Cap. 5 'TGT'
Capitolo V - Buone nuove e nuove pessime
(ossia ciò che non vorresti sapere)
23 settembre 2022, 8:34
Hogwarts,
Sala Grande
Tutta Hogwarts, professori e preside inclusi, era stupita dal
rapporto di amicizia che era nato e che si stava sviluppando tra Rose
Weasley e Scorpius Malfoy. Il più stupito, ma anche
piuttosto
compiaciuto, era Albus Potter. Il ragazzo non faceva altro che dire:
"Sono anni che cerco di convincere quei due coglioni ad essere amici".
Invece, Stuart parve molto contrariato a questa nuova svolta.
«Ma insomma! È Malfoy! Cioè la persona
che hai
sempre odiato perché è borioso, egocentrico e
completamente ottuso!» sbottò il ragazzo durante
la loro
prima discussione in proposito.
Rose sbuffò e, prima che potesse rispondergli che si era
sbagliata sul biondo, un aereoplanino di carta le sfrecciò
tra i
capelli. Se lo tolse dalla testa e lo lisciò guardandosi
attorno. Lesse:
Riunione d'emergenza.
Stanza delle Necessità, ora
Teddy&Victoire.
P.S.: Solo i Potter-Weasley, nessun'altro!
Si alzò in piedi preoccupata e mollò
lì Stuart
senza una parola. Si diresse in fretta al settimo piano e appena
entrò nella Stanza notò che era l'unica a
mancare.
«Ehi, che succede?» chiese la rossa con il fiatone.
Restò sollevata a vedere tutti i suoi cugini e suo fratello
bene, a ridere e scherzare. Però voleva delle spiegazioni.
«Roooose!» esclamò Dominique euforica
come non mai.
Chissà perché, poi. La bionda si alzò
e la
trascinò sul davanti al divano dove erano seduti Teddy e
Vicky,
quest'ultima sul bracciolo e l'altro che le stava il più
vicino
possibile, mano nella mano.
«Guarda cos'ha al dito mia sorella!» le
ordinò con
voce carica di entusiasmo, le mani sulle sue spalle. Victoire le
sventolò davanti al naso la mano sinistra, al cui anulare
faceva
la sua bella presenza un anello di fidanzamento. Restò
impalata
per un momento ma in quello successivo saltellava e strillava euforica,
abbracciando la cugina con tale foga che quasi caddero a terra tutte e
due.
«Teeeeddy!» esclamò poi, buttandosi ad
abbracciare
lui, che ricambiò con un sorriso che era più
esasperato
che felice. Il che era tutto dire.
Restarono lì una mezz'oretta a parlare di date, luoghi,
vestiti,
regali, figli futuri e partite di Quidditch. Quando Lucy
saltò
su sbottando isterica di essere in ritardo ad Aritmanzia, tutti si
agitarono e si volatilizzarono, mischiandosi tra i corridoi di Hogwarts.
Scorpius era seduto su uno degli scalini alla Guferia, ben nascosto, e
si rigirava una sigaretta tra le dita. Con un sospiro se la
infilò in bocca e scavò nelle tasche per
recuperare quel
dannato accendino. Con un gemito di disapprovazione, concluse che lo
aveva dimenticato nel dormitorio. Si alzò di controvoglia e
salì piano le scale, con l'intenzione di andare a spedire a
sua
madre la lettera che aveva scritto con tanta cura e tanto tempo per
rendere tranquilla colei che l'aveva amato dalla prima volta che l'ha
avuto tra le braccia. Raggiunse il proprio gufo reale, Horus, con
sguardo affranto e tirò fuori la busta e qualche biscottino
per
tenersi buono il suscettibile uccellaccio. Si erano sempre detestati
cordialmente sin dal primo momento che si erano visti. Un odio
viscerale che era costato a Scorpius un sacco di graffi e lividi
dall'età di dodici anni. Gli mollò un biscottino
che
l'odioso essere divorò in un colpo prima di mordergli
dolorosamente un dito a portata di becco. Scorpius saltò su
e si
portò a distanza di sicurezza con il dito sanguinante in
bocca.
Stronzo di un pennuto!
Il Serpeverde sporse un po' la busta, stando attendo ad avere le dita
sul bordo in modo che l'infame non potesse arrivare a lui. Horus
L'Infame Pennuto la afferrò malamente e lanciandogli
un'occhiataccia volò via. Scorpius borbottò
qualcosa di
sconnesso e volgare prima di girarsi e sparire in fretta da quel luogo
pieno di cacche di stupidi volatili. Il ragazzo si diresse di corsa
alla biblioteca e, quando si rese conto di essere in ritardo come suo
solito, si preparò alla ramanzina da mammina in piena crisi
da
'quei giorni del mese'. Oltrepassò l'uscio della biblioteca
con
faccia scocciata e si sedette con un tonfo da infarto. Albus gli
mollò un ceffone sulla nuca e si rimise a studiare senza una
parola.
E io che mi aspettavo
una partaccia di quelle...
Zac lo ignorò e Marcus gli fece un cenno con la mano senza
neanche alzare il viso.
«Che si studia?» chiese ancora più
irritato di prima.
Mi ci vuole una
sigaretta, dannazione.
Il suo migliore amico si limitò ad un'occhiataccia, suo
cugino
continuò ad ignorarlo mentre Marcus alzò appena
il libro
per fargli vedere il titolo. Aritmanzia. Stavano studiando Aritmanzia.
Oh merda.
Emise uno sbuffo ben poco elegante e sbatté la testa contro
il
tavolo. La bibliotecaria, Roll gli sembrava si chiamasse, gli
lanciò un'occhiata inceneritrice prima di tornare a mettere
in
ordine alfabetico lo schedario dei prelievi. Appena fu sicuro che non
lo guardasse sventolò il dito medio nella sua direzione.
«Smettila di fare il coglione e studia»
sbottò
Potterino a cui fu risparmiato lo sguardo incazzato della Roll (o era
Sroll?).
Stupidi favoritismi e
stupide vecchiaccie con la fissa dei libri!
Ignorando l'ordine ben preciso, gli fece il verso e continuò
ad
agitare il dito in modo parecchio infantile, facendogli anche la
linguaccia.
«Bene. La prossima volta che vedrò Astoria,
allora, le
dirò che suo figlio è un ritardato...»
sibilò Occhi-Da-Cebiatta-In-Calore. Lo ignorò e
afferrò la pergamena per poi sporgersi verso Zac e tentare
di
copiare. Tentare, esatto, perché il cugino si
scansò
abilmente e nascose il compito con un braccio.
«Che cugino traditore! Scommetto che Is mi avrebbe fatto
copiare» gli disse con tono falsamente ferito e Zacharias
storse
la bocca a sentir nominare il fratello gemello.
«Sì, ma soltanto perché gli avresti
fatto pena.
Oppure perché lo avresti appeso in testa in giù
dal terzo piano come
l'ultima volta...» ribatté allora con una smorfia
il
Serpeverde. Scorpius afferrò il primo libro che vide e si
mise a
sfogliarlo a caso, cercando di capire qualcosa in tutta quella sequela
scomposta di numeri. Marcus arrotolò la propria pergamena
dopo
averla riletta attentamente e la passò all'amico biondo, che
lo
guardò stupito e poi sorrise prendendola.
«Ah, se solo fossi gay anch'io! Di certo mi innamorerei di
te» scherzò e l'altro fece finta di arrossire
rispondendo
con un ghigno: «Così mi lusinghi».
Scorpius copiò in fretta e, non avendo capito nulla di
quello
che aveva scritto, decise che avrebbe lasciato Aritmanzia al
più
presto. Era passata circa un'oretta quando Al saltò su
violentemente e guardò fuori dalla porta della biblioteca
confuso, per poi alzarsi senza parlare o prendere nulla e correndo via.
«Ma... È impazzito?» borbottò
Marcus.
Intanto Albus correva a perdifiato cercando di raggiungere una persona
e quando inciampò rovinando a terra sentì
qualcuno
ridere. Almeno aveva finalmente attirato la sua attenzione.
Insensibiloni... Ridono
quando un compagno è a terra!
«Al! Ma che... Stai bene?»
Il ragazzo sorrise e si sedette con una mano intorno alla caviglia, che
gli faceva un male cane essendoci praticamente cascato sopra.
Involontariamente fece una smorfia di dolore e la ragazza che lui aveva
rincorso si inginocchiò al suo fianco con aria preoccupata.
«Ti sei fatto male? Sei completamente impazzito per caso?
Perché correvi? Non sai che non si corre nei corridoi?
Allora,
ti sei fatto male sì o no?». Kate sparò
le domande
una dietro l'altra, senza curarsi che lui rispondesse, e sembrava
isterica.
«Stai tranquilla, non è nulla...» la
rassicurò senza sforzo, cercando di alzarsi e fallendo
miseramente. Katherine sbuffò, si alzò e se ne
andò lasciandolo lì con un espressione perplessa
sul
viso. Raccogliendo tutte le sue forze, si alzò su una gamba
e la
seguì zoppicando.
«Chi ti ha detto di seguirmi?» sbottò la
ragazza non
guardando dietro dov'era lui. Il Serpeverde la
guardò
stranito e le prese la mano cercando un equilibrio che non possedeva.
Quasi le cadde addosso, infatti.
«Cosa vuoi, Albus?» chiese la ragazza ritirando la
mano
come se si fosse scottata. L'altro si poggiò contro il muro
e la
caviglia era più dolorante che mai.
«Sono giorni che mi eviti. E non abbiamo ancora parlato di
quello
che è successo nel parco!» rispose con rabbia Al,
cercando
di farle capire che dovevano assolutamente parlarne. Ne andava della
sua salute mentale.
«Io non ti evito. E... Perché, cos'è
successo nel
parco? Niente. Non è successo assolutamente niente,
no?»
chiocciò Kate agitando le mani per aria, inutilmente
intestardita a non voler dire niente di compromettente o a fare
confessioni amorose proprio nel periodo in cui doveva prendere una
decisione.
Sì,
è decisamente isterica.
pensò il Serpeverde guardando lo sguardo dell'altra vagare
lì intorno cercando una via di fuga. Albus la prese per le
spalle per assicurarsi che non scappasse e le
puntò gli occhi addosso. Katherine arrossì e
respirò pesantemente con il capo chino.
«Non ho niente da dirti. Non è successo nulla di
importante al parco. E questo è tutto. Puoi anche lasciarmi
andare» mormorò con gli occhi chiusi e quando
sentì
la presa di Al allentarsi e poi sparire provò solo
un'immensa
tristezza e una gran voglia di darsi della stupida. Katherine
udì i passi affrettati del ragazzo e si
sforzò di ingoiare il groppo che aveva in gola. Non doveva
piangere.
Ci manca solo questo.
Che mi metta a frignare come una povera idiota.
pensò cercando di sviare l'ovvietà,
cioè che lei era davvero una povera idiota.
24 settembre 2022, 19:11
Intorno alle cucine
Sebastian si stava per sedere accanto alle botti accatastate contro il
muro quando la seconda dal basso si aprì per lasciar passare
proprio la ragazza che voleva aspettare e che, appena lo vide,
sbarrò gli occhi cercò di tornarsene nella botte.
Però il ragazzo le chiuse l'accesso alla Sala Comune dei
Tassorosso con una mano e con l'altra le alzò il viso per
poterla guardare bene negli occhi.
«Allora? Ti ho dato cinque giorni di tempo. Adesso voglio una
risposta» disse perentorio, con un malcelato senso di nausea.
La
ragazza si morse l'interno della guancia e si diede un paio di secondi
prima di parlare.
«Puoi darmi ancora qualche minuto. Solo per ponderare al
meglio
la situazione» soffiò al limite della
sopportazione. Era
così stressata, con lo studio accumulato, i pensieri
soffocanti
e le scelte da prendere.
Non posso scegliere alla
cieca. Devo
calmarmi e pensare. Non sono affatto sotto torchio e non devo sentirmi
oppressa. Va tutto bene. Sì, come no...
Sebastian rimase un attimo immobile e senza espressione, poi
sospirò e le accarezzò una guancia. Quel gesto
fece
sobbalzare Katherine, che lo guardò rossa d'imbarazzo.
«Non devi sentirti obbligata» sussurrò
il ragazzo
cercando di farle capire che lui non voleva soltanto un semplice
appuntamento ma un occasione. L'occasione.
«Io... Non è che... Insomma...»
balbettò in modo sconnesso l'altra «D-d'accordo»
«Eh?» se ne uscì in modo piuttosto
stupido il Grifondoro, spaesato. «Sei d'accordo che
non sei obbligata o... l'altra cosa?»
«L-l'altra cosa» disse con una vocina piccola
piccola. Sebastian boccheggiò e poi sorrise a tratti incerto.
Non... Non sta dicendo
sul serio. Ho... Ho sentito male, sicuramente.
«Sto dicendo sul serio. Questo sabato andremo ad Hogsmeade
insieme. Da soli. È una promessa»
disse guardandosi le scarpe. Sebastian sentì il cuore
scalpitare
frenetico e stava per abbracciare Kate e baciarla e... e... e tutto,
quando la ragazza guardò l'ora e sbuffò irritata.
«Devo andare. Rose ed Helena mi aspettano» lo
informò la Tassorosso e lui non seppe cosa fare.
«Ok. Allora...»
lasciò in sospeso cercando di connettere bocca e cervello.
«Ci
vediamo» completò Katherine, sgusciando via
imbarazzata.
Aveva preso una scelta. E non poteva cambiarla. Camminò come
in
trance, pensando a ben altro che alla sua destinazione e
così si
ritrovò al settimo piano mentre invece doveva andare al
parco.
Sono messa male.
pensò,
rendendosi conto che ormai non sapeva più nemmeno orientarsi
nel
castello che considerava una seconda casa. E
tutto perché ho accettato di andare ad un appuntamento con
uno
dei miei migliori amici. Ah. Chissà che succederebbe se
Albus mi
chiedesse di uscire. Mi ritroverei come minimo in Giappone.
Arrivò a destinazione con un ritardo mostruoso ed infatti
non si
sorprese quando Rose iniziò una filippica contro i
ritardatari.
Intanto, Helena e Muse la guardavano stranite e lei
s'incuriosì.
Poi Helena prese a zittire la rossa e Kate sospirò con la
fronte
aggrottata, notando che Muse continuava a fissarla.
Che c'è? Ho
qualcosa in faccia? si
chiese e rivolse a Muse una timida domanda. Lei e la bionda non avevano
un rapporto molto intimo però Katherine le voleva bene
comunque.
Muse sorrise cauta e le si avvicinò, parlando a
bassa voce
in modo educato e un po' formale.
«Per caso ti è successo qualcosa di brutto?»
Kate storse la bocca e sospirò, titubante. Non era in grado
di
dirlo ad alta voce, sarebbe stata difficile e imbarazzante; quindi
restò qualche secondo di troppo in silenzio prima di
rispondere
così che Muse interpretò male e disse in fretta:
«Se non vuoi, non dirmelo, eh. Non vorrei forzarti a fare
ciò che non vuoi».
Kate scosse la testa con un altro sospiro e parlò
all'istante per non dar adito ad altri fraintendimenti.
«No, non è questo. È che...» si
interruppe, non sapendo bene cosa dire.
«È
difficile dirlo?» suggerì Helena, che
sì, aveva
origliato ponendo fine alla partaccia contro Rose. La Tassorosso
annuì guardandola e poi pensò a come spiegarsi al
meglio,
con l'attenzione delle ragazze su di lei. Però, tra i tanti
possibili discorsi che le affollavano la testa incasinata, scelse
un'unica e risolutiva frase.
«Andrò ad Hogsmeade con Sebastian»
«Per
un appuntamento?» chiese Rose con gli occhi che le
brillavano.
Sapendo doveva voleva andare a parare, Katherine le rispose in modo
sarcastico e distaccato, in modo che l'altra capisse che non era il
momento per certi discorsi.
«No, Rose. Andiamo ad Hogsmeade per rubare piume da
Scrivenshaft».
Poi, quasi ringhiando come un cane rabbioso, aggiunse aggressiva:
«Guai a te se dici quello tre odiose paroline.»
«Io te l'avevo detto.
E non accusarmi di niente perché sono quattro le paroline
che ho
detto» gongolò la rossa, che da parecchio tempo
aveva la
forte convinzione che Sebastian provasse qualcosa per la sua amica.
E non a torto, per
sfortuna. Che cosa irritante!
Kate, che non a caso era finita a Tassorosso (in cui regnavano
pazienza,
lealtà e laboriosità), frenò la lingua
e le mani,
che volevano stringersi attorno al collo dell'amica. O perlomeno
schiaffeggiarle un braccio.
«È talmente ovvio! Me ne sono resa conto subito.
Perché io, al contrario di te, un cervello funzionante ce
l'ho e-»
«Basta, Rose! Ci stai triturando le palle! Chiudi il becco»
sbottò Helena guardando di sottecchi Katherine, che non
sembrava
stare troppo bene. Aveva uno strano sguardo, accompagnato con un
innaturale colorito pallido e le mani che si torturavano a vicenda.
«Ditemelo, avanti...» bisbigliò la
Tassorosso chinando il capo.
«C-cosa?» balbettò Rose confusa
scambiando
un'occhiata perplessa con Helena, che scosse la testa non sapendo a che
si riferisse la loro amica.
«Che non la più minima idea di quello che sto
facendo» grugnì a disagio, sempre con gli occhi
rivolti al
basso. Muse fece un espressione contrita e le avvolse le spalle con un
braccio, per infonderle un po' di affetto. Non era molto brava nei
contatti fisici, Muse, perché era sempre un poco rigida, ma
Kate
non si lamentò. Le rivolse uno sguardo grato e si
lasciò
abbracciare, anzi, stritolare
anche da Helena e Rose. Quest'ultima, che era a corto di fiato
perché l'ammucchiata che avevano fatto non le permetteva di
rilasciare aria dai polmoni, ansimò
ridacchiando: «Che belli gli abbracci di gruppo,
eh?»
Passarono il pomeriggio a scherzare come solo un gruppo di adolescenti
sa fare, prima che venisse l'ora di cena, che Katherine saltava da tre
o quattro sere per motivi a loro oscuri. Quindi, la trascinarono in
Sala Grande e la fecero sedere al tavolo dei Grifondoro per non
perderla d'occhio. Rose continuò a spiattellare barzellette
Babbane squallide e vecchie quanto il mondo per tutta la sera, facendo
irritare Helena e provocando un leggero sorriso in Muse. Venne,
però, il momento di separarsi, perché Kate doveva
parlare
a Donald di non si sa quale ragazza con cui lui aveva un appuntamento.
Quindi, la Tassorosso sparì per la strada che porta alle
cucine,
mentre la rossa si diresse con passo di marcia verso un gruppetto di
Serpeverde appostato vicino all'entrata per i sotterranei.
«Albus. Dobbiamo parlare, muovi il sederino» disse
con un
tono che non ammetteva repliche e il secondogenito Potter la
guardò esasperato prima di salutare brevemente i suoi amici
e
seguirla. Si fermarono di fronte alle scale nella Sala d'Ingresso.
«Qualunque cosa sia successa, io non centr-»
cominciò il ragazzo, interrotto subito da una gesto della
mano
di sua cugina. Alzò gli occhi al cielo e si
preparò al
discorso che ne seguì, sputato alla velocità
della luce
dalla bocca di Rose.
«So benissimo che Kate ti piace. Lei è la mia
migliore
amica e tu sei il mio cuginetto con gli occhi da cerbiatta, quindi
è normale che vi conosca meglio di voi stessi. Ho un mucchio
di
esempi per confermare la veridicità di ciò che ho
detto,
ma non abbiamo tempo. Sono stanca e non voglio sprecare il mio
preziosissimo fiato. Ci ho pensato tutto il pomeriggio e... beh, ho
deciso che starò dalla tua parte. Non alla luce del giorno,
però lo sarò lo stesso. Perciò, adesso
ti
darò un consiglio. Non lo ripeterò due volte,
quindi
stammi bene a sentire. O muovi le chiappe e fai qualcosa o te la lasci
soffiare da sotto il naso. Non credo che dovrei essere io a dirtelo
ma... Sebastian le ha chiesto di uscire. Indovina quale risposta gli ha
dato? Ti consiglierei di non fare scenate e di rimanere il solito
Serpeverde di ghiaccio. Fai qualcosa. Qualcosa che... Che non si noti
e, per favore, che non sia un'azione estremamente stupida.
Perché se lei soffre te la vedrai con me. Katherine sa
prendere
le decisioni sbagliate più di quanto sappia prendere quelle
giuste, ma se vuole uscire con Baston, lo farà, e se vuole
stare
con lui -possibilità alquanto remota ed improbabile, ma pur
sempre una possibilità- farà anche questo. Capita
la
manfrina?». Durante il tutto si era fermata solo per
riprendere
fiato, cosa che aveva sicuramente imparato da sua madre. Era
stato uno spettacolo leggermente inquietante, come sempre quando Rose
faceva qualcosa che l'associava inevitabilmente ad Hermione Granger in
Weasley. Con un sospiro, la ragazza raddrizzò per bene le
spalle
e gli rivolse la schiena, iniziando a camminare verso la grande
scalinata e lasciandolo lì a riflettere su quanto c'era da
fare.
Aveva bisogno di un amico, di uno di quelli che erano bravi con le
parole. Le gambe gli si mossero come se fosse un automa e in cinque
minuti era arrivato a passo di corsa al muro freddo e compatto che era
l'entrata della sua Sala Comune. Entrò in fretta e si
guardò intorno, notando il piccolo Dominic Tanner che
leggeva
rintanato nell'angolino più isolato della stanza. Non era di
lui
che aveva bisogno, però.
Ha solo undici anni. Che
vuoi che ne capisca di ragazze!
Serrò la mascella pensando a Baston e Kate che andavano in
giro
per i corridoi mano nella mano lanciandosi sguardi languidi, poi,
disgustato, scosse la testa come per scacciare quei pensieri molesti.
Con uno strano verso arrabbiato, entrò nel dormitorio del
sesto
anno, pronto a prendere a testate il cuscino. Quando vide un ragazzo
dalla pelle scura disteso sul proprio letto emise uno sbuffo sollevato,
poi si sedette sul letto di fronte a quello dell'altro e rimase a
guardarlo. Zacharias sollevò aristocraticamente un
sopracciglio
e con voce lenta gli chiese: «Perché mi fissi come
l'ebete
che sei?».
«Ho bisogno della tua maestria con le ragazze. E di un amico,
ma
questo dettaglio è irrilevante»
borbottò Al,
mangiandosi letteralmente il labbro inferiore e mettendosi comodo sul
materasso. Zac disse soltanto: «Spiegati» e poi
rimase
disteso con le mani intrecciate dietro la nuca ad ascoltare il breve
racconto di Albus.
«Allora?» gli chiese quest'ultimo quando ebbe
finito.
«Allora... Beh, direi che allora ci serve un piano».
Buonsalve!
Vorrei
ringraziare Raven_181 e lizzybanny per aver messo la storia nelle
seguite, Giulia_Pizzol per averla messa nelle preferite e
MoganoThestral7629 per averla seguita e recensita. Vi voglio bene,
sappiatelo.
Ok,
adesso passiamo alle note vere e proprie.
I
nostri cari
Teddy e Victoire si sposano, ma questa non è che
è la
notizia più importante, ma vabbeh. Subito dopo avete avuto
un assaggio
del quartetto di Serpeverde più amato al mondo.
E poi... *rullo di tamburi*
Ebbene sì, signori e signore, Zac Zabini ha un gemello. E se
volete saperne di più, prima o poi avrete un capitolo con la
famiglia Zabini completa. ;-D
Dopo ci sono Al, Kate, Sebastian e cose varie, con un approfondimento
di Muse in uno degli ultimi paragrafi.
Sinceramente, ve lo ri-chiedo: con chi
preferite stia Kate? Con Albus o con Sebastian?
Detto questo, vi saluto.
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