Snowflake.
Cause when you’re fifteen and somebody tells you that
they love you you’re gonna believe them
and
when you’re fifteen, feeling like
there’s nothing to figure out well count to ten,
take it in this is life before
you know who you’re gonna be fifteen.
Da un po’ di
tempo a
questa parte, l’unica cosa che riempiva le giornate di
Santana erano gli sms di
Finn Hudson, gliene arrivavano a centinaia al giorno e le tenevano
compagnia,
soprattutto quando faceva quel tempo: pioggia perenne. Ormai le
promesse tra i
due ragazzi erano tante. A quindici anni l’aria si riempiva
di parole, di
sospiri e respiri tra esse. Promesse, parole, opere che arrivavano al
cuore, ti
attanagliavano la voce e t’impedivano di rovinare
l’epico momento che andava
solo sostenuto da un sorriso. A quindici anni non si può
rovinare nulla, perché
sei talmente ingenua o ingenuo, che crederai in tutto, senza mai
mettere in
dubbio nulla.. e forse è proprio questo il bello
dell’avere quindici anni.
Santana credeva a Finn Hudson tanto quanto Finn credeva a Santana
Lopez. La
ragazza sentiva spesso la mancanza di Finn, rispetto al ragazzo. Lui
aveva
anche altri amici e si trovava spesso e volentieri a doversi dividere
tra Noah
e Mike e i pomeriggi con Santana. Nessuno gli avrebbe mai chiesto di
scegliere,
ma per quanto riguardava Santana, sapeva che avrebbe scelto i due
ragazzi.
Nessuno l’avrebbe mai scelta.
Un sms la
svegliò da quei
pensieri, era Finn, chiamato ‘Finnie’ nel
cellulare, un nome molto amichevole e
carino. Così si chiamavano, quando erano soli.
‘Finnie’ e ‘Sannie’ tra la
gente, invece erano solo ‘Lopez’ ed
‘Hudson’. Ma non pesava a nessuno dei due
questo freddo tra la gente, perché quello che i due avevano
quando erano soli
non era nemmeno lontanamente paragonabile alla gente.
L’sms diceva che non poteva raggiungerla a casa sua, che
aveva da studiare. Tutto il mondo sapeva che Finn Hudson studiava solo
quando
era con lei e tutto il mondo sapeva che, Finn Hudson, aveva iniziato ad
uscire
con Quinn Fabray e lei lo sapeva perché Quinn era la sua
migliore amica. Anche
Finn era il suo migliore amico, però. Ogni rapporto,
amicizia o no, si basava
sulla fiducia. Perché Finn non le aveva raccontato della
loro uscita al
contrario di Quinn? Non era quello che il loro rapporto prevedeva,
raccontarsi
tutto, ecco. Sospirò, mentre qualcuno lanciava sassolini
alla sua finestra,
Noah Puckerman non mollava la presa nemmeno se lo pagavi per comprarsi
quelle
stupide figurine degli animali. Si affacciò alla finestra,
poggiando le braccia
sopra il balconcino, schivando l’ennesima pietrolina lanciata
dal ragazzo e
piegò di lato la testa.
«Cosa
vuoi?» Chiese,
osservandolo e aprendo la bocca in un sorriso. O meglio,
sollevò solo un angolo
e lasciò all’immaginazione de ragazzo il resto.
«Mi annoio,
Finn mi ha
dato buca. – sbuffò, perché nessuno
sapeva quanto un quindicenne poteva provare
amore per un altro e nessuno sapeva che Noah Puckerman, con la corazza
da duro,
provava qualcosa per Quinn Fabray. Nessuno poteva immaginare quanto, in
quel
momento, si sentisse tradito. Ma almeno lui lo sapeva del suo amico.
Nessuno era tradito
quanto
Santana. »
Santana
alzò le
sopracciglia e si strinse nelle spalle, annuendo.
Due minuti dopo scese
le
scale, avvisando Marisol che stava uscendo con un suo amico e che
quello non
era Finn Hudson. Prese il cappottino rosso e uscì da casa.
«Allora, che
vuoi fare?»
«Andiamo a
spiarli.» Fece
Noah, sorridendole in maniera complice. Santana scosse la testa,
negativa. Non avrebbe
fatto questo ai suoi migliori amici.
«Non
scherzare, Puckerman.»
Fece Santana in risposta, mentre iniziava a camminare. A stare fermi
faceva
troppo freddo. «A meno che…» Si
fermò, sorrise completamente questa volta,
guardando il ragazzo che si passava la mano tra i capelli. Idiota, ecco
cos’era
Noah Puckerman in quel momento.
«Cosa?»
«Sai
perché Finn non
poteva uscire con te stasera? Perché doveva uscire con me,
devo comprare un
regalo per un compleanno. E mi ha dato buca per Quinn Fabray, la stessa
persona
che tu vuoi disturbare, ad un appuntamento… »
«Frena,
Lopez. – disse Puck,
guardandola e piazzandosi davanti a lei. Perché vorrei
spiare proprio lei? Magari
anche Finn.»
«Oh, per
favore. Perché
non stai spiando Mike, dunque?»
«Non sono
informato sulla
vita privata di Mike Chang.» Ammise il ragazzo.
«Okay, ma di
quella di Finn
sì! O devo dire di Quinn?» Santana rise
sommessamente, prendendo in giro il suo
quasi amico. Era molto semplice avere una cotta per Quinn Fabray. Aveva
occhi
verdi, un verde strano, un verde sublime, labbra rosse e capelli
biondi.
Nessuno non si sarebbe preso una cotta per lei. Eppure avrebbe,
sicuramente,
diviso Puck e Finn e non sapeva cosa fare, come fermarli.
«Se dici una
parola,
Lopez, dirò al mondo che sei innamorata di Finn Hudson da
quando è comparso nel
tuo giardino e ti ha beccato a giocare da sola, come una
disadattata.»
Santana
ammutolì per un
secondo. Non tanto per quello che aveva detto sul fatto che era una
disadattata. Tanto per quello che venne dopo. Lei non era innamorata di
Finn.
Non poteva esistere. Lui aveva una cotta per Quinn e lei si faceva
semplicemente i fatti suoi, ecco. Sarebbe stata la parola di Noah
contro la
sua. Sorrise convinta. Ora però era arrabbiata come non mai.
Lei non aveva
bisogno di Finn Hudson, l’aveva chiamata disadattata. Lei era
benestante, aveva
da mangiare ogni santissimo giorno. E lui? Oh, lui no. Lui doveva
aspettare che
sua madre tornasse. Lui era cresciuto da solo. Lei aveva Marisol.
C’erano così
tante differenze abissali tra i due e lui si era permesso di parlare
male di
lei, con un suo amico? Che scempio, Finn Hudson. Era delusa come non
mai dal
ragazzo che, ogni giorno, aveva affianco.
Puckerman e Santana
ripresero a camminare, assieme, andando verso il centro commerciale
dopo aver
deciso assieme di voler spiare i ragazzini.
*
Finn aveva offerto un
gelato a Quinn, uno a due gusti. Aveva scoperto che fragola e
pistacchio erano
i gusti preferiti della ragazza alla quale, ora, sorrideva. Lui dovette
prendere solo una pallina, non poteva permettersi altro. Faceva freddo,
eppure
era solo pomeriggio. Si strinse nel giubbotto in piumino, mentre
osservava
tutti fuori. Quanto parlava Quinn. Moltissimo. A differenza di Santana,
lei
intratteneva un’unica conversazione. Non lasciava che Finn
parlasse, che
rispondesse né che facesse dei propri argomenti. Lo trattava
da stupido, e
questo al ragazzo non piaceva. Ma.. gli piaceva Quinn Fabray, e quindi
era
tutto lecito.
«Come va con
Santana?»
Chiese Quinn. Finn quasi non ci credeva. Gli aveva posto una domanda,
attese
qualche secondo prima di rispondere, nel caso volesse parlare solo lei.
«In che
senso?»
«Le hai
detto che stiamo
uscendo assieme?»
A quindici anni, ogni
relazione era seria, anche se al primo appuntamento si mangiava gelato
come se
si avessero dieci anni. A quindici anni tutto si faceva più
serio, anche i
programmi alla tv che, finalmente, facevano un po’ meno paura.
«No. Era
importante?» Forse
per Quinn lo era, ma per Santana… Lui conosceva Santana.
Nella loro amicizia
erano altre le cose che contavano, lo sapeva bene.
«Sia per me
che per
Santana. Oh, Finn. Sei così stupido. – Quinn aveva
visto Noah Puckerman
aggirarsi quasi furtivamente per il centro commerciale, ed era
accompagnato da
una ragazza con una treccia alta che avrebbe scommesso tutto essere
Santana. »
«Cosa?
Quinn!»
«Santana
Lopez… Dio,
quanto la conosci? E’ qui. Col tuo amico, quello strano e la
cresta. Noah? Ci
hanno seguiti.» Quinn grattò la testa, mentre
pensava a qualcosa da fare, un
modo per scappare. Ma forse scappare non era giusto. Finn
l’aveva già fatto
omettendo a Santana del loro appuntamento, forse era giusto prendersi
le
proprie responsabilità. Uscire con Quinn Fabray comprendeva
tante cose, una di
queste era crescere.
Arricciò le
labbra e pensò che era la cosa giusta da fare.
Finn stava pensando
solo a
quanto il cielo si fosse fatto scuro: stava per nevicare
così si spiegava il
freddo assurdo che faceva quel pomeriggio. Le mani in tasca almeno
erano al
caldo e aveva una cuffietta rossa molto carina, pure se sembrava un
venditore
di castagne.
«Dovrai
chiedere a Santana
scusa. E in fretta, lei è qui!» Nemmeno finito di
dirlo che Finn già la cercava
con lo sguardo, trovandola affianco a Noah Puckerman. Amici, li
chiamavano
così. Ma forse non poteva permettersi di dire nulla di tutto
quello visto che
lui aveva appena omesso alla sua migliore amica che usciva con Quinn.
Okay,
respirò a lungo e andò incontro a Santana che gli
puntò un dito contro il
giubbotto, spingendo via Noah, che raggiunse Quinn.
«Tu.
– fece la ragazza,
guardandolo negli occhi, anche se questo significava mettersi in punta
di
piedi. – Perché non me lo hai detto? E
perché hai detto al tuo amichetto che mi
hai trovata e che sembravo una disadattata?» Corse con le
domande, ma era
arrabbiata da morire.
Quando hai quindici
anni
ogni problema è qualcosa di abissale, quando hai quindici
anni ogni cosa fa
male, dannatamente male.
«Sta per
nevicare…» Disse
solo Finn, guardandola.
«Ti prego,
Finn. Perché?»
«Mi ero
ripromesso di non
farti mai male e dirti che uscivo con la tua migliore amica forse ti
avrebbe
fatto male e Sannie, sta davvero per nevicare. E’ meglio
tornare a casa.» Disse
il ragazzo, prendendola per mano, trascinandola quasi, lanciando
un’occhiata d’intesa
al suo migliore amico che portò Quinn dall’altra
parte. Lo sentiva nell’aria,
il tempo era cambiato e la neve a fiocchi sarebbe presto scesa
giù dal cielo.
Perché
quando hai quindici
anni, l’unica cosa che vuoi è sentirti
speciale…
E Finn aveva fatto una
promessa molto importante alla neve. Una di quelle che si fanno
raramente, una
di quelle che Finn Hudson non avrebbe mai fatto se non fosse stato
realmente importante
per lui. E non ci credeva nemmeno che quel momento sarebbe arrivato
così in
fretta, doveva tornare a casa, non era pronto, per nulla tanto mano per
quello.
Finn Hudson non voleva
ferire la sua migliore amica, la cosa più bella che gli
fosse capitata, voleva
che stesse bene sempre e mai male per colpa sua, soprattutto per colpa
sua.
Perché c’erano tante, troppe promesse.
*
Ce l’aveva
fatta. Avevano
preso il bus prima che iniziasse a nevicare anche se Santana non gli
parlava.
Okay, lo capiva Finn che era arrabbiata, non le aveva parlato di una
cosa
talmente importante. Ma avevano quindici anni, come pretendeva che
quella per
lui fosse una cosa di vitale importanza? Okay, sì, stava
uscendo con una
ragazza e questa era una sua amica, davvero, capiva tutto ma
addirittura
smettere di parlargli. Sperava solo di arrivare a casa prima che
prendesse a
nevicare.
«Sannie..
io… » Santana
gli pose una mano sul volto, quasi, zittendolo al secondo.
«Non ci
provare. Prenditi
le conseguenze di quello che vuol dire uscire con Quinn Fabray. Ti sei
sentito
grande, eh, Finn? Mi hai mentito! Benissimo, bravissimo! Ora, per
favore,
lasciami in pace.» Si girò dall’altra
parte, mentre il ragazzo non poteva far
altro che star zitto, come gli era stato richiesto.
«Santana.»
Riprovò Finn.
«Te lo sto
chiedendo per
favore, Finn.»
Stava nevicando, Dio,
stava nevicando.
«No,
Santana. Devi
ascoltarmi. Sta nevicando, io…»
«Bravo, sta
nevicando…
Oggi sei geniale, Sherlock!» Rispose lei. No, lui aveva
bisogno di parlare,
assolutamente. Quindi le posò una mano sulla bocca,
così sarebbe rimasta in
silenzio. A differenza di quanto pensava la ragazza non oppose
resistenza.
«Avevo
promesso che non
appena avrebbe iniziato a nevicare avrei baciato la persona che
più m’interessava.
Solo quella che mi interessava. Solo con la neve. – Quanto
era difficile per
Finn. La ‘friendzone’ gli piaceva, non voleva
rovinare tutto. Se avesse perso
Santana avrebbe perso tutto. – Okay, Santana. Stai ferma, per
favore…» Levò la
mano dalla bocca della ragazza, che lo pensava pazzo, ma sapeva
benissimo come
sarebbe andata. Finn posò le labbra sopra quelle della sua
migliore amica,
annullando tutte le distanze, i rancori e le paure più
nascoste: quelle di
essere respinto. Lui non lo sapeva se era amore quello per Santana o
era
solamente offuscato, ma quando hai quindici anni e qualcuno ti dice che
ti ama,
tu ci crederai, perché crederci tu fa piacere.
«Okay, hai
vinto.»
Biascicò Santana, con un sorriso sulle stesse labbra che
poco prima erano su
quelle del ragazzo.
«Ringrazia
la neve,
Sannie.»
La ragazza rise,
trascinando Finn con sé. Il ragazzo girò il viso
verso il finestrino,
osservando la neve scendere tranquilla, non consapevole di aver fatto
una
specie di miracolo: aveva fatto uscire Finn Hudson dalla sua paura,
l’aveva
reso forte. Adulto, forse.
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♣ Marti's corner. ♣
Quest'oggi
sono corner, yep.
Deeeeedicato al ritorno del mio mister sul campo, dopo troppo tempo e
la vittoria della mia Juventus sia in champions che in Campionato.
Grazie leoni. ♥
Allora,
veniamo a noi e al mio mastodontico ritardo dovuto a: scuola, poca
voglia, presenza in Gdr, che seguo u.u
Ma ora ci sono e visto che ci sono, vi parlo del mio prossimo progetto
Seblaine che sto seguendo da un po' ( bugiarda, da ieri notte. ),
quindi, appena finita questa Finntana, sposterò la mia
attenzione su un'altra coppia che mi fa letteralmente khsjcka, yep.
Sono di poche parole, oggi. Cioè, lo sono sempre, ma oggi
non ho voglia di annoiarvi e l'unica cosa importante che voglio dire e'
che dedico il mio capitolo a Roberto,
che, dannazione, è il mio fan numero uno. ( perde il suo
tempo come pochi a leggermi.) Ti voglio bene, Rob.♥
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