12 (FINALE)
Loki:
The Bright World
Ciak
12. "Fa' buon viaggio"
Quando
Loki si svegliò, non era ancora sorto il sole.
L’aurora
era lontana dall’apparire in cielo, e il dio puntò
lo
sguardo alla piccola falce bianca che brillava in alto. Nella stanza
si udiva il respiro di Tom e Chris. Il loro respiro profondo.
Aveva preferito
ancora il
divano, e di certo avrebbe preferito restare solo almeno
quell’ultima notte, ma Tom non era stato dello stesso avviso.
Chris poi aveva deciso di conseguenza.
Fece lenti passi.
Morbidi,
impossibili da udire, e fu di fronte al letto. Poteva vedere ancora una
volta, come quella prima notte, i due dormire uno accanto
all’altro. Con le teste quasi a sfiorarsi. Con i capelli neri
che
sparivano fra le ciocche bionde, o forse era il contrario. Ma per lui
era sempre stato così, per poterla pensare diversamente.
Quando
da fanciullo si ritrovava Thor nel letto che parlava e rideva, e poi
parlava ancora, era lui a sparire nell’aura dorata
dell’altro. E Thor parlava e rideva fino ad addormentarsi,
mentre
Loki attendeva che l’allora fratello, cadesse nel mondo dei
sogni, per poter chiudere le palpebre a sua volta. Perché
non
gli aveva mai dato opportunità di vederlo assopito. Vederlo
nudo e senza difese. E all’alba, era lui a scivolare fuori
dalle
lenzuola damascate, prima che quegli occhi azzurri potessero
abbagliarlo e ferirlo ancora. Con tutto il loro amore così
inopportuno. Così indesiderato, che in qualche modo rendeva
il
suo odio ancora più difficile da sopportare. Poi tornava la
notte e tornava Thor nel suo letto.
“Non credi sia
sconveniente, adesso?” gli aveva sospirato
quando ormai i loro
corpi da uomini si erano ritrovati sotto le stesse lenzuola. Ma il dio
del tuono aveva sorriso e gli aveva sfiorato appena una guancia con il
dorso dell’indice, senza dire nulla. Si era poi sdraiato ed
aveva
iniziato a parlare come niente fosse accaduto. Come se le sue parole
non avessero minimamente sfiorato le sue orecchie. Come sempre. E Loki
l’aveva odiato di più. Più di prima.
Più di
quanto non ne fosse realmente capace.
Per quanto avesse
desiderato
fuggire via da quei ricordi, da quel passato colmo di bugie dette ad
ascoltate, sapeva che non gli era stato possibile sfuggire da se
stesso. Dal suo odio, dalla sua gelosia, dall’invidia covata
per
un'intera vita divina. Era stato impossibile sfuggire da Thor e dal
suo soffocante amore che Loki aveva sempre voluto avvelenare. Voleva
che sparisse, che si tramutasse anch’esso in odio. Voleva
guardare quegli occhi di ghiaccio e leggerci dentro ciò che
giaceva in fondo ai suoi.
“Hai paura di essere amato,
perché potresti scoprire che anche tu, ne sei
capace”
Al rimembrare
quelle parole
gli venne da sorridere. Sorrideva dell’ingenuità
di
quell’uomo che gli somigliava. Sorrideva di quella
verità
che in fondo aveva sempre saputo, che aveva perfino accettato. Ma
ciò che Tom non sapeva, era che c’era stato un
tempo
lontano, in cui anche Loki aveva amato. Aveva amato così
tanto
da sentirsi incapace di poter amare ancora. Aveva amato Asgard, aveva
amato suo Padre e sua Madre. Aveva amato Thor. Di un amore forse
più grande di quello che provava il dio del tuono per lui.
Talmente grande da essersi ritorto contro se stesso, saturandosi fino a
trasformarsi in altro. Una labile linea sottile che aveva da sempre
diviso l’amore dall’odio, la stima dalla gelosia,
il
tormento dalla passione. Quella linea che aveva perso i suoi contorni
netti. Si era
sfumata, forse era svanita ed aveva fatto collassare quei sentimenti
contrastanti nel suo cuore. L’aveva fatto collassare sotto
quel
peso di inferiorità e di bisogno di essere suo pari, che
forse
Loki si era perso dentro se stesso.
Era strano come
ora vederla
così fosse semplice. Chissà se l’avesse
fatto
prima, ci sarebbe ancora qualche umano in vita. Non che la cosa lo
facesse sentire in colpa. Loki non era capace di provare rimorso. Non
più, oramai.
Udì un
leggero
brontolio abbandonare la labbra di Tom e i capelli neri perdersi di
più in quelli dorati di Chris. Un’ istantanea di
ciò che per lui fu, che forse, non sarebbe più
stato.
Tornò
al divano, tornò al suo sonno. Per la prima volta dopo tanto
tempo, sognò.
Sognò
un sorriso
gioviale, sognò di due fanciulli che giacevano nello stesso
letto. Sognò di dita ambrate che intrecciavano una pallida
mano.
Sognò di capelli biondi che si perdevano in fili corvini.
- - -
Se avesse avuto
un po’
più di cinismo, Chris si sarebbe chiesto come mai tutte le
commissioni e il facchinaggio toccassero a lui. Ma preferì
rispondersi solo che era a causa della sua abitudine di noleggiare
auto,
e di quella di Tom di non guidare ad di fuori della sua adorata
Inghilterra. Hiddleston aveva tanti pregi e capacità, ma la
guida a sinistra non era una di queste.
Quindi, dopo
essere stato
letteralmente buttato giù dal letto da un petulante dio
affinché si catapultasse a recuperare il suo preziosissimo
abito, era stato costretto a recarsi sul set che era ancora
l’alba. E fu solo per un colpo di fortuna che ci fosse
qualcuno.
Riuscito ad
avere il vestito senza che nessuno facesse troppe domande, si era
infilato in auto sbadigliando sonoramente mentre ritornava in albergo.
«Non
potevi prenderlo
dopo?» bofonchiò allungando a Loki la
sacca nera.
Il moro l’afferrò senza prestargli troppa
attenzione e si
diresse verso il bagno.
«Avremmo
perso
tempo» rispose Tom per lui ed il biondo sollevò
appena le
sopracciglia con fare sarcastico. Certo, molto meglio delegare un
pover’uomo appena sveglio e senza neanche dargli il tempo di
fare
colazione o di farsi una doccia!
Un altro
sbadiglio si levò nell’aria e Chris si
stiracchiò ancora con le braccia.
«Ho
dormito malissimo» bofonchiò facendo schioccare le
ossa del collo.
«Colpa
mia?» sorrise Tom e lui scosse la testa.
«Tranquillo,
non hai russato stanotte.» Tom sgranò gli occhi
con aria sconcertata.
«Io non
russo!» asserì quasi offeso, facendolo ghignare
divertito.
«E come
fai a saperlo?»
«Nessuno
me l’ha mai detto.» Chris rise più forte.
«Beh,
te lo dico
io.» Non era vero per niente. Ma era divertente vederlo
reagire
così esageratamente per una cosa così
insignificante come
il russare. E poi diceva di non essere pignolo e precisino...
«Che
bugiardo! Non
è vero, altrimenti me l’avresti detto
prima»
brontolò ancora Hiddleston dandogli una spinta su un
braccio.
«Senti,
non te la
devi prendere, può capitare. Non è un
dramma»
sospirò comprensivo beccandosi un’altra
spinta
«Troverai una donna che ti ami anche con questo
difetto.»
«Grazie,
ma non ne ho bisogno.»
«Perché
hai già me?» gli strizzò
l’occhio sornione.
«No,
perché non
russo!» Sorrise più forte, mentre Tom continuava a
fare l’offeso, non riuscendo però ad impedire alle
sue
labbra di piegarsi all’insù.
La porta del
bagno si aprì e Loki fece il suo ingresso in tutto il suo
divino splendore.
Stava davvero per
finire.
Quella bizzarra avventura stava per avere una fine. Avrebbe voluto
sentirsi sollevato, eppure Chris non poté non provare una
vena
di tristezza. Ma ovviamente si sarebbe morso la lingua prima di farlo
sapere a quel presuntuoso dio norreno!
- - -
«Dobbiamo
incamminarci.
Attenderemo al tempio che il sole raggiunga il suo picco»
esordì Loki senza mostrare alcuna incertezza. Tom lo
seguì con lo sguardo andare verso lo zaino in cui
c’era
tutto il necessario. Avevano anche messo a punto un piano per evitare
imprevisti: Chris avrebbe avuto il compito di distrarre Huber grazie
all’autografo ed al pass che gli avevano promesso, mentre lui
e
Loki si sarebbero infiltrati nel tempio per eseguire il rito.
Quando la sera
prima il dio
aveva illustrato la strategia, Chris non era stato molto
d’accordo. L’inglese poteva capire cosa provasse.
In fondo
non è che sapessero bene cosa sarebbe accaduto, e
giustamente
l’amico non si sentiva a suo agio a restare fuori
all’oscuro di tutto. Ma alla fine aveva dovuto sottostare.
Non
c’erano poi molte alternative.
«Controlla
che non
manchi nulla» raccomandò Chris mentre prendeva le
chiavi
della macchina che aveva poggiato poco prima sul tavolo. Beh, ormai
erano pronti ad andare. Avrebbero atteso il momento esatto e poi...
«Aspetta!»
Non aveva frenato la sua lingua. Loki lo aveva guardato così
come Chris.
«Che
c’è?» Inghiottì alla domanda
del collega. Non sapeva, ma non
era ancora pronto. Non perché avesse paura del rito, ma
forse
perché non era pronto a dirgli addio. Non così.
«Non
abbiamo fatto
colazione» sorrise.
Era la cosa più sciocca da dire e da
fare, eppure vide il dio sorridergli appena e Chris sospirare. Quella
manciata di giorni era stata così intensa che gli parve si
fossero trattate di settimane. Di mesi, di anni. Piacevoli, anni.
«Croissant
alla crema e
caffè macchiato?» Annuì al biondo che
si
precipitò al telefono della camera. Un'ultima colazione
per dirsi addio, o forse solo arrivederci.
«Per me
un
caffè... amaro.» Vide Chris guardare dubbioso il
dio per
poi sorridere annuendo. Normalità.
Adesso, non suonava per
niente fuori luogo.
«Ok,
perfetto.»
Sarà
stato davvero uno
sciocco sentimentale, forse Loki aveva ragione quando diceva che gli
umani sono deboli e vittime delle loro stesse emozioni, eppure non
poté che essere felice per quel breve lasso di tempo in
più che gli era stato regalato.
Quando la
colazione
arrivò, si sedettero tutti attorno al tavolo. Mentre
addentava
una ciambella zuccherata, Chris si lamentò del suo essere
oramai
delegato a ruolo di factotum,
lui lo avvisò che per ciò
che aveva osato insinuare quella mattina avrebbe dovuto fare il
factotum ancora per un po’ prima di essere perdonato. Loki
aveva
sorriso parlando poco e bevendo elegantemente il suo caffè.
Con una punta di zucchero.
Dopo il breve ed
ormai battuto
tratto di strada, arrivarono davanti al tempio. Il sole iniziava a
diventare rovente e Loki sospirò che ormai era giunto il
momento. Come previsto non c’era nessuno, a parte Huber che
gironzolava per l’entrata giocherellando con la sua torcia.
Avrebbero dovuto sbrigarsi. Si nascosero dietro qualche tronco
d’albero per non farsi vedere. Solo Chris sarebbe sceso verso
il
custode per allontanarlo dall’entrata.
«Allora
vado.» Gli
occhi dell’australiano si posarono sul viso di Tom e lui
annuì. Eppure Chris non fece un passo. Guardò a
terra poi
di nuovo Huber. Poi di nuovo a terra.
«Beh,
io...» Tom
sapeva cosa stava pensando. Avrebbe dovuto salutare Loki, per sempre, e
forse non sapeva bene come fare. In quei pochi giorni il loro rapporto
era mutato, ma Tom sapeva che non erano arrivati al punto da dirsi
addio con troppo trasporto. Chris forse, Loki non di certo. E di fatto,
ci pensò quest’ultimo a togliere l’amico
dall’incomodo.
«Muoviti,
Hemsworth!
Smettila di perdere tempo!» aveva comandato e Chris lo aveva
guardato qualche attimo per poi scendere verso valle senza dire nulla,
se non un roco “Fare attenzione”.
Beh, non
c’era che dire: Loki sapeva davvero come tenere lontana la
gente.
«Voleva
solo salutarti»
gli sospirò senza spostare lo sguardo dalla figura di Chris
che
andava incontro ad Huber.
«Lo
so» fu la
breve replica del dio. Anche i suoi occhi erano fissi
sull’australiano e lui capì che non poteva
pretendere troppo. In fondo aveva già fatto un bel
cambiamento
da quando si erano incontrati «Se Hemsworth fallisce,
dovremmo
eliminare la guardia.» Oppure no.
«Non
pensarlo neanche!» gli aveva intimato, ma il sorriso sul suo
viso gli
suggerì che forse stava solo scherzando. Ma
benché
ingannevoli, Tom sapeva che le parole di Loki non andavano mai prese
sottogamba. Aspettarono qualche altro minuto, finché non
videro
Chris ed Huber sparire dietro una manciata d’alberi.
L’australiano gli lanciò uno sguardo per poi
seguire il
custode. Il depistaggio aveva funzionato.
«Andiamo!»
E con veloci falcate erano di nuovo nel tempio.
Il sole era alto
e ormai i suoi raggi avevano quasi illuminato l’intero
altare. Loki aveva avuto ragione.
Tom
sentì il cuore
battere sempre più forte. Paura, eccitazione,
curiosità.
Anche una punta di dispiacere. Vide le mani del dio armeggiare con gli
oggetti che avevano portato. Versare sapienti l’acqua nella
piccola conca.
«Loki!»
Sapeva che
non era né il tempo né il momento dei discorsi
d’addio, ma non potevano separarsi così
freddamente. Non
se lo sarebbe perdonato. Gli occhi del dio lo guardarono
«Volevo
dirti che è stato bello conoscerti... Di persona
intendo,»
si sentiva come un ragazzino al termine del primo appuntamento e la
cosa gli provocò un misto di imbarazzo e riso nervoso
«E
che io... Niente. Tutto qui. Volevo che lo sapessi.» Decise
di
chiuderla lì. Di certo non poteva andare là ed
abbracciarlo -benché ne sentisse il desiderio-,
né tanto
meno si aspettava una replica da parte del dio.
«Grazie
per
l’informazione» sospirò sarcastico Loki
facendolo
sorridere ancora più imbarazzato. Quasi sicuramente ai suoi
occhi adesso appariva proprio come un classico terrestre sentimentale
degno dei migliori cliché. Si ritrovò ad
abbassare gli
occhi al pavimento di pietra per nascondere il rossore sulle sue
guancie, ma quando risollevò lo sguardo incontrò
il viso
del dio a pochi centimetri dal suo.
«Anche
per me è
stato interessante conoscerti, Tom Hiddleston.» Era
più di
quanto si aspettasse, e forse per questo si ritrovò ad
avvolgergli le braccia al collo. Ovviamente lo sentì
irrigidirsi
e non osare neanche muovere un muscolo. Un abbraccio decisamente
insolito, ma conosceva la difficoltà del dio
nell’approcciarsi agli altri, soprattutto tramite contatto
fisico, e quindi si ritrasse senza troppe pretese. «Questo
è stato decisamente eccessivo» gli
sentì sospirare
mentre andava via. Eppure Tom poté giurare di aver visto un
leggero rossore tingergli le gote.
Loki
ritornò sull’altare e gli fece segno di
avvicinarsi. Era tutto pronto, potevano iniziare.
«Ehi!»
Ma quella
voce li fermò nuovamente. Era Chris che correva verso di
loro
con il fiatone «Ho lasciato Huber sul set... L’ho
affidato
a Kat» balbettò fra gli affanni. Le mani sulle
ginocchia
flesse e qualche capello sfuggito fuori dalla coda. Il set era a
qualche kilometro, il che voleva dire che l’australiano si
era
fatto una corsa estrema per poter raggiungere il tempio prima... Prima
che Loki se ne andasse. Tom scosse la testa con una certa nota stonata
nella gola. Non credeva che Chris ci tenesse tanto, e di certo non lo
credeva neanche Loki, perché se ne stava lì
sull’altare a guardarlo con un’espressione
interrogativa
sul viso.
«Questo
non era nel piano» appurò.
«Al
diavolo il
piano» ruggì il biondo ritrovando il fiato e la
posizione
eretta «Non pensavi che ti lasciassi andare così?!
Senza
neanche darti un pugno?!» Loki tornò verso di loro
sorridendo beffardo.
«Accomodati
pure»
lo sfidò tenendo le mani incrociate dietro la schiena. Tom
li
guardò e si decise a fare qualche passo indietro per
lasciare
anche a loro il tempo di salutarsi, anche se nel loro discutibile modo.
Chris strinse le dita della mano destra ed avvicinò
lentamente
il pugno verso il viso del dio che rimase immobile. Lo toccò
poi
lievemente al mento.
«Fa’
buon viaggio.» Si sorrisero per qualche attimo e poi Loki
riprese posto sull’altare.
Il sole era ormai
al centro
del tempio ed illuminava l’altare nel suo complesso. Nella
fessura al centro fu sistemato lo specchio e davanti la vasca con
l’acqua.
«Dammi
la mano.»
Tom gli allungò la sinistra e Loki praticò un
piccolo
taglio sul palmo. Si ritrovò a stringere i
denti, benché non fosse profondo, la lama aveva comunque
bruciato nel lacerargli la pelle. Anche Loki si tagliò un
palmo
senza però accusare apparentemente nulla
«Pronto?»
Annuì nonostante non lo fosse realmente, ed il
dio chiuse gli occhi iniziando a recitare una strana cantilena. La sua
mano si strinse su quella di Tom e il loro sangue si unì,
lasciando che qualche goccia cadesse nella conca d’acqua.
Chris era a
qualche metro e
l’inglese avvertiva il suo sguardo preoccupato. Avrebbe
voluto
voltarsi ma non riusciva a muoversi. La voce di Loki pareva affondare
nelle sue orecchie e rimbombarli nella testa come gli fosse urlata a
squarciagola, sebbene fosse conscio che il dio stesse sospirando
le formule sommessamente. I suoi muscoli erano tesi e il suo corpo
stava
diventando più caldo. Iniziò ad avere davvero
paura. Il
sole diveniva sempre più abbagliante e sentiva il desiderio
di
chiudere gli occhi, ma prima di abbassare le palpebre guardò
ancora il viso di Loki. Gli parve di vederlo sorridere. Forse era stata
solo la sua impressione, perché dopo non vide più
nulla.
Non sentì più nulla. Attorno a lui solo il vuoto
ed il
silenzio più assoluto.
- - -
Si
guardò attorno. Le pareti, il soffitto, le colonne.
L’odore. Riconosceva quel luogo.
«Ben
tornato.» Si
voltò a quelle parole incrociando lo sguardo
dell’uomo che
le aveva pronunciate. Osservò poi appena la mano, vedendo il
taglio richiudersi velocemente. Non riuscì a non sorridere.
Aveva di nuovo i suoi poteri.
«C’eri
tu dietro?» chiese rivoltò all’uomo che
sedeva più in
alto di lui. Non gli rispose, ma Loki capì che era
così,
che le sue prime impressioni erano state corrette «Il grande
AllFather» sospirò ancora con beffa.
Sul trono, Odino
sedeva con un’espressione grave. Saggia, ma più
stanca di come Loki ricordasse.
«Ora
sei a casa, figlio mio.» Inghiottì a quelle parole
nascondendosi dietro ad un sorriso mellifluo.
«Non
è casa mia.
Non lo è mai stata, Padre.»
Odino annuiva e il dio degli
inganni sapeva di ferirlo con quel suo tono.
«Perché mi
hai gettato in quel mondo lontano?» Ma in quel momento
desiderava solo risposte.
«Volevo
che tu vedessi.»
«Cosa?
Un mondo che
schernisce la mia vita tramite volgari commedie?» Veleno.
Sentiva la sua gola produrre veleno e le sue parole diventare dardi
pronti a colpire. Ma il padre degli dèi lo guardava senza
lasciarsi toccare. Lo guardava con aria comprensiva. Odiosamente,
fastidiosamente paterna.
«No,
Loki. Volevo che tu
vedessi un’altra parte di te.» Non capiva. Non
aveva senso.
Sbatté le palpebre corrucciando la fronte.
«Tom
Hiddleston?»
sbottò incredulo. Un’altra parte di lui? Ma che
significava? Tom non era un’altra parte di Loki, Tom era un
altro.
«Sì,
ragazzo.
Quel mondo rappresenta una parte di questo mondo, come questo
rappresenta una sua parte. Tutti gli universi paralleli non sono altro
che frammenti dell’infinito. Particelle della stessa materia.
Il
loro equilibrio è ciò che sorregge
l’intera
esistenza.» Capiva cosa volessero dire quelle parole. Erano i
suoi
stessi pensieri. Quando aveva riflettuto sulle diversità e
le
affinità fra lui e Tom, fra Chris e...
Si
ritrovò a guardarsi attorno. Era ad Asgard, nel palazzo
reale, al cospetto di Odino. E allora lui
dov’era?
«Thor
non è
qui.» Si voltò verso il trono sentendosi
indispettito dalla
facilità con cui era stato carpito il suo pensiero.
«Non mi
interessa dove
sia tuo
figlio. Non mi interessa nulla che lo riguardi!»
abbaiò falsamente, mentre dentro di sé quella
domanda
pareva urlare. Ma non aveva tempo né ragione per ascoltarla.
Voleva solo conoscere la verità su quegli ultimi giorni. Sul
perché di quel viaggio. «Come hai fatto a
celebrare il
rito?» chiese ritrovando un certo decoro. Odino non rispose,
ma
alla sua destra da dietro una tenta sbucò una giovane donna.
Lunghi capelli biondi, armatura dorata ed un viso che Loki aveva
già visto.
Che sciocco! Si era
lasciato ingannare così facilmente.
La giovane sulla
foto, quella
giovane che aveva creduto una stupida ragazzina terrestre, era in
realtà tutt’altro. E lui era stato così
ingenuo da
non accorgersene.
«Una
Valchiria[1]»
sospirò più a se stesso che ad altri. La donna
rimase
silente rispondendo allo sguardo truce del dio con
un’espressione
fredda.
«Volevo
che tu vedessi
oltre il tuo odio, Loki.» La voce dell’uomo era
accorata e
tale arrivava alle orecchie del giovane dio. Vedere oltre
l’odio...
“Perché lo odi
tanto? ”
“È
l’unico sentimento che riesco a provare... l’unico
che posso concedermi”
Perché
ora gli
tornavano alla memoria le parole di Tom? Perché ora provava
desiderio di ritornare in quell’assurdo mondo?
Perché
voleva sfuggire dalla voce paterna di Odino?
«Io non
posso andare
oltre l’inganno che ho subito» sibilò
«Non
posso andare oltre tutti quegli anni in cui sono stato cullato dalla
menzogna. Cresciuto nell’illusione di un destino che non mi
è mai appartenuto!» Sentiva il suo cuore grondare
lacrime
benché i suoi occhi fossero completamente asciutti. Al
contrario, l’unico visibile di Odino, era lucido.
«Perché
ti
ostini, Loki? Perché non vuoi vedere la verità?
Perché continui a farti del male in questo modo? Noi ti
amiamo e
tu sei nostro figlio,» Odino era in piedi «Non
c’è menzogna nel nostro amore. Non ce
n'è mai stata.»
«TACI!»
L’imponente palazzo parve tremare sotto quell’urlo
che
riecheggiò nella sala vuota. Non voleva sentire oltre, non
voleva udire altro. Non voleva sentire parlare d’amore.
“...Hai solo paura di
essere amato”
Ricordi recenti
gli affollarono la mente.
“...Amare è
ciò che rende questo viaggio degno di essere vissuto”
Chiuse gli occhi
stringendosi
la testa fra le mani. Voleva che smettessero. Che tutte quelle
sciocchezza che era stato costretto a udire per giorni, cessassero di
avvelenargli la mente.
«Chiediti perché sei qui, Loki. Chiediti
perché sei
tornato ad Asgard, se non è più casa
tua.» Pochi
passi ovattati, che Loki non riusciva realmente ad udire.
«Chieditelo senza temere la risposta.»
“Tutti abbiamo bisogno di
qualcuno accanto... Nessuno è nato per essere solo”
Ma era difficile.
Perché dentro di sé aveva voglia di sentire
quelle parole. Aveva voglia di crederci.
Patetico! Patetico! Patetico!
Era l’unico aggettivo che riusciva a darsi.
Dov'era finito il sottile ingannatore? Che fine aveva fatto
l’astuto stratega che
aveva progettato la disfatta di Thor ed era quasi riuscito a portarla a
termine? Dove si era perso l’audace dio delle menzogne sempre
pronto ad avere l' ultima parola ed ammaliare e circuire qualsiasi
creatura con la sua parlantina? Come poteva farsi giocare
così
da dei miseri umani? Come poteva cedere così ai suoi stupidi
sentimenti?
I sentimenti rendono
deboli...
Si
guardò ancora le mani e le scoprì tremanti,
così come si accorse di avere il viso bagnato.
«Figlio
mio.» Odino gli era di fronte, con le lacrime a rigargli il
volto segnato dai secoli.
«P-Padre...»
Si
trovò stretto fra quelle braccia come un tempo.
Non sapeva
perché, non si spiegava ancora nulla di cosa
fosse accaduto. Se fosse realmente accaduto o fosse solo
frutto di
una ben
congeniata illusione. L’unica cosa che sapeva reale, era il
calore
di quell’abbraccio. Si ritrovò in ginocchio a
stringersi a
quel vecchio uomo che tanto aveva sentito come traditore. Che tanto
aveva odiato e che lo aveva condannato ad una vita di bugie. Non
era capace di perdonare, Loki, non sapeva cosa fosse il rimpianto
né il rimorso per le atrocità commesse. Non
chiedeva
perdono né lo concedeva. Ma tutto questo non aveva
importanza.
«Figlio
mio.» In
quell’abbraccio tremante, si sentiva patetico ed ignobile.
Nel
versare lacrime senza sapersi fermare, si sentiva debole e vile.
«Padre.»
Nel sibilare quel nome, si sentiva sconfitto.
Ma non aveva
importanza.
Perché nel restare lì, tremando in lacrime fra le
braccia di
suo padre, si sentiva finalmente a casa.
- - -
“Tom”...
udiva
una voce lontana... “Tom”...
la conosceva, la conosceva
bene... “Tom,
svegliati”... era la voce di Chris...
“Ehi, Tom,
svegliati. Ti prego”... lentamente
aprì
le palpebre.
«Tom,
grazie a Dio!» Ci mise un po’ per abituarsi alla
luce, ma pian piano
iniziava a mettere a fuoco l’immagine che aveva di fronte. Un
viso. Due occhi tremendamente azzurri, due labbra socchiuse in una
smorfia preoccupata.
«Chris...»
riuscì a malapena a sospirare.
«Come
ti senti?» Non sapeva cosa rispondere, perché a
dirla tutta non si sentiva.
Lentamente prese coscienza del suo corpo e si accorse di trovarsi a
terra, fra le braccia dell’amico.
«Dove
siamo?» Non riusciva però ancora a parlare senza
faticare.
«Siamo
al tempio... Ti
ricordi? Loki, il rito...» Loki...
Iniziò a
ricordare. Certo, il rito! Il tempio di Loki! Il portale!
«Dov’è?»
«Se
n’è
andato.» Fissò i suoi occhi. Tristi, dolci, belli.
«È stato un flash: una luce forte e mi
sono ritrovato
a terra.... Mi sono svegliato poco fa e tu eri ancora svenuto e lui...
Loki non
c’era più.» Con cura Chris
riuscì a farlo sedere senza smettere di sorreggerlo con le
sue braccia.
«Grazie»
gli sorrise e il biondo sorrise a sua volta.
«Mi hai
spaventato» gli sussurrò con tono liberatorio
passandogli
una mano sul viso. A quel tocco si ritrovò a sorridere
più dolcemente. Chris e la sua inguaribile apprensione.
Quasi lo
credesse un fuscello in balia del vento. Benché lo superasse
di
età di un paio di anni e gli fosse in difetto solo di pochi
centimetri, Chris alle volte lo trattava come fosse qualcosa di
delicato. L’aveva sempre creduto un innato istinto fraterno.
In
fondo lui ed i suoi fratelli erano così legati che era
inevitabile che fosse così anche con gli amici
più
intimi. Ma chissà perché, mentre si specchiava
nei suoi
occhi, mentre si sentiva avvicinare al suo corpo per tirarsi in piedi,
nella sua testa risuonavano le parole di Loki: “Non sei
l’unico. Anche lui tenta di placare il suo cuore”.
«Dovresti
disinfettarla.» Non si era neanche accorto della mano ferita
se
non fosse stato Chris a farglielo notare. Si strinse di più
al
suo fianco, mentre l’australiano gli avvolgeva un braccio
attorno
alla vita legandosi il suo sulle spalle «Ti porto in
ospedale.»
«Chris, è solo un taglietto.»
«Non credo ci vogliano dei punti, ma è sempre
meglio essere prudenti.»
«Non sanguina neanche...»
«Questo caldo poi non aiuta. Dobbiamo trovare
dell’acqua.»
«Chris...»
«Sarà anche il caso di avvisare la troupe.
»
«Chris!»
«Ed anche-» Gli afferrò la nuca e
premette le labbra sulle sue.
Fu istintivo, inconscio. Tremendamente naturale.
Quando si allontanò, Chris aveva gli occhi sbarrati e le
guance
in fiamme e se il suo petto non lo ingannava, il suo cuore stava
galoppando decisamente troppo forte. Ma poteva sbagliarsi, forse si
confondeva con il suo.
Incontrare Loki era stato decisamente bizzarro, assurdo, a tratti
inquietante. Ma gli aveva anche regalato tanto. Aveva imparato a
conoscerlo meglio ed a conoscersi meglio. E se fosse stato un bene o
no, questo Tom non poteva ancora saperlo.
«Perdonami Chris, ma non avevo altro modo per
zittirti.»
«Ah...» Per qualche attimo la sua espressione fu
confusa,
ma subito ritrovò il sorriso «Allora è
per questo
che sei così logorroico? Vuoi che ti zittisca a furia di
baci?!» Rise divertito.
«Finalmente ci sei arrivato, Hemsworth»
sospirò lanciandogli un’occhiata ironica. Presero
a
camminare per uscire dal tempio e sebbene Tom sentì di
essersi
ripreso, continuò a sorreggersi al compagno.
«Hai delle labbra morbide, per essere un uomo.» Tom
alzò un sopracciglio imbarazzato.
«Oh, grazie.» Poi gli rivolse un sorriso
«Anche le tue
sono molto piacevoli, a parte la barba che pizzica un po'...»
Risero entrambi.
Forse solo adesso capiva che ciò che li legava non era
semplice
amicizia. Loki aveva insinuato fosse... amore. Ma non era neanche
quello. Era qualcosa di diverso. Di più forte. Di
più
universale. Qualcosa che non si poteva definire con una parola.
Qualcosa che aveva un nome che solo il battito del loro cuore sapeva
pronunciare.
«Se lo sapesse Elsa, sarebbe un dramma.»
«Pensi che ti lascerebbe?» Chris sospirò
ghignando.
«No. È questo il dramma: penso che
farebbe il tifo per noi».
[1]. Le Valchirie sono
divinità che servono Odino ed il loro
compito è di accompagnare coloro che ne sono degni
nel Valhalla.
[Non so se
nel fumetto esista qualcosa di simile in quanto conosco solo il
movieverse, ma comunque la mia
Valchiria serve Odino in modo diverso.]
The
End
kiss kiss Chiara
❤
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