Epilogo.
May era tornata a casa
da
circa due settimane, con settembre appena iniziato, passava le sue
giornate con
la testa sui libri, cercando di memorizzare quanto più
vocaboli possibili, in
modo tale da non fallire il test d’ammissione
all’università che aveva scelto a
undici anni. Si era anche ammalata di ritorno dalla Spagna, la madre ci
aveva
scherzato su, dicendo che il suo corpo si rifiutava di stare a casa, ma
non
sapeva che effettivamente poteva essere così. Jay, era uno
di quei ricordi che
si sarebbe tenuta per sé, con fare egoistico, per non
dividerlo con nessuno.
Quei ricordi erano i suoi, solo i
suoi e non si sentiva di condividerli con nessuno. Tre giorni dopo
ricevette
l’invito ad una festa. Ci pensò molto…
Non voleva perdersela, ma ormai non era
più quel tipo di persona. May Sommers era cambiata in due
mesi. O meglio, il
cambiamento stava avvenendo lentamente, ma stava arrivando. Aveva
iniziato a
studiare in biblioteca e aveva incontrato Finn, un ragazzo gay, che
diventò
subito suo amico. Se qualcuno era suo amico, allora le cose stavano
cambiando.
Non c’era un
giorno che
non pensasse a Sofia. Non c’era un giorno che passava che non
pensava a come
stesse Jay.
L’otto
settembre aveva
fatto il test d’ammissione. Si era svegliata con un grosso
mal di testa. La
ragazza era una di quelle che credeva nel destino o cose del genere,
perciò si
convinse che non l’avrebbe passato. I giorni passavano con la
famiglia Sommers,
che a turno controllavano la cassetta delle lettere, aspettando quella
giusta,
ma arrivavano solo bollette. Bollette del
gas, bollette dell’acqua, bollette della luce…
Tra un po’, sarebbero
arrivate anche le bollette dell’aria che respiravano. Ma non
si lamentava,
anzi. Passava i suoi pomeriggi con Finn, che aveva scoperto frequentare
il
secondo anno nella sua stessa università. Il ragazzo la
faceva sentire
accettata, si accettavano a vicenda.
Era altissimo, un gigante, quasi... Due metri sarebbero stati
esagerati, ma al
metro e novanta ci arrivava. Ben piazzato di spalle e le lentiggini. Ed
era suo amico. Non poteva essere
più felice.
Poi la lettera
arrivò e
May scoprì di aver passato quel test. I suoi genitori erano
così orgogliosi di
lei e lo sarebbe stato anche Jay. E Tom. Tom le aveva detto che lei era
la
migliore di tutti… Anche lui credeva in lei. Finn le chiese
di uscire, per
andare a festeggiare.
«Non mi hai
mai raccontato
della tua vacanza in Spagna.» Fece il ragazzo, guardandola,
mentre sorseggiava
il suo drink.
«Ho
conosciuto due
ragazzi. Si chiamano Jay e Tom… Sono stati importanti,
voglio bene ad entrambi
e… ci siamo divertiti,
sì.» Divertiti
era un parolone, si erano scannati, mezzi stuprati, presi a pugni,
scelti,
allontananti, salutati… In fin dai conti, May non poteva
proprio lamentarsi,
aveva vissuto un’estate piena di ricordi che si sarebbe
portata dietro per il
resto della sua vita… Ah, la sua vita!
«May
Annabeth Sommers…
Andiamo! Sono tuo amico… Perché non mi
racconti?» Chiese il ragazzo disperato.
May si strinse nelle spalle e gli sorrise, iniziando a raccontare per
filo e
per segno ciò che le era successo durante
quell’estate. Era la terza volta che
May si sentiva compresa ed ascoltata. Era la terza volta che qualcuno
le
chiedeva di parlare, per starla a sentire… Era la terza
volta che trovava un
amico sincero. May non poterò fare a meno di sentirsi felice.
*
Le settimane
all’università volavano, così come i
primi mesi. Settembre ed Ottobre non
lasciarono nemmeno i segni del loro passaggio, fu Novembre a fare il
tempo più
freddo, portando le piogge sempre più pesanti. Ironia della
sorte May odiava la
pioggia. Novembre era scuro. Novembre le avrebbe portato diciannove
anni. Novembre passava veloce,
così
come le goccioline scivolavano su un vetro ormai appannato, in un
battito di
ciglia era già il ventidue
novembre,
il giorno del suo compleanno. Sospirò, quando sua madre le
cantò la canzoncina.
Si era rifiutata di avere una festa in grazia di Dio, aveva solo da
studiare.
La signora Sommers però si era rifiutata di lasciare che la
figlia non avesse
una festa decente e d’accordo con Finn si mise ad organizzare
qualcosina già
dagli inizi di Novembre, così da avere tutto il tempo di
organizzarsi e
dividersi le cose da fare. Finn fremeva. Adorava fare questo genere di
cose e
poi aveva incanalato alla perfezione lo stile di May. Tutto doveva
essere
giallo e… silenzioso. Diavolo, no! Non aveva capito un
cavolo dello stile della
ragazza. Aveva un modo molto lavativo di vestirsi e non badava
assolutamente
alla concordanza dei colori. La signora si occupò del posto:
affittò una sala
abbastanza grande incorporata ad una chiesetta fuori città
mentre Finn degli
invitati e la cosa da mangiare. Sarebbe stata una festa da urlo, anche
se May
avrebbe dato di matto, conoscendola almeno un po’.
Alle otto e mezza del
ventidue novembre, la signora Sommers chiamò a gran voce sua
figlia, facendola
preoccupare e dicendo che la nonna stava male e si doveva correre a
casa sua.
Un espediente come un altro. Ovviamente lei non si oppose, adorava sua
nonna
nonostante questa le desse sempre troppo da mangiare.
«Casa di
nonna era
dall’altra parte della strada, mamma.»
«Sei troppo
intelligente
per non aver capito nulla.» La ammonì la donna,
guardandola. Rimproverandola.
«Ti sto
dando
un’opportunità per riportarmi a casa.»
Rispose dunque May.
«No,
tesoro…» Rispose
facendo un cenno negativo con la testa e sorridendole stancamente, come
sempre.
May sbuffò. Avrebbe ammazzato sia sua madre sia il complice
che la salutava con
un sorriso stampato in volto.
«Arrivederci,
signora S.»
Salutò Finn. La “signora S.”
mosse la
mano salutandolo e tornando da dove era arrivata.
«Oh, Finn
Carrol, ti
ammazzo. E ti ammazzerò così lentamente che mi
chiederai pietà per farti
cessare di soffrire.» Fece May, avvicinandosi a lui,
minacciosa puntandogli un
dito contro.
«Calmina tigre!» Le disse lui,
guardandola. «Andrà bene. Ho anche
chiamato una band per suonare alla tua festa, dovrebbero arrivare un
poco più
tardi, però…»
«Seh, seh.
Ti odio lo
stesso e ho fame.»
*
«Sono in
ritardo.» Disse
May, guardando l’amico, seduta su una sedia, mentre osservava
la gente
muoversi, ballare e divertirsi alla sua festa.
«Chi,
tesoro?» Chiese
Finn.
«Come chi?
La band. Mica
possiamo ancora utilizzare lo stereo. Quanto dovrà pagare
mia madre di
corrente?»
«Dannazione,
se tua madre
mi avesse avvisato che - » Il suo discorso si interruppe
perché, suonarono alla
porta. « - non ho finito, ovviamente, aspettami.»
May sbuffò ancora,
guardandolo allontanarsi ed aprire la porta ad altra gente. Per un
secondo
aveva pure sperato che fosse la band tanto attesa. Chissà
quali sfigati avevano
raccattato in meno di venti giorni. Non poteva essere una band famosa e
poi non
si era nemmeno mai confidata con Finn su quale genere musicale le
piacesse.
Sentì il cellulare vibrare, lo prese, veloce tra le mani,
controllandolo. Un
nuovo messaggio. Jay. Il cuore le
passò dall’altra parte, se era
possibile… Pensò che fosse uno scherzo,
che…
dannazione, non si sentivano da un sacco di tempo. Si era ricordato del
suo
compleanno. Finn fece in tempo ad avvicinarsi a lei, che ancora non
aveva letto
il messaggio.
«Chi
è?» Chiese dunque il
moro, guardandola.
May si
grattò la fronte,
sistemando il lungo ciuffo biondo dietro l’orecchio,
inspirò a fondo. «È Jay…
Ti ricordi? Te ne ho parlato…»
«Sì,
è il tipo che hai
frequentato in Francia, mi ricordo.»
«Spagna,
Finn! – Fece lei,
guardandolo. – Leggilo tu!» Gli passò il
cellulare, osservandolo mentre apriva
il messaggio.
«Ehy, May!
– Iniziò Finn,
leggendo con calma. – Siamo a Jakarta, che non ho ancora
capito dove sia… Spero
che il fuso non ci abbia fottuto. Sennò buongiorno, May!!
Noi ti mandiamo tanti
auguri di buon compleanno! Noi inteso come Jay, Nathan, Siva, Max e
Tom… Ci
sono anche Kelsey, Nareesha e Tia, la mia lucertola. Nareesha
è la ragazza di
Siva, te l’avevo detto e Kelsey è la ragazza di
Tom. E’ bionda più di te! –
Finn storse la bocca. Jay era un po’ stupido se le diceva
della nuova relazione
di Tom, ma comunque guardò May, era tranquilla.- Ti mandiamo
un abbraccio e,
appena Nathan scoprirà dove abiti, anche un bel
regalo… TheWanted
più rispettive ragazze e lucertole.»
«Ah.
– disse poi la
ragazza, portandosi una mano all’altezza dello stomaco. -
» Finn le sorrise,
avvicinandosi per abbracciarla. Il
destino le riservava qualcosa di inaspettato,
pensò. May pensò al nome… The
Wanted. Se avevano un nome, significava che la band stava andando e non
poté
fare a meno di sentirsi felice.
«Sommers,
questa musica mi
annoia!» Iniziarono le lamentele generali dei ragazzi che si
spostavano dalla
pista alle fette di pizza sui tavoli. Almeno tenevano la bocca occupata
mangiando, molto meglio.
«Merda, sono
in ritardo…»
Bofonchiò Finn, guardandosi intorno. May non si pose nessuna
domanda, parlava
della band. Ma dovevano essere davvero in ritardo, avrebbero preso la
metà di quello
che gli avevano promesso, ecco. «Li ammazzo tutti!
Spaccandogli le loro
chitarre in testa… Tesoro, mi aspetti?»
«Se smetti
di chiamarmi
tesoro, sì.»
Finn sorrise
spostandosi,
qualcuno si avvicinò a May, facendole gli auguri,
lasciandole il pacchetto dei
loro regali, qualcuno le chiese dove fosse il bagno. C’era
anche Luke, il suo
vecchio fidanzato… Con una nuova! Quel ragazzo cambiava le
ragazze come le mutande,
mentre lei studiava come una dannata per non pensare ad un unico
ragazzo.
Quando era diventata un’adolescente come le altre, col cuore
in mille pezzi che
affondava il dolore nel cibo? Che stronzata.
«Eccoli,
eccoli…» Fece
Finn eccitato, perché poi? Bussarono alla porta, attirando
l’attenzione di
tutti, non appena entrarono nella sala. May mangiava un pezzo di pizza,
portato
da Chantal, una persona che, onestamente, non conosceva, quando
sentì la voce
di Nathan. Merda.
«Finn
Carrol… Ti odio.»
Sussurrò al ragazzo che l’osservava da lontano,
mentre aspettava che tutti e
cinque i ragazzi entrassero nella saletta. Jay alzò lo
sguardo, sorridendole,
facendole un cenno con la mano. Jakarta, eh? Si piazzarono al centro
della sala,
con i microfoni che May ancora non aveva notato, Nathan ne prese uno.
«Jakarta non
ci piaceva
tanto – storse il muso, sorridendole. – E, avendo
un amica a Londra, abbiamo
pensato di farci un salto… Almeno qui capite come
parliamo!» Nathan rise. La
gente rimase un po’ a fissarli. Cioè, come aveva
fatto Finn a portarli qui?
Era… assurdo, quasi. Dovevano essere in tour con tutta
quella buona gente
nominata da Jay… Ma Jay era lì e giocherellava
con un tamburello, con i capelli
che gli cadevano morbidi sul viso e i suoi occhioni cercavano lei.
«Non ho
ancora una
soluzione, ci sto pensando… - Iniziò Jay, che
prese posto al centro della sala.
Uhm… - Ma… io sono qui, May. Sono tornato in fin
dai conti… Quindi, stiamo a
casa per le vacanze, almeno una settimana, poi non lo so…
Ricordi le relazioni
a distanza? Proviamoci. Prima o poi tornerò sempre a casa da
te.»
A parte il fatto che
le
aveva fatto una specie di dichiarazione davanti a tutti, e terminato di
parlare
lui, si erano girati verso di lei, aspettando una risposta che
tardò ad
arrivare. Che cogliona, stava aspettando troppo come sempre. Se non poteva averlo, avrebbe dovuto
mandarlo via tempo fa. Ma lei voleva quel ragazzo e, con un
sorrisone,
annuì.
*Ciaociaociao.*
Ma… è finita. Oddio, è
finita davvero.
Questa ff sa di estate, perché se non sbaglio l’ho
iniziata a
luglio… euh. E’ male fisico quello che senso?
E’ il mio cuore che smetti di
battere… ç_ç Ce la farò non
preoccupatevi per me.
Ci sono due cose/tre
cose
da dire…
- La prima
è che questo
finale non era quello giusto per questa ff. Doveva avere un altro
finale,
TOTALMENTE diverso da questo. Era un finale diverso… Credo
che non vi dirò
nulla, perché ci scriverò un’altra cosa
su quello, spacciandola come una one
shot. ( No, questo fandom non lo abbandono, vi farò arrivare un
sacco di
cose scritte. ) E’ stata cambiato il finale perché
ho ricevuto una minaccia di
morte da Francesca ( aka grofflicius qui su EFP ) quindi se vi ha fatto
più
piacere questo finale ringraziate lei, sennò ammazzatela.
No. Se doveste farlo
non m’importa…
- Sto ancora soffrendo
per
i miei bambini… Jay e May
( McSommers rulez. Io
shippavo per la Tay, volevo dirvelo!! ) sono così jhfcjdhf,
come fanno ad
essere tanto belli? Forse è per questo che soffro tanto a
lasciarli. Sono una
parte di me… Li amo troppo e ho già
concluso…
- Tre. Se siete
arrivate
fino a questo capitolo e avete letto ogni singola parola di questa
storia, grazie. Grazie mille per
avermi
supportato, per avermi seguito e fatta sentire speciale. May sono io e
vedere
tanto affetto nei confronti della ragazza mi fa sentire amata come non
mai. Io
e la mia ciccina ve ne siamo grate… Davvero. Sono arrivata
qui che credevo che
questa ff sarebbe finita del dimenticatoio molto presto e invece
l’avete messa
nelle seguite, preferite… Grazie a chi ha recensito,
lasciandomi un parere. A
chi non l’ha fatto ma mi a seguito comunque, in silenzio.
Grazie per le
preferite e le seguite… Grazie di tutto.
Ma un
ringraziamento speciale va a Francesca (
merda! ) che mi ha ispirato questa
storia, che l’ha resa davvero fattibile e che mi ha sempre,
sempre spronato a
scrivere. ♥♥
Grazie ancora di cuore,
Marti.♥
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