The Album, o Citazioni di PattyOnTheRollercoaster (/viewuser.php?uid=63689)
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Capitolo
venticinque
Relax [take it easy],
o Live
Primo di Dicembre. Il
tour prosegue a gonfie vele e non ci fermeremo fino al sedici, quando
faremo l’ultima data a Oslo, Norvegia. Per il momento siamo
ancora a livelli di freddo umanamente sopportabili perché
siamo in Italia. Milano, al Forum di Assago, tutto esaurito.
Sono fomentato. C’è davvero
bisogno di dirlo?
Credo che ci siano persone ai cancelli più o meno
dalle sette di questa mattina. Ho mandato dei ragazzi a chiedere ai fan
da parte mia se avevano bisogno di qualcosa: pensarli lì nel
gelido inverno ad aspettare solo me mi fa commuovere. Sono magnifici!
Alla fine ho chiesto di andare a comprare quante più
focaccine e pizzette possibili nel primo negozio che trovavano aperto,
e ho dato ordine per cui venissero distribuite alla folla. I miei
ordini sono stati eseguiti, e un vago odore di pizza è
aleggiato per qualche tempo nell’aria.
Adesso manca meno di un ora al concerto: i
cancelli sono stati aperti e si sente il brusio della folla al di
là del palco. Tutto è pronto per iniziare. I
costumi sono al loro posto, gli strumenti sono perfetti appoggiati
lì in bella vista, e io inizio ad andare fuori di testa.
Ovviamente è inutile ripetermi che, una volta sul
palco, starò benissimo e mi sentirò calmo e a mio
agio. Tanto quando ancora dobbiamo iniziare sono sempre, e dico sempre,
nervoso.
«Che ore sono?»
«Le otto e quarantadue.»
«Okay.» Faccio due passi nel camerino,
apro la porta e metto la testa fuori. C’è gente
indaffarata che fa il proprio lavoro. Rientro nel camerino, dove mamma
sta sistemando alcuni dettagli sul vestito di Andrea. «Che
ore sono?»
«Le otto e
quarantatré.»
«Okay.» Giro attorno ad Andrea
mentre lei si rimira allo specchio. Guardo il telefono per vedere che
ore sono. Ah già, l’avevo già visto!
Passa qualche secondo. «Posso
chiederti…?»
«Se mi chiedi di nuovo che ore sono ti
ficco un gomito nella pancia.»
«Volevo solo sapere come
stavi», dico io guardando altrove. Che bugiardo che sono!
Volevo chiederle l’ora!
Mamma mi dà un bacio e dice uscendo:
«Vado a controllare gli altri. Tu rilassati»,
mi dice con sguardo eloquente.
«Okay.»
Oh Dio, posso smetterla di dire
“okay” a tutti?!
Mi siedo sul divanetto e guardo Andrea, che passeggia sulle
scarpe nuove che ha fatto Christian apposta per lei, dietro mia
richiesta. «Mi piacciono un sacco le Louboutin, lo
sai?», dice raggiante guardando il riflesso delle scarpe allo
specchio. «Mi sono sempre piaciute. Non ci credo che ne ho un
paio. E hanno sopra il mio nome, cioè sono proprio
mie!» Mi guarda sorridendo, ma vedendomi il sorriso le si
scoglie. «Che cosa c’è?» Si
siede al mio fianco e comincia ad accarezzarmi una coscia.
«Scusa, sono più nervoso del
solito.»
«Come mai? Non è che hai
bevuto un po’ troppo caffè?»
Mi scappa un sorriso. «No, non
è quello. Se devo essere sincero, questo non è
mai un pubblico facile.»
«Non ti piace
l’Italia?»
«No, mi piace. Ma qui sono piuttosto esigenti,
troppo, per i miei gusti. Dev’essere l’effetto che
mi ha lasciato Canepa», mormoro più a me stesso
che a lei.
«Canepa?», domanda Andrea
confusa.
«Sì, devo aver sviluppato una specie di
fobia per gli italiani. E anche da piccolo non mi piacevano,
dev’essere per questo che mi sembrano sempre più
famelici.»
«Michael, stai cominciando a dire cose
senza senso.»
«Anche se devo ammettere che, in
compenso, quando sono entusiasti sono sempre meravigliosi.»
Continuo a parlare senza sentire una parola di quello che dice lei.
«Però oggi mi sembrano più famelici che
altro. E se fosse in atto una specie di virus-zombie e non me ne sono
accorto? Forse è così, forse vogliono solo
uccidermi.»
«Ehi!» Andrea mi toglie le
mani dalla faccia e mi guarda con espressione decisa.
«Piantala di dire cose senza senso, quando cominci diventi
pericoloso. E ti agiti di più.»
Qualcuno bussa e poi vedo Yasmine che ficca la
testa dentro il camerino. «Cinque minuti. Gli altri sono
già là.»
«Okay, andiamo.» Andrea si
alza e si avvia decisa, tenendomi saldamente per una mano e
trascinandomi con sé.
Facciamo tutto il corridoio e poi saliamo le scale,
oltrepassiamo una porta e sbuchiamo appena dietro le quinte. In tutto
questo sono stato letteralmente portato per mano da Andrea, che mi ha
posizionato in una quinta e fa per andarsene.
La tradizione vuole che prima esca la band, che cominci a
suonare la prima canzone (Relax, questa volta, è una specie
di invito alla folla perché si lasci andare per un paio
d’ore) e che poi entri io già pronto per iniziare
la canzone appena in tempo. Questa volta però sono agitato,
ho bisogno di sostegno morale. Lo so che non dovrei modificare le cose
all’ultimo minuto, e di solito sono sempre io quello che
rompe le scatole appena c’è qualcosa che va
storto, ma oggi non riesco a ragionare.
«Aspetta!» Riprendo la mano di
Andrea e la riporto vicino a me, mentre gli altri prendono posizione e
sentiamo la folla che inizia a urlare. Lei mi guarda allarmata e cerca
di liberarsi dalla mia presa.
«Devo andare! Gli altri sono entrati
ora!»
«Entriamo assieme», dico io bloccandola
per la vita e impedendole di andare via. La bracco mentre al di
là delle quinte la folla si calma leggermente, ma solo per
poco.
La bacio senza chiudere gli occhi, sento il suo
profumo e il suo sapore. Le prime note di Relax iniziano e di nuovo il
pubblico comincia a urlare. Andrea mi accarezza una guancia, e il mio
cuore batte più forte. Quando ci separiamo sorride e mi
guarda. «Ormai mi
sa che ci siamo dentro insieme», dice rivolgendo
lo sguardo al palco.
Lancio un’occhiata oltre le quinte e
annuisco, sorridendo, poi entriamo sul palco di corsa tenendoci per
mano.
Fine
Mika non è a
conoscenza di questa fanfiction, che è stata scritta per
puro divertimento e non a scopo di lucro. Qualunque somiglianza con
fatti realmente accaduti è puramente casuale. Persone e
luoghi reali sono stati citati per dare verosimiglianza alla storia.
c:
Ragazzi, non so che dire.
Cerco di farvi capire il mio punto di vista anche se sono un po'
triste, un po' contenta e un po', appunto, senza parole: ho iniziato a
scrivere questa fanfiction in Gennaio, ho iniziato a postarla a Maggio
e adesso la sto finendo che siamo a Ottobre.
Ho iniziato ad ascoltare Mika per puro caso, sempre a Gennaio di
quest'anno, veleggiando su you tube. Ho trovato il video di Big Girl... A
questo punto una come me (ossia una pazza che ha sempre avuto complessi
con la sua pancia panciosa) come poteva non innamorarsene? :3 Scoprendo
pian piano le altre canzoni di Mika ho realizzato che è un
artista di grande talento, e che oggi è raro trovarne uno
così, soprattutto nel panorama della musica pop, dove i
cantanti vanno e vengono con la velocità di una folata di
vento.
Credo che nessuna delle sue canzoni sia scritta senza una motivazione.
Tutte fanno riferimento ad una storia personale, ad una persona che ha
conosciuto, ad un ragionamento che ha fatto, e questa fanfiction voleva
solo riunirle tutte quante con un unico filo conduttore. Spero di
essere riuscita a farlo, ma soprattutto spero che chi ha letto la
storia abbia semplicemente staccato la spina per un po' da
tutto ciò che lo preoccupava. Volevo che la mia fanfiction
facesse un po' l'effetto delle canzoni di Mika che, come spiegato nel
capitolo 23, anche se hanno un lato un po' oscuro, sono sempre allegre.
Credo che si tratti semplicemente di un modo di prendere la vita;
è ovvio che ci saranno momenti difficili, ma dobbiamo andare
avanti pensando che le cose si aggiusteranno, tenendoci strette le
persone che amiamo e continuando a sorridere per i piccoli piaceri di
tutti i giorni. Nulla dura in eterno, men che meno i momenti difficili!
Penso che la musica di Mika abbia più o meno questa
filosofia.
Mi sono persa di nuovo nel filosofeggiare, spero che mi perdonerete!
Ultimo, ma non meno importante, voglio ringraziare moltissimo le
persone che mi hanno recensito, soprattutto MileyVero
(allapulla
per sempre!), ItsJulyPenniman
e Life
In Cartoon Motion, che hanno recensito costantemente,
sfidando i loro impegni quotidiani e pc che non volevano collaborare!
Grazie mille anche a chi ha solo letto, e a chi ha messo la storia fra
le seguite/preferite/ricordate, sappiate che mi ha fatto molto piacere
vedere il numero di adepti che ogni tanto aumentava!
Bene, dopo avervi tediati con questa pappardella finale vi lascio
andare, ma ricordate che we
are golden!
Patrizia
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