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Autore: ViolanteJarrah    16/04/2007    6 recensioni
E' passato un anno, ormai. Un anno dalla messa in scena del suo primo musical 'Twinkle Town'. Da allora Kelsi è cambiata, è diventata più sicura di sè, più brava nel suonare lo strumento che tanto ama, il pianoforte. Ha capito che è lei il playmaker. Tuttavia un nuovo arrivo all'East High farà vacillare tutte le sue certezze.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Kelsi Nielsen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo secondo: Partenze inaspettate, arrivi non graditi.

“Kelsi, sei tu?”

La voce acuta della mia matrigna mi giunse alle orecchie ancor prima di chiudere la porta.
Feci un sospiro. Non avevo avuto la fortuna di trovarla fuori casa, quella volta.

“Sono io…” borbottai mestamente.

“Cos’è quella faccia triste? Problemi a scuola?”

Scossi la testa.
Odiavo quando Margareth, o, come preferiva farsi chiamare lei, Maggie, cercava di far conversazione con me, fingendo di preoccuparsi per la mia vita.

“Problemi con il fidanzatino?” Ammiccò in maniera stomachevole nella mia direzione, mentre i suoi occhi verdi si illuminavano di una luce maligna.

Non le risposi neppure e la superai, trascinandomi stancamente verso la cucina.
Lei non colse il mio tentativo di mandarla via, e continuò imperterrita a seguirmi.

Ciò che mi irritava più in lei non era il fatto che mi opprimesse continuamente con domande sulla mia vita sentimentale, quando sapeva che non ne avevo alcuna, ma la sua incessante presenza al mio fianco. Solitamente, quando matrigna e figliastra, convivendo, si detestano, cercano di stare la maggior parte del loro tempo distanti. Nel suo caso sembrava fosse incapace di lasciarmi stare.

Tuttavia sapevo che questo era tutt’altro che affetto nei miei confronti.

“Vuoi un frullato?”

Strinsi gli occhi.
Qualcosa non andava; questa improvvisa gentilezza era del tutto estranea a carattere di Maggie.

“No, grazie. Dov’è papà?”

Mio padre di solito lavorava fino a tardi a giorni alterni. A quell’ora, però, doveva essere già rincasato.
Era la presenza della sua nuova moglie che mi faceva insospettire.

In realtà io non avevo mai sofferto la mancanza di una figura materna definita nella mia vita.
La mia vera madre era morta quand’ero molto piccola. Non avevo ricordi di lei, se non le foto che mio padre mi aveva mostrato.
Era mora, con gli occhi neri come due carboni ardenti, e, a quanto sapevo, un carattere sfrontato e vivace. Tutto il contrario di me, insomma.

Io avevo gli stessi occhi chiari di mio padre, Charles Nielsen, la stessa leggera miopia, la stessa fossetta sul mento, le stesse mani dalle dita lunghe e affusolate.
Era stato lui che mi aveva cresciuta, che mi aveva regalato il mio primo pianoforte.

Anche mio padre era un musicista; suonava il violino in un orchestra, e molto spesso era in tournè.
Era stato lui a trasmettermi la passione per la musica.

Nei suoi continui viaggi, però, era sempre stato molto attento a non lasciarmi mai sola.

Nel periodo della mia infanzia avevo avuto infatti la compagnia costante del mio fratello maggiore, Stephen, più grande di me di ben dieci anni, ma quando lui era andato via di casa per sposarsi e mettere su famiglia, mio padre era riuscito ugualmente a trovargli un sostituto.

Anzi, delle sostitute, perché la fama di Casanova di mio padre era nota nella nostra città quanto quella di musicista.

Maggie era la sua ultima conquista. Forse la donna che era durata di più, e che probabilmente avrebbe continuato a manifestare la sua presenza per parecchi anni a venire, visto che era l’unica fra le tante, dopo mia madre, ad aver sposato.

Mio padre era un uomo incapace a rimanere solo. La perdita di mia madre, a quanto mi aveva detto, lo aveva distrutto, ma si era ripreso in fretta.
Credo che questa sua inabilità derivasse dal suo carattere estremamente svagato e confusionario. Di sicuro se non ci fosse stata una donna in casa, sicuramente la casa sarebbe diventata ben presto un porcile. Il mio distratto genitore, infatti, non era quasi mai in casa, come me, del resto.

Maggie era colei che provvedeva al nostro focolare domestico, e sebbene questo comportasse una sua frequente presenza in casa, devo ammettere che era molto utile.

“Ma non te l’ha detto?” Il suo sorriso si fece largo, in maniera quasi inquietante.

“Detto cosa?”

Mio padre mi diceva tutto, o quasi. Avevamo un rapporto molto stretto, soprattutto quando una delle sue donne non era nei paraggi. A me non dava fastidio questo via vai di esponenti del sesso femminile per la mia casa, basta che mi lasciassero in pace.

“Papà è partito, tesoro. E’ a New York con la sua orchestra. Non tornerà prima di una settimana.”

Sgranai gli occhi. Non feci nulla per nascondere la mia disperazione, ma neanche Maggie cercò di nascondere il suo compiacimento.

“Non è possibile!” replicai, sconvolta. “Me l’avrebbe detto.”

Maggie scrollò le spalle, e cominciò a pulire il tavolo.
“Ma come, non sei contenta? Siamo io e te, sole solette! Pensa a quanto ci divertiremo.”

Mi voltai, abbattuta, ed uscii dalla cucina.
“Immagino.” Mormorai nel pieno dello sconforto.

Entrai nella mia stanza al piano di sopra, e mi chiusi la porta alle spalle.

Lì dentro c’era tutta la mia vita. Alla mia destra il pianoforte, il primo che avevo ricevuto.
Vicino ad esso i premi, le coppe e gli attestati di molti concorsi a cui mio padre mi aveva fatto partecipare. Poi le foto, tantissime. Foto del mio primo saggio, del primo concerto, di mia madre. Sorrisi vedendo me e Emily al mare, l’estate prima, e scossi la testa nel vedere la foto di gruppo di ‘Twinke Town’, con Troy e Gabriella.

E poi infine guardai gli spartiti. A milioni, sparsi per tutta la stanza.

Solo nel disordine più totale, qual era la mia stanza, riuscivo a comporre in libertà, e quello era l’unico luogo in cui Maggie non poteva entrare.

Beethoven, Mozart, Chopin, Bach, Brahms.
Erano tutti lì. Il mio piccolo grande mondo. La mia vita.

***

“E quindi mi stai dicendo che per una settimana starai da sola in casa con la tua matrigna?”

Quasi risi vedendo la faccia sconvolta di Emily. Parlare con lei era il modo, oltre a suonare il pianoforte, in cui riuscivo a sfogarmi.
Confidarci tutto quello che ci passava per la testa ci faceva sentire bene.

“Esatto. Mi aspetta una settimana da incubo.”

“Magari non sarà così terribile”, cercò di consolarmi.

Mi strinsi nelle spalle. Non ne ero così sicura.

Stavamo camminando nel corridoio che portava al teatro.
Quella mattina avevo ricevuto una chiamata dalla Darbus, durante la lezione di biologia, che mi invitava, nell’intervallo, a raggiungerla, per parlarmi.
Il nuovo musical primaverile, infatti, era già in piena fase di preparazione, e presto avremmo cominciato a svolgere i provini per i ruoli.

L’avevo scritto durante le vacanze di Natale, e la Darbus si era rivelata così entusiasta delle canzoni, da voler cominciare il prima possibile.
Emily aveva gentilmente deciso di accompagnarmi, giusto per non lasciarmi da sola in balia della Darbus e di Troy e Gabriella.

“Senti anche tu questa musica?” mi chiese la mia amica, quando fummo davanti all’anfiteatro.

Avvicinai l’orecchio alla porta, e mi sembrò di sentire una melodia familiare.

“Sarà la Darbus.” Affermai, senza farci troppo caso.
Vi erano altri studenti che suonavano il pianoforte nella scuola, ma la professoressa di recitazione vietava a chiunque non facesse parte del Drama Club di utilizzarlo mentre c’erano prove in corso come quella volta.

Entrammo nella sala, ed immediatamente questa melodia smise, ma, sebbene ne sentii chiaramente solo poche note, la riconobbi subito: si trattava del duetto finale del mio musical, ‘Violin Voice’.

Raccontava la storia d’amore tra una ricca ragazza, cantante d’opera, ed un ragazzo povero, ma pieno di talento, che per guadagnarsi di che vivere, suonava il violino proprio davanti al Teatro dell’Opera in cui cantava la ragazza.

Per scrivere gran parte dei brani con il violino avevo avuto il fondamentale appoggio di Emily,
che aveva dato la disponibilità a dare qualche lezione del suo strumento a Troy Bolton,
al quale probabilmente sarebbe toccata la parte del violinista, mentre Gabriella avrebbe
interpretato la cantante.

“Kelsi, eccoti qua! Ti aspettavamo.”

Esibii un sorriso tirato, mentre avanzavo verso il palco. Non mi andava molto a genio che qualcun altro suonasse la mia musica, se non si trattava della Darbus, alla quale, purtroppo, tutto è concesso.

Intanto la persona al pianoforte si era alzata, e, come tutti quelli presenti in sala, mi stava fissando.

La squadrai, mentre mi avvicinavo. Si trattava di un ragazzo che non avevo mai visto a scuola.

Sembrava più grande di noi, probabilmente frequentava l’ultimo anno.
Aveva lunghi capelli neri, raccolti in una coda, occhi talmente chiari da sembrare di ghiaccio, e il volto affilato. Sebbene l’espressione fosse tutt’altro che gentile, non si poteva negare che fosse un bel ragazzo. Doveva pensarlo anche Gabriella, dall’espressione del suo viso e da come lo squadrava. Troy non sembrava gradire ciò, notai.
Era lui, quindi, che stava suonando.

Improvvisamente mi accorsi di non provare attrazione nei suoi confronti, bensì astio.

“Kelsi, ti presento Joseph Williams. E’ arrivato la scorsa settimana da New York. Studiava in un’Accademia molto prestigiosa, ed è un bravissimo pianista. Lei è Kelsi, Joseph. E’ la nostra compositrice. Ciò che stavi suonando prima l’ha scritto lei”

Ci fissammo a vicenda, senza dire una parola. La sua aria era meno accigliata di quanto fosse stata prima, ma lo sguardo era sempre gelido.
Un po’ forse quegli occhi di ghiaccio mi intimidivano. Sembrava mi stesse squadrando da parte a parte, e mi sentivo troppo esposta per essere a mio agio.

“Joseph vorrebbe entrare a far parte del Drama Club.”

Questa frase mi arrestò il respiro. Andava bene che suonasse le mie composizioni, ma addirittura prendere il mio posto no! Erano due anni che facevo parte del Drama Club, avevo scritto ben otto produzioni, avevo suonato ad ogni spettacolo e partecipato a tutte le prove che la Darbus mi aveva assegnato. Assistevo ai provini, davo una mano agli attori, ed ora un antipatico e snob ragazzo di New York doveva prendere il mio posto? Mai!

Ovviamente queste considerazioni le tenni per me, facendo sfoggio del mio grande autocontrollo.

“Suonerà il pianoforte?” dissi con il tono più noncurante che riuscii ad assumere.

“Vorrebbe. Tu non l’hai sentito, ma è davvero un fenomeno. Cosa ne pensi?”

Cosa ne penso? Penso che dovrebbe alzare le chiappe dal seggiolino del mio pianoforte, e tornarsene da dove è venuto! Rimasi zitta.

“Ehm… non saprei…se lui suona, io che faccio?”

La Darbus si esibì nel migliore dei suoi sorrisi, che dedicava solamente a chi riusciva a soddisfare le sue pretese.
Mi poggiò una delle sue mani ingioiellate sulla spalla. Che fosse il bacio di Giuda?

“Sapevo che avresti capito la situazione, mia cara.” Alzai le sopracciglia in contemporanea.

“Non ha risposto alla mia domanda.” Osservai nel modo più cortese che mi riuscì.

“Giusto. Ecco…vedi, Kelsi. Joseph ha un talento eccezionale. Non dico che non tu lo abbia, - risatina – ma cerca di capire… Tu potresti continuare a comporre.”

La mia espressione si accigliò notevolmente.
Mi stava licenziando. No, peggio, mi stava mettendo da parte.

“Mi faccia capire. Io continuerei a comporre, ma sarà lui a suonare.”

“Esattamente!” Felice che avessi colto subito la situazione, batté le mani.

Evidentemente pensava che non avrei replicato, quindi si allontanò da me, per avvicinarsi ai protagonisti, e al nuovo pianista.

“Ma io non ci sto!” La mia voce risuonò forte e chiara nell’anfiteatro.

In realtà non intendevo dirlo ad alta voce, ma ormai il danno era fatto.
Si voltarono tutti contemporaneamente verso di me.

“Come, cara?” La Darbus mi aveva sempre conosciuta come la remissiva, timida Kelsi; quella che accettava le ingiustizie per paura di replicare. Ma la nuova Kelsi non avrebbe accettato un sopruso del genere.

“Non sono d’accordo, professoressa.” Con passo deciso mi avviai verso il palco, dove erano tutti, e vi salii. “Penso di aver fatto molto per il Drama Club, e non mi accontento di una spiegazione del genere, per motivare la mia sostituzione. Mi dispiace.”

Gli occhi della Darbus, già ingranditi dagli occhiali, si spalancarono maggiormente, facendola assomigliare ad una rana.

“Ma mia cara” squittì “Joseph ha fatto domanda per entrare, ed io l’ho accolta. Lui è un virtuoso ed è nuovo della scuola, non mi sembrerebbe giusto rifiutargliela.”

“Però le sembra giusto mandarmi via.” Il mio tono diveniva sempre più polemico, mentre quello della professoressa di alzava di varie ottave, diventando stridulo.

“Non ti ho mandato via, ti ho mantenuto come compositore.”

“Beh, io non ci sto. O tutto o niente.”

Mi avvicinai al pianoforte, e davanti agli occhi di tutti mi ripresi i miei spartiti.

“Niente Kelsi come pianista, niente composizione. E niente ‘Violin Voice’, come musical di primavera.”

Era una mossa crudele, poiché non c’era più tempo per scrivere un nuovo spettacolo, e la Darbus lo sapeva. Infatti rimase senza parole.
Assaporai quell’espressione scioccata, e sorrisi tra me.

Dopodichè feci un cenno a Emily, che era rimasta in disparte per tutto il tempo, e mi avviai verso l’uscita della sala. A pochi passi dalla porta, però, una voce mi costrinse a voltarmi.

“E se facessimo un provino? Diventa pianista del Drama Club chi lo vince.”

Era il ragazzo nuovo che stava parlando. Aveva una voce calda, bassa. Per niente snob. Eppure me l’ero immaginata completamente diversa.

“Un provino?” Lo fissai con aria di sfida.

La sua espressione era cambiata. Giurai di aver visto un lampo di ammirazione nei suoi occhi. O forse me l’ero solo immaginato?
Mi stava persino rivolgendo un sorriso. Magari mi ero sbagliata nei suoi confronti. Magari non era davvero suo volere sostituirmi. Magari.
Guardò la professoressa, che sospirò.
Sembrava davvero terrorizzata al pensiero che gli sequestrassi il musical.

“Si, va bene.” Annuì, riprendendosi dallo spavento e cercando di recuperare un minimo di autorità. “Un provino per decidere chi sarà il pianista. Vi do tempo una settimana per preparare il vostro miglior pezzo. Martedì prossimo a quest’ora ci sarà la prova.”

“E nel frattempo professoressa? Chi suonerà in questa settimana, alle prove?” Chiese Gabriella.

Mi lanciò un’occhiata piuttosto malevola, ma la ignorai.
Probabilmente era molto speranzosa nel fatto che suonasse Joseph.

La Darbus ci pensò su. “Credo che sia giusto che suoni Kelsi, almeno per il momento.”

Era sicura che Joseph avrebbe vinto il provino, ma non me ne rammaricai.
Al momento ero troppo felice per quella piccola vittoria personale.

Feci un sorriso sfrontato al nuovo arrivato.
Sebbene cercasse di non farlo notare, un po’ gli bruciava che avesse scelto me.

Il suono della campanella risuonò nel silenzio della sala.

“E’ un cellulare?” sbraitò la Darbus, cercando un pretesto per prendersela con qualcuno.

“No, professoressa.” Il mio tono era carico di soddisfazione che non riuscivo a celare. “E’ la campanella.”

Mentre uscivamo tutti dall’anfiteatro, rimasi sulla soglia, vedendo che Joseph Williams stava venendo con passo deciso nella mia direzione.

“Complimenti, Kelsi Nielsen. Hai ottenuto quello che volevi.”

I suoi occhi avevano perso quello che pensavo fosse ammirazione nei miei confronti.
Tutto quello che vi leggevo ora era solo perfidia e superbia.
Magari non mi ero sbagliata per niente sul suo carattere.

“Ma stai attenta, perché questo ti si potrebbe ritorcere contro. Con tutto il tempo che trascorrerai a fare prove, voglio proprio vedere dove troverai il tempo per prepararti.”

Lo guardai con un’espressione per niente intimorita, anche se dentro di me sentivo le budella contorcersi.
Mi aveva lanciato una sfida. Sarei stata capace di vincerla?

“Joseph Williams…considerati sconfitto.”
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Ciao! Ecco il secondo capitolo della mia storia! Ho fatto prima che ho potuto, tra scuola e vari impegni
Allora, ho deciso di presentarmi, visto che nel primo capitolo ero così preoccupata che la mia prima pubblicazione su EFP non riuscisse, che l'ho dimenticato! =_='' che stupida!
Mi chiamo Violante, ho sedici anni e frequento un Liceo Classico della mia città, Roma!
Adoro HSM, e non vedo l'ora che esca il seguito! L'ho visto circa una ventina di volte! XD
Sono ossessionata con la coppia Taylor/Chad, che amo alla follia.
Come musicista mi sono identificata molto con il personaggio di Kelsi, e dedicarle una ff era il minimo che potessi per un personaggio che penso sia troppo messo da parte!
Ora però passiamo ai ringraziamenti! Non mi aspettavo così tanti commenti! SMACK!

Vivy93: Grazie mille! Adoro le tue ff, quindi è un onore ricevere un commento da te! Per quanto riguarda HSM, credo che quello che ho detto nella premessa rispecchi bene quanto mi piaccia questo film! XD
Herm90: Grazie!!! Come ho già detto Taylor/Chad sono la mia coppia preferita, e di sicuro torneranno presto nella storia! Per quanto riguarda il nuovo personaggio...eccolo qua! Che ne pensi??
Kikka93:
Grazie kikka! In realtà la trasformazione di Troy e Gabriella non era programmata! E' avvenuta così, per caso. Sono contenta che ti sia piaciuta, anche perchè mi piace stravolgere i ruoli e vedere cosa viene fuori! kisses
Barbycam: Grazie, vedo che siamo in tante a cui piace Kelsi! Menomale!XD
_PinkGirl_: Grazie anche a te Pink!
drusilla803: Grazie mamma, sono contenta che ti sia piaciuta. Ti Voglio Tanto Bene!!!
Smartgirl: Grazie! Spero ti piaccia questo nuovo capitolo!
Titty90: Grazie mille per il benvenuto e per il commento! W Chad/Taylor!!


  
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