Fandom: D.Gray-Man
Prompt: Kanda Yuu, Acqua
Titolo: Un bagno caldo
Wordcount: 456 (word)
Categoria di fanwork: FanFic
Rating: Verde
Avvertimenti: spoiler volume 20
Disclaimer: D.Gray-Man e tutti i suoi personaggi sono proprietà di Katsura Hoshino-sensei
Era trasparente, era limpida, era calda. Era acqua che riempiva la
vasca. Semplice e innocua acqua. Strinse il sapone tra le mani mentre
osservava quel liquido che si muoveva placido sotto il suo sguardo. Su
quella superficie si specchiava il suo corpo nudo che lì, in
piedi vicino alla vasca, cercava, come sempre, il coraggio di
immergersi nell’acqua.
Kanda odiava lavarsi, non perché gli piacesse essere sozzo,
tutt’altro, per essere sinceri odiava anche la sensazione
dello sporco sulla divisa, sui lunghi capelli, sulla pelle bianca.
Eppure ogni volta, nonostante si spogliasse velocemente dei vestiti
luridi gettandoli con un calcio nell’angolo del bagno, nel
momento in cui doveva entrare nella vasca esitava
sempre… sempre. Quell’acqua gli ricordava il suo
buco, la sua nascita se così si poteva chiamarla.
Si toccò il petto. Ormai la mano non bastava più
a coprire il tatuaggio che campeggiava sulla sua pelle, nero come la
pece, come quella divisa che odiava ma era costretto a indossare. Le
dita graffiarono quel segno lasciando segni visibili e dolorosi sul
corpo allenato dell’esorcista. Di chi era quel corpo che
Kanda vedeva riflesso sull’acqua? Quel corpo che rispondeva
ai suoi comandi ma che non era suo, quel corpo a cui i suoi ricordi non
appartenevano… di chi era?
Mise una mano nell’acqua abbassandosi piano. Era davvero
calda e piacevole al tatto. Kanda sbuffò arrabbiato e con un
movimento veloce entrò nella vasca.
“Non è che acqua” pensò
mentre vi affondava completamente. Da quella prospettiva il mondo al di
fuori gli pareva sfuocato e lontano. Chissà se quando era in
attesa di nascere gli erano passati per la testa certi pensieri?
Chissà se prima di uscire da quella pozza aveva davvero
avuto dei pensieri? Che domande… certo che aveva avuto altri
pensieri prima… in realtà aveva avuto tutta
un’esistenza prima di quella che stava tutt’ora
vivendo come pedina della scacchiera dell’Ordine, controllato
come un burattino nelle mani del suo creatore. Una vita di cui non
aveva che memorie vaghe ma dirompenti, memorie che odiava ma che, senza
le quali, al tempo stesso non sarebbe riuscito a vivere.
Uscì con il capo dall’acqua ed emise un lungo
sospiro. Scosse la testa spruzzando piccole gocce trasparenti fin fuori
dalla vasca. Tutto ciò che davvero aveva importanza era la
ricerca di colei che infestava i suoi ricordi. Avrebbe pagato qualunque
prezzo per trovarla perché lei era la chiave di tutto.
Quando tornò a respirare normalmente dopo quel lungo momento
di apnea si rese conto che i suoi capelli gli erano rimasti appiccicati
alla schiena e alle spalle. Ne prese una ciocca nerissima tra le dita
lisciandone i fili sottilissimi. Erano diventati ancora più
lunghi… ma che importava?… si domandò
afferrando il sapone caduto in fondo alla vasca, in fondo
c’era ancora acqua per lavarli…
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