelligenti
dell’animale.
«Ignoralo»
disse, in tono confidenziale,
«è un idiota».
Thor
soffocò una protesta oltraggiata, quindi
arricciò il naso. «Ora cosa sei?»
chiese, piuttosto seccato. «Sua madre?»
Loki
lo guardò male, ma poi finse di non aver sentito e
diede una pacca affettuosa sul collo del cavallo.
Sleipnir
sembrò apprezzare, ed emise un nitrito sommesso,
spingendo il muso contro la mano del ragazzino.
Nel
suo intimo, Loki fu piuttosto soddisfatto nel vedere che, a quel
che sembrava, l’animale gradiva le sue attenzioni.
«Non
temere» riprese, ormai totalmente dimentico di
denti e rune, dando mostra di ignorare deliberatamente il fratello,
«il tuo cavaliere non sarà mai quella testa calda.
Tu appartieni a nostro padre. Thor ne è consapevole, anche
se sembra di no».
Le
guance di Thor si imporporarono. «Certo che ne sono
consapevole!» esclamò.
A
quel punto, Loki diede la schiena al cavallo, voltandosi verso Thor.
«Davvero?» chiese, in tono innocente. «Da
come ne parli non sembra».
Thor
gli indirizzò una smorfia.
In
quel momento, però, Sleipnir sbuffò e col muso
diede qualche colpettino sulla spalla di Loki, reclamando la sua
attenzione.
Il
figlio minore di Odino, si girò, stupito, mentre Thor si
lasciava sfuggire un fischio sommesso.
«Accidenti»
commentò il ragazzino
biondo, «ti ha davvero
scambiato per sua madre».
Loki
fece spallucce, accarezzando il cavallo con aria piuttosto lieta.
«Be’» ribatté, furbescamente,
«immagino sia sempre meglio avere me come madre che te come
cavaliere».
Note:
Lo so. Lo so.
È la cosa più Slice of life che si potesse fare,
è uno spaccato di vita quotidiana e niente di più
– niente significati profondi, niente risvolti interessanti.
Però… Però.
Come penso molti di voi sappiano, nella mitologia norrena Loki si
trasforma in giumenta per distrarre il cavallo di un nemico, si
accoppia con l’animale e poi partorisce Sleipnir (raccontato semplificando parecchio la cosa XD)…
E mi è venuta una voglia terribile di giocare un
po’ con questa faccenda, con la battuta di Thor:
«Ora cosa sei? Sua madre?».
Lo so, è una cosa idiota, ma io sono
un’idiota XD
Ma spero che questa idiozia vi sia piaciuta almeno un po’ ^^
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