11. paura e preghiere
- Allora, come sta l’agente Hotchner? E come va la vostra
tormentata relazione? - le chiese Mary apparecchiando il tavolo.
- Allora chiariamo una cosa, la nostra non è una relazione
tormentata! E vuoi smetterla di chiamarlo così? -
replicò Liliana.
- No, decisamente. E ricorda che se non è tormentata non
è una storia seria! -
- Ma la nostra non è una storia seria, ci frequentiamo e
basta. -
- Da quanto dura? -
- Sono sei mesi, più o meno. -
“Sei mesi, una settimana, tre giorni, quattro ore e sedici
minuti, più o meno.”
- Allora, dato che dura da più di tre giorni, secondo le
regole di casa Reyer è una storia seria. -
- Beh, comunque effettivi sono meno. -
- Cosa vuol dire che effettivi sono meno? -
- Che siccome ci sono settimane che non ci vediamo perché
lui
è via per lavoro diciamo che in realtà sono
quattro mesi. -
- Tu sei malata, calcoli i secondi che passate insieme? Sono allibita. -
- Non conto i secondi!- “ Conto i
minuti…”
- E come fai a vivere così? -
- Sono paziente. E mi consola il fatto che il tempo che passiamo
insieme è meraviglioso. -
- Oh, hai gli occhi sognanti… Non ti facevo così
sdolcinata, mi sei davvero caduta in basso. Pensavo tu fossi una dura
femminista che usa gli uomini per il suo piacere. - la derise.
- Quella sei tu, non confondere i ruoli. Io sono la principessa da
salvare, a parte i capelli sono tale e quale a Raperonzolo. Adesso
smettila di dire cavolate e siediti a tavola che le lasagne sono
pronte! -
- Non puoi zittirmi con un piatto di lasagne, per quanto buone siano. -
- Allora continua a parlare che mangio tutto io. -
- Vorresti affamarmi per ottenere il mio silenzio. Questa è
censura. -
- Sì, però sarà il tuo stomaco a
brontolare non il mio. Decidi tu. -
- Cedo al ricatto, ma te la farò pagare. -
- Tremo, ma ricorda che io ho un principe che mi salverà. -
- Ok, non ti minaccio più però in cambio
raccontami un po’ di voi. -
- Non c’è niente da raccontare, facciamo le solite
cose: usciamo, mangiamo, rientriamo... -
- … dormiamo, facciamo sesso… -
- … parliamo male di te che sei insopportabile…-
- Adesso mi spieghi come fa a convincerti a uscire, che io con te non
ce la faccio quasi mai, data la tua pigrizia! -
- Prima di tutto si impegna più di te che ogni volta che non
voglio uscire mi costringi a prepararti la cena; comincio a pensare che
tu non voglia effettivamente uscire ma solo mangiare cucina italiana
gratis, in secondo luogo ha argomenti più convincenti dei
tuoi. -
- Sei scandalosa, cedi ad un ricatto sessuale! -
- Lo faresti anche tu, non preoccuparti! -
- Sei una scostumata nel corpo di una brava ragazza. E nessuno se ne
accorge e pensano tutti che tu sia una santa. Adesso
dov’è? -
- In New Messico. E’ partito ieri. -
- Naturalmente ignori la data del rientro. -
- Sì, a volte ci mettono di più, a volte di meno.
-
- Ma come fai, non impazzisci? Non sai mai quando è libero,
deve
essere sempre disponibile anche di notte, nei week end, per le feste
comandate, non potete organizzare niente. -
- Per il momento non mi pesa, mi ci sto abituando. In fondo quando ho
deciso di frequentarlo sapevo a cosa andavo incontro, non ha senso
recriminare ora. Ma dovresti essere contenta, tutte la
mattine ti
lamenti che non ho più tempo per te da quando
c’è
Aaron. -
- Mi piaceva di più quando lo chiamavi bell’agente
Hotchner. Anche se devo ammettere che sarebbe … mmh, fammi
pensare… disdicevole chiamare per cognome l’uomo
con cui
vai a letto! -
- Mary!!! -
- Vorresti forse negarlo? -
- Cosa, che è disdicevole o che ci vado a letto? - le
rispose ironica.
- Non cercare di confondermi. -
- Io non cerco di confonderti, ci riesci benissimo da sola. Adesso mi
aiuti a lavare i piatti o non cucinerò mai più
per te. -
- Sei solo una sporca ricattatrice. - disse Mary alzandosi.
La serata tra donne era stata molto piacevole, Mary era
un’ottima
indagatrice ed era riuscita a farsi raccontare tutta la sua storia con
Marco,
dall’inizio tutto rose e fiori, fino all’incidente
in moto
in cui aveva rischiato di morire, fino alla scelta del ragazzo di
andarsene.
- Adesso capisco perché non volevi uscire con gli amici di
Julian. -
- Non volevo uscire con gli amici di Julian perché erano
idioti come lui. - precisò l’italiana.
Liliana aveva sentito che il fantasma del suo ex smetteva di
tormentarla mentre vuotava il sacco con la collega.
- Avresti dovuto raccontarmelo prima, sono offesa. -
- Lo so, ma faceva ancora troppo male, anche se forse negli ultimi
tempi era più l’umiliazione per non essere
riuscita a
tenerlo con me che mi impediva di parlarne. -
Avevano acceso il televisore più per sentire il suo
borbottio in
sottofondo a far loro compagnia che per guardarlo realmente, ma in un
attimo di silenzio la voce della cronista del telegiornale si era
intromessa nel clima familiare.
- Arrestato il piromane di Santa Fè.
E’ di pochi minuti fa la notizia che nel pomeriggio
è
stato fermato l’uomo che per settimane ha terrorizzato la
città.
Il sospettato avrebbe opposto resistenza e avrebbe sparato sulla
polizia. Durante la sparatoria sarebbe rimasto ferito un agente della
squadra dell’FBI che aiutava la polizia nelle indagini. Al
momento non sono state rese note né
l’identità
né le condizioni dell’agente. Rimanete in
attesa… -
Liliana si era pietrificata sul divano, le sembrava che i secondi
scorressero lenti come ore. Mary guardò la sua amica
impallidire
e trattenere il respiro.
- Ti senti bene? - le chiese dopo un momento.
Liliana non rispose, si alzò e prese il telefono. Con
lentezza
compose il numero del cellulare di Aaron e rimase in attesa.
- L’utente da lei chiamato non è al momento
raggiungibile… -
Riattaccò. - Non è raggiungibile. Sarà
in aereo. - Ma non sembrava molto convinta.
- Non preoccuparti, non gli è successo niente di sicuro. -
- Non sono preoccupata. -
- Bugiarda. Ti conosco, hai la stessa espressione che ti ho visto
all’ospedale. -
- Ok, sono molto preoccupata, non posso fare niente, non so niente,
sono impotente e… -
La voce le si era incrinata. - Maledizione! - imprecò in
italiano.
- Ehi non vale, non capisco cosa dici così! - la
rimbrottò l’amica cercando di distrarla.
- Ho detto maledizione. Ma tu non dovevi tornare a casa presto? -
rispose un po’ scostante.
- Non cercare di cacciarmi, adesso. -
- Non voglio cacciarti, però tu domani mattina presto devi
prendere l’aereo per Seattle, e io non sarò
più
molto di compagnia adesso, continuerò a provare a chiamarlo.
- le rispose facendo seguire l’azione alle parole.
“ Non può essergli successo
qualcosa…”
- Sei sicura di voler restare sola? -
- Non commetterò nessuna sciocchezza, te lo giuro. -
- Se hai bisogno chiamami, promettilo. -
- Lo prometto. -
Camminava per la casa come un leone in gabbia.
“ Se non avessi acceso la tv a quest’ora sarei
beatamente a
letto a sognarlo invece che a preoccuparmi senza poter fare
niente… Sto impazzendo, devo fare qualcosa.”
La camomilla che le aveva preparato Mary prima di andarsene non era
servita a calmarla.
In un attimo decise che non aveva senso restare a usurare il pavimento
di casa, prese le chiavi e il cellulare e uscì.
Non aveva una meta, doveva solo fare qualcosa e stancarsi camminando le
era sembrata un’ottima idea, il problema era che non le
teneva
occupata la mente.
“ Non può succedere di nuovo, non posso passarci
di
nuovo… non è giusto, voglio sapere, devo sapere
se gli
è successo qualcosa… e se gli fosse accaduto
qualcosa, io
cosa farei? Cosa farei senza di lui? Non posso pensare di nuovo a
queste cose, devo smettere di torturarmi non serve a niente, ci
penserò quando saprò… Come ho potuto
permettere
che succedesse di nuovo! Avevo promesso di non innamorarmi
più,
lo sapevo che avrei sofferto ancora… Ti prego fa che non gli
sia
successo niente, per favore adesso che amo di nuovo non togliermi tutto
questo…”
Si fermò in mezzo al marciapiede e alzò la testa,
era
arrivata davanti alla casa di Aaron. Le finestre erano buie e il
cancello era solo accostato come al solito. Liliana entrò e
si
sedette sul gradino di fronte alla porta, tirandosi le ginocchia al
petto. Continuava a chiamarlo ma il cellulare dell’uomo era
come
morto.
“ Mi manca, mi manca come l’aria; ti prego, ti
prego, ti
prego fa che non gli sia successo nulla non potrei
sopportarlo…
perché doveva accadere una cosa simile perché io
mi
accorgessi di amarlo?”
Non sapeva da quanto tempo si dondolava sul gradino e piangeva, aveva
sentito a malapena le gocce di pioggia caderle addosso, quando una
macchina si fermò davanti al vialetto.
- Lil, cosa ci fai qui?! -
La donna si alzò di scatto nel sentire Hotchner chiamarla.
Lui
la guardò, era bagnata dalla testa ai piedi, i vestiti
aderivano
a quel corpo che conosceva bene, mettendone in risalto le forme e le
gocce di pioggia si erano mischiate alle sue lacrime. Liliana gli corse
incontro e lo abbracciò.
- Ho avuto così tanta paura di non vederti più,
non
sapevo cosa pensare, non sapevo se ti era successo qualcosa o no, alla
televisione non davano notizie, tu non rispondevi al
cellulare…
- continuava a parlare e a piangere, mentre l’uomo la
abbracciava
e le baciava la testa sussurrandole dolci parole.
- Temevo che non avrei mai potuto dirti che ti amo... -
- Cosa hai detto? - Aaron l’aveva allontanata e le aveva
fatto alzare il viso per guardarla negli occhi.
- Ho detto che ho avuto paura… e che ti amo. -
Abbassò gli occhi sfuggendo lo sguardo dell'uomo.
- Non me lo avevi mai detto prima. -
Lei non rispose, forse era stata avventata a dirglielo, ma il sollievo
che aveva provato nel vederlo era stato così grande che non
aveva fatto molta attenzione alle parole che le erano uscite spontanee.
Rialzò lo sguardo e lo guardò negli occhi,
cercando di capire se era spaventato dalla sua dichiarazione o meno.
Lui fissò quegli occhi in cerca di risposte e sorrise. - Ti
amo anch’io, Lil. -
Poi abbassò il viso e la baciò con dolcezza.
“Le parole d’amore, che sono sempre le stesse,
prendono il sapore della bocca da cui escono.”
Guy de Maupassant
***fine***
Questa fanfiction è dedicata alla
mia amica Kiara che ha letto la storia in anteprima, che mi ha
sostenuto con i suoi meravigliosi commenti e con le sue bellissime
storie! Questa è per te che mi hai fatto venire la voglia di
scrivere! Sei orgogliosa di me?
Ecco, siamo arrivati alla fine! Questo capitolo è in
più,
ma non sono riuscita a non scriverlo; avevo voglia di un discorso
delirante di Mary e Liliana, di un po' di angoscia e di
zuccherosità!
Spero che la mia storia vi abbia tenuto compagnia e che non vi abbia
mai annoiato (o comunque non troppo)! Grazie a tutti quelli che hanno
letto, mi avete aiutato ad arrivare in fondo a questa avventura!
Ringraziamenti:
hikary:
mi dispiace
aver deluso la tua voglia di killer e di aver concluso la ff! Comunque
grazie per aver recensito (soprattutto per aver recensito
positivamente!!)
Minerva McGranitt:
adorando tu Hotch puoi chiamarmi cara o come meglio credi! Sono
contenta che non ti sia sembrato troppo dolce, spero tu non ti
ricrederai con questo!Grazie per il commento!
jaja_thrill:
non sei
troppo smielosa e io ho apprezzato moltissimo la tua recensione (per
rendere l'idea ho urlato la mia felicità per la casa, con
somma
gioia della mia allegra famiglia!)
sakura_kinomoto:
hai
visto solo una puntata, in cui non era contemplato altro Aaron
all'infuori di quello professionale. Nel privato è
più
carino e sciolto. Eviterò come la peste di fare una mary
sue,
spero di riuscirci anche se, per te, Liliana non è un po'
mary
sue? Grazie per essermi stata fedele dal primo capitolo di una ff su un
telefilm che non hai mai guardato! (fino ad ora)
Kley:
grazie mille per i complimenti, che mi fanno sempre mooolto piacere!
Sono proprio felice di averti convinta su Hotch, anche se so che il tuo
cuore sarà sempre per Reid!Grazie per avermi seguita da
subito, sapere che una fan di c.m. mi leggeva mi ha convinto ad andare
avanti!
LubyLover:
grazie per esserci stata dall'inizio e per non avermi abbandonata
solitaria e naufraga nel mare delle ff! (ti piaccio anche in versione
poetica, vero?)
Spero di ritrovarvi tutti nel sequel che ho deciso, con sommo sprezzo
del pericolo, di pubblicare; anche se non so ancora quando.
Ancora grazie a tutti, (commozione e lacrime a iosa)
sku.
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