18.
DOING SOMETHING TOGETHER
Matt
non sa bene cosa pensare quando, sbirciando dal bordo della rivista
per scoprire cosa siano quei suoni poco raccomandabili che attraggono
la sua attenzione, ritrova il compagno intento ad affilare una lama
sopra una cinghia di cuoio.
Lo
spia con apprensione, occhi e sopracciglia che spuntano dalle pagine
di carta e dita ben distanziate, diventate un pochino incerte sulla
presa.
«Tesoro?»,
lo chiama, sperando di non aver fatto qualcosa per farlo arrabbiare
(non c'è niente di più temibile, a parte un'infornata
di biscotti bruciati) e di non essersene nemmeno accorto. Ripassa
velocemente le ultime ore, ma no, non gli viene proprio niente alla
memoria. Tino stesso canticchia qualcosa che sembra un brano
natalizio, anche se sono a marzo, quindi è di ottimo umore.
«Hai
finito di leggere, Matt? Vieni a sederti qui, forza.»
Gli rivolge un brillantissimo sorriso da far invidia ai cartelloni
pubblicitari e gli indica una sedia tirata via da sotto il tavolo del
soggiorno. Tiene un asciugamano di traverso sul braccio e continua a
fargli cenno di avvicinarsi, cordiale.
Peccato
che Matt abbia occhi soltanto per la lama luccicante nella sua mano
destra.
«Tesoro...?»,
esala nuovamente, sforzandosi di non far partire un tic all'occhio.
Tino
segue la sua occhiata terrificata e scoppia a ridere, scuote la testa
e posa l'arma impropria sopra una ciotola di plastica bianca. Gli va
accanto e gli sfila via la rivista, lanciandola di lato e premendogli
i palmi sopra le gambe. «Voglio
raderti, sciocchino. Da quanti giorni non lo fai come si deve?
Guarda, sembri tornato ai vecchi tempi»,
sussurra con dolcezza, sfregando il palmo sulla peluria della guancia
e finendo per dargli un bacio sopra la punta del naso. «Non
che tu non sia bello anche così.»
Il
danese ammicca un paio di volte e gli tira su e giù la zip
della felpa, un po' nervoso. «Se
è per quello posso anche andare in bagno e fare da solo. Sai,
nel caso tu non te fossi accorto viviamo in un'epoca che offre
moltissimi privilegi, tra i quali quello
di acquistare comodissime lamette!»
Tino
non sembra convinto e lo tira su di peso, trascinandolo fino alla
sedia. Lo mette seduto e gli avvolge l'asciugamano attorno come un
enorme bavaglino, quindi prende la ciotola e con un morbido pennello
comincia a stendergli la schiuma nelle zone interessate.
«Sarà
divertente. Rispetto moltissimo i rasoi e l'epoca moderna, ma... ti
ricordi? Una volta era complicato radersi bene da soli e serviva
qualcuno che ci aiutasse. Io...»
Si
ferma e scuote la testa, umettandosi le labbra e fermandosi un lungo
momento a contemplare la sua faccia piena di soffice schiuma
profumata.
Non
termina più la frase e prende il lungo rasoio, mentre Matt
cerca di stare fermo, come gli intima Tino poco prima di iniziare a
tagliare. Prova a seguire i suoi movimenti, ma l'unica cosa che
riesca veramente a tenere d'occhio è il suo viso concentrato
ed attento.
Dopo
un po' smette di preoccuparsi e ricorda i tempi a cui si riferiva,
provando un gusto dolceamaro di tenera nostalgia.
«Lo
facevi tu. Venivi da me armato di rasoio e quella piccola scodella
sbeccata. Mi facevi mille raccomandazioni perché avevi paura
di ferirmi ed io mi chiedevo se certi giorni non avessi voglia di
farti scivolare la mano di proposito.»
Lo
dice in modo spensierato, come si ricordano a volte tristi
avvenimenti, ma a distanza di talmente tanto tempo da non trovarli
più difficili da raccontare. Però, un piccolo sorriso
spezzato fa comunque la sua comparsa.
Tino
pulisce il rasoio sul piccolo telo appeso al braccio, incontrando con
incredibile intensità i suoi occhi. «Il
mio cuore batteva forte», mormora,
radendogli con cura lo zigomo. «Mi
facevi paura.»
Si
siede sopra di lui a cavalcioni, l'altra mano a tenergli la testa
mentre la accompagna all'indietro e lascia scorrere la lama accanto
al pomo d'Adamo. Matt trattiene il respiro, posando le mani attorno
ai suoi fianchi e stringendolo d'istinto.
«Adesso
batte decisamente più forte e non c'è paura. Vorrei
ringraziarti per farmi sentire così, Matt.»
Danimarca
sussulta e si sente bruciare sul collo, mentre il finlandese lancia
una bassa imprecazione. «Non
è niente»,
lo rassicura, facendogli cenno di continuare. «Non
fermarti.»
Tino
procede, vicinissimo, andando ancora più lento e facendo un
lavoro pressoché perfetto.
Quando
Matt si rimira nel tondo specchio portatile, gli sorride e lo
accarezza tra i capelli. «Facciamolo
ancora. Costruiamo nuovi ricordi insieme. Va bene?»
«Sì.»
Tino lo abbraccia e resta abbandonato sopra di lui, senza parlare,
per molto tempo.
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