Glass Kamen
L'uomo entra
nel locale
fievolmente illuminato, dirigendosi verso il bancone; si siede,
allentando il nodo al cravattino di seta. Volge le spalle a un paio di
clienti che ancora si attardano silenziosi ai tavoli, i
pensieri
immersi nella musica in sottofondo e nei rispettivi calici.
Sfila
il cravattino, poggiando il nastro sciolto sul ripiano.
"Qualcosa di buono, Hoshi".
"Whisky da
una pregiata riserva scozzese, Hayami-san? E' invecchiato
quasi vent'anni".
"Perfetto... Niente ghiaccio".
"Ottimo".
Il tumbler tocca il marmo del banco in un delicato
tintinnio, riflessi iridescenti brillano nelle cesellature del
cristallo.
"Piccoli, sgargianti
arcobaleni...", si ritrova a considerare
l'uomo, una mano a scostare una bionda ciocca di capelli dalla
fronte, "Come gli
arcobaleni del palcoscenico, che ti regalano mille vite...".
Il liquido scende nel bicchiere in sfumature
ambrate; prima
di assaggiarlo l'uomo ne inspira la fragranza, aromatica e
corposa.
"Alla tua salute, chibi!", brinda fra
sé, bevendo a occhi chiusi.
"Le piace, Hayami-san?".
Lui posa piano il bicchiere, rigirandolo fra le dita.
"Sì, mi piace molto... Davvero una rarità",
risponde
assorto l'uomo, implicitamente riferendosi a ciò che il
barman non
può intuire. Non fino in fondo, almeno.
"E' stancante dedicarsi esclusivamente al dovere, vero? Non
avverte mai la necessità
di concedersi un attimo di tregua, signor vice-presidente?".
L'uomo distende le labbra leggermente carnose,
umide di liquore, in un accenno di sorriso; le strofina appena,
catturandone il sapore.
"Vedi, Hoshi... Il mondo dello spettacolo, e di conseguenza la
mia
attività, non conosce sosta. Bisogna sempre saper
cogliere le migliori occasioni di guadagno, pronte a
presentarsi in qualsiasi
momento, rimanendo costantemente un passo avanti
rispetto
alla
concorrenza. Mai prendere inutilmente in considerazione ciò
che
non concerne un affare proficuo. Le debolezze e la stanchezza non
sono ammesse. Pause o distrazioni sono un lusso che Masumi Hayami
non può permettersi".
Un altro sorso del fine distillato, gustato lentamente.
"Sa, ho l'impressione che a parlare per lei sia la ragione, nel
tentativo di avere la meglio sull'anima...".
Gli occhi blu dell'uomo, già intensi, si incupiscono un
istante.
Sposta lo sguardo sul suo interlocutore mostrando
un'espressione
divertita.
"Questa notte sei in vena di discorsi profondi, Hoshi... Non so se
riuscirò a sostenere la tua conversazione, purtroppo i miei
argomenti abituali sono ben più concreti e
aridi!".
"Hayami-san...", aggiunge il gestore
soffermandosi a lustrare una bottiglia, "Se
non siamo noi per primi a ritenere davvero importanti i nostri
sentimenti, non possiamo aspettarci che vengano considerati allo stesso
modo da altri".
L'uomo, stupito, non replica, chinando il capo e limitandosi a una
sommessa risata. Il barman lo osserva bonario, poi si
allontana richiamato da uno degli avventori.
"I sentimenti... Ne
avevo solo una sbiadita memoria...e ora li sento rivivere, forti e
struggenti com'erano una volta...tanto tempo fa... Grazie a te...".
Una goccia lievemente dorata scivola sulla parete interna
del bicchiere, ormai vuoto, tornando a posarsi sul fondo.
"...Maya...".
Le note di una canzone si diffondono nella sala. L'uomo
reclina
un poco la testa all'indietro, slacciando i primi bottoni in madreperla
della camicia.
"Una ragazzina timida e
impacciata,
che in seguito non avrebbe esitato a mostrarsi anche una piccola
sfrontata, pur di far valere le proprie ragioni... Così mi
sei
apparsa, ed eri poco più che una bambina... Sei
rimasta la
stessa... Vera, sincera, estranea a qualsiasi
compromesso e priva di secondi fini, che vive solo per seguire con
coraggio e tenacia la strada suggeritale dal cuore... In vita mia non
avevo ancora conosciuto persone simili a te, e lo sa il
cielo quanto invece ne avrei avuto bisogno... Tu hai
fatto
incrinare la maschera di vetro che io indosso nella
realtà,
Maya... Hai riportato alla luce, sottraendolo al crepuscolo della mia
lontana infanzia, il ricordo di quella che, crescendo, avevo
dimenticato essere la felicità...".
Coglie la rosa violacea che ha all'occhiello, odorandone
il tenue profumo.
"Strano...ho voluto
prendere una rosa
dal tuo mazzo di fiori, prima di consegnarlo a Hijiri perché
te
lo facesse recapitare dopo la premiazione... Non so perché
l'ho
fatto, forse per sentirmi più vicino a te, immaginando che
magari, tranquilla nella tua stanza, ora starai ammirando quei medesimi
fiori, come io contemplo questo...".
Sfiora a labbra socchiuse la morbida corolla.
"Posso vederti...
Un sorriso
radioso illumina il tuo viso mentre stringi a te le rose donate dal tuo
ignoto ammiratore, avendo cura di non sgualcirle... La gioia che
traspare dai tuoi profondi occhi, lucidi di gratitudine, mi ripaga da
ogni sforzo che mi costringo a fare per non rivelarmi a te... Se tu mi
rivolgessi nuovamente il tuo sguardo carico di disprezzo, non
lo
sopporterei... Non sai che farei di tutto per non causarti
più
alcuna sofferenza. Hai sempre detto di odiarmi, mi consideri un
arrivista senza scrupoli, responsabile della morte di tua
madre...non ti biasimo... Eppure...".
Estrae un biglietto dal taschino della
giacca, leggendo le parole da lui apposte poche ore prima.
Congratulazioni per il premio.
Ora
dovrai fare del tuo meglio per la Dea Scarlatta.
Io
continuerò a vegliare su di te.
Jane, la tua ragazza-lupo in 'Lande Dimenticate',
era meravigliosa...
Il tuo ammiratore.
Sorride, avvolgendo il pezzo di carta attorno allo stelo
della rosa.
"Che mi succede,
stasera?... Oltre ad
aver tenuto per me uno dei tuoi fiori, all'ultimo momento ho
anche riscritto il biglietto del bouquet, per aggiungere un
mio
pensiero... Non ho potuto farne a meno...perché quel
pensiero mi accompagna da allora, e non mi lascerà
più...".
"Hoshi... Un altro, per favore".
"Certo, Hayami-san".
"E' ancora tutto
così
vivido... Tu che ti avvicini a me per ringraziarmi di essere
venuto a teatro nonostante il maltempo, che mi ha inzuppato fino
all'osso, e per essere rimasto fino alla fine della
rappresentazione, unico spettatore...".
Il liquore gli scende in gola veloce, quasi bruciante.
"Tu che, appoggiandoti a me, allunghi una mano ad asciugare i miei
capelli con la sciarpa adoperata in scena, perché
io non
prenda troppo freddo...".
Il suo pugno, tremante, stringe il fiore.
"Maya... Dolce bambina
mia... Quanta
tenerezza traspariva dalla spontaneità delle tue azioni, dal
tuo
sguardo apprensivo, dalla tua voce imbarazzata... Inconsapevolmente,
mi infondevi il calore di docili carezze... Il tuo perenne
risentimento nei miei confronti in quegli attimi era svanito... Tu...ti
stavi preoccupando per me... ".
Svuota il bicchiere.
"Tu avevi...hai a cuore
me, Maya...
E' quello che si cela in verità nel segreto del tuo animo,
nonostante la differenza d'età che ci separa
e l'atteggiamento indispettito che mi dimostri? O sono io a
perdermi in un'effimera illusione?... Avrei dato qualsiasi cosa
per non interrompere
quel contatto... Se
fossimo stati da soli, io...io non so... Che pazzo sono...".
Stacca alcuni petali dalla rosa, lasciandoli cadere.
"Riferirmi nel biglietto
alla scena,
che mi ha sinceramente impressionato e commosso, in cui Jane trattiene
saldamente la sciarpa blu di Stewart indicando così il
risveglio
della sua umanità, era l'unica maniera che avevo per placare
le
mie emozioni, per dirti, a modo mio, quanto io abbia apprezzato il tuo
gesto... Tu hai insegnato a me a riprendere coscienza della
mia
umanità, Maya... Quanto vorrei parlarti liberamente
di ogni
cosa...dell'ammirazione che ho nutrito fin dall'inizio per il
tuo
talento, della quiete che mi infondi con la tua vicinanza, della
passione che mi rapisce pensando a te...".
Scuote il capo.
"Stupido, stupido
Masumi! Se Maya ne
venisse a conoscenza, sarebbe la fine di tutto... Non posso che
rimanere un'ombra...un'ombra nata dalla sua luce... Per lei...per noi,
è bene che io mi comporti solamente come l'uomo freddo e
cinico
che ritiene io sia... Sì... E' meglio che lei non sappia
niente
di me, che continui a figurarsi una persona buona e generosa
dietro le sembianze del suo ammiratore segreto... Che farei, se lei si
volesse allontanare da me?".
Non è rimasto che lui all'interno del locale.
Fissa la rosa. La musica riempie l'aria. Sugli ultimi accordi della
canzone, l'uomo appunta il fiore all'occhiello e preleva il cravattino
lasciato sul banco, riponendolo in tasca.
"Va già via, Hayami-san?".
"Si sta facendo tardi... Domani mi aspetta una giornata fitta di
impegni. Segna tutto sul mio conto, Hoshi".
"La vedrò mai trascorrere una serata in compagnia?".
"Passo quasi tutte le sere fra riunioni, spettacoli o ricevimenti... La
compagnia non mi manca", risponde l'uomo avviandosi verso l'uscita.
"Il solo lavoro non può riempire le nostre esistenze. Non
sia troppo severo con se stesso, Hayami-san... A presto".
"Sì, non potrei resistere troppo a lungo senza venire ad
ascoltare le tue sagge considerazioni!", ribatte sorridendo.
"Arrivederci, Hoshi...".
La porta si chiude. Il gestore osserva i petali viola sparsi sul
pavimento.
"Dev'essere una donna veramente eccezionale...", commenta sottovoce,
apprestandosi a riordinare.
Fuori, l'uomo si mette in bocca una sigaretta e solleva la testa,
guardando il cielo scuro. Lo sfavillio di una stella vince le coltri di
impurità, scintillando luminoso.
"Straordinaria
ragazzina...
Starai riposando serena adesso, sognando di diventare un giorno
una grande attrice... Maya, tu lo sei già... La dea
scarlatta attende di riprendere forma e so che tu non mi deluderai...ma
ora dormi, dolce amore mio...".
La fiammella dell'accendino si accende, si spegne. L'uomo
si
allontana nella notte, lungo una via della città,
lasciando
dietro a sé una sottile scia di fumo e un vago sentore di
rose.
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