CAPITOLO 1 - UNA NUOVA DIMENSION
CAPITOLO 1 - UNA NUOVA DIMENSIONE
“Dolcetto o scherzetto?”
Ginny
fece un balzo indietro, trattenendo un gemito spaventato.
“Ron!”
esclamò Hermione al suo fianco , con quel suo caratteristico
tono di voce , che sottolineava la sua disapprovazione per
l’infantilismo del ragazzo dai capelli rossi davanti a loro.
“che
c’è?” chiese Ron, puntandosi la bacchetta contro la faccia e
mormorando una formula magica per far sparire il naso ricurvo e
il colorito verdastro. “E’ Halloween!”
“Lo so
perfettamente che è Halloween. Quello che non so è perché ti
ostini a comportarti come un bambino di due anni”
“Sì,
Weasley. perché ti ostini a comportarti come un bambino di due
anni? Ora che sei rimasto l’unico Weasley a Hogwarts ti senti in
dovere di mantenere alto il buon nome della stupidità della tua
famiglia?” sogghignò una voce tagliente.
“Gira al
largo, Malfoy”.
Il
ragazzo inclinò la testa di lato, arricciando le labbra in un
ghigno crudele.
“Ma
dimenticavo la piccola fiammiferaia…” continuò come se non
avesse udito quello che Ron gli aveva appena detto “Hai deciso
di contribuire al reddito familiare sfruttando le tue doti?
Che ci troveranno poi in una piccola vipera come te…”.
“Questa
la paghi, Malfoy”sbraitò Ron, impugnando la bacchetta, ma Ginny
l’aveva preceduto mollando un violento schiaffone sulla faccia
del Serpeverde.
“non ti
azzardare a dare giudizi su di me, lurido Mangiamorte”
Le sue
parole gelarono perfino l’aria. Il via vai del corridoio sembrò
arrestarsi improvvisamente e ogni suono essere risucchiato dalla
tensione.
“Veramente molto signorile da parte tua” ringhiò Malfoy. Il
sorriso cattivo non era ancora sparito dalla sua faccia “del
resto, che cosa ci si poteva aspettare da un Weasley”
“Del
resto che cosa ci si poteva aspettare da un Malfoy?”
mormorò Ginny con voce strozzata. I suoi pugni erano serrati
violentemente lungo i fianchi e i suoi occhi lampeggiavano
furenti.
“Vieni,
andiamo via” intervenne Hermione prendendola per un braccio, ma
Ginny oppose resistenza. Non voleva andarsene. Non quel giorno.
Era stanca. Stanca di essere trattata solo come “la sorella dei
Weasley”, stanca di essere derisa…sì aveva avuto più di un
ragazzo e allora? Non aveva fatto nulla di male. Non aveva
fatto nulla di male…si ripeteva quella frase in
continuazione, come una specie di nenia magica, che l’avrebbe
protetta dai pettegolezzi e dalle critiche. Michael Corner
l’anno precedente e Dean Thomas quell’anno. Che poi la loro
presunta storia non si fosse mai trasformata in nulla di
concreto non contava. Li odiava. Odiava quell’anno scolastico. E
Ron con le sue manie protettive nei suoi confronti non faceva
che aggravare la situazione. Aveva litigato con Dean per certe
cose- tutte menzogne- che lui aveva raccontato…era un
adolescente. Era normale che volesse vantarsi delle sue
immaginarie prodezze amorose. Ma il fatto che suo fratello ci
avesse creduto anche solo per un momento…quello l’aveva ferita
oltre ogni misura…
Quel
pomeriggio aveva ascoltato per caso un discorso tra due
ragazzine del secondo anno di Grifondoro…
“Ma
secondo te è vero quello che dicono di quella Weasley?”
“Non
lo so. A me non è mai sembrata quel tipo di ragazza, ma…non si
sa mai”
“E’
una gatta morta. E una puttanella. Certo che con la famiglia che
ritrova non posso biasimarla per andarsi a cercare…attenzioni
altrove. Almeno Ron Weasley è riuscito a conquistarsi un po’ di
popolarità diventando amico di Potter. A lei non restava che
diventare una civetta. E’ il solo modo che aveva per farsi
notare…”
“Zitta. Ho sentito un rumore”
aveva mormorato una delle due, ma ormai Ginny era uscita dal suo
nascondiglio. Non aveva detto nulla. Le aveva semplicemente
guardate disgustata. Non aveva reagito, ma il peso di quelle
parole le gravava dentro come un macigno.
Dato che
non aveva altre qualità doveva darsi da fare con i ragazzi…e
come se non bastasse quel pezzo di idiota di Malfoy aveva
pensato bene di marciarci sopra. Bene, se voleva litigare, lei
non era di certo dell’umore per tirarsi indietro.
“Vieni.
via” scandì lentamente Hermione aumentando la pressione intorno
al suo braccio.
“No,
voglio sentire cos’altro ha da dire il signor Malfoy sul mio
conto” aveva replicato, senza distogliere lo sguardo dal ragazzo
biondo.
L’arrivo
di Piton, però, pose fine al battibecco. Ginny si lasciò guidare
fino al dormitorio della sua Casa, mentre Ron si lanciava in una
serie di improperi contro i Malfoy e tutti Serpeverde
indistintamente. La Sala Comune era deserta dato che tutti erano
scesi per la cena. Ginny si sedette in una delle grandi poltrone
scarlatte davanti al caminetto acceso. Ron non aveva ancora
smesso di parlare a raffica.
“E’ ora
di cena” le fece presente Hermione in tono conciliante.
“Non ho
fame” rispose meccanicamente Ginny.
“Non dar
retta a quello che dice Malfoy. E’ un idiota”
Ginny
chiuse gli occhi, sospirando. Non era per Malfoy. Non era
neanche per Ron. Era per sé stessa. Era diventata Cacciatrice
nella squadra della sua Casa, aveva buoni voti, soprattutto in
Difesa contro le Arti Oscure e cercava di non dare problemi ai
suoi genitori, anche se avrebbe desiderato avere vestiti più
belli e libri più nuovi, ma non sembrava mai abbastanza. Per
quanto si sforzasse non riusciva a uscire dalle tenebre in cui
era stata rannicchiata per tutta la vita. A casa. A scuola. Lei
era solo la sorella di qualcuno o l’innamorata di qualcun altro…
Michael
era stato il primo a farla sentire speciale. Le diceva che le
voleva bene, che per lui esisteva solo lei…e lei ci credeva.
Questo almeno finché non si era messo con Cho. Forse era stata
colpa sua. Forse se quella sera non si fosse tirata indietro…
“E
dai! Ginny, perché non vuoi baciarmi?”
“Non
lo so, io…”
“Allora è vero?”
“cosa?”
“ti
stai conservando per il tuo amato Potter?”
“Ma
no, non è così…è solo che…”
“va
bene. Lasciamo perdere”
aveva detto e se n’era andato. Non l’aveva seguito.
Probabilmente perché non le piaceva veramente. Ma poi erano
cominciate a circolare strane voci su di lei. Per fortuna Ron e
i gemelli non ne erano venuti a conoscenza prima di
quell’autunno. Ginny era certa che sarebbero finite entro
qualche tempo…ma non con suo fratello che dava in escandescenza
ogni qualvolta sentiva pronunciare il suo nome da qualcuno.
“Sei
sicura di star bene?”
“sì, ho
solo un po’ di mal di testa. Me ne vado a letto con un buon
libro” disse alzandosi.
“Verrò a
trovarti più tardi”
“Preferisco stare da sola…se non ti dispiace.”
Hermione
annuì, spingendo Ron fuori dalla Sala Comune.
“un po’
di pace, finalmente” sospirò Ginny, andando nel suo dormitorio.
Si distese sul letto, sperando che le sue compagne di stanza non
tornassero per molto tempo. Cominciò a leggere, ma presto uno
strano torpore l’assalì , facendola sprofondare nel sonno.
Si
risvegliò quando ormai era già notte. Sentiva il respiro
regolare delle altre ragazze e il canto di un uccello notturno,
ma c’era qualcosa di diverso. Non sapeva che cosa fosse. Non
sapeva neppure come definirlo…era più che altro una sensazione
indistinta all’imboccatura dello stomaco e dietro la nuca. Forse
era quello che i babbani chiamavano sesto senso. Si mise a
sedere, scostando le coperte e calzando le pantofole. Stava per
prendere la bacchetta, quando una mano le artigliò il polso e
un’altra si pose sulla sua bocca.
“Zitta,
piccola fiammiferaia. Un solo fiato e ti schianto”
Ginny
tremò riconoscendo la voce di Malfoy. La sua gola era diventata
improvvisamente arida e secca per la tensione e la sensazione di
prima si fece più allarmante. Qualcosa le diceva che quello non
era uno dei soliti scherzi tra Grifondoro e Serpeverde…
“Ho
gettato un incantesimo sulle tue compagne. Non si sveglieranno
fino a domattina. La stanza è sigillata. Adesso vestiti senza
fare storie”. La mano si tolse dalla sua bocca e la figura
ammantata di nero retrocedette di un passo. Ginny lanciò una
rapida occhiata al comodino dove doveva essere la sua bacchetta.
“Se stai
cercando questa” disse Malfoy, facendo luce con la sua bacchetta
e alzando la sua a mezz’aria “devo comunicarti che per uno
strano incidente si è spezzata. E adesso sbrigati”.
“che
cosa vuoi? Come hai fatto a entrare?”
“Non
tutti i Grifondoro sono dalla parte di Silente, Weasley”
“Che
stai dicendo?”
“Sei la
figlia di Arthur Weasley, impiegato del ministero e membro
dell’Ordine…proprio non ci arrivi?”
Ginny si
portò una mano alla gola, tremando. Non poteva essere vero. Fino
a qualche ora prima il suo problema più grande erano i
pettegolezzi su di lei e ora…Inspirò profondamente, avanzando di
un passo. Malfoy non si mosse. La sua espressione rimase di
pietra.
“Ascolta, noi non…”
“Ti
risparmio la fatica di parlare, Weasley. Sarebbe inutile.
Vestiti in fretta se non vuoi che ti trascini fuori in camicia
da notte”.
“Malfoy…”
“Conterò
fino a tre…”
“non
puoi…”
“Uno…”
“davvero…”
“due…”
“fare
sul…”
“Tre”
disse e dalla sua bacchetta partì un fascio di luce blu che la
colpì, sbalzandola violentemente all’indietro. L’impatto con la
parete fu quanto mai doloroso. Ginny si lasciò scivolare a
terra, improvvisamente a corto di fiato. Le sue compagne ignare
di tutto continuavano a dormire indisturbate nei loro letti. Il
ragazzo l’afferrò per un braccio e la rimise in piedi senza
tanti complimenti.
“Tempo
scaduto, Weasley. Dovrò portarti fuori in camicia da notte. Non
urlare e non crearmi complicazioni e non sarò costretto a farti
male.”
Ginny
non aveva quasi la forza di muoversi, ma Malfoy la trascinava
per i corridoi della scuola con la bacchetta pronta a gettare su
di lei un altro incantesimo. Un braccio le aveva circondato la
vita per sostenerla, sollevandola quasi da terra.
“senti”
mormorò lei , avendo ripreso il controllo della voce, ma lui la
zittì in malo modo, appiattendosi in una nicchia e conficcandole
la punta della bacchetta appena sotto il costato per ammonirla a
tacere.
“lasciami andare” bisbigliò Ginny, mentre raggiungevano una
delle porte che dava sul giardino. L’aria fredda della notte le
sferzò il viso e il corpo, coperto solo dal sottile indumento,
come una scudisciata. Ormai i suoi piedi non facevano che
inciampare e Malfoy la trasportava di peso. Ginny si puntellò
con le mani contro al suo braccio per cercare di guardarlo in
faccia.
Delle
ombre strisciavano sul prato, tra gli alberi…
“Malfoy,
non farlo. Non sei come loro. Lasciami andare” gemette ,
tentando di opporre resistenza, ma lui era troppo forte. Il
ragazzo svoltò a lato del castello, evitando la tenue luce che
proveniva dalla casupola di Hagrid e si fermò per qualche
istante in un angolo immerso nel buio più totale.
“Ascoltami, qui non stiamo parlando di scherzi tra Grifondoro e
Serpeverde. Sai che cosa mi faranno i seguaci di Tu-sai-chi? Non
sei un assassino, Malfoy. Non diventare come loro. Ti prego….non
dirò niente. Lasciami andare”
Ginny si
ritrovò schiacciata contro al muro con il corpo del ragazzo sul
suo, prima che avesse il tempo di emettere anche solo un’altra
sillaba.
“Credi
che non lo sappia?”. La voce di lui era piena di disperazione e
di rabbia e per una volta priva di qualsiasi traccia di
arroganza o strafottenza. “Non puoi chiedermi di scegliere tra
la mia vita e la tua. Sai che cosa faranno a me se non
eseguo gli ordini? Questa è la prova della mia fedeltà verso
l’Oscuro Signore. Se non ti consegno agli altri Mangiamorte,
sono finito”. Ginny si aggrappò alle sue spalle, tremando
violentemente.
“Puoi
ancora scegliere. Silente…”
“Silente! Svegliati bambina! Silente non è onnipotente e
onnipresente. Quelli…hanno spie ovunque…” mormorò guardando da
una parte e dall’altra per vedere se ci fosse qualcuno “Mi
troveranno e mi ammazzeranno”
“Non lo
faranno. Non puoi…” ma le sue parole vennero interrotte da
alcune grida.
“Setacciate il parco. Devono essere qui”
Draco e
Ginny si fissarono per un attimo, illuminati da una luce
improvvisa. Il braccio di lui le cinse nuovamente la vita per
condurla verso la Foresta Proibita, ma Ginny cominciò a
divincolarsi.
“Professor Silente” urlò con tutto il fiato che aveva in corpo.
Vide il preside e la McGranitt correre verso di lei e la
speranza la invase nuovamente. Lottava con la forza della
disperazione, scalciando e graffiando e quasi non si accorse
delle figure incappucciate che emersero dalla boscaglia.
Draco si
arrestò tra i professori e i Mangiamorte, proprio nell’istante
in cui entrambe le parti lanciavano un incantesimo, che li
investì in pieno.
Per
riflesso il ragazzo strinse a sé Ginny, serrando gli occhi e
preparandosi al dolore che presto sarebbe sopravvenuto. Ma
questo non avvenne. Non c’era dolore, solo un senso di
vertigine. Riaprì gli occhi e si accorse che i suoi piedi non
appoggiavano più sul tappeto erboso di Hogwarts…che il castello,
il cielo notturno, i Mangiamorte…tutto era scomparso, sostituito
da un vortice di luce. Avvertiva il corpo di Ginny tremare
incontrolabilmente tra le sue braccia. La luce si fece più
intensa finché non lo costrinse a chiudere gli occhi. Fletté
leggermente le gambe per attutire l’impatto con il suolo e
riaprì gli occhi. Non conosceva quel luogo , ma era sicuro che
non fosse Hogwarts.
“Dove
siamo?” mormorò Ginny, sollevando il capo e diminuendo la
pressione delle mani sulle spalle di lui.
“Non lo
so” rispose il ragazzo frastornato, mettendola a terra. Ginny
barcollò leggermente, guardandosi intorno spaesata. Casette
bianche con giardini ben curati, macchine parcheggiate ai bordi
della strada, lampioni a corrente elettrica…Sembrava un
quartiere babbano, solo che non era autunno. Faceva caldo e il
cielo era sgombro da nubi.
“Dove
siamo?” ripeté Ginny, per la seconda volta, azzardandosi a fare
qualche passo. “Non ci si può smaterializzare a Hogwarts, quindi
noi…noi dovremmo essere ancora a scuola”
“Questo
posto non mi sembra esattamente la scuola”la contraddisse lui,
distrattamente, intento a osservare i dintorni. Ginny ne
approfittò per rubargli la bacchetta dalla mani.
“Stai
lontano da me” disse, puntandogliela contro. Il pietrisco del
sentiero su cui erano atterrati le feriva i piedi nudi, ma non
se ne curava. “non mi fido di te” continuò, indietreggiando
“Tu...sei uguale a tutti gli altri Malfoy. Voi siete come un
cancro, non potete fare a mano di fare del male alle altre
persone. INDIETRO!” gridò , quando lui tentò di avvicinarsi a
lei. “Sei un maledetto Mangiamorte. Stavi per diventare un
assassino…tu…” mormorò con la voce che si stava a poco a poco
incrinando, inconsapevole di aver raggiunto il centro della
strada.
Due fari
la illuminarono all’improvviso. Lei si girò su stessa vedendo
una macchina, che la stava per investire. Meccanicamente ricorse
alla bacchetta , ma non accadde nulla. Nessuna scintilla, nessun
incantesimo. Rimase lì impietrita come un gattino abbagliato,
incapace di compiere qualsiasi movimento. Non udì Malfoy, che
chiamava il suo nome e non lo vide correre verso di lei. Il
ragazzo si gettò su di lei spingendola di lato, mentre lo
stridio dei freni della macchina squarciava l’aria. Il
conducente li degnò di un’occhiata veloce, prima di rimettere in
moto e sparire nella notte.
“Weasley
stai bene?” le chiese prendendole il viso tra le mani per
poterla guardare negli occhi.
“sì, io
credo di sì” ripose lei, ancor più scombussolata di prima.
“Perché
diavolo non hai fermato quell’affare con un incantesimo?”
continuò lui ,aiutandola a rialzarsi in piedi.
“I-io ci
ho provato. Ma …la tua bacchetta…non funziona”
“Non
dire idiozie” ribatté lui, strappandogliela dalle mani e
provando a lanciare un incantesimo su una cassetta per le
lettere. Non accadde nulla. Riprovò una seconda…una terza….una
quarta volta…niente.
“H-hai
ragione. Ho già provato bacchetta che erano state private dei
loro poteri magici, ma nessuna di loro era
così...insignificante. Non sento nulla. E’ come svuotata. È come
se…non ci fosse più magia.”
Ginny lo
guardò con odio…lo odiava. Non aveva mai odiato nessuno in vita
sua a quel modo. Un grido le sfuggì dalla bocca, mentre si
gettava contro di lui tempestandogli il petto di pugni.
“Che
cosa ci hanno fatto quei maledetti dei tuoi compagni? mi avresti
consegnata ai Mangiamorte! Mi avresti dato in pasto a quel
branco di bastardi! Mi avresti fatta uccidere! E ora ci
ritroviamo in questo maledetto posto senza magia!”
Lui la
circondò con le braccia e la tenne stretta a sé, ignorando le
sue proteste e i suoi tentativi di liberarsi. E infine lei
rimase immobile contro al suo petto a singhiozzare. Sarebbe
scivolata a terra se lui non l’avesse sostenuta. Ginny era
leggera e ammantata di un buon profumo, ma in quel momento non
poteva farsi distrarre dalle grazie della strega. Doveva pensare
e doveva farlo in fretta. Aveva visto che i fasci di luce
gettati dai Mangiamorte erano … un brivido gli corse giù dalla
schiena…li avrebbero uccisi entrambi pur di non farlo cadere
nelle mani dell’Ordine della Fenice. Non poteva sbagliarsi:
quelle che aveva visto erano Maledizioni senza Perdono. Ginny
emise un singhiozzo più forte dei precedenti, circondandogli il
collo con le braccia. Il suo corpo non accennava a voler
smettere di tremare. Doveva essere per la paura provata quella
sera. Altrimenti perché avrebbe dovuto aggrapparsi a lui in quel
modo? Era spaventata e felice di essere ancora viva, allo stesso
tempo. Anche lui aveva provato lo stesso sentimento molti anni
prima…scacciò quel pensiero così com’era venuto e immerse una
mano nei suoi lunghi capelli rossi, accarezzandole piano la
schiena. Doveva concentransi sugli avvenimenti di quella sera e
non analizzare il comportamento di una stupida Grifondoro.
Ripercorse mentalmente la scena avvenuta nel cortile della
scuola. La sua corsa verso la Foresta Proibita…la sua
esitazione…l’esitazione che forse gli sarebbe costata la vita…e
i Mangiamorte che emergevano dalle tenebre…e le voci di Silente
e della McGranitt dietro di lui. Non aveva visto che tipo di
incantesimi avessero lanciato su di loro, ma era quasi certo che
il vecchio preside avesse salvato loro la vita, quindi doveva
sapere anche come recuperarli. Inspirò profondamente. O almeno
spero che sia così, pensò. Nel frattempo i singhiozzi di Ginny
si erano acquietati. Draco si scostò da lei, raccogliendo la
bacchetta che gli era sfuggita di mano. “metti questo” le disse,
porgendole il suo mantello. Ginny lo indossò sopra alla camicia
da notte senza protestare.
“hai
visto che tipo di incantesimi hanno scagliato Silente e la
McGranitt?”le chiese duramente. Era già abbastanza sconvolta di
suo, se le avesse mostrato un po’ di compassione o di gentilezza
non sarebbe stata in grado di reagire. E poi non aveva voglia di
essere gentile con lei. Aveva insudiciato i suoi abiti stando a
contatto con il suo corpo a sufficienza.
Ginny
scosse la testa, tirando su col naso. I suoi occhi erano gonfi e
rossi per il pianto , ma sembrava aver riacquistato appieno il
controllo di sé.
Draco
pensò che non fosse necessario che sapesse che i suoi
compagni avevano cercato di farli fuori, così si limitò a
voltarle le spalle.
“Beh è
inutile rimanere qui” disse, cominciando a camminare lungo la
via. Ginny gli si affiancò senza spiccicare parola. Incrociarono
due uomini che riservarono loro un’occhiata , che era un misto
tra l’incredulo e la disapprovazione. Draco guardò il loro
riflesso in una vetrina e si accorse del motivo dell’occhiata.
Raccolse un sasso e procedette per qualche metro.
“Che
stai facendo?” gli chiese Ginny, correndo per raggiungerlo.
“Non
puoi andare in giro così. Io potrei passare per uno sporco
babbano, con i pantaloni e la camicia, ma tu…a meno che non
voglia passeggiare in camicia da notte e mantello-che mi sembra
ben poco appropriato con questo caldo- lasciami fare.” disse lui
facendo scattare indietro il braccio per tirare il sasso contro
la vetrina di un negozio di abbigliamento.
“Malfoy,
no! È illegale”
“Hai
un’idea migliore?”. Ginny si morse il labbro inferiore
nervosamente. No, non ce l’aveva.
“bene”
mormorò lui, mandando la vetrina in frantumi con una sassata.
Subito un allarme cominciò a suonare e si accesero molte luci.
Draco saltò all’interno della vetrina, afferrò un manichino
sistemandoselo sotto al braccio e si tuffò di nuovo in strada.
“sarà
meglio andarcene. E alla svelta”.
“di qua”
suggerì Ginny, correndo in un vicolo buio e puzzolente e
accucciandosi dietro a un cassone per l’immondizia.
“impari
in fretta, piccola Weasley”
“Mezz’ora a stretto contatto con te e sono già diventata una
ladra. Mi chiedo come mi sarò ridotta prima di riuscire a
tornare a Hogwarts”
“Probabilmente deciderai di passare nella mia Casa”
“Perché
no? Il verde mi dona!” disse , sorridendo, ma il sorriso le si
paralizzò sulla faccia, quando il ragazzo le allungò i vestiti
appena presi.
“Cambiati”
Imbarazzata chinò lo sguardo, avvertendo le sue guance bruciare
per la vergogna.
Lui
sembrò accorgersi della sua reazione, perché le si avvicinò con
un ghignò cattivo sulle labbra.
“Non
dirmi che ti imbarazza?” le chiese “con la tua fama…”
“Non
sempre la fama è ben meritata” sbottò lei, sempre più rossa in
viso.
“Beh la
tua vita sessuale non mi interessa…”
“Quale
vita sessuale , Malfoy! Non ho mai neppure baciato un ragazzo!
Sono tutte fandonie! Fandonie belle e buone che ha messo in giro
Michael per vendicarsi di me!”. Appena finito di pronunciare
quelle parole, Ginny si coprì la bocca con una mano, come per
impedirsi di dire altro.
“Sei più
patetica di quanto pensassi, Weasley” rispose Draco, dopo
qualche secondo di sbigottimento. Si rimise in piedi e si
allontanò di qualche passo dicendole di cambiarsi, assicurandole
che non si sarebbe voltato. Ginny si tolse in fretta il mantello
e la camicia, infilandosi poi i jeans, la maglietta e il
maglioncino leggero. Calzò le scarpe sportive che aveva
raccattato dalla vetrina e si ravvivò i capelli con una mano.
“Bene.
Penso che ora sia il caso di capire dove ci troviamo” disse,
allacciandosi gli ultimi bottoni della maglia. Draco indossava
solo i pantaloni e la camicia con le maniche rimboccate. Stava
per buttare via il mantello e la tunica, ma Ginny lo fermò.
“Potremmo sempre venderli” suggerì. Lui inarcò le sopracciglia.
“io non
ho soldi” gli fece presente, come se fosse la cosa più naturale
del mondo.
“Perché
vorresti dirmi che ci sono persone che comprano abiti usati?”
Ginny
arrossì violentemente e Malfoy gettò la testa all’indietro ,
iniziando a ridere.
“Già!
Dimenticavo…” mormorò, tirandogli i suoi vestiti. “Tieni.
Renditi utile”
Ginny
grugnì qualcosa mentre ripiegava con cura il mantello e lo
seguiva.
“dove
stai andando?”
“Sto
seguendo il tuo suggerimento e sto cercando di capire dove siamo
finiti”
“E come
conti di farlo?”
“per
esempio leggendo quel cartello…c’è scritto…non è possibile”
mormorò il ragazzo, fermandosi di fronte al cartello stradale.
“Hogsmeade” lesse Ginny a voce alta. “Dev’essere un caso di
omo…omo e qualcosa! Questa non può essere Hogsmeade”
“Può
essere Hogsmeade” farfugliò Malfoy con un filo di voce “se la
magia non esiste in questo luogo…o in questo mondo".
|