Un
peloso imprevisto
Dare
ripetizioni a Marron era un’impresa: difficile,
impegnativa e potenzialmente letale.
Tanto
per peggiorare le cose, Trunks aveva subito sbagliato approccio,
esordendo in un tono saccente che risultava alquanto irritante.
«Andiamo,
è la decima volta che sbagli questo
esercizio! Non è così difficile!»
La
ragazza lo incenerì con lo sguardo.
«Dici?» s’informò, acida.
«Vorrà dire che qualcuno non
è in grado
di spiegarlo come si deve…»
Il
giovane sbuffò. «Te l’ho spiegato in
almeno tre modi diversi» ribatté. «Se
solo la tua zucca fosse meno dura, avresti…»
«Quindi
sono stupida» lo interruppe Marron, con
occhi che mandavano lampi.
Trunks
sbatté le palpebre, preso in contropiede.
«Prego?»
«Stai
dicendo che sono stupida».
«No!
No…» Il saiyan decise che era
meglio agire con prudenza. «Non sei stupida, anzi, sei molto
intelligente, devi solo concentrarti».
Lei
emise un piccolo sospiro, riportando gli occhi sul libro.
«Sai» ammise, «mi piacerebbe poter
trascorrere il tempo con te in maniera diversa».
Gli
occhi di Trunks brillarono, e il ragazzo passò un
braccio sulle spalle di Marron. «Ah,
sì?» indagò, con un largo sorriso.
Lei
strusciò la testa contro la spalla di lui.
«Sì» miagolò.
Il
cuore di Trunks fece una capriola.
«Be’…» esordì,
«ai compiti possiamo pensare domani
pomeriggio…»
Marron
gli sorrise, radiosa, e il giovane avvicinò il volto
a quello della ragazza…
In
quell’istante, la porta della stanza venne spalancata con
tanta forza da sbattere contro il muro.
«Trunks»
chiamò la voce squillante di
Bra, giungendo come un fulmine a ciel sereno, «oggi mi porti
fuori?»
Il
ragazzo si allontanò di scatto da Marron. Continuando a
cingere la bionda, voltò la testa verso la sorellina, che lo
osservava innocentemente dalla soglia.
«Ho
da fare!» le ringhiò contro.
Di
solito non era così brusco, ma in quel momento voleva
solo essere lasciato in pace. Purtroppo, Bra era un osso duro.
«Dai!»
piagnucolò. «La mamma
non può e il papà non vuole!»
«E
io non voglio né posso»
ribatté il ragazzo, mentre Marron guardava con
curiosità verso la bambina.
«Per
favore!» implorò Bra.
«Bee ha fatto i cuccioli!»
«Chi?»
fece Trunks, aggrottando le sopracciglia.
«Bee»
intervenne Marron. «Su, Trunks,
è il cane di Mister Satan!»
«Già!»
Bra annuì
freneticamente, lieta come un fringuello di fronte a
quell’aiuto inaspettato. «Pan li ha già
visti, e io no!»
Con
grande preoccupazione di Trunks, Marron pareva piuttosto divertita.
«Oh,
no» commentò la ragazza bionda.
«È una tragedia».
Speranzosa,
la bambina si avvicinò di qualche passo.
«Potete portarmi a vederli?» implorò,
rivolgendosi direttamente a Marron.
E
in quel momento, la bionda si alzò in piedi, districandosi
dall’abbraccio del fidanzato. «Ma certo!»
esclamò. «Perché no?»
Trunks
la fissò, sbigottito. «Ma
noi…» Si schiarì la gola.
«Ehm, noi… Avevamo da fare».
«Andiamo,
Trunks, l’hai detto tu: i compiti
possiamo rimandarli a domani» replicò Marron, in
tono allegro.
“Verissimo”
si disse il ragazzo, costernato.
“Ma io non pensavo ai compiti…”
«Grazie,
grazie!» cinguettò Bra, tutta
contenta, correndo ad abbracciare le gambe di Marron.
Trunks
scosse la testa, arrendendosi con un sospiro, e
allungò una mano ad accarezzare i capelli morbidi della
sorellina.
Durante
il tragitto – su uno dei piccoli aerei brevettati
Capsule Corporation – Bra non fece altro che chiacchierare.
Trunks,
che era alla guida, teneva lo sguardo fisso davanti a
sé senza proferir parola.
Marron,
però, non faceva che ascoltare la piccola, inserendo
qua e là qualche commento o qualche domanda, così
Bra passava da un racconto all’altro, felicissima che
qualcuno la stesse a sentire con tanta attenzione.
Della
marea di parole, Trunks captò solamente qualcosa qua e
là.
Per
la precisione, apprese che Bee era il papà degli otto
cuccioli, mentre la madre era una cagna nera che, come ebbe cura di
specificare Bra, sembrava un lupo.
Mister
Satan stava dando via i cuccioli, dato che non poteva tenerli
– per questo la bambina aveva tanta fretta di andare: temeva
che, se avessero aspettato troppo, non ci sarebbe stato più
nessun cagnolino da vedere.
Finalmente,
Trunks poté atterrare davanti alla villa di
Mister Satan.
Il
trio scese dall’aereo, e il ragazzo si chinò
per spingere il pulsante che ridusse il mezzo di trasporto in una
piccola capsula.
«Wow»
commentò Marron, schermandosi gli
occhi. «Che statua!»
Davanti
a loro, infatti, si trovava un’enorme busto di Mister
Satan che alzava il pollice in segno di vittoria.
«Uhm»
disse Trunks. «Questa non
c’era l’ultima volta che sono stato
qui…»
Alla
piccola Bra non interessava affatto, e afferrò la mano
del fratello, trascinandolo sino al citofono.
La
voce tonante di Mister Satan diede loro il benvenuto, il cancello si
aprì e i ragazzi poterono entrare nei giardini della villa.
Mentre
attraversavano il prato, Bra notò che era meno bello
di quello di casa sua. Qui, infatti, non c’erano tutti i
fiorellini profumati… Probabilmente, a causa della mancanza
di una nonna come la sua che si occupasse di loro tutti i giorni.
«In
quanto ampiezza, questo posto fa concorrenza alla Capsule
Corporation» commentò Marron, voltando la testa da
una parte e dall’altra.
«Già»
concordò Trunks,
trattenendo un sorriso.
Era
esattamente la stessa cosa che aveva pensato lui la prima volta che
aveva visitato quella casa. Allora era ancora un bambino –
era capitato lì con Goten e Gohan perché il
maggiore voleva vedere Videl – ma se lo ricordava molto bene.
Mentre
ripensava al passato, iniziò a fissare la maglietta
rosa di Marron.
Notando
il suo sguardo, la ragazza inarcò le sopracciglia
chiare. «Che hai?» chiese, sulla difensiva.
«Non ti piace come sono vestita?»
Trunks
fece una smorfia divertita. «Bah, il come non
è un problema… Diciamo che non mi piace che tu
sia vestita» replicò, tenendo bassa la voce
perché Bra non lo sentisse.
Marron
divenne rossa come un peperone, ma non appena si riprese
sfoderò un sorriso malizioso.
«Be’»
sussurrò, avvicinando le
labbra all’orecchio del giovane e procurandogli un
piacevolissimo brivido, «vorrà dire che, se
avanzerà del tempo dopo questa visita, sapremo come
impiegarlo…»
«Trunks!»
La voce lamentosa di Bra li distolse dai
loro progetti. «Cammina più veloce!»
Il
giovane rivolse a Marron un sorriso fugace, quindi
affrettò il passo verso la sorellina. «Sto
arrivando, piccola!»
La
bambina lo fissò, senza capire l’improvvisa
allegria del fratello, ma poi ne parve soddisfatta.
In
quel momento, uscendo dalla porta d’ingresso, Mister Satan
arrivò loro incontro.
«Ragazzi!»
li salutò, sebbene apparisse
un po’ preoccupato dalla presenza di Trunks – per
quanto lo negasse, era ancora traumatizzato dal pugno che il saiyan gli
aveva assestato da bambino. «A cosa devo l’onore di
questa visita?»
«Siamo
venuti a vedere i cuccioli!» rispose subito
Bra.
L’uomo
barbuto scoppiò in una risata tonante.
«Oh, certo, ma certo! Seguitemi, sono da questa
parte!»
Marron
scambiò un’occhiata con Trunks, divertita
dalla teatralità con cui Mister Satan affrontava qualsiasi
cosa.
«La
mamma dei cuccioli c’è?»
s’informò Bra, mentre percorrevano
un’ampia scalinata.
«No»
rispose Mister Satan, «il suo
padrone l’ha già riportata a casa
propria».
La
bambina si corrucciò. «Ha portato via la mamma
dei cuccioli?» fece. «Che cosa cattiva!»
Fortunatamente,
ormai erano giunti alla loro meta, così il
padrone di casa poté astenersi dal rispondere.
I
cuccioli si trovavano in quella che sembrava una stanza da giochi.
Qua e là sul pavimento erano sparse delle palle di gomma e
dei giochi ad incastri – probabilmente, da piccola, Videl
aveva trascorso molto tempo lì dentro.
E
ora quella camera era riservata ai cagnolini.
Visto
che, però – come spiegò Mister
Satan –, la donna delle pulizie era in congedo temporaneo,
per ora i cuccioli erano confinati in un enorme scatolone di cartone,
in modo che non combinassero troppi disastri.
Trunks
si tenne da parte, disinteressato, ma Bra e Marron si
avvicinarono subito per guardare dentro la gigantesca scatola.
Su
otto, due cuccioli erano già stati presi, così
ne erano rimasti sei.
Erano
tutti a pelo corto, beige con le orecchie pendenti e gli occhi
umidi… O meglio, quasi tutti.
Uno
dei cagnetti, infatti, aveva preso dalla madre, e somigliava a un
lupacchiotto dal pelo nero e soffice, con due orecchie dritte e morbide.
Gli
occhi avevano uno sguardo vispo, e quando Bra allungò la
mano per accarezzarlo, il cucciolo la colpì con le proprie
zampette.
La
bambina ne fu a dir poco deliziata. «Cagnetto!»
commentò, ridendo forte.
«È
davvero carino» concordò
Marron, tendendo una mano a propria volta.
Il
cucciolo scodinzolò energicamente, andando a strusciarsi
contro il palmo della ragazza.
«Oh,
Trunks!» esclamò Marron,
sopraffatta. «Non è un tesoro?»
Il
giovane sbatté le palpebre, cadendo dalle nuvole.
«Uh, cosa? Ah, sì» confermò
poi, senza troppa convinzione. «Certo».
«Vuoi
prenderlo?» intervenne Mister Satan.
Marron
sgranò gli occhi davanti a quella proposta
inaspettata. «Dice sul serio?»
«Ma
certo!» tuonò l’omaccione.
«Sono un guerriero, non posso metter su un allevamento di
cani!»
Marron
esitò, e Bra ruppe il silenzio, incitandola
vivacemente: «Prendilo, prendilo!»
Strappato
alle proprie fantasie – che, per farla breve,
concernevano Marron e una stanza chiusa a chiave –, Trunks si
avvicinò, scoccando un’occhiata alla biondina.
Vedendo
Marron tentennare, Bra tornò all’attacco:
«Pensa se lo prende qualcun altro!»
La
ragazza si morse il labbro, chiaramente combattuta.
«Marron…»
cominciò Trunks.
In
quel momento, però, il cucciolo abbaiò,
accennando uno scodinzolio speranzoso… E Marron cedette.
«Lo prendo».
«Bene,
bene!» si rallegrò subito Mister
Satan. «Meno male! È l’unico diverso
della cucciolata, e tutte le altre persone che li hanno visti volevano
quelli come Bee!»
«Ma
Marron, ne sei sicura?» obiettò
Trunks. «Non dovresti chiedere ai tuoi
genitori…»
La
ragazza, però, scrollò le spalle, chinandosi
verso il cucciolo. «Nah. Mio padre si è sempre
offerto di comprarmi un animaletto da compagnia, sono certa che ne
sarà felicissimo!»
«Sì,
ma…» Trunks si morse
l’interno della guancia, scoprendosi a corto di motivazioni.
«Trunks!»
trillò Bra, emozionatissima.
«Marron prende il cucciolo!»
«L’ho
notato» rispose il ragazzo,
sconsolato.
A
quanto pareva, doveva proprio dire addio ai suoi progetti per quel
pomeriggio…
Marron,
da parte sua, sembrava del tutto estranea a ciò che
le accadeva attorno. Aveva teso le mani verso il cucciolo e
l’aveva preso in braccio.
Il
cagnolino le leccò il mento, e lei scoppiò a
ridere.
Una
risata argentina, di quelle che Trunks sarebbe rimasto ad ascoltare
per tutta la vita.
«Sei
bello» disse Marron, con occhi ridenti,
accarezzando il cucciolo tra le orecchie, «sei proprio
bello!»
La
bestiola scodinzolò, cercando di leccare il collo della
ragazza.
Trunks
si accigliò. «Ehi, così
finirà per farti il bagno!»
«Sciocchezze»
ribatté Marron,
«mi sta solo dando dei bacini».
Il
ragazzo assottigliò gli occhi. Era quello il punto! Solo
lui poteva
baciare il collo di Marron.
Per
poco non gli venne da digrignare i denti, poi si sentì
meravigliato.
Accidenti!
Non poteva essere geloso di un cane!
D’altronde,
però, gli sembrava che quel cucciolo
si stesse crogiolando nelle coccole della ragazza con aria fin troppo
soddisfatta…
E
Marron era fin troppo dolce… Lui doveva sudare sette
camice per ottenere qualche effusione, e quel cane ci riusciva
così, senza far niente?!
«Oh,
piccolo mio, ti troverò la cuccia
più bella del mondo, vedrai!» stava blaterando la
ragazza, rivolta al cagnolino. «Oggi è giorno di
shopping! Bisogna comprare tutto quello di cui hai
bisogno…»
Trunks
scosse la testa, costernato. Il suo programma per quel
pomeriggio era da accattonare definitivamente.
«Bellissimo!»
esclamò Bra, entusiasta.
Marron
si chinò per permettere alla bambina di accarezzare
il cucciolo, poi sollevò lo sguardo luminoso verso Trunks.
«Grazie»
gli disse, a fior di labbra.
Il
giovane rimase spiazzato. «E di cosa?»
«Come,
di cosa?!» esclamò Marron,
accarezzando il dorso del cucciolo. «Se non ci fossi stato tu
alla guida dell’aereo, non saremmo mai venuti qui!»
Trunks
sbatté le palpebre.
Saggiamente,
evitò di dire che – se fosse dipeso
da lui – a quell’ora loro due sarebbero stati nella
sua stanza a pomiciare, e che quel cucciolo Marron non
l’avrebbe visto nemmeno di sfuggita…
«Di
niente» disse invece.
Il
cagnolino leccò la guancia di Marron, e lei si mise a
ridere di nuovo.
Trunks,
allora, ammise con riluttanza tra sé e sé
che quel cucciolo non era poi così male, se riusciva a
rendere la ragazza tanto felice – e per quanto riguardava i
suoi progetti, sperava ci sarebbero state altre occasioni per liberare
Marron di tutti i suoi vestiti.
Spazio dell’Autrice:
Salve a tutti! Era da un secolo che non scrivevo one-shot su
Dragonball, spero che questo testo senza pretese vi sia piaciuto
=)
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate…
Comunque, il cagnetto di Marron è una comparsa nata nelle
mie raccolte di drabbles Marron/Trunks. Nel caso vi interessi vedere
come in futuro renderà la vita di Trunks un inferno, vi
metto qui giù i link dei capitoli in cui compare ;)
Quel
dolce, piccolo cagnetto
Una
piccola peste
Talenti
strabilianti
Bimbi
capricciosi
Ultimo
dell’anno
Troppa,
troppa mitologia
Coraggio
o mero istinto?
Famiglie
Priorità
differenti
Mitologiche
minacce
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