After the sunset cap 3
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Chapter 3 -
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Meat & Blood -
Era quasi ora di pranzo e la scuola stava cominciando a rianimarsi. Le
discussioni sul menù, sempre a bassa voce per evitare di
venire scoperti dai professori a chiacchierare, erano una costante in
quella parte della giornata.
Benché non avvertisse la fame come qualunque altro essere
umano, anche Gabriel aveva bisogno di mangiare. Il pasticcio di carne
non era esattamente il suo piatto preferito, soprattutto dato che, tra
colore e sapore, di carne lo sembrava ben poco, ma si sarebbe
accontentato.
Incrociò le braccia dietro la schiena, continuando a
passeggiare lungo il cortile dell'istituto. Poche ora prima, in quello
stesso posto, aveva spaventato Judith Carter. Beh, non che fosse del
tutto colpa sua: se lei gli avesse creduto subito, e magari accettato
il passaggio che le stava offrendo, non ci sarebbero stati problemi.
Invece non si era fidata. Tutti si fidavano di lui, sempre.
Non era un caso se in quella scuola era trattato con un occhio di
riguardo: essere il figlio di Jonah Greyhound equivaleva a essere una
sorta di essere superiore. Per esempio, poteva permettersi di andarsene
in giro durante un'ora di lezione, anche se di supplenza.
Superò l'entrata principale dell'edificio, salutando con un
cenno del capo uno dei suoi professori.
Sapeva con certezza che mezzogiorno era passato da diciassette minuti.
Come sapeva di aver assunto l'ultima dose di Zelda esattamente
settantanove ore e quaranta minuti.
Odiava chiamarla "dose", lo faceva sentire un drogato. Ma non c'era
altro termine, non avevano trovato altro nome. In fondo, era un po'
come una droga: senza lo Zelda non avrebbe potuto essere quello che
era. L'unico vantaggio era la totale mancanza di eventuali crisi
d'astinenza.
Prese il telefono dalla tasca e digitò velocemente un
messaggio.
Squadra 4 ore 15. Avvisa.
Sapeva che Allie avrebbe capito. E poi non voleva rischiare di dover
aspettare qualcuno per iniziare l'allenamento. Succedeva sempre con
quella squadra, la più disorganizzata e inutile di tutte.
Riprese a camminare, borbottando tra sé e sé,
lanciando di tanto in tanto occhiate in giro. Controllare sempre tutto
era ormai diventata un'abitudine di cui non poteva fare a meno.
La campanella suonò, segnando la fine delle lezioni
mattutine. Era ora di andare in mensa, il pasticcio di carne lo stava
aspettando.
- Allora, chi era quel bel fusto di stamattina?
Judith sollevò lo sguardo dall'orrendo pasticcio di carne
per osservare Lynn, la sua migliore amica, posare il vassoio sul tavolo
e sedersi di fronte a lei.
- Di chi parli? - chiese vaga.
- Di quello che per poco Oliver non prende a botte.
- Oh, lui. E' Gabriel, un amico di mio fratello.
- E cosa voleva da te?
Ripensando a quanto successo qualche ora prima, Jude non
riuscì a trattenere un sospiro. Le risultava impossibile
riuscire a non fare brutte figure. Ogni volta che parlava, ogni
movimento che faceva... tutto era materiale per un nuovo danno. Era
davvero destinata ad umiliarsi in quel modo per tutta la vita?
- Darmi un passaggio fino a scuola - rispose. - Ma l'ho rifiutato.
All'occhiata sarcastica dell'amica Jude rispose con un lungo sospiro.
- Sai che non ci si può fidare di nessuno, Lynn.
- Non ci si può fidare di nessuno di notte. Ma alla
luce del sole, un tentativo lo si può anche fare.
- E' Gabriel Greyhound.
L'amica sgranò gli occhi, posando le mani sul tavolo e
sporgendosi in avanti.
- Quel
Gabriel Greyhound? - sussurrò.
- Com'è che tutti conoscono il suo nome e non la sua faccia?
Era risaputo che molti tra i Soldati preferivano mantenere segreta la
loro identità; ma i Greyhound erano in assoluto la famiglia
più famosa di tutta Dunston. Generazioni di Soldati, una
lunga discendenza di combattenti sempre al servizio della popolazione.
- I Greyhound sono leggenda - convenne Lynn, quasi avesse ascoltato i
suoi pensieri. - Sono stati loro a creare i Soldati, senza di loro
nessuno ci proteggerebbe da tu sai chi.
E per l'ennesima volta, Judith si chiese quale fosse il problema della
ragazza nel pronunciare la parola 'Vampiri'.
- Giusto - borbottò, - hanno preso dei ragazzi e li hanno
fatto diventare dipendenti da quello... quello... Zinco.
- Zelda.
- E' lo stesso.
Era nota a tutti la profonda avversione che Jude provava nei confronti
dei Soldati. Non sopportava l'idea che tutti quei giovani, molti dei
quali avevano solo un paio di anni più di lei, fossero
costretti ad assumere una sostanza che li rendeva più forti
e più veloci, al pari dei Vampiri. Nessuno diceva loro,
però, che quell'affare creava dipendenza e che era
impossibile smettere di prenderlo.
Con Lynn evitava di parlarne, dato che suo fratello apparteneva a quel
gruppo. La sua amica ne andava talmente fiera che proprio non se la
sentiva di ricordarle ogni volta quanto questo fosse pericoloso e
dannoso per la sua salute.
Si alzò, afferrando il vassoio del pranzo con entrambe le
mani; poi, subito seguita dall'altra ragazza, si diresse verso l'uscita.
- Va bene, hai ragione - concluse sbuffando. - Soldato è
cosa buona.
Quando vagò con lo sguardo alla ricerca del fratello, Jude
si imbattè negli occhi di Gabriel. La stava fissando.
Chissà, magari aveva riso di lei tutta la mattinata, insieme
ai suoi amici. Probabilmente aveva raccontato a tutti della bella
figura che aveva fatto.
Abbassò la testa e riprese a camminare, aumentando il passo
fino a ritrovarsi quasi a correre.
Ogni Vampiro aveva il proprio rituale precaccia. C'era chi scherzava
con gli altri, chi si isolava e meditava... Dimitri si limitava a
sedere nella vecchia poltrona del salone principale e osservare il
resto del gruppo.
Da vivo aveva una famiglia, moglie e figlio. E ancora non si spiegava
perché avessero scelto lui, perché avessero
ucciso loro e risparmiato proprio
lui. Col tempo si era rivelato essere un ottimo
combattente prima, un abile stratega poi, una volta diventato Eletto.
Ma quello che aveva gli mancava, gli mancava davvero.
Adesso aveva William. Quel ragazzo era sangue del suo sangue, ma non
avrebbe potuto essere più diverso. Era impulsivo,
irritabile, sempre pronto a litigare. Era un eccellente Vampiro, quello
sì, ma a volte si perdeva nella sua testardaggine, finendo
per risultare quasi arrogante. Ma Dimitri lo conosceva bene, sapeva
quanta insicurezza si nascondeva dietro quella sfacciataggine che tanto
si divertiva ad ostentare.
Poi c'era Roxanne.
Anche lei era figlia sua, ma non c'era lo stesso legame che esisteva
tra lui e Will. Roxanne era esuberante, una ragazza sempre allegra.
Dimitri era stato costretto a trasformarla, proprio per rimediare ad un
errore del suo altro figlio.
Il sole stava cominciando a calare, lo sentiva, ma era ancora presto
per poter uscire. Avevano tutti bisogno di mangiare. Potevano solo
sperare di trovare qualche essere umano tanto sprovveduto da azzardarsi
ad uscire di notte.
Eccomi! Sono quella che
aveva promesso che non ci avrei impiegato un altro anno per aggiornare.
Purtroppo, però, è quello che è
successo, e me ne scuso. Mi avvalgo della scusante dell'ispirazione
ballerina :)
Ringrazio sayuri_88
e alya16 per
le recensioni allo scorso capitolo!! E un grazie anche a chi legge
soltanto e/o ha inserito la storia in una delle tre liste!
Alla prossima! :)
Baci8
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