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Autore: DadaOttantotto    08/12/2012    2 recensioni
Scordatevi il sangue sintetico, i licantropi e le cacciatrici. Qui non ci sono vampiri "vegetariani".Le creature della notte esistono, e sono malvagie. Gli umani sono le loro prede. I più "meritevoli" vengono trasformati, gli altri sono unicamente cibo.
Solo un esiguo numero di vampiri, conosciuto col nome di "Gli Eletti", possiede un'anima. Il che conferisce loro il potere sui propri simili.
Imperversano per le strade, seminando morte e distruzione.
A dare loro la caccia c'è "L'Armata", esseri umani potenziati da un medicinale (chiamato "Zelda") creato appositamente dagli scienziati più famosi del mondo.
E poi c'è Judith. Una normale ragazza di 16 anni, che un giorno viene attaccata dai vampiri e convertita in una di loro.
Ma c'è un piccolo problema: lei non si trasforma, rimane umana.
Il suo sangue contiene il cosiddetto "Gene X", una sorta di antidoto contro il veleno di quelle creature.
Identificata come "La Cura", Judith è braccata. Gli Eletti vogliono eliminarla, L'Armata intende studiarla.
Entrambe le fazioni affidano la missione al loro elemento migliore.
Il Vampiro William e il Soldato Gabriel inizieranno così una lotta senza precedenti per la conquista della ragazza.
Riusciranno i due a non farsi coinvolgere, a non perdere di vista il loro obiettivo?
Genere: Azione, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'It's all about fangs, claws and ectoplasm'
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After the sunset cap 3
- Chapter 3 -
-  Meat & Blood -

Era quasi ora di pranzo e la scuola stava cominciando a rianimarsi. Le discussioni sul menù, sempre a bassa voce per evitare di venire scoperti dai professori a chiacchierare, erano una costante in quella parte della giornata.
Benché non avvertisse la fame come qualunque altro essere umano, anche Gabriel aveva bisogno di mangiare. Il pasticcio di carne non era esattamente il suo piatto preferito, soprattutto dato che, tra colore e sapore, di carne lo sembrava ben poco, ma si sarebbe accontentato.
Incrociò le braccia dietro la schiena, continuando a passeggiare lungo il cortile dell'istituto. Poche ora prima, in quello stesso posto, aveva spaventato Judith Carter. Beh, non che fosse del tutto colpa sua: se lei gli avesse creduto subito, e magari accettato il passaggio che le stava offrendo, non ci sarebbero stati problemi. Invece non si era fidata. Tutti si fidavano di lui, sempre.
Non era un caso se in quella scuola era trattato con un occhio di riguardo: essere il figlio di Jonah Greyhound equivaleva a essere una sorta di essere superiore. Per esempio, poteva permettersi di andarsene in giro durante un'ora di lezione, anche se di supplenza.
Superò l'entrata principale dell'edificio, salutando con un cenno del capo uno dei suoi professori.
Sapeva con certezza che mezzogiorno era passato da diciassette minuti. Come sapeva di aver assunto l'ultima dose di Zelda esattamente settantanove ore e quaranta minuti.
Odiava chiamarla "dose", lo faceva sentire un drogato. Ma non c'era altro termine, non avevano trovato altro nome. In fondo, era un po' come una droga: senza lo Zelda non avrebbe potuto essere quello che era. L'unico vantaggio era la totale mancanza di eventuali crisi d'astinenza.
Prese il telefono dalla tasca e digitò velocemente un messaggio.
Squadra 4 ore 15. Avvisa.
Sapeva che Allie avrebbe capito. E poi non voleva rischiare di dover aspettare qualcuno per iniziare l'allenamento. Succedeva sempre con quella squadra, la più disorganizzata e inutile di tutte.
Riprese a camminare, borbottando tra sé e sé, lanciando di tanto in tanto occhiate in giro. Controllare sempre tutto era ormai diventata un'abitudine di cui non poteva fare a meno.
La campanella suonò, segnando la fine delle lezioni mattutine. Era ora di andare in mensa, il pasticcio di carne lo stava aspettando.

- Allora, chi era quel bel fusto di stamattina?
Judith sollevò lo sguardo dall'orrendo pasticcio di carne per osservare Lynn, la sua migliore amica, posare il vassoio sul tavolo e sedersi di fronte a lei.
- Di chi parli? - chiese vaga.
- Di quello che per poco Oliver non prende a botte.
- Oh, lui. E' Gabriel, un amico di mio fratello.
- E cosa voleva da te?
Ripensando a quanto successo qualche ora prima, Jude non riuscì a trattenere un sospiro. Le risultava impossibile riuscire a non fare brutte figure. Ogni volta che parlava, ogni movimento che faceva... tutto era materiale per un nuovo danno. Era davvero destinata ad umiliarsi in quel modo per tutta la vita?
- Darmi un passaggio fino a scuola - rispose. - Ma l'ho rifiutato.
All'occhiata sarcastica dell'amica Jude rispose con un lungo sospiro.
- Sai che non ci si può fidare di nessuno, Lynn.
- Non ci si può fidare di nessuno di notte. Ma alla luce del sole, un tentativo lo si può anche fare.
- E' Gabriel Greyhound.
L'amica sgranò gli occhi, posando le mani sul tavolo e sporgendosi in avanti.
- Quel Gabriel Greyhound? - sussurrò.
- Com'è che tutti conoscono il suo nome e non la sua faccia?
Era risaputo che molti tra i Soldati preferivano mantenere segreta la loro identità; ma i Greyhound erano in assoluto la famiglia più famosa di tutta Dunston. Generazioni di Soldati, una lunga discendenza di combattenti sempre al servizio della popolazione.
- I Greyhound sono leggenda - convenne Lynn, quasi avesse ascoltato i suoi pensieri. - Sono stati loro a creare i Soldati, senza di loro nessuno ci proteggerebbe da tu sai chi.
E per l'ennesima volta, Judith si chiese quale fosse il problema della ragazza nel pronunciare la parola 'Vampiri'.
- Giusto - borbottò, - hanno preso dei ragazzi e li hanno fatto diventare dipendenti da quello... quello... Zinco.
- Zelda.
- E' lo stesso.
Era nota a tutti la profonda avversione che Jude provava nei confronti dei Soldati. Non sopportava l'idea che tutti quei giovani, molti dei quali avevano solo un paio di anni più di lei, fossero costretti ad assumere una sostanza che li rendeva più forti e più veloci, al pari dei Vampiri. Nessuno diceva loro, però, che quell'affare creava dipendenza e che era impossibile smettere di prenderlo.
Con Lynn evitava di parlarne, dato che suo fratello apparteneva a quel gruppo. La sua amica ne andava talmente fiera che proprio non se la sentiva di ricordarle ogni volta quanto questo fosse pericoloso e dannoso per la sua salute.
Si alzò, afferrando il vassoio del pranzo con entrambe le mani; poi, subito seguita dall'altra ragazza, si diresse verso l'uscita.
- Va bene, hai ragione - concluse sbuffando. - Soldato è cosa buona.
Quando vagò con lo sguardo alla ricerca del fratello, Jude si imbattè negli occhi di Gabriel. La stava fissando. Chissà, magari aveva riso di lei tutta la mattinata, insieme ai suoi amici. Probabilmente aveva raccontato a tutti della bella figura che aveva fatto.
Abbassò la testa e riprese a camminare, aumentando il passo fino a ritrovarsi quasi a correre.

Ogni Vampiro aveva il proprio rituale precaccia. C'era chi scherzava con gli altri, chi si isolava e meditava... Dimitri si limitava a sedere nella vecchia poltrona del salone principale e osservare il resto del gruppo.
Da vivo aveva una famiglia, moglie e figlio. E ancora non si spiegava perché avessero scelto lui, perché avessero ucciso loro e risparmiato proprio lui. Col tempo si era rivelato essere un ottimo combattente prima, un abile stratega poi, una volta diventato Eletto.
Ma quello che aveva gli mancava, gli mancava davvero.
Adesso aveva William. Quel ragazzo era sangue del suo sangue, ma non avrebbe potuto essere più diverso. Era impulsivo, irritabile, sempre pronto a litigare. Era un eccellente Vampiro, quello sì, ma a volte si perdeva nella sua testardaggine, finendo per risultare quasi arrogante. Ma Dimitri lo conosceva bene, sapeva quanta insicurezza si nascondeva dietro quella sfacciataggine che tanto si divertiva ad ostentare.
Poi c'era Roxanne.
Anche lei era figlia sua, ma non c'era lo stesso legame che esisteva tra lui e Will. Roxanne era esuberante, una ragazza sempre allegra. Dimitri era stato costretto a trasformarla, proprio per rimediare ad un errore del suo altro figlio.
Il sole stava cominciando a calare, lo sentiva, ma era ancora presto per poter uscire. Avevano tutti bisogno di mangiare. Potevano solo sperare di trovare qualche essere umano tanto sprovveduto da azzardarsi ad uscire di notte.

Eccomi! Sono quella che aveva promesso che non ci avrei impiegato un altro anno per aggiornare.
Purtroppo, però, è quello che è successo, e me ne scuso. Mi avvalgo della scusante dell'ispirazione ballerina :)
Ringrazio sayuri_88 e alya16 per le recensioni allo scorso capitolo!! E un grazie anche a chi legge soltanto e/o ha inserito la storia in una delle tre liste!
Alla prossima! :)
Baci8
   
 
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