Yara
Greyjoy, 135
parole.
Quando Theon non era che
un bambinetto e lei un ragazzina che giocava con le asce, i loro
occhi erano gli stessi. Grigi e profondi quanto gli abissi
più
inarrivabili del mare, duri e selvaggi quanto le spigolose rocce
delle Isole di Ferro... ora lo sguardo del giovane accanto a lei era
viscido e acquoso quanto il pescato andato a male.
Yara nascose a stento una
smorfia nauseata.
Che ciò che è morto
non muoia mai.
Ore
dopo, seduta con le gambe accavallate l'una sull'altra alla grande
tavola di Balon, si ritrovò a pensare all'espressione
ridicola che
Theon aveva mostrato durante il suo battesimo al Dio Abissale.
Scrutò
il proprio riflesso nel limpido acciaio dell'ascia e si
lasciò
andare a un'allegra risata metallica.
Che ciò che è morto
possa morire almeno un altro paio di volte.
Ros,
150 parole.
Era bastato davvero poco
per convincere Ros che la magia di Approdo del Re non avrebbe mai
potuto darle la sicurezza del grigiore di Grande Inverno. Era stata
stolta e avventata – e ora la via del ritorno era la
più impervia.
Vestiva
di pizzi e sete, beveva vino dolce in coppe dorate e Lord Baelish le
faceva spesso dono di meravigliosi orpelli per i propri capelli.
«Non
v'è nulla che potrei amare più dei vostri capelli
rossi, mia cara».
Aveva
creduto a tutto quel frastuono di sogni e desideri per molto
più
tempo di quanto non avesse dovuto. I suoi occhi vedevano solo
ciò
che lei voleva vedere – la prima volta in cui la mano di Lord
Baelish si era insinuata sotto le sue gonne si era sentita perfino
compiaciuta dalle sue attenzioni.
Giorno
dopo giorno, Grande Inverno era sempre più lontana.
Varys,
117 parole.
La
presenza di quel ragazzino che Jon Arryn aveva portato ad Approdo del
Re lo turbava più di quanto non avessero mai fatto gli
sguardi
caustici della regina e del suo fiero gemello. Seduto attorno al
tavolo del concilio, Varys lo studiò per l'ennesima volta.
Continuava
a giocherellare sprezzante con un dragone d'oro, facendolo svanire
fra le dita con l'abilità snervante di un guitto da circo.
«Il giovane Petyr fa
magie con il denaro» aveva
assicurato Lord Arryn.
Petyr
intercettò il suo sguardo.
Se
qualcuno gli avesse domandato quando aveva iniziato a temere i giochi
di prestigio di Ditocorto, Varys avrebbe risposto da quel giorno.
Un sogghigno, un
occhiolino fugace e i corni erano suonati a guerra.
Brienne,
132 parole.
Aveva creduto di aver
perso ogni cosa con la morte di Renly. Si era sentita indifesa e
inutile come mai nella propria vita si era sentita; la terra aveva
tremato sotto i suoi piedi, il mantello della guardia che il suo re
le aveva donato si era serrato attorno alla sua gola e le cappe continuavano a stringere, a stringere, a stringere... Aveva creduto
di essere morta con lui, quella notte.
Ma era Renly ad essere
morto, non lei.
Brienne
si strinse sofferente all'elsa della spada. Lady Catelyn le rivolse
un'occhiata pietosa e le appoggiò una mano sulla grande
spalla.
«Conosco
il tuo dolore».
La
giovane guerriera alzò il capo e annuì con
rinnovata fierezza.
«Lo
conosceranno anche i vostri nemici, mia signora».
Era Renly ad essere
morto, non lei.
Lysa
Arryn e Catelyn Stark, 175 parole.
Nonostante
il trascorrere degli anni avesse iniziato da tempo a reclamare la sua
giovinezza, Catelyn aveva conservato tutta la bellezza dei
Tully.
I
capelli ramati erano ancora lucenti e setosi, gli occhi azzurri
continuavano a brillare vivacemente. Nonostante fosse appesantita dal
mantello da viaggio, Lysa aveva notato immediatamente quanto il suo
corpo fosse ancora snello e sensuale.
Si
morse con rabbia il labbro inferiore: dopo cinque gravidanze e
metà
della propria vita trascorsa fra le fredde terre del Nord, Catelyn
continuava ad essere la più bella. Certe storie non
cambiavano mai
protagonista.
«Un
tempo eravamo inseparabili... cos'è cambiato fra di noi,
Lysa?».
La
voce triste di Catelyn sembrava riemergere da un tempo
fatto di pomeriggi assolati trascorsi a giocare sulle rive di Delta
delle Acque. Era un tempo in cui Lysa sarebbe stata pronta ad
ascoltare ognuna delle parole pronunciate dalla voce di sua
sorella... ma non era più quello, il loro tempo.
«Non
è cambiato nulla, Cat».
Il
suo tono tremava di stizza.
Sei ancora più bella
di me.
Certi protagonisti non sarebbero mai morti.
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