Capitolo secondo: Partenze inaspettate, arrivi non graditi.
“Kelsi, sei tu?”
La voce acuta della mia matrigna mi giunse alle orecchie ancor prima di
chiudere la porta.
Feci un sospiro. Non avevo avuto la fortuna di trovarla fuori casa,
quella volta.
“Sono io…” borbottai mestamente.
“Cos’è quella faccia triste? Problemi a
scuola?”
Scossi la testa.
Odiavo quando Margareth, o, come preferiva farsi chiamare lei, Maggie,
cercava di far conversazione con me, fingendo di preoccuparsi per la
mia vita.
“Problemi con il fidanzatino?” Ammiccò
in maniera stomachevole nella mia direzione, mentre i suoi occhi verdi
si illuminavano di una luce maligna.
Non le risposi neppure e la superai, trascinandomi stancamente verso la
cucina.
Lei non colse il mio tentativo di mandarla via, e continuò
imperterrita a seguirmi.
Ciò che mi irritava più in lei non era il fatto
che mi opprimesse continuamente con domande sulla mia vita
sentimentale, quando sapeva che non ne avevo alcuna, ma la sua
incessante presenza al mio fianco. Solitamente, quando matrigna e
figliastra, convivendo, si detestano, cercano di stare la maggior parte
del loro tempo distanti. Nel suo caso sembrava fosse incapace di
lasciarmi stare.
Tuttavia sapevo che questo era tutt’altro che affetto nei
miei confronti.
“Vuoi un frullato?”
Strinsi gli occhi.
Qualcosa non andava; questa improvvisa gentilezza era del tutto
estranea a carattere di Maggie.
“No, grazie. Dov’è
papà?”
Mio padre di solito lavorava fino a tardi a giorni alterni. A
quell’ora, però, doveva essere già
rincasato.
Era la presenza della sua nuova moglie che mi faceva insospettire.
In realtà io non avevo mai sofferto la mancanza di una
figura materna definita nella mia vita.
La mia vera madre era morta quand’ero molto piccola. Non
avevo ricordi di lei, se non le foto che mio padre mi aveva mostrato.
Era mora, con gli occhi neri come due carboni ardenti, e, a quanto
sapevo, un carattere sfrontato e vivace. Tutto il contrario di me,
insomma.
Io avevo gli stessi occhi chiari di mio padre, Charles Nielsen, la
stessa leggera miopia, la stessa fossetta sul mento, le stesse mani
dalle dita lunghe e affusolate.
Era stato lui che mi aveva cresciuta, che mi aveva regalato il mio
primo pianoforte.
Anche mio padre era un musicista; suonava il violino in un orchestra, e
molto spesso era in tournè.
Era stato lui a trasmettermi la passione per la musica.
Nei suoi continui viaggi, però, era sempre stato molto
attento a non lasciarmi mai sola.
Nel periodo della mia infanzia avevo avuto infatti la compagnia
costante del mio fratello maggiore, Stephen, più grande di
me di ben dieci anni, ma quando lui era andato via di casa per sposarsi
e mettere su famiglia, mio padre era riuscito ugualmente a trovargli un
sostituto.
Anzi, delle sostitute, perché la fama di Casanova di mio
padre era nota nella nostra città quanto quella di musicista.
Maggie era la sua ultima conquista. Forse la donna che era durata di
più, e che probabilmente avrebbe continuato a manifestare la
sua presenza per parecchi anni a venire, visto che era
l’unica fra le tante, dopo mia madre, ad aver sposato.
Mio padre era un uomo incapace a rimanere solo. La perdita di mia
madre, a quanto mi aveva detto, lo aveva distrutto, ma si era ripreso
in fretta.
Credo che questa sua inabilità derivasse dal suo carattere
estremamente svagato e confusionario. Di sicuro se non ci fosse stata
una donna in casa, sicuramente la casa sarebbe diventata ben presto un
porcile. Il mio distratto genitore, infatti, non era quasi mai in casa,
come me, del resto.
Maggie era colei che provvedeva al nostro focolare domestico, e sebbene
questo comportasse una sua frequente presenza in casa, devo ammettere
che era molto utile.
“Ma non te l’ha detto?” Il suo sorriso si
fece largo, in maniera quasi inquietante.
“Detto cosa?”
Mio padre mi diceva tutto, o quasi. Avevamo un rapporto molto stretto,
soprattutto quando una delle sue donne non era nei paraggi. A me non
dava fastidio questo via vai di esponenti del sesso femminile per la
mia casa, basta che mi lasciassero in pace.
“Papà è partito, tesoro. E’ a
New York con la sua orchestra. Non tornerà prima di una
settimana.”
Sgranai gli occhi. Non feci nulla per nascondere la mia disperazione,
ma neanche Maggie cercò di nascondere il suo compiacimento.
“Non è possibile!” replicai, sconvolta.
“Me l’avrebbe detto.”
Maggie scrollò le spalle, e cominciò a pulire il
tavolo.
“Ma come, non sei contenta? Siamo io e te, sole solette!
Pensa a quanto ci divertiremo.”
Mi voltai, abbattuta, ed uscii dalla cucina.
“Immagino.” Mormorai nel pieno dello sconforto.
Entrai nella mia stanza al piano di sopra, e mi chiusi la porta alle
spalle.
Lì dentro c’era tutta la mia vita. Alla mia destra
il pianoforte, il primo che avevo ricevuto.
Vicino ad esso i premi, le coppe e gli attestati di molti concorsi a
cui mio padre mi aveva fatto partecipare. Poi le foto, tantissime. Foto
del mio primo saggio, del primo concerto, di mia madre. Sorrisi vedendo
me e Emily al mare, l’estate prima, e scossi la testa nel
vedere la foto di gruppo di ‘Twinke Town’, con Troy
e Gabriella.
E poi infine guardai gli spartiti. A milioni, sparsi per tutta la
stanza.
Solo nel disordine più totale, qual era la mia stanza,
riuscivo a comporre in libertà, e quello era
l’unico luogo in cui Maggie non poteva entrare.
Beethoven, Mozart, Chopin, Bach, Brahms.
Erano tutti lì. Il mio piccolo grande mondo. La mia vita.
***
“E quindi mi stai dicendo che per una settimana starai da
sola in casa con la tua matrigna?”
Quasi risi vedendo la faccia sconvolta di Emily. Parlare con lei era il
modo, oltre a suonare il pianoforte, in cui riuscivo a sfogarmi.
Confidarci tutto quello che ci passava per la testa ci faceva sentire
bene.
“Esatto. Mi aspetta una settimana da incubo.”
“Magari non sarà così
terribile”, cercò di consolarmi.
Mi strinsi nelle spalle. Non ne ero così sicura.
Stavamo camminando nel corridoio che portava al teatro.
Quella mattina avevo ricevuto una chiamata dalla Darbus, durante la
lezione di biologia, che mi invitava, nell’intervallo, a
raggiungerla, per parlarmi.
Il nuovo musical primaverile, infatti, era già in piena fase
di preparazione, e presto avremmo cominciato a svolgere i provini per i
ruoli.
L’avevo scritto durante le vacanze di Natale, e la Darbus si
era rivelata così entusiasta delle canzoni, da voler
cominciare il prima possibile.
Emily aveva gentilmente deciso di accompagnarmi, giusto per non
lasciarmi da sola in balia della Darbus e di Troy e Gabriella.
“Senti anche tu questa musica?” mi chiese la mia
amica, quando fummo davanti all’anfiteatro.
Avvicinai l’orecchio alla porta, e mi sembrò di
sentire una melodia familiare.
“Sarà la Darbus.” Affermai, senza farci
troppo caso.
Vi erano altri studenti che suonavano il pianoforte nella scuola, ma la
professoressa di recitazione vietava a chiunque non facesse parte del
Drama Club di utilizzarlo mentre c’erano prove in corso come
quella volta.
Entrammo nella sala, ed immediatamente questa melodia smise, ma,
sebbene ne sentii chiaramente solo poche note, la riconobbi subito: si
trattava del duetto finale del mio musical, ‘Violin
Voice’.
Raccontava la storia d’amore tra una ricca ragazza, cantante
d’opera, ed un ragazzo povero, ma pieno di talento, che per
guadagnarsi di che vivere, suonava il violino proprio davanti al Teatro
dell’Opera in cui cantava la ragazza.
Per scrivere gran parte dei brani con il violino avevo avuto il
fondamentale appoggio di Emily,
che aveva dato la disponibilità a dare qualche lezione del
suo strumento a Troy Bolton,
al quale probabilmente sarebbe toccata la parte del violinista, mentre
Gabriella avrebbe
interpretato la cantante.
“Kelsi, eccoti qua! Ti aspettavamo.”
Esibii un sorriso tirato, mentre avanzavo verso il palco. Non mi andava
molto a genio che qualcun altro suonasse la mia musica, se non si
trattava della Darbus, alla quale, purtroppo, tutto è
concesso.
Intanto la persona al pianoforte si era alzata, e, come tutti quelli
presenti in sala, mi stava fissando.
La squadrai, mentre mi avvicinavo. Si trattava di un ragazzo che non
avevo mai visto a scuola.
Sembrava più grande di noi, probabilmente frequentava
l’ultimo anno.
Aveva lunghi capelli neri, raccolti in una coda, occhi talmente chiari
da sembrare di ghiaccio, e il volto affilato. Sebbene
l’espressione fosse tutt’altro che gentile, non si
poteva negare che fosse un bel ragazzo. Doveva pensarlo anche
Gabriella, dall’espressione del suo viso e da come lo
squadrava. Troy non sembrava gradire ciò, notai.
Era lui, quindi, che stava suonando.
Improvvisamente mi accorsi di non provare attrazione nei suoi
confronti, bensì astio.
“Kelsi, ti presento Joseph Williams. E’ arrivato la
scorsa settimana da New York. Studiava in un’Accademia molto
prestigiosa, ed è un bravissimo pianista. Lei è
Kelsi, Joseph. E’ la nostra compositrice. Ciò che
stavi suonando prima l’ha scritto lei”
Ci fissammo a vicenda, senza dire una parola. La sua aria era meno
accigliata di quanto fosse stata prima, ma lo sguardo era sempre gelido.
Un po’ forse quegli occhi di ghiaccio mi intimidivano.
Sembrava mi stesse squadrando da parte a parte, e mi sentivo troppo
esposta per essere a mio agio.
“Joseph vorrebbe entrare a far parte del Drama
Club.”
Questa frase mi arrestò il respiro. Andava bene che suonasse
le mie composizioni, ma addirittura prendere il mio posto no! Erano due
anni che facevo parte del Drama Club, avevo scritto ben otto
produzioni, avevo suonato ad ogni spettacolo e partecipato a tutte le
prove che la Darbus mi aveva assegnato. Assistevo ai provini, davo una
mano agli attori, ed ora un antipatico e snob ragazzo di New York
doveva prendere il mio posto? Mai!
Ovviamente queste considerazioni le tenni per me, facendo sfoggio del
mio grande autocontrollo.
“Suonerà il pianoforte?” dissi con il
tono più noncurante che riuscii ad assumere.
“Vorrebbe. Tu non l’hai sentito, ma è
davvero un fenomeno. Cosa ne pensi?”
Cosa ne penso? Penso che dovrebbe alzare le chiappe dal seggiolino del
mio pianoforte, e tornarsene da dove è venuto! Rimasi zitta.
“Ehm… non saprei…se lui suona, io che
faccio?”
La Darbus si esibì nel migliore dei suoi sorrisi, che
dedicava solamente a chi riusciva a soddisfare le sue pretese.
Mi poggiò una delle sue mani ingioiellate sulla spalla. Che
fosse il bacio di Giuda?
“Sapevo che avresti capito la situazione, mia
cara.” Alzai le sopracciglia in contemporanea.
“Non ha risposto alla mia domanda.” Osservai nel
modo più cortese che mi riuscì.
“Giusto. Ecco…vedi, Kelsi. Joseph ha un talento
eccezionale. Non dico che non tu lo abbia, - risatina
– ma cerca di capire… Tu potresti continuare a
comporre.”
La mia espressione si accigliò notevolmente.
Mi stava licenziando. No, peggio, mi stava mettendo da parte.
“Mi faccia capire. Io continuerei a comporre, ma
sarà lui a suonare.”
“Esattamente!” Felice che avessi colto subito la
situazione, batté le mani.
Evidentemente pensava che non avrei replicato, quindi si
allontanò da me, per avvicinarsi ai protagonisti, e al nuovo
pianista.
“Ma io non ci sto!” La mia voce risuonò
forte e chiara nell’anfiteatro.
In realtà non intendevo dirlo ad alta voce, ma ormai il
danno era fatto.
Si voltarono tutti contemporaneamente verso di me.
“Come, cara?” La Darbus mi aveva sempre conosciuta
come la remissiva, timida Kelsi; quella che accettava le ingiustizie
per paura di replicare. Ma la nuova Kelsi non avrebbe accettato un
sopruso del genere.
“Non sono d’accordo, professoressa.” Con
passo deciso mi avviai verso il palco, dove erano tutti, e vi salii.
“Penso di aver fatto molto per il Drama Club, e non mi
accontento di una spiegazione del genere, per motivare la mia
sostituzione. Mi dispiace.”
Gli occhi della Darbus, già ingranditi dagli occhiali, si
spalancarono maggiormente, facendola assomigliare ad una rana.
“Ma mia cara” squittì “Joseph
ha fatto domanda per entrare, ed io l’ho accolta. Lui
è un virtuoso ed è nuovo della scuola, non mi
sembrerebbe giusto rifiutargliela.”
“Però le sembra giusto mandarmi via.” Il
mio tono diveniva sempre più polemico, mentre quello della
professoressa di alzava di varie ottave, diventando stridulo.
“Non ti ho mandato via, ti ho mantenuto come
compositore.”
“Beh, io non ci sto. O tutto o niente.”
Mi avvicinai al pianoforte, e davanti agli occhi di tutti mi ripresi i
miei spartiti.
“Niente Kelsi come pianista, niente composizione. E niente
‘Violin Voice’, come musical di
primavera.”
Era una mossa crudele, poiché non c’era
più tempo per scrivere un nuovo spettacolo, e la Darbus lo
sapeva. Infatti rimase senza parole.
Assaporai quell’espressione scioccata, e sorrisi tra me.
Dopodichè feci un cenno a Emily, che era rimasta in disparte
per tutto il tempo, e mi avviai verso l’uscita della sala. A
pochi passi dalla porta, però, una voce mi costrinse a
voltarmi.
“E se facessimo un provino? Diventa pianista del Drama Club
chi lo vince.”
Era il ragazzo nuovo che stava parlando. Aveva una voce calda, bassa.
Per niente snob. Eppure me l’ero immaginata completamente
diversa.
“Un provino?” Lo fissai con aria di sfida.
La sua espressione era cambiata. Giurai di aver visto un lampo di
ammirazione nei suoi occhi. O forse me l’ero solo immaginato?
Mi stava persino rivolgendo un sorriso. Magari mi ero sbagliata nei
suoi confronti. Magari non era davvero suo volere sostituirmi. Magari.
Guardò la professoressa, che sospirò.
Sembrava davvero terrorizzata al pensiero che gli sequestrassi il
musical.
“Si, va bene.” Annuì, riprendendosi
dallo spavento e cercando di recuperare un minimo di
autorità. “Un provino per decidere chi
sarà il pianista. Vi do tempo una settimana per preparare il
vostro miglior pezzo. Martedì prossimo a quest’ora
ci sarà la prova.”
“E nel frattempo professoressa? Chi suonerà in
questa settimana, alle prove?” Chiese Gabriella.
Mi lanciò un’occhiata piuttosto malevola, ma la
ignorai.
Probabilmente era molto speranzosa nel fatto che suonasse Joseph.
La Darbus ci pensò su. “Credo che sia giusto che
suoni Kelsi, almeno per il momento.”
Era sicura che Joseph avrebbe vinto il provino, ma non me ne
rammaricai.
Al momento ero troppo felice per quella piccola vittoria personale.
Feci un sorriso sfrontato al nuovo arrivato.
Sebbene cercasse di non farlo notare, un po’ gli bruciava che
avesse scelto me.
Il suono della campanella risuonò nel silenzio della sala.
“E’ un cellulare?” sbraitò la
Darbus, cercando un pretesto per prendersela con qualcuno.
“No, professoressa.” Il mio tono era carico di
soddisfazione che non riuscivo a celare. “E’ la
campanella.”
Mentre uscivamo tutti dall’anfiteatro, rimasi sulla soglia,
vedendo che Joseph Williams stava venendo con passo deciso nella mia
direzione.
“Complimenti, Kelsi Nielsen. Hai ottenuto quello che
volevi.”
I suoi occhi avevano perso quello che pensavo fosse ammirazione nei
miei confronti.
Tutto quello che vi leggevo ora era solo perfidia e superbia.
Magari non mi ero sbagliata per niente sul suo carattere.
“Ma stai attenta, perché questo ti si potrebbe
ritorcere contro. Con tutto il tempo che trascorrerai a fare prove,
voglio proprio vedere dove troverai il tempo per prepararti.”
Lo guardai con un’espressione per niente intimorita, anche se
dentro di me sentivo le budella contorcersi.
Mi aveva lanciato una sfida. Sarei stata capace di vincerla?
“Joseph Williams…considerati sconfitto.”
_____________________________________________________
Ciao! Ecco il secondo capitolo della mia storia! Ho fatto prima che ho
potuto, tra scuola e vari impegni
Allora, ho deciso di presentarmi, visto che nel primo capitolo ero
così preoccupata che la mia prima pubblicazione su EFP non
riuscisse, che l'ho dimenticato! =_='' che stupida!
Mi chiamo Violante, ho sedici anni e frequento un Liceo Classico della
mia città, Roma!
Adoro HSM, e non vedo l'ora che esca il seguito! L'ho visto circa una
ventina di volte! XD
Sono ossessionata con la coppia Taylor/Chad, che amo alla follia.
Come musicista mi sono identificata molto con il personaggio di Kelsi,
e dedicarle una ff era il minimo che potessi per un personaggio che
penso sia troppo messo da parte!
Ora però passiamo ai ringraziamenti! Non mi aspettavo
così tanti commenti! SMACK!
Vivy93:
Grazie mille! Adoro le tue ff, quindi è un onore ricevere un
commento da te! Per quanto riguarda HSM, credo che quello che ho detto
nella premessa rispecchi bene quanto mi piaccia questo film!
XD
Herm90: Grazie!!! Come ho
già detto Taylor/Chad sono la mia coppia preferita, e di
sicuro torneranno presto nella storia! Per quanto riguarda il nuovo
personaggio...eccolo qua! Che ne pensi??
Kikka93: Grazie kikka! In realtà
la trasformazione di Troy e Gabriella non era programmata! E' avvenuta
così, per caso. Sono contenta che ti sia piaciuta, anche
perchè mi piace stravolgere i ruoli e vedere cosa viene
fuori! kisses
Barbycam: Grazie, vedo che siamo in tante
a cui piace Kelsi! Menomale!XD
_PinkGirl_: Grazie anche a te Pink!
drusilla803: Grazie mamma, sono contenta che
ti sia piaciuta. Ti Voglio Tanto Bene!!!
Smartgirl: Grazie!
Spero ti piaccia questo nuovo capitolo!
Titty90: Grazie mille per il benvenuto
e per il commento! W Chad/Taylor!!
|