Dare
tempo al tempo
«Loki? Cosa fai
lassù?»
Il
bambino era seduto sul ramo di un albero, le mani in grembo e le
gambe penzoloni.
Al
richiamo, lanciò un’occhiata verso il basso.
Gli occhi azzurri di Thor incrociarono i suoi, e il ragazzino si
voltò a cercare un appiglio sicuro, dopodiché
scese a terra con l’agilità di un gatto.
«Osservavo»
fu la sua criptica risposta.
Thor
lo esaminò con attenzione, dai capelli corvini e
disordinati alla punta degli stivali lucidi, soffermandosi un istante
sul telefono Stark che il fratellino stringeva tra le mani.
«Osservavi
chi?» indagò quindi. Era
quasi una domanda retorica: dal punto in cui si trovavano, Asgard era
perfettamente visibile; le sue rovine in ricostruzione, sul suolo della
Terra, conservavano una sorta d’imponenza, e brulicavano di
vita. «Gli altri asgardiani? Piuttosto dovresti vivere in
mezzo a loro, Loki».
Il
bambino arricciò il naso. «Ma mi detestano! Per
me è molto più sicuro stare lontano»
asserì, con convinzione.
Un’ombra
di tristezza passò sul viso di Thor.
«Non lo nego» disse lui, con un certo rimpianto.
«Ma se li spii rimanendo nell’ombra, non
impareranno mai a fidarsi di te».
«Io
ho provato a convincerli che non sono una
minaccia!» esclamò Loki, accorato, sgranando i
grandi occhi verdi. «Però loro non vogliono
capirlo».
Per
sottolineare il concetto, aprì le braccia in un gesto
impotente.
Thor
tacque per un istante. «Comprendo che può
essere difficile» replicò infine, «ma
come ti ho detto la fiducia arriverà. Vedrai».
Il
giovanissimo dio dell’inganno fece una smorfia.
«Arriverà, certo, arriverà»
borbottò, in tono polemico. «Ma quando?»
«Devi
pazientare, Loki» disse Thor. «Dare
tempo al tempo… La pazienza è una grande
virtù per un guerriero».
«Ma
io non sono un guerriero» obiettò il
bambino, aprendosi in un sorriso furbo.
Il
dio del tuono non poté farne a meno: sorrise, e gli
scompigliò i capelli. «È
un’ottima dote anche per un non-guerriero»
assicurò, in tono divertito. «Segui il mio
consiglio… Io so che il tempo guarisce molte ferite. La
gente smetterà di guardarti e pensare al passato».
«Mmm,
allora potrei provarci» sospirò
Loki, come se si stesse apprestando a fare un tragico sacrificio.
Giocherellò
col cellulare, e improvvisamente si
rianimò.
«Lo
sai, fratello? Ci si preoccupa tanto per i pericoli di
Internet, ma per me è molto più sicuro navigare
in rete che camminare per strada!»
Thor
si accigliò. Non sapeva ancora come prendere
l’entusiasmo del fratellino per certi... marchingegni di
Midgard. «Pericoli di Internet?» indagò,
inarcando le sopracciglia. «Ci sarebbero dei
pericoli?»
Loki
fece un gesto vago. «Mah, niente di ché, in
realtà».
Il
dio del tuono lo fissò. «Chissà
perché, sospetto che tu mi risponda così solo
perché non vuoi che io ti vieti questi
intrattenimenti…»
«Cosa?»
Loki fissò a bocca aperta il suo
interlocutore, che con la sua statura imponente torreggiava su di lui.
«Io sono sincero al cento per cento, fratello!»
Thor
scosse la testa, sospirando. «Ah, Loki! Cosa devo fare
con te?»
«Pazientare»
fu l’immediata risposta.
«Dare tempo al tempo… La pazienza è una
grande virtù per la reincarnazione di un folle
criminale».
«Ma
io non sono…» cominciò
Thor, poi si interruppe.
Guardò
Loki, che lo fissava trattenendo un sorriso, gli
occhi che brillavano… E scoppiò in una grande
risata, fragorosa e spontanea, che nasceva dritta dal cuore.
«È
inutile» disse alla fine, con affetto.
Già…
Era inutile che lui tentasse di redarguire
il bambino, che provasse a tenere a bada la sua lingua affilata.
Probabilmente non era la persona adatta a rimproverarlo,
perché…
«Sei
ancora in grado di farmi ridere come nessun altro,
fratello».
Loki
si illuminò, e la grossa mano di Thor piombò
nuovamente a scompigliargli i capelli.
Note:
Puro Slice of life, ispirato dalla chiacchierata tra Thor e Loki in
Journey into Mistery 622 (♥).
Col sacro terrore di essere andata in OOC…
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