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Autore: damnhudson    09/12/2012    5 recensioni
«La tua mamma almeno c’è.» Rispose la bambina, alzando di nuovo lo sguardo, notando che il bambino ora si avvicinava a lui, stranito.
«Tu hai un papà. Siamo pari, non pensi?»
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Finn Hudson, Santana Lopez
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Snowflake.

Cause when you’re fifteen and somebody tells you that they love you you’re gonna believe them

and when you’re fifteen, feeling like there’s nothing to figure out well count to ten,
take it in this is life before you know who you’re gonna be fifteen.

 
Da un po’ di tempo a questa parte, l’unica cosa che riempiva le giornate di Santana erano gli sms di Finn Hudson, gliene arrivavano a centinaia al giorno e le tenevano compagnia, soprattutto quando faceva quel tempo: pioggia perenne. Ormai le promesse tra i due ragazzi erano tante. A quindici anni l’aria si riempiva di parole, di sospiri e respiri tra esse. Promesse, parole, opere che arrivavano al cuore, ti attanagliavano la voce e t’impedivano di rovinare l’epico momento che andava solo sostenuto da un sorriso. A quindici anni non si può rovinare nulla, perché sei talmente ingenua o ingenuo, che crederai in tutto, senza mai mettere in dubbio nulla.. e forse è proprio questo il bello dell’avere quindici anni. Santana credeva a Finn Hudson tanto quanto Finn credeva a Santana Lopez. La ragazza sentiva spesso la mancanza di Finn, rispetto al ragazzo. Lui aveva anche altri amici e si trovava spesso e volentieri a doversi dividere tra Noah e Mike e i pomeriggi con Santana. Nessuno gli avrebbe mai chiesto di scegliere, ma per quanto riguardava Santana, sapeva che avrebbe scelto i due ragazzi. Nessuno l’avrebbe mai scelta.
Un sms la svegliò da quei pensieri, era Finn, chiamato ‘Finnie’ nel cellulare, un nome molto amichevole e carino. Così si chiamavano, quando erano soli. ‘Finnie’ e ‘Sannie’ tra la gente, invece erano solo ‘Lopez’ ed ‘Hudson’. Ma non pesava a nessuno dei due questo freddo tra la gente, perché quello che i due avevano quando erano soli non era nemmeno lontanamente paragonabile alla gente. L’sms diceva che non poteva raggiungerla a casa sua, che aveva da studiare. Tutto il mondo sapeva che Finn Hudson studiava solo quando era con lei e tutto il mondo sapeva che, Finn Hudson, aveva iniziato ad uscire con Quinn Fabray e lei lo sapeva perché Quinn era la sua migliore amica. Anche Finn era il suo migliore amico, però. Ogni rapporto, amicizia o no, si basava sulla fiducia. Perché Finn non le aveva raccontato della loro uscita al contrario di Quinn? Non era quello che il loro rapporto prevedeva, raccontarsi tutto, ecco. Sospirò, mentre qualcuno lanciava sassolini alla sua finestra, Noah Puckerman non mollava la presa nemmeno se lo pagavi per comprarsi quelle stupide figurine degli animali. Si affacciò alla finestra, poggiando le braccia sopra il balconcino, schivando l’ennesima pietrolina lanciata dal ragazzo e piegò di lato la testa.
«Cosa vuoi?» Chiese, osservandolo e aprendo la bocca in un sorriso. O meglio, sollevò solo un angolo e lasciò all’immaginazione de ragazzo il resto.
«Mi annoio, Finn mi ha dato buca. – sbuffò, perché nessuno sapeva quanto un quindicenne poteva provare amore per un altro e nessuno sapeva che Noah Puckerman, con la corazza da duro, provava qualcosa per Quinn Fabray. Nessuno poteva immaginare quanto, in quel momento, si sentisse tradito. Ma almeno lui lo sapeva del suo amico.
Nessuno era tradito quanto Santana. »
Santana alzò le sopracciglia e si strinse nelle spalle, annuendo.
Due minuti dopo scese le scale, avvisando Marisol che stava uscendo con un suo amico e che quello non era Finn Hudson. Prese il cappottino rosso e uscì da casa.
«Allora, che vuoi fare?»
«Andiamo a spiarli.» Fece Noah, sorridendole in maniera complice. Santana scosse la testa, negativa. Non avrebbe fatto questo ai suoi migliori amici.
«Non scherzare, Puckerman.» Fece Santana in risposta, mentre iniziava a camminare. A stare fermi faceva troppo freddo. «A meno che…» Si fermò, sorrise completamente questa volta, guardando il ragazzo che si passava la mano tra i capelli. Idiota, ecco cos’era Noah Puckerman in quel momento.
«Cosa?»
«Sai perché Finn non poteva uscire con te stasera? Perché doveva uscire con me, devo comprare un regalo per un compleanno. E mi ha dato buca per Quinn Fabray, la stessa persona che tu vuoi disturbare, ad un appuntamento… »
«Frena, Lopez. – disse Puck, guardandola e piazzandosi davanti a lei. Perché vorrei spiare proprio lei? Magari anche Finn.»
«Oh, per favore. Perché non stai spiando Mike, dunque?»
«Non sono informato sulla vita privata di Mike Chang.» Ammise il ragazzo.
«Okay, ma di quella di Finn sì! O devo dire di Quinn?» Santana rise sommessamente, prendendo in giro il suo quasi amico. Era molto semplice avere una cotta per Quinn Fabray. Aveva occhi verdi, un verde strano, un verde sublime, labbra rosse e capelli biondi. Nessuno non si sarebbe preso una cotta per lei. Eppure avrebbe, sicuramente, diviso Puck e Finn e non sapeva cosa fare, come fermarli.
«Se dici una parola, Lopez, dirò al mondo che sei innamorata di Finn Hudson da quando è comparso nel tuo giardino e ti ha beccato a giocare da sola, come una disadattata.»
Santana ammutolì per un secondo. Non tanto per quello che aveva detto sul fatto che era una disadattata. Tanto per quello che venne dopo. Lei non era innamorata di Finn. Non poteva esistere. Lui aveva una cotta per Quinn e lei si faceva semplicemente i fatti suoi, ecco. Sarebbe stata la parola di Noah contro la sua. Sorrise convinta. Ora però era arrabbiata come non mai. Lei non aveva bisogno di Finn Hudson, l’aveva chiamata disadattata. Lei era benestante, aveva da mangiare ogni santissimo giorno. E lui? Oh, lui no. Lui doveva aspettare che sua madre tornasse. Lui era cresciuto da solo. Lei aveva Marisol. C’erano così tante differenze abissali tra i due e lui si era permesso di parlare male di lei, con un suo amico? Che scempio, Finn Hudson. Era delusa come non mai dal ragazzo che, ogni giorno, aveva affianco.
Puckerman e Santana ripresero a camminare, assieme, andando verso il centro commerciale dopo aver deciso assieme di voler spiare i ragazzini.
 
*

Finn aveva offerto un gelato a Quinn, uno a due gusti. Aveva scoperto che fragola e pistacchio erano i gusti preferiti della ragazza alla quale, ora, sorrideva. Lui dovette prendere solo una pallina, non poteva permettersi altro. Faceva freddo, eppure era solo pomeriggio. Si strinse nel giubbotto in piumino, mentre osservava tutti fuori. Quanto parlava Quinn. Moltissimo. A differenza di Santana, lei intratteneva un’unica conversazione. Non lasciava che Finn parlasse, che rispondesse né che facesse dei propri argomenti. Lo trattava da stupido, e questo al ragazzo non piaceva. Ma.. gli piaceva Quinn Fabray, e quindi era tutto lecito.
«Come va con Santana?» Chiese Quinn. Finn quasi non ci credeva. Gli aveva posto una domanda, attese qualche secondo prima di rispondere, nel caso volesse parlare solo lei.
«In che senso?»
«Le hai detto che stiamo uscendo assieme?»
A quindici anni, ogni relazione era seria, anche se al primo appuntamento si mangiava gelato come se si avessero dieci anni. A quindici anni tutto si faceva più serio, anche i programmi alla tv che, finalmente, facevano un po’ meno paura.
«No. Era importante?» Forse per Quinn lo era, ma per Santana… Lui conosceva Santana. Nella loro amicizia erano altre le cose che contavano, lo sapeva bene.
«Sia per me che per Santana. Oh, Finn. Sei così stupido. – Quinn aveva visto Noah Puckerman aggirarsi quasi furtivamente per il centro commerciale, ed era accompagnato da una ragazza con una treccia alta che avrebbe scommesso tutto essere Santana. »
«Cosa? Quinn!»
«Santana Lopez… Dio, quanto la conosci? E’ qui. Col tuo amico, quello strano e la cresta. Noah? Ci hanno seguiti.» Quinn grattò la testa, mentre pensava a qualcosa da fare, un modo per scappare. Ma forse scappare non era giusto. Finn l’aveva già fatto omettendo a Santana del loro appuntamento, forse era giusto prendersi le proprie responsabilità. Uscire con Quinn Fabray comprendeva tante cose, una di queste era crescere. Arricciò le labbra e pensò che era la cosa giusta da fare.
Finn stava pensando solo a quanto il cielo si fosse fatto scuro: stava per nevicare così si spiegava il freddo assurdo che faceva quel pomeriggio. Le mani in tasca almeno erano al caldo e aveva una cuffietta rossa molto carina, pure se sembrava un venditore di castagne.
«Dovrai chiedere a Santana scusa. E in fretta, lei è qui!» Nemmeno finito di dirlo che Finn già la cercava con lo sguardo, trovandola affianco a Noah Puckerman. Amici, li chiamavano così. Ma forse non poteva permettersi di dire nulla di tutto quello visto che lui aveva appena omesso alla sua migliore amica che usciva con Quinn. Okay, respirò a lungo e andò incontro a Santana che gli puntò un dito contro il giubbotto, spingendo via Noah, che raggiunse Quinn.
«Tu. – fece la ragazza, guardandolo negli occhi, anche se questo significava mettersi in punta di piedi. – Perché non me lo hai detto? E perché hai detto al tuo amichetto che mi hai trovata e che sembravo una disadattata?» Corse con le domande, ma era arrabbiata da morire.
Quando hai quindici anni ogni problema è qualcosa di abissale, quando hai quindici anni ogni cosa fa male, dannatamente male.
«Sta per nevicare…» Disse solo Finn, guardandola.
«Ti prego, Finn. Perché?»
«Mi ero ripromesso di non farti mai male e dirti che uscivo con la tua migliore amica forse ti avrebbe fatto male e Sannie, sta davvero per nevicare. E’ meglio tornare a casa.» Disse il ragazzo, prendendola per mano, trascinandola quasi, lanciando un’occhiata d’intesa al suo migliore amico che portò Quinn dall’altra parte. Lo sentiva nell’aria, il tempo era cambiato e la neve a fiocchi sarebbe presto scesa giù dal cielo.
Perché quando hai quindici anni, l’unica cosa che vuoi è sentirti speciale…
E Finn aveva fatto una promessa molto importante alla neve. Una di quelle che si fanno raramente, una di quelle che Finn Hudson non avrebbe mai fatto se non fosse stato realmente importante per lui. E non ci credeva nemmeno che quel momento sarebbe arrivato così in fretta, doveva tornare a casa, non era pronto, per nulla tanto mano per quello.
Finn Hudson non voleva ferire la sua migliore amica, la cosa più bella che gli fosse capitata, voleva che stesse bene sempre e mai male per colpa sua, soprattutto per colpa sua. Perché c’erano tante, troppe promesse.
 
*

Ce l’aveva fatta. Avevano preso il bus prima che iniziasse a nevicare anche se Santana non gli parlava. Okay, lo capiva Finn che era arrabbiata, non le aveva parlato di una cosa talmente importante. Ma avevano quindici anni, come pretendeva che quella per lui fosse una cosa di vitale importanza? Okay, sì, stava uscendo con una ragazza e questa era una sua amica, davvero, capiva tutto ma addirittura smettere di parlargli. Sperava solo di arrivare a casa prima che prendesse a nevicare.
«Sannie.. io… » Santana gli pose una mano sul volto, quasi, zittendolo al secondo.
«Non ci provare. Prenditi le conseguenze di quello che vuol dire uscire con Quinn Fabray. Ti sei sentito grande, eh, Finn? Mi hai mentito! Benissimo, bravissimo! Ora, per favore, lasciami in pace.» Si girò dall’altra parte, mentre il ragazzo non poteva far altro che star zitto, come gli era stato richiesto.
«Santana.» Riprovò Finn.
«Te lo sto chiedendo per favore, Finn.»
Stava nevicando, Dio, stava nevicando.
«No, Santana. Devi ascoltarmi. Sta nevicando, io…»
«Bravo, sta nevicando… Oggi sei geniale, Sherlock!» Rispose lei. No, lui aveva bisogno di parlare, assolutamente. Quindi le posò una mano sulla bocca, così sarebbe rimasta in silenzio. A differenza di quanto pensava la ragazza non oppose resistenza.
«Avevo promesso che non appena avrebbe iniziato a nevicare avrei baciato la persona che più m’interessava. Solo quella che mi interessava. Solo con la neve. – Quanto era difficile per Finn. La ‘friendzone’ gli piaceva, non voleva rovinare tutto. Se avesse perso Santana avrebbe perso tutto. – Okay, Santana. Stai ferma, per favore…» Levò la mano dalla bocca della ragazza, che lo pensava pazzo, ma sapeva benissimo come sarebbe andata. Finn posò le labbra sopra quelle della sua migliore amica, annullando tutte le distanze, i rancori e le paure più nascoste: quelle di essere respinto. Lui non lo sapeva se era amore quello per Santana o era solamente offuscato, ma quando hai quindici anni e qualcuno ti dice che ti ama, tu ci crederai, perché crederci tu fa piacere.
«Okay, hai vinto.» Biascicò Santana, con un sorriso sulle stesse labbra che poco prima erano su quelle del ragazzo.
«Ringrazia la neve, Sannie.»
La ragazza rise, trascinando Finn con sé. Il ragazzo girò il viso verso il finestrino, osservando la neve scendere tranquilla, non consapevole di aver fatto una specie di miracolo: aveva fatto uscire Finn Hudson dalla sua paura, l’aveva reso forte. Adulto, forse.

 

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 Marti's corner.
Quest'oggi sono corner, yep.
Deeeeedicato al ritorno del mio mister sul campo, dopo troppo tempo e la vittoria della mia Juventus sia in champions che in Campionato. Grazie leoni. ♥
Allora, veniamo a noi e al mio mastodontico ritardo dovuto a: scuola, poca voglia, presenza in Gdr, che seguo u.u
Ma ora ci sono e visto che ci sono, vi parlo del mio prossimo progetto Seblaine che sto seguendo da un po' ( bugiarda, da ieri notte. ), quindi, appena finita questa Finntana, sposterò la mia attenzione su un'altra coppia che mi fa letteralmente khsjcka, yep.
Sono di poche parole, oggi. Cioè, lo sono sempre, ma oggi non ho voglia di annoiarvi e l'unica cosa importante che voglio dire e' che dedico il mio capitolo a Roberto, che, dannazione, è il mio fan numero uno. ( perde il suo tempo come pochi a leggermi.) Ti voglio bene, Rob.♥

 

   
 
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