Il mostro
È notte fonda, quando
Sigyn si sveglia.
Insonnolita,
impiega qualche istante per mettere a fuoco lo sguardo, e
a quel punto si trova davanti il visetto corrucciato di Vali.
Incrociando
i suoi occhi, il bambino sembra rianimarsi.
«Madre»
la chiama, con voce insistente,
«c’è un mostro sotto il mio
letto».
Lei
sbatte le palpebre, sollevandosi a sedere.
Si
muove con cautela, per non disturbare il sonno di Loki, il cui
profilo aquilino è a malapena visibile nella penombra della
stanza.
Chissà
per quante notti ancora potrà averlo
accanto, prima che lui decida di recarsi dove lo conducono i suoi
capricci…
Sigyn
non si arrovella con quei pensieri, e attira il figlio tra le
proprie braccia.
«Non
devi aver paura, Vali» gli dice, stringendo
quel corpicino ancora caldo di sonno, «quel mostro non
può farti male».
«Lo
so» replica lui, con sicurezza.
Quella
risposta le fa aggrottare la fronte. «Allora
perché non torni a dormire?» gli chiede,
incoraggiante, accennando un sorriso.
Vali
assume un’espressione infelice. «Non
può far del male a
me. A Narfi sì,
però. Uscendo da sotto il mio letto, il mostro
correrà dritto contro di lui».
«Oh,
Vali» sospira Sigyn, impietosita,
accarezzandogli i capelli corvini. «Non devi preoccuparti per
tuo fratello, anche lui è al sicuro».
Il
bambino non risponde, ma sua madre non fatica a notare che sembra
tutt’altro che persuaso.
Con
i suoi tratti aguzzi e gli occhi vividi, Vali è senza
dubbio quello che tra i suoi due figli somiglia di più al
padre, ed è innegabile che abbia ereditato tutta la sua
caparbia testardaggine.
E
se da un lato la sua fermezza è ammirevole,
dall’altro è pur vero che tranquillizzare lui
richiede un dispendio di energie molto maggiore di quello che occorre
per rasserenare Narfi.
La
dea riflette, cercando un modo per rassicurare il figlio, che dal
canto suo la guarda con un’aria imbronciata, quasi
sospettosa, per poi allungare una mano a toccarle i capelli biondi.
«Che
aspetto ha, questo mostro?»
La
voce bassa di Loki li coglie alla sprovvista entrambi.
Sigyn
trasale, mentre Vali sussulta e si schiaccia istintivamente
contro di lei.
Con
le dita del bambino aggrappate al braccio, la dea volge il viso
verso il suo sposo.
Loki
ha le gambe sotto le coltri e la schiena addossata alla testata
del letto, ma ciò che di lui è perfettamente
visibile sono gli occhi. Rilucono nell’oscurità,
bramosi e felini.
Vali
esita un attimo, poiché è raro che suo padre
gli si rivolga tanto direttamente.
Poi,
però, sguscia via dalla stretta materna, avvicinandosi
carponi a chi gli pare prenda più sul serio le sue parole.
Sigyn
lo lascia fare. Per un attimo, sente che Loki la sta osservando,
ma subito dopo il dio delle malefatte sposta l’attenzione sul
figlio.
«È
grosso e grigio» spiega Vali, senza
alcuna timidezza. «Ha lunghe zanne e artigli
affilati».
Ci
pensa su un attimo, arricciando le labbra, poi rialza lo sguardo su
Loki.
«È
un lupo, e ha i miei occhi».
Note:
La fine di Vali e Narfi mi ha sempre fatto star male. Ma proprio MALE.
(Per chi non lo sapesse, Vali verrà tramutato un lupo, e
sbranerà suo fratello.
E tutto per punire Loki.
Cioè, Vali e Narfi erano innocenti, alla fin fine.
Ma okay, si sa che nella mitologia le cose vanno
così…)
Be’, spero che questa flashfic (500 parole
tonde tonde) vi
sia piaciuta.
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