13.
EATING ICE-CREAM
Si
spalma con la faccia contro il vetro ammirando per un po' i diversi
gusti disponibili e si ritira su con un sorriso da bambino, muovendo
l'indice mentre fa la sua ordinazione. «Una
coppa gigantesca per due con liquirizia, anice e vaniglia. Ah, panna
montata, scaglie di cioccolato, granella di nocciole e qualche
fragola. Grazie.»
Il
sorriso si fa più ampio, ma il finlandese accanto a lui lo
squadra con rimprovero.
«Matt,
insomma! Perché ordini per me?»
Il
danese inclina la testa e lo guarda con espressione confusa. «Non
lo prendi sempre così?»
Tino
si imbroncia e gesticola verso la vetrina. «E
se oggi volessi cambiare? Se volessi nocciola e pistacchio?»
«...
Vuoi nocciola e pistacchio?»
La
signorina dietro il bancone resta con la coppa di vetro in mano ed il
cucchiaio per il gelato nell'altra, seguendo lo scambio, interessata,
come ad una partita di tennis.
Tino
fissa i vari gusti per una manciata di secondi e poi struscia un
piede, calmandosi. «Mh... no.»
Mentre
sono seduti al tavolino e si dividono l'enorme coppa di gelato, Matt
scruta il broncio adorabile del fidanzato e va a punzecchiarlo con
una cannuccia di cialda al cioccolato.
«Perché
sei arrabbiato? Il gelato non ti rendeva felice? Overdose di
zuccheri, eccetera eccetera?»
Tino
sospira e fa sparire una cucchiaiata gigantesca, ondeggiando
involontariamente come fa sempre quando mangia qualcosa che gli piace
e costringendosi a smettere con la più dura forza di volontà.
«Il
gelato va benissimo, non è questo, è che...»
«Te
la sei presa davvero perché ho preceduto la tua ordinazione
che sarebbe stata la stessa? Scusa, non credevo ci tenessi tanto a
fare da te», gli sorride teneramente.
Il
ragazzo si nasconde dietro la coppa e rosicchia una cialda croccante,
alzando e abbassando lo sguardo su di lui, esitante, ma evidentemente
preparandosi a dirgli qualcosa. Matt aspetta paziente, sfiorandogli
ginocchia con ginocchia sotto al tavolo ed accarezzandogli quasi
distrattamente il gomito.
Ci
vuole un po', ma alla fine Tino sospira e si decide a parlare, forse
incoraggiato da quella dolcezza, dalla disponibilità ad
ascoltarlo, dalle leggere carezze.
«Mi
conosci troppo bene, sai praticamente tutto di me. Quello che mi
piace, quello che non sopporto... sai anche quello che vorrei dire e
spesso finisci le mie frasi.»
Matt
ride un momento, agitando il cucchiaio in aria.
«Lo
fai anche tu con me! Non è una bella cosa, Tino? È
quello che succede alle coppie quando stanno insieme da tanto tempo e
sono in sintonia, no? A me questo piace molto.»
Tino
annuisce, incerto, prende un po' di gelato alla vaniglia e lo infila
nella sua bocca spalancata, per farlo tacere il tempo necessario a
spiegarsi meglio.
«Ho
paura che conoscendomi tanto bene potresti stufarti di me, prima o
poi, perché non sei più curioso, non c'è nulla
che puoi scoprire. Non sono mai stato interessante in partenza, ma se
sai tutto, allora...», termina senza
energia e a spalle chine.
«Hey.»
Matt
gli afferra il gomito e lo stringe, obbligandolo a sollevare il mento
e corrucciandosi a sua volta per la sua espressione triste. Prende un
bel respiro e scuote la testa con energia.
«Tu
sei... mh... vediamo... come il mio libro preferito. Posso conoscere
le frasi a memoria e dire ad occhi chiusi il numero delle pagine.
Posso leggerlo dieci o mille volte, eppure non smetterò mai di
farlo, perché è un libro che amo e perché io
voglio quel libro. Lo voglio sul mio comodino e voglio sapere
che è lì per me, pronto ad essere riletto anche se lo
saprei riscrivere, perché è il mio cazzo di libro
preferito e riderò e piangerò negli stessi punti, ogni
santissima volta.»
Termina
con una faccia strana, come chiedendosi se sia riuscito a farsi
capire o se abbia fatto una gran confusione, tra il tono un po'
troppo alto che ha fatto girare qualche testa, lo sprint col quale è
partito senza prima elaborarsi il discorso e l'espressione
sconcertata di Tino, alla fine.
Però
poi vede che finalmente gli sorride, gli occhi non sono più
rabbuiati e gli appoggia il palmo, freddo per aver stretto la coppa,
sopra la guancia. Resta lì, sfiorandogli la pelle con il
pollice.
«Come
fai a dire certe cose, Matt?»
«...
Dico solo quello che penso»,
borbotta, guardandolo fisso e perdendosi un po'.
«Se
io sono il tuo libro preferito tu sei il mio gelato alla liquirizia»,
mormora Tino, di nuovo sereno. «Ti
ordinerò per sempre.»
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