DLING DLONG, comunicazione di
servizio... Se siete interessati ho aperto un piccolo sito
dove oltre alle storie che leggete qui e alle mie poesie, potete
trovare le manipolazioni delle immagini che faccio sulle storie e la
galleria dei personaggi per togliervi lo sfizio di vedere se
io li avevo immaginati come li avete immaginati voi...
Vi metto il link diretto che
comunque da oggi in poi potrete trovare anche nella mia pagina... avete
presente sotto il nome quel simbolino a forma di mappamondo?...
Sì?!?! Ah... ok,
pensavo solo che visto che è piccolino magari non lo avevate
visto, ma a quanto pare sono io quella cecata :D
http://dreamjourney.altervista.org/index.html
*CAPITOLO 32*
Nimbrethil,
Palazzo di Sauron
Il sole sarebbe sorto dopo poche ore e il Generale
Nero sedeva davanti allo specchio pettinando i lunghi capelli corvini,
non riusciva a dormire quella notte, come molte altre prima di quella.
Sul letto dietro a lui il corpo di un giovane
giaceva scomposto, il sangue che sporcava le lenzuola, uno dei tanti
che si erano susseguiti in quei giorni, deboli, duravano sempre troppo
poco e lo lasciavano con l'amaro in bocca, aveva bisogno di sfogare la
rabbia, la paura per aver fallito ancora, erano giorni che il suo
Signore non si faceva sentire e quello non era mai un buon segno,
più passava il tempo più l'inquietudine
aumentava, ma quegli inutili schiavi non avevano neppure la decenza di
lasciarlo sfogare degnamente.
Aveva lavato via il sangue dalla sua pelle che ora
brillava di minuscole perle che scivolavano lente a terra e bagnavano
il telo che teneva legato in vita, scagliò con rabbia la
spazzola contro lo specchio che esplose in mille schegge acuminate,
proprio mentre i frammenti cadevano si girò di scatto al
rumore della porta che si apriva sbattendo violentemente e con un unico
aggraziato movimento era già prostrato a terra, la fronte
sul pavimento, le ultime scintillanti scaglie piovevano sulla sua
schiena come polvere lucente .
-Sei nervoso vedo, fai bene ad esserlo!-
tuonò gelida la voce del Signore Oscuro
-Mio Sire...- mormorò schiacciando
ancora di più la fronte a terra, si maledisse per il gesto
impulsivo sentendo il vetro ferirgli la carne
-Non sapevo del vostro arrivo... Se ne fossi stato
informato vi avrei fatto preparare una degna accoglienza...-
-Devo forse avvertire prima di giungere in un mio
palazzo?- lo interruppe imperioso
-No, no, Mio Signore... non intendevo certo
questo...- cercò di non fare tremare la voce, ormai poteva
vedere il sangue che colava dalla fronte e dai palmi, dove lo specchio
aveva lacerato la pelle, le ginocchia pulsavano sorde e anche se non
poteva vederle da quella posizione sapeva che non erano in condizioni
migliori, ma lui non gli aveva ancora dato il permesso di alzarsi ed
era già abbastanza contrariato per tentare qualunque
movimento che potesse dargli sollievo.
-Ora sono stanco per il viaggio, avremo tempo per
discutere le tue mancanze-
-Naturalmente, Mio Sire, farò subito
preparare le Vostre stanze- sospirò impercettibilmente
sperando che il peggio fosse passato per poi gelare quando
udì nuovamente la voce parlare
-Queste, sono di mio gradimento-
-Le mie...- gli sfuggì per la sorpresa
prima di riprendersi e mormorare umile -Come la Vostra Magnificenza
desidera-
-Cosa?- la risata tonante lo fece rabbrividire
-Volevi dire le tue stanze? Credi forse che siano tue? Credi anche che
questo palazzo sia tuo? Vedo che hai dimenticato che tutto quello che
hai lo devi a me soltanto!- Un pesante stivale calò sulla
sua schiena schiacciandolo a terra lame di vetro che ferivano il petto
e l'addome -Ecco, questo è il tuo posto, ai miei piedi a
strisciare come il verme che sei! Portatelo via! Che possa
riflettere indisturbato su cosa significhi disobbedirmi!-
Solo quando sentì i passi cadenzati sul
marmo si accorse che il Re non era entrato da solo, due delle sue
guardie lo seguivano, no, realizzò mentre lo sollevavano
malamente afferrandolo per le braccia, non erano le sue guardie, ma di
Melkor, lui non aveva mai avuto nulla se non l'illusione.
Non tentò di ribellarsi, sarebbe stato
inutile, l'unica speranza che gli restava era che la furia del suo
signore si placasse rapidamente, era naturale che volesse umiliarlo,
aveva fallito e meritava una punizione, ma sapeva che il suo Re lo
aveva sempre tenuto vicino, lui era stato il primo ad appoggiarlo, lui
era stato quello che aveva scelto come compagno tra tanti spasimanti
quando ancora non aveva sfidato i fratelli, lui c'era sempre stato, non
lo avrebbe di certo rinnegato per un'errore.
Restò in piedi immobile sostenuto dalle
guardie, il capo chino e i capelli umidi scompigliati che si
incollavano al viso sporco di sangue, sottilissimi fili rossi
disegnavano la pelle candida, sapeva di essere bello, e credeva che il
suo Re non avrebbe potuto resistergli a lungo, mentre veniva sollevato
il telo che copriva i fianchi era caduto a terra, non provava vergogna
davanti agli uomini, voleva solo che lui lo guardasse, che lui lo
toccasse... uno dei soldati si chinò per raccoglierlo
-Fermo! Anche quello straccio mi appartiene! E'
tempo che capisca di non avere nulla se non quello che gli ho concesso
immeritatamente!-
Mentre veniva trascinato via con malagrazia
deglutì pregando di non essersi sbagliato, poteva essersi
illuso sul potere che aveva, ma non poteva essersi illuso su di lui...
non poteva aver finto per tanto tempo.
Valarencálë,
Palazzo sulla montagna
Dopo una visita come quella del mortale e
dell'Istar anche gli spiriti sempiterni potevano essere turbati,
infatti, mentre più in basso la Compagnia si preparava a
partire, ancora indugiavano nelle forme corporee che avevano preso per
incontrarli.
Dei quattordici Valar, ormai solo gli otto Aratan
restavano a osservare i preparativi alle pendici del monte, per il
legame spirituale che li univa avevano capito che il loro fratello
portava un'enorme fardello e attendevano le sue parole
-Sapete che devo farlo, è mio dovere
aiutarlo, non ha nessuna possibilità senza di me-
dichiarò deciso Aulë
-Non c'è permesso interferire,
è la legge-
-Parli tu, Súlimo, che guidavi i passi
di Olórin portandolo a incrociare la strada con i
più dotati? E che mi dici di Irmo che mandava sogni e
visioni a chiunque dal cuore puro mostrasse un briciolo di magia?-
-Noi non abbiamo mai interferito, mostravamo delle
possibilità, davamo loro una scelta-
-Gimli non avrà nessuna scelta, solo chi
era all'interno quando la Sala del Riposo è stata sigillata
può penetrarvi, e di quelli nessuno rimane, io solo, Spirito
Eterno, sopravvivo di quell'Era-
-Se scegli di andare ti perderemo, dovrai prendere
forma mortale e non ti sarà permesso cambiarla fino alla tua
morte, e noi perderemo un fratello- singhiozzò Nienna
-Sarà solo per poco, cos'è
una vita mortale al confronto con l'eternità? E guadagnerete
un popolo per la nostra guerra-
-Saremo più deboli contro Melkor, non
puoi abbandonarci prima della battaglia- Oromë che aveva
continuato a percorrere il terrazzo a grandi falcate si
fermò osservandolo
-Ti ringrazio della fiducia, fratello, ma non
è così che potrai farmi cambiare idea, sai meglio
di me che nessun aiuto ci serve per sconfiggere il nostro avversario,
ci è pari in potere, uno solo di noi avrebbe la
possibilità di batterlo, e tu, Signore della Guerra, di
certo non lo temi. Quello che temiamo, quello che ci ha già
fermati una volta, non è lui ma chi lo circonda, non
possiamo macchiarci del sangue dei Figli di Eru, loro devono combattere
la loro guerra, noi la nostra-
-Aulë ha ragione- intervenne finalmente
Ulmo con la sua voce profonda -I popoli di Arda devono essere uniti o
soccomberemo come un tempo, non possiamo raggiungere il nostro crudele
fratello finché si fa scudo coi corpi dei mortali, non
accetterò di scendere in battaglia se questo significa
vedere ancora i nostri Figli impugnare le armi contro di noi-
-La Terra ancora piange per il sangue versato, non
potrebbe sopportarlo ancora, ma come posso scegliere tra il mio sposo e
i miei figli?-
-Yavanna, mia amata, come puoi non scegliere i
nostri figli?-
-Sorella, non c'è una scelta, perderai
il tuo sposo, ma non sarà in eterno, quando il suo corpo
morirà lo accoglierò nelle mie Aule e saremo
ancora una volta uniti-
-Fratelli cari- sorrise Varda -Non vedete quanto
inutile sia questa discussione? Egli ha già deciso, e noi
possiamo solo augurargli che Eru vegli su di lui e lo riporti presto a
noi-
-E giusto, mia amata, e avrà la nostra
benedizione. Allora che sia ciò che deve essere, fratello,
ti unirai ai mortali come uno di loro, e al tuo ritorno potrai narrarci
cosa si provi a varcare l'ingresso delle Aule dalle porte a loro
destinate-
Valarencálë,
Stanze di Gil-galad
-Da quando ti nascondi nell'ombra e temi di
avvicinarti, amico mio?-
Senza distogliere lo sguardo dal porto e dalla nave
che veniva preparata, il Supremo Sire dei Noldor si rivolse al suo
generale.
Sul letto dietro di lui uno zaino era pronto e
aveva già abbandonato le vesti regali per i comodi abiti da
viaggio
-Sapevi che ero qui?-
-Come non sentirti? I tuoi sospiri sono tanto forti
che mi avresti destato se mi fossi coricato-
-Non volevo disturbarti-
-Ora sono davvero preoccupato- si girò
sorridendo -Non ti sei mai fatto scrupolo di disturbare, ne tanto meno
hai trattenuto i tuoi pensieri... parla dunque-
-Non ti piacerà ciò che ho da
dire-
-Non sarebbe la prima volta-
-Ma questa volta porto dolore con le mie parole e
non sono certo di volerle pronunziare-
-Le parole non portano dolore, la vita lo fa. Parla
dunque, questo riserbo tanto inusuale mi sta inquietando-
-Non partire-
-Questo lo hanno già detto tutti gli
altri consiglieri, temi forse che Thranduil non sarà in
grado di guidarvi? Nutro piena fiducia in lui e con te al suo fianco so
che saprete condurre il nostro popolo nel migliore dei modi-
-Non mi importa del nostro popolo, so bene che
Thranduil è in grado di farlo, forse anche meglio di te, lui
ha quel pizzico di avventatezza e quella freddezza che tu non avrai mai
e che sarà molto utile nella guerra imminente... E'
all'amico che chiedo di restare, non al Re-
-Se parli all'amico sai bene che non può
farlo, devo partire, fratello-
-Gil, io c'ero... ero con te sull'isola
di Balar, quando quel coraggioso ragazzino arrivò sulla sua
barchetta dopo essere sfuggito a Curunír, io c'ero quando
scelse l'immortalità, io c'ero mentre gli insegnavi a
combattere, mentre gli insegnavi cosa significa essere un Eldar, io
l'ho visto crescere, diventare forte e saggio, l'ho visto meritare il
titolo di Lord che prima portava solo in virtù del padre...
e in tutto questo tempo ho visto te, come lo guardavi, come lui ti
guardava, sei stato prima un insegnante, poi un amico, poi un
fratello... ma non era nessuno di questi che è sceso in
battaglia al suo fianco quel giorno... E c'ero anche dopo, so quanto
hai sofferto, ho visto le tue lacrime e il tuo dolore, so che non hai
ancora dimenticato... Vuoi davvero rivivere tutto questo?-
-Devo, io devo sapere-
-E cosa cambierebbe? Se lui fosse morto oggi, o
vent'anni fa, cosa potresti fare se non accusarti per il resto della
tua vita immortale di non essere andato a cercarlo? Di averlo creduto
morto? Ti conosco, so che non troveresti mai il perdono-
-E se non lo facessi? Cosa cambierebbe se non lo
facessi? Se lui fosse morto vent'anni fa perché io non l'ho
cercato, cambierebbe forse qualcosa il fatto di non essere li per
scoprirlo? Se lui stesse morendo ora, cosa cambierebbe il fatto che io
parta? E se invece lui morisse tra un mese perché non ho
aiutato quei ragazzi? Se sua figlia fosse in pericolo e io non potessi
aiutarla? Se ho perso lui devo rischiare anche l'unica cosa che ha
lasciato in questo mondo? Rispondimi, Glorfindel, dimmi, cosa
cambierebbe?-
-Lo vedi? Già ora il dolore ti divora,
già ora il senso di colpa ti lacera-
-Sì, è così, ma
non incolpare quello zaino o questi vestiti... incolpa il fato, se
vuoi, che ha messo quella giovane sulla mia strada, ma sai bene che
prima o poi avrei scoperto la verità, sono felice che sia
prima, che sia ora... ora che c'è ancora speranza-
-La speranza può distruggerti-
-Come ci fosse ancora qualcosa da distruggere- rise
amaramente -Tu non capisci, Glor, non puoi capire...- si
aggrappò al davanzale tanto forte da far scricchiolare il
legno -Io lo sapevo, l'ho sempre saputo, ma ho preferito credere agli
occhi piuttosto che al cuore, Turgon era morto e a me toccava prendere
il suo fardello sulle spalle, mi dicevo che non potevo perdermi dietro
futili illusioni... ma il mio cuore non voleva tacere... mi ripetevo
che lo avevo visto morire... ma il mio cuore non accettava ragioni...
ho cercato di convincermi che non esisteva nessun legame tra noi, che
non c'erano state promesse quindi non potevo sentire il legame
spezzarsi... ma nel mio cuore non ci ho mai creduto... ogni giorno,
ogni notte ho cercato di dimenticare, di perdonarmi... Tu parli di
speranza? Quale speranza può esserci per me? Se anche fosse
vivo, se anche lo trovassi, come potrebbe non odiarmi? Come posso io
non odiarmi?-
Glorfindel lo guardava ammutolito, si era sempre
considerato un amico, un fratello eppure non aveva mai sospettato il
peso della colpa che gravava sulle sue spalle, conosceva il suo dolore,
vedeva quanto ancora il ricordo lo intristisse, ma era convinto che il
tempo avesse addolcito il suo tormento, invece ora aveva davanti un
fantasma annientato dalla pena, ora che non si nascondeva, ora che si
lasciava vedere... solo ora capiva che gli anni non lo avevano aiutato,
al contrario il rimorso era cresciuto nel suo cuore e lo avrebbe ucciso
se non fosse giunta quella giovane.
-Capisci ora?- lo guardava con lo sguardo spento
-Capisci perché non posso non partire?-
-Capisco, devi andare, non per cercare lui, ma per
salvare te stesso- si avvicinò afferrandolo per le spalle
-Ma ora guardami, e ascoltami attentamente, dovrei prenderti a schiaffi
per aver taciuto tutti questi anni, ma non ne abbiamo il tempo, quindi
vedi di fare attenzione, perché giuro che non ti
permetterò di partire finché non ti
sarà chiaro... a costo di legarti e chiuderti in un armadio!-
-Questa vorrei vederla- accennò un lieve
sorriso
-Così va meglio- annuì -Non
ti lascerò partire in questo stato, saresti un pericolo per
te stesso, e se pensi che questo non abbia più importanza
ricorda i ragazzi che viaggiano con te, sono giovani e tutto della loro
natura gli è nuovo, hanno bisogno di una guida. Tu puoi
essere quella guida ma solo se ritrovi la tua forza. Hai detto che non
potresti perdonarti se succedesse qualcosa a Lady Rhawel, come pensi di
poterla aiutare in queste condizioni? E il figlio di Thranduil? Sai che
è molto fragile credi di poter vedere i suoi
turbamenti se il tuo cuore non si libera dei propri? Vuoi forse dover
affrontare il Sire del Cancello e dirgli che suo figlio è
perduto?
Non ti dirò che questi tuoi sensi di
colpa sono assurdi è immotivati, non servirebbe e forse non
sarebbe neppure vero, se davvero credevi ci fosse una speranza avresti
dovuto fare qualcosa, mandare al diavolo doveri e
responsabilità e partire... ma questo non sarebbe stato da
te, io e Thranduil lo avremmo fatto, non tu... ed è per
questo che Turgon ha scelto te e non uno di noi, tu sei sempre stato
quello responsabile...
Non hai sbagliato, non esisteva una decisione
giusta, se avessi seguito il tuo cuore ora porteresti le colpe di aver
tradito la tua gente, è stato grazie a te che il nostro
popolo ha trovato la forza di risorgere dopo la Guerra... Hai fatto una
scelta, e ora devi accettare le conseguenze di quella scelta,
sei fortunato, ti viene data la possibilità di rimediare...
non sprecarla, se lui è perduto sii un padre per sua figlia,
se invece lo troverai lascia che sia lui a decidere se meriti odio o
perdono e se odio sarà allora trova il modo di fare ammenda,
se invece sarà perdono troverete assieme la strada per
curare i vostri Spiriti-
-Come può esserci perdono?-
sospirò
-E' di Elrond che stiamo parlando, sai che se fosse
stato al tuo posto avrebbe agito allo stesso modo, anzi se il tempo non
lo ha cambiato sentirai una bella ramanzina sul fatto di averci
abbandonati mentre ci preparavamo alla guerra- sorrise con uno
scintillio negli occhi
-Già, il tempo... cosa sarà
restato di lui dopo tanti anni in catene...-
-Santissimi Valar! Elfo maledetto, non comincerai
anche a pensare a questo? Speravo di portarti il sorriso e invece pensi
già al peggio!-
Si allontanò per sbattere teatralmente
la testa contro il muro frustando l'aria con le lunghe trecce
-Una cosa alla volta?- sorrise finalmente il Re
-Bravo ragazzo, forse non sei completamente senza
speranze!-
Valarencálë,
Giardino esterno del palazzo
Il númenóreano, come il Sommo
Sire, stava osservando i preparativi sulla nave, si appoggiava
pensieroso sulla balaustra di marmo intagliata, cercando di dare un
senso alle centinaia di pensieri che affollavano la sua mente.
Stava per tornare a casa, cosa avrebbe trovato?
Cosa avrebbe fatto? Come poteva riuscire? Aveva qualche speranza di
riuscire? E poi c'era stato l'incontro con i potenti, aveva dovuto fare
una scelta per poter essere ricevuto, lui come
Eärendil migliaia di anni prima aveva dovuto fare la scelta e
ora si chiedeva se era stata quella giusta.
Ma tra tutti questi pensieri, un volto continuava a
riaffiorare prepotentemente, un volto che sembrava più
importante di ogni destino, di ogni trono, di ogni battaglia, il volto
dell'immortale che si era avvicinato silenzioso fino ad arrivare al suo
fianco, rilassandosi con la schiena contro il marmo lo scrutava
intensamente.
-Quindi stai per partire?-
-Anche tu-
-Non mi piace, vorrei venire con te-
-Anche io lo vorrei, ma purtroppo non è
possibile-
-Lo so, non puoi presentarti accompagnato da elfi,
non subito almeno, e ne io ne Rhawel siamo in grado di nascondere la
nostra luce, luce che per inteso non sapevo neppure di possedere...-
-Io la vedevo-
-Mi chiedo se vi sarebbe mai venuto in mente di
informarmi- lo guardò seccato, poi si rilassò -A
questo punto non ha molta importanza, come te la vedrebbe chiunque
possieda un briciolo di magia, vorrei avere più tempo,
vorrei non aver passato tutti questi anni a rinnegare la mia natura...
ma non c'è tempo... quindi promettimi solo di fare
attenzione-
-Starò attento- sorrise divertito il
bruno
-Lo dici ma hai il fastidioso vizio di finire nei
guai quando non ti sono vicino-
-Davvero? A me sembra il contrario-
-Ma a me succede solo quando sei nei paraggi, prima
di conoscerti me la cavavo egregiamente-
-Sì, come no!-
L'elfo non rispose alla provocazione, invece
inspirò profondamente e gli porse leggermente imbarazzato lo
stiletto che Gimli aveva tanto ammirato
-Estel, vorrei che questo lo tenessi tu-
-Non... Legolas, non posso accettarlo, è
un dono troppo prezioso-
-Ti prego, ho sentito delle voci su tuo zio, si
dice sia un Negromante, il “Ferro Nero”
è l'unico materiale in grado di uccidere uno Spettro...
Prendilo... ti prego-
-Grazie... Legolas?- lo osservò
intensamente mentre l'altro abbassava lo sguardo timido -E' forse un
modo per dirmi che sarai in pena per me mentre saremo lontani?-
-Io...- lo vide mordersi in labbro e annuire con un
sospiro
-Ormai è tardi e sono tutti a riposare,
nessuno ci disturberà questa volta-
Annuì ancora chiudendo gli occhi
-E' così difficile?-
-Sì- era poco più che un
sussurro -Io... Tu... ecco... Vorrei venire con te...-
-Vieni qui- sorrise dolcemente allargando le
braccia.
L'assassino si avvicinò rifugiandosi in
quella stretta sicura e poggiando la fronte sulla sua spalla
-Hai paura che mi succeda qualcosa?-
Annuì ancora -Mi prometti che tornerai?-
-Lo prometto-
-E tu mantieni sempre le promesse-
-Sempre-
Di nuovo il silenzio assordante dei loro cuori
-Estel... Tu sai quello che sto cercando di dire?-
-Spero... spero tanto di sì- sorrise
-E non mi aiuterai dicendolo a mio posto, vero?-
inclinò il capo implorante
-Non credo proprio-
-Potresti almeno dirmi quale sarebbe la tua
risposta-
-Sì... potrei, ma non lo
farò- sogghignò -Devi fare una domanda se vuoi
una risposta, anche perché non sono ancora certo di quale
sia la domanda-
-Lo so... è giusto così...-
-Ma?-
-Ma è tremendamente difficile... Tu non
mi toccherai finché non lo dirò, vero?-
-Ti sto toccando-
-Non intendevo in questo senso-
-Se invece di girarci attorno lo dicessi
è basta risparmieremmo un sacco di tempo-
-Così non sei d'aiuto- sbuffò
-Legolas...-
-Io... Io, credo che sentirò la tua
mancanza, e...-
silenzio
-E?-
-E... ecco... se ci ritroveremo...-
-Quando ci ritroveremo- sorrise -L'ho promesso-
-Quando ci ritroveremo... Tu una volta hai detto di
volermi conoscere, di voler conoscere il mio cuore, vorrei farlo,
vorrei provarci, se tu lo vuoi ancora, lo so che ho tanti difetti, lo
so che sono stato disgustoso nei tuoi confronti, ma vorrei mostrarti il
mio cuore, se lo vuoi...- aveva parlato senza prendere fiato ma a quel
punto si fermò guardando un attimo il mortale per poi
abbassare lo sguardo -E' tuo se lo vuoi ancora, il mio cuore intendo...
non vale molto, non so neppure se funziona … ma potresti
aiutarmi a sistemarlo-
-Sì-
-Mi dispiace, non avrei dovuto dirlo, non dopo
quello che ho fatto...-
-Ho detto, sì- sorrise sollevandogli il
viso
-Sì?-
-Sì-
-Oh... bene, io... grazie, allora quando tornerai,
noi... ecco, è meglio che vada, non vorrei fare aspettare
Rhawel... grazie...- allontanandosi con le gambe tremanti e il petto
che doleva per la gioia e lo sforzo.
Si diresse verso il palazzo volando, incredulo per
aver trovato il coraggio di parlare e ancora di più per la
risposta dell'uomo, e felice, felice come mai era stato prima.
Poco prima di rientrare si girò a
guardarlo un'ultima volta, appena in tempo per vedere il sorriso
malizioso e il luccichio soddisfatto nei suoi occhi prima che tornasse
a guardare la nave.
Lo osservò voltarsi e dargli le spalle,
il ricordo di quello sguardo, senza neppure pensare tornò
sui suoi passi afferrando il númenóreano per una
spalla, facendolo girare e appropriandosi delle sue labbra.
-Legolas... cosa... stai...- ansimando per
riprendere il respiro
-Esgalwath, per te...-
Gli girava la testa, la lingua dell'immortale che
danzava con la sua, Valar! Che buon sapore aveva! E quanto era calda,
come aveva potuto aspettare tanto, in quel momento non esisteva
più nulla, solo loro, le loro labbra, il loro sospiri,
finché improvviso come era incominciato l'assalto
terminò, l'elfo si girò di scatto per
allontanarsi ma venne trattenuto
-Legolas, cosa...?-
-Ho detto Esgalwath! cosa faccio? Quello che avrei
dovuto fare tempo fa, sono un ladro e prendo quello che voglio...
volevo le tue labbra e ora le ho prese- rispose duramente tentando di
nuovo di andarsene -Lasciami!-
-Aspetta! Perché?- lo guardò
confuso
-Perché?!- Soffiò tremando di
rabbia ancora premuto contro il corpo del mortale -Lo hai sempre saputo
vero? Ti sei divertito a giocare con me? Bastardo manipolatore!
C'è mai stata una parola o un gesto sincero? Avevi
già deciso prima di incontrarmi o è stato solo
dopo? Il grande uomo, onesto e buono... Dovrei ucciderti, lo farei se
non fosse che gli altri si aspettano grandi cose da te, ma me la
pagherai... E ora lasciami!-
Tàr si girò fulmineo
trascinando con se l'elfo e invertendo le posizioni, bloccandogli i
polsi sopra la testa con una mano mentre col corpo lo schiacciava
contro la parete
-Cosa credi di fare?- stava lottando senza successo
per liberarsi, non avrebbe mai creduto che quel umano fosse tanto forte
-Ora sta fermo e ascoltami, sciocco che non sei
altro! Lo sapevo? Sì, lo sapevo, o meglio lo speravo.
Da quando? Credo che sia stato quel giorno al
fiume, o forse già da prima, da quando mi hai mostrato i
tuoi veri occhi, non so dirtelo, mi sei entrato dentro silenzioso come
un serpente e quando l'ho capito era ormai troppo tardi, ma quel giorno
ho anche capito che non eri il gelido assassino che volevi far
credere...
Cosa avrei dovuto fare? Cantarti canzoni d'amore?
Regalarti fiori e gioielli? Mi avresti riso in faccia!
Hai ragione! Non sono stato sincero.
Hai ragione, ti ho manipolato, ma non ho mai e poi
mai giocato con te! Non ti ho mai fatto fare nulla che tu non volessi,
ho solo cercato di guidarti dove il tuo cuore voleva ma che tu volevi
ascoltare!
Non ti chiederò scusa! L'ho fatto e lo
rifarei, forse i miei gesti non sono stati completamente spontanei, ma
i sentimenti che mi spingevano a compierli lo erano! Se solo non ti
fossi ostinato a cercare di nasconderti dietro al tuo caro muro avremmo
risparmiato un sacco di tempo.
Credi che mi sia divertito ad aspettarti? Credi che
sia stato facile resisterti? Non era un gioco, dannazione! Non era un
gioco, razza di stupido, meraviglioso, splendido elfo...-
-Non mi piace essere manipolato- sibilò,
ma gran parte della foga era svanita, come affievoliti si erano i
tentativi di liberarsi.
Fece scivolare una mano dietro la sua schiena
mentre si chinava sussurrandogli all'orecchio
-Cosa dovevo fare? Ti volevo, e sapevo che anche tu
mi volevi... cosa dovevo farci con te?...-
-Sm... Smettila di distrarmi... Devo... devo
odiarti- Mormorò accasciandosi contro quel corpo caldo con
un sospiro
-Lo stai facendo di nuovo, vero? Manipolarmi, lo
stai facendo anche adesso...- mentre il suo corpo rispondeva al tocco
di quelle mani che riuscivano a farlo tremare solo con una carezza
-Forse...- sorrise malizioso -Devo smettere?-
-No, per questa volta credo che ti
concederò di continuare-
-Non mi odi più?-
-E' troppo faticoso odiarti, devo risparmiare le
forze per il viaggio-
-Ne sono felice, perché ora sono
costretto a riprendermi quello che mi hai rubato- senza lasciargli il
tempo di rispondere ricominciò a baciarlo, prima dolcemente
ma mentre sentiva la bocca dell'altro aprirsi per accoglierlo e le loro
lingue danzare non riuscì più a trattenersi, la
danza diventò una lotta , lo attirò a se con
impeto facendo cozzare i denti sollevando la mano dietro la sua nuca e
stringendo i suoi capelli nel pugno mentre l'altro faceva lo stesso.
Ansimando per il bisogno di ossigeno si separarono
solo un istante, il tempo di prendere aria, per poi riprendere quel
focoso assalto, sentiva il viso bruciare per il fuoco di quella bocca e
per l'accenno di barba dura che gli pizzicava la pelle, quella bocca
che sembrava volerlo divorare, che gli mordeva le labbra, il mento, il
collo per poi risalire e ricominciare a baciarlo con passione sempre
maggiore.
Le loro mani risalivano lungo la schiena stringendo
le vesti che si attorcigliavano nel tentativo pressante di poter
raggiungere la pelle continuando a cozzare contro quel muro
alternandosi per raggiungere una supremazia che nessuno voleva
concedere.
Solo quando sentì le mani dell'uomo
privarlo della camicia si rese conto che stava completamente perdendo
il controllo, lui che aveva sempre avuto il controllo assoluto sul suo
corpo, lui che era stato allevato e addestrato solo con quello scopo,
ansimava tremando privo di volontà.
Forse con l'ultimo barlume di lucidità
fu preso dalla paura che quello che stavano facendo non fosse giusto,
che lui potesse pentirsene il giorno dopo quando quel momento di
lussuria fosse passato.
Con l'ultimo residuo di forza, prima di perdersi
completamente nella bramosia gli afferrò il polso
bloccandolo
-Estel?- ansimò -Se non ti fermi subito
non credo che potrò trattenermi...-
-E tu non farlo- Brontolò sulla sua
pelle ricominciando a baciarlo
-Estel?- soffiò rocco -Non dovevamo
parlare prima?-
-Lo abbiamo fatto-
-Ma è quasi l'alba... devo... Rhawel...
Gil-galad-
-Che aspettino... noi abbiamo aspettato fin
troppo... o forse sei tu, a volere che mi fermi?-
Non ebbe nessuna risposta, almeno non a parole,
perché in quel momento si ritrovò sbattuto contro
la balaustra con la schiena piegata all'indietro e la testa che
ciondolava nel vuoto cercando di trattenere le grida di piacere mentre
la bocca dell'elfo succhiava avida i suoi capezzoli risalendo con le
mani lungo l'addome...
FINE.
-Che fine del cavolo!- Nota delle lettrici
-Noi l'avevamo avvertita di non finirla
così, ma mai che si ascoltino dei poveri personaggi-
-HiHiHi, scherzetto! C'eravate cascate?... No?!?! Ma allora
che gusto c'è? Vi aspetto prestissimo col seguito
“Esgalwath, La Leggenda degli Eroi”... Intanto vi
ringrazio di avermi sopportato finora. Grazie. Grazie. Grazie. Bacioni
e a presto
La vostra affezionatissima Reira-
-Hey! E noi?-
-Ok, anche Tàr e Gwath ringraziano-
-Ferma! Questa è discriminazione! Solo
perché siamo cattivi non ci nomini neppure?-
-Chiedo venia, un grazie anche da Sauron e Melkor-
-Aspe...-
-Baaaaaasta!!!! Ho capito! Vi ringraziano tutti!
Anche quelli che non hanno avuto battute e quelli che preparavano i
panini e gli addetti al trucco e parrucco e il mio psichiatra
disponibile 24 ore su 24!-
.
CURIOSITA'
I
Valar non sono vere e
proprie divinità, ma solo i più potenti tra gli
Ainur, sono
sottoposti al volere di Eru, l'unico vero Dio di Eä.
Dei
14 Potenti
solo Otto,
gli
Aratar,
sono
i Supremi di Arda, e sono considerati
superiori rispetto a qualunque altro Valar, Maiar, e a tutte le altre
specie inviate da Ilúvatar in Eä. sono:
Manwë e Varda, Ulmo,
Yavanna e Aulë, Mandos, Nienna e Oromë.
I 14 Valar:
•
Manwë
detto Súlimo, Re dei Valar, Supremo Sovrano di Arda, Signore
dell'Aria;
•
Ulmo,
Re del Mare, Signore
delle Acque;
•
Aulë
detto Mahal ovvero il Fabbro, Signore della
Terra;
•
Oromë
detto Aldaron, il Grande Cavaliere, Signore
delle Foreste;
•
Námo
detto Mandos (dal luogo in cui dimora), il Giudice, Signore
della Morte e del Destino; fratello maggiore
di Lòrien, risiede nelle Aule di Mandos
•
Irmo
detto Lórien (dal luogo in cui dimora), Signore
del Desiderio;
fratello minore di Námo,
insieme sono indicati come Fëanturi ("I
Signori degli Spiriti"). È il Signore
delle Visioni e dei Sogni e il suo nome significa "Desiderante"
o "Signore del Desiderio".
•
Tulkas
detto Astaldo, il Valoroso, il Campione di Valinor, Signore
della Guerra
•
Varda
detta Elentári, Signora
delle Stelle;
sposa di Manwe Sùlimo
•
Yavanna
detta Kementári, Palúrien, Dispensatrice di
Frutti, Regina
della Terra;
sposa di Aulë
•
Nienna,
Signora
della Tristezza;
è stato il suo pianto ad ispirare negli altri Dei
misericordia verso
i mortali
•
Estë
la Guaritrice, Signora
della Pace.
Il suo nome significa riposo.
Suo sposo è Irmo, e vive con lui nei giardini di
Lórien in Valinor.
•
Vairë
la Tessitrice, Signora
della Storia;
sposa di Mandos, tesse continuamente delle tele che raffigurano tutta
la storia del mondo;
•
Vána
la Sempregiovane, Signora
della Primavera;
sorella di Yavanna e sposa di Oromë. Al suo passaggio i fiori
si
aprono e gli uccelli cantano allegramente.
•
Nessa
la Danzatrice, Signora
della Femminilità;
è nota per la sua velocità e la sua
agilità, per la sua capacità
di comunicare con i cervi che la seguono tra la natura e per il suo
amore per la danza; sposa di Tulkas.
È anche nota per la sua
bellezza pura e per l'amore che suscita il suo sguardo.
Le
Aule di Mandos o Sale dell'Attesa sono il luogo in cui tutti
i
figli di Eru vanno dopo la morte.
Gli
umani vi sostano solo per un breve periodo proseguendo poi verso i
Giardini di Eru, posti al di la dei confini di Eä.
Elfi
e Nani invece vi dimorano molto a lungo, oppure per sempre, sembra
che Tolkien abbia cambiato idea più volte in proposito,
inizialmente
non era prevista la reincarnazione in seguito, quando fece tornare
Glorfindel creò anche questa possibilità, per poi
dire che il suo
era stato un caso eccezionale e poi negarlo nuovamente... comunque
Glorfindel rimane l'unico caso di elfo che sia mai tornato ed
è
detto chiaramente che fu dietro richiesta esplicita di Manwë
che
Mandos lo lasciò andare.
Il
problema del corpo è un altro argomento spinoso... in alcune
lettere
il maestro dice che veniva dato loro un nuovo corpo, in altre che i
Valar riparavano il loro vecchio corpo facendolo tornare integro e
pronto a riaccogliere il loro spirito
Comunque
sia che si prenda per buona l'idea della reincarnazione oppure no,
l'unica cosa certa è che i Noldor non sarebbero mai potuti
tornare
per via della Maledizione di Mandos.
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