Note
dell'autrice: Rieccomi qui con un nuovo capitolo, scusandomi
nuovamente per la lentezza, ma purtroppo l'Università mi
assorbe.
Colgo l'occasione di augurarvi Buon Natale e un Felice 2013, nel caso
non riuscissi ad aggiornare entro queste due date. Non penso che
amerete particolarmente questo capitolo, ma alcune cose scelte si
sono rivelate necessarie. Non odiatemi.
Fatemi
sapere come vi sembra, spero che queste lunghe attese non facciano
calare le recensioni :(
16^Capitolo:
Draghi e tizzoni Ardenti – Seconda parte
Il
rumore della pietra che si frantumava echeggiò attraverso la
nebbia
avvolgendole alcuni secondi, dopo avvertirono il rumore dei massi che
cadevano nel fuoco svariati metri più in basso.
Nessun
suono tradiva la presenza di qualcuno in difficoltà. Tesero
le
orecchie per cercare di captare qualche movimento dal quale presumere
che Rea si era salvata, ma ai loro timpani non giungeva alcun suono.
Dall'altra
parte del ponte tra la nebbia scorsero l'ombra del drago
che giaceva inerme, le ali abbandonate lungo il grande corpo, gli
occhi vitrei, spenti ma aperti.
Nessuna
di loro si azzardava a battere ciglio nel timore di far crollare
un'altra parte di ponte. Tra i due moncherini un brillio rosso
attirò
la loro attenzione, in particolare quella di Umiko che fino a quel
momento era pensierosa.
"Il
cristallo" mormorò la ragazzina compiendo qualche passo
verso
il centro del ponte, tenendo tra le mani il medaglione.
L'essenza
del fuoco si avvicinò alla portatrice del talismano,
andandosi a
inserire nel suo posto, gli occhi di lei si posarono sui due cerchi
vuoti in attesa dei cristalli di Venere e Mercurio. Ultime due tappe
e poi sarebbero stati tutte pronte a fare rientro sulla terra, nella
speranza di potersi riposare un minimo prima di combattere contro i
nemici.
Quella
ricerca però aveva già mietuto troppe vittime, e
sicuramente la
battaglia che le attendeva avrebbe fatto anche di peggio, suo
fratello era troppo forte. E sopratutto la rabbia che provava per la
morte di sua sorella lo era ancora di più; rischiava di
trasformarsi
in odio puro il suo. Sopratutto in quel momento in cui anche Rea
sembrava non avercela fatta.
Gli
occhi iniziarono a bruciarle al solo pensiero, le altre dietro di lei
erano in assoluto silenzio uno di quelli che pesano ancor di
più dei
rumori.
“Ragazze...”
mormorò con poca convinzione Sidia, nell'intento di far
capire loro
che per la loro compagna di squadra probabilmente non vi era
più
alcuna possibilità.”Forse è meglio se
apro il portale per Venere,
mancano solo due pianeti bisogna fare in fretta”
fissò
le guerriere del sistema solare interno, Marta con le lacrime che le
segnavano il volto. Morea tirò un bugno contro la parete
rocciosa,
mentre Amy aveva il respiro affannoso a causa dell'impegno con cui
cercava di trattenere le lacrime.
“Non
possiamo lasciarla qui...” mormorò la guerriera di
Venere, immersa
nell'incapacità di rassegnarsi all'idea che Rea era caduta
con le
rocce nella lava.
“Marta
non Rea non tornerà più”
mormorò la Custode del Tempo, per
quanto anche a lei facesse male pensarlo. Nonostante la
focosità del
carattere, la testardaggine e l'indomabilità del fuoco, la
bruna era
una bravissima ragazza che non meritava di fare una fine simile.
Nonostante
nell'ultimo periodo era stata tutt'altro che cortese nei loro
confronti e in quelli dei gemelli, si conoscevano ormai da
più di
cinque anni, ed anche se faceva squadra con le Inner, le era sempre
stata simpatica. Se non altro per il fatto che Bunny era molto legata
a lei.
Gli
occhi viola di Umiko si riempirono anch'essi di lacrime salate mentre
la ragazzina si mordeva il labbro. Una piccola goccia di sangue fece
capolinea nel punto in cui i denti ferivano la carne. Il lieve dolore
la spinse a non piangere, i pugni serrati con le unghie che
lasciavano il segno sulla pelle candida.
Sentì
la presenza di Heles dietro di se, si irrigidì appena per
sembrare
più forte di quello che era, cercando di ingannare la bionda.
“Andrà
tutto bene” la rassicurò la Guerriera di Urano.
Anche se lei non
ci credeva molto, e non sapeva nemmeno lei se quelle parole erano
rivolte alla figlia scossa da quella seconda perdita. O se, al
contrario, erano rivolte alla sua compagna, di cui non sentiva
più
la presenza ai lati della sua coscienza. Gli occhi blu cobalto freddi
e distanti, senza che essi generassero un sorriso confortante.
Senza
darle modo in realtà di capire come mai avevano
così tanta
difficoltà a riappacificarsi dopo la litigata portata dalla
morte di
Ottavia.
Non
era mai successo che si tenessero il muso per così tanto
tempo,
forse perché in realtà non si erano mai trovate
nella situazione di
non avere un letto disponibile dopo una litigata. Un letto dove poter
far pace e lasciare le lenzuola disordinate, circondate dai loro
vestiti.
E
forse quella mancanza faceva si che l'astio perdurasse più a
lungo
del necessario, o era solamente una questione di fottutissimo
orgoglio da parte di entrambe?
“Cazzate
papà non andrà tutto bene, e tu lo sai
benissimo!!” la voce
squillante della portatrice del talismano risuonò nelle sue
orecchie, un tono più alto del normale. Segno che era in
preda a una
crisi di nervi “Ogni volta che qualcuno si fa male, o peggio
ci
lascia la mia rabbia aumenta. Sailor Infinity è stata ben
chiara su
questa cosa, e io non sono sicura di essere pronta. Sento troppa
rabbia ammontare dentro di me. Non andrà proprio un cazzo
bene!!”
continuò ancora prima di lasciarsi andare ad un pianto
liberatorio.
“Finché
ci saremo noi con te non ti succederà nulla, non
permetteremo che
succeda qualcosa a te e a Kazeshi” mormorò la
guerriera di Urano
abbracciando la figlia. Non era mai stata brava a consolare, quello
era un ambito operativo della violinista, con le smancerie non c'era
mai andata d'accordo.
Lei
era la dura della situazione, sempre e comunque.
“Conviene
muoverci...” sussurrò Amy passandosi una mano ad
asciugarsi le
lacrime “Rea non avrebbe voluto che noi perdessimo
tempo” tirò
su col naso “ E' inutile rimanere qui, Sidia ha
ragione..mancano
solo due pianeti. Bisogna fare in fretta”
Nel
sentire le parole della guerriera di Mercurio, il gruppo
sembrò
ritrovare un po' di forza per non lasciarsi andare proprio quando
erano così vicini al loro primo obbiettivo. Non potevano
crollare
emotivamente proprio ora, non con lo scontro finale sempre
più
vicino. In fin dei conti erano delle guerriere, e ciascuna di loro
aveva già sfidato la morte più e più
volte in passato. Una volta
in più non avrebbe cambiato nulla, sarebbero sempre state li
per
lottare e salvare il pianeta. Perché quello era il loro
destino fin
dalla notte dei tempi.
La
guerriera di Plutone disegnò un cerchio luminoso intorno ai
suoi
piedi, dalla circonferenza partirono delle lettere cirilliche che
arrivarono fino al centro, prima di dar forma al portale che avevano
attraversato ormai in tantissime occasioni anche passate.
***
Sistema
solare.
Pianeta
Terra.
Giappone.
Tokio.
Casa
Tsukino.
Camera
di Bunny.
Bunny
si svegliò di scatto dal sonno in cui era caduta appena
rientrata a
casa. Dei brividi gelidi le percorrevano la spina dorsale, un sudore
freddo le imperlava la fronte. Aveva un brutto presentimento. Doveva
essere successo qualcosa alle ragazze.
Si
stropicciò gli occhi mettendosi a sedere sul letto, i codini
che la
incorniciavano in una morbida corona dorata.
Dal
piano di sotto della sua abitazione provenivano le risate di Marzio,
Chibiusa, della sorella e delle Sailor Season.
Possibile
che sia solo una mia sensazione? Eppure è così
nitida.
Scese
dal letto, ignorando il brivido di freddo che la percorse.
Infilò le
ciabatte rosa con i coniglietti bianchi, le sue preferite.
Il
non avere notizie delle sue amiche la inquietava e non poco, non
vedeva l'ora di abbracciarle nuovamente tutte, e di averle al sicuro
a Tokyo, per quanto fosse stupida quell'idea. Visto che al loro
rientro forse avrebbero dovuto affrontare una delle battaglie
più
impegnative della storia. E finché il nemico non fosse stato
sconfitto, non poteva sapere chi sarebbe stata con lei in futuro.
Scosse
leggermente la testa mentre si avviava nel corridoio, stringendo le
spalle nella speranza di scaldarsi un poco.
Quando
raggiunse il salotto Chibiusa si rotolava sul tappeto in preda a una
risata convulsiva della cui causa era allo scuro.
“Bunny”
esclamò Sailor Cosmo, non appena scorse la figura della
sorella
sulla porta del salotto. I presenti si voltarono a guardarla.
“Bunny
tesoro ti senti bene? Sei così pallida” fu la
reazione di Marzio,
nel vedere il viso della ragazza, prima di alzarsi per andarle
vicino.
“
Si
amore tutto bene” lo rassicurò dolcemente lei
“E' solo che ho un
brutto presentimento, mi sono svegliata di scatto e sento freddo,
improvvisamente freddo. Come se fossi stata davanti a un camino il
cui fuoco si è spento all'improvviso”
mormorò “Voi non avete
avvertito nulla di simile?” chiese poi.
“No
Bunny io non ho avvertito nulla di simile” le rispose Akane,
guardando con uno sguardo interrogativo le sue compagne di squadra.
“Boh
magari sarà solo una coincidenza, però... sono
preoccupata per le
ragazze... ci fosse solamente un modo per mettersi in contatto con
loro” sospirò.
“Vedrai
che torneranno tutte intere, sono o non sono le guerriere
Sailor?”
la consolò Chibiusa sorridente. Nel futuro loro erano
presenti al
loro fianco, quindi quella battaglia non sarebbe andata male.
Altrimenti le altre non ci sarebbero mai state in seguito. Ne era
sicura.
La
Principessa della Luna cercò di rassicurarsi, ma non si
convinse del
tutto.
“Piuttosto
sarebbero da fare alcune ricerche per cercare di individuare la base
nemica, in modo tale da iniziarla a studiare per non farci cogliere
impreparate quando dovremo attaccare i nostri nemici” propose
Yumiko guardando la sua principessa in cerca di supporto.
“Yumi
ha ragione Bunny, dobbiamo cercare di individuare la base
nemica”
disse la gemella della bionda. “Anche se non sarà
affatto facile”.
Quanto
vorrei poter usare i dispositivi che ho sul mio amato pianeta. Pensò.
“Non
abbiamo proprio nessun indizio per individuarli?Non so un edificio da
cui sono comparsi per fare i loro attacchi...”
avanzò dubbiosa
Kichi. Grattandosi il mento con un'espressione molto pensierosa.
“No
niente di niente, compaiono e scompaiono nel nulla, sembra che non
usino nessun varco temporale ne niente, non avvertiamo nessun
cambiamento nel magnetismo terrestre. E' come se la base fosse sulla
terra, è come se fossero già qui a
Tokyo” fu il pensiero di
Misako.
“Intanto
che voi discutete io vado a fare della cioccolata calda,
così ci
rimettiamo in forze” propose Bunny dirigendosi verso la
cucina,
cercando di ignorare il malessere che le opprimeva il petto. Il
freddo è il sudore non l'avevano abbandonata, anzi! Se
possibile
erano anche peggiorati, e lei non ne capiva perché.
Prese
il pentolino da dentro l'armadio della cucina, poi le bustine di
cioccolata e infine il latte. Non era mai stata una cima nel
preparare pietanze, ma era sicura che quelle bustine sortivano un
effetto miracoloso.
Versò
la dose di latte nel pentolino e accese il fuoco sotto di esso mentre
apriva tutte le bustine e afferrava il mestolo di legno per girare il
tutto.
Fu
un attimo, una miriade di stelline le apparsero davanti agli occhi
mentre la luminosità della stanza calava vorticosamente.
Buio.
***
Sistema
Solare.
Pianeta
Venere.
Appena
misero piede sul pianeta dell'amore, furono accolte tutte da una luce
accecante, mentre il sole occupava buona parte del cielo visibile ai
loro occhi. La temperatura era decisamente più calda degli
altri
pianeti, ma il terreno era ricoperto di una strana erbetta sui toni
dell'arancione, in mezzo alla quale ogni tanto facevano capolino dei
fiori blu intenso o viola, che contrastavano con il colore dominante.
Gli
alberi avevano la corteccia nera, e le foglie che parevano fatte di
oro puro, il vento che le accarezzava donava alle loro orecchie una
debole e quasi rilassante melodia che riscaldava i loro cuori.
All'improvviso
tutto sembrava molto meno doloroso, e anche la perdita delle loro
compagne perdeva il motivo per cui stavano così male.
“Marta
il tuo pianeta è favoloso” mormorò
Morea.
Ed
era vero, forse Venere era il Pianeta che era stato meno distrutto
dallo scontro con l'Esercito di Berillia, probabilmente
perché
troppo dopo la Terra e sopratutto troppo vicino al sole per delle
creature che facevano del buio la loro essenza vitale.
Davanti
a loro, alla distanza di circa duecento metri si ergeva in tutta la
sua maestosità il palazzo dei regnanti del Regno.
Le
mura in marmo bianco splendevano alla luce del sole, le guglie quasi
orientali erano dorate e luccicanti, il tutto dava l'impressione di
un antico sfarzo senza eguali che non aveva mai lasciato scampo alla
povertà.
Nemmeno
a distanza di novecento anni.
Marta
era sicura che la guardiana del cristallo abitava nel castello, era
sempre stata così. Vanitosa com'era non lo avrebbe mai
lasciato, per
quello il castello e il Regno erano custoditi così bene.
Ricordava
ancora quando I regnanti di Venere chiedevano una riunione con il
consiglio: la Custode era sempre presente, sprizzando vanità
da
tutti I pori, e ammaliando I rappresentanti del sesso maschile
presente in sala.
In
fondo si trattava di Venere, la dea dell'amore e della belezza, colei
che aveva inspirato milioni di pittori, tra cui Botticelli.
Colei
che si divertiva a provocare gli uomini, facendo finta che le
interessasse qualcosa di loro, per poi lasciarli a bocca asciutta
senza troppi rimpianti.
“Hai
idea di dove possa essere il custode?” chiese una voce dietro
la
guerriera del sistema solare interno.
“Si
sono sicura che si crogiola tra le bellezze del nostro castello, ha
troppa sete di vezzi per allontanarsi troppo da esso”
mormorò la
bionda, continuando a fissare il palazzo davanti a loro.
Improvvisamente,
dopo tanto tempo si sentiva a casa.
Ed
era una sensazione semplicemente meravigliosa.
La
Guerriera dell'amore si incamminò lungo la strada che le
guidava
verso il cancello in ferro battuto dorato che dava accesso alla
lussuosa dimora.
Questo
appena ella allungò la mano per aprirlo si fece da parte da
solo,
come animato da uno spirito capace di prevedere le azioni di un
semplice umano.
Un
cigolio fastidioso si dipinse nell'aria grazie al movimento.
La
porta era in legno finamente intagliato con motivi floreali dalla
massima precisione, la cura nei dettagli era minuziosa e non lasciava
nulla al caso.
La
cornice del portone invece era di marmo scolpito, il tutto dava la
sensazione che fosse circondata da fini merletti. Bianchissimi e
luccicanti.
Dopo
che la porta si fu aperta, il gruppo entrò nel palazzo,
nell'aria
aleggiava un profumo di rose e incenso che inebriava i sensi di
ciascuna di loro, portandoli alla deriva verso mete più
felici e
sogni proibiti.
Profumo
che risvegliò in loro la memoria di quando erano le
principesse di
quei pianeti ormai abbandonati a loro stessi.
Quel
profumo era impossibile da dimenticare.
La
guerriera di Venere fece strada alle sue amiche lungo la scalinata
principale in cima alla quale si ergeva orgoglioso un portale in
cedro sopra, tra le decorazioni, lo stemma della famiglia reale. Un
cuore con le ali avvolto da un edera verdissima, che contrastava
moltissimo con il rosso purpureo del simbolo dell'amore.
“La
sala del trono è in cima alla scala, sono sicura che la
troviamo li”
mormorò, sperando di riuscire a incontrare qualche
consigliere. Ne
dubitava, in fondo erano passati troppi anni. Ma la speranza era pur
sempre l'ultima a morire. Si lasciò sfuggire un sospiro
prima di
aprire la porta della sala del trono.
Al
loro ingresso furono avvolte da una miriade di riflessi color
dell'arcobaleno prodotti dai raggi solari che filtravano attraverso
le vetrate colorate, il pavimento era di un marmo roseo e lucente. Le
colonne ai lati invece erano dorate.
Marta
si guardò intorno alla ricerca di Venere, ma sembrava che la
dea non
fosse presente, nessuna risata cristallina tradiva la sua presenza.
Eppure ricordava che adorava stare da sola nella sala del trono
quando i suoi genitori non avevano impegni amministrativi.
Le
aveva fatto compagnia un sacco di volte novecento anni prima.
“Che
strano, sembra non esserci...” disse voltandosi verso le
altre
“Eppure sono sicura che ama stare in questa sala”
concluse.
“Tutto
questo sfarzo è da vomito” constatò
Heles, con un espressione
disgustata. Avrebbe però scommesso ad occhi chiusi che a
Milena
tutti quei merletti unite all'oro e alla ricchezza piacevano molto.
Dopo tutto era abituata agli ambienti aristocratici molto
più di
lei. Sidia guardò verso l'alto in un espressione esasperata
per il
commento dell'amica convinta che poteva essere risparmiato.
“Non
si tratta di sfarzo o non sfarzo, si tratta di trovare Venere il
prima possibile” la voce della guerriera di Nettuno si
elevò
melodiosa da infondo al gruppo. Lasciando stupite le altre, dalla
litigata non aveva più proferito parola. In quel momento era
appoggiata con le spalle a una delle colonne. La sua espressione era
al quanto gelida, gli occhi avevano il colore degli abissi agitati.
Cupi e tempestosi.
“Ragazze
ero sicura che fosse qui, non so dove altro cercare; sono sicura che
non può avere accesso alle altre ali del
castello...” mormorò la
bionda apprensiva.
“Come
fai a esserne estremamente sicura?” chiese curiosa Amy.
“Perché
Venere all'epoca della guerra contro Metalia era umana, era l'unica
custode del cristallo a possedere questa forma. Mi ricordo che per
salvare il regno si è sacrificata lei... e so che i miei
genitori mi
avevano detto che era da quel momento costretta a rimanere nei luoghi
che più aveva amato in vita” spiegò
l'altra “Per questo ho
speranza di incontrare qualche vecchio abitante del castello,
perché
di fatto Venere è ancora abitata, solamente sono tutti
addormentanti
e non ho idea di come io possa svegliarli..”
“Dici
che è legata per sempre ai luoghi che aveva amato in vita
giusto?”
chiese Morea nuovamente.
“Si
esatto!” esclamò l'altra.
“E
se questa sala non fosse l'unico luogo che amava in vita? E se ce ne
fosse qualcun altro che le permette di spostarsi e non essere
rinchiusa qui in eterno a vegliare sul regno?” propose senza
troppa
convinzione Amy. L'istinto in qualche modo le aveva suggerito che era
la considerazione giusta da fare, anche se non aveva ben chiaro in
mente su quali basi scientifiche era basta quella sua stramba
affermazione.
“Il
problema è dov'è questo luogo” la voce
di Umiko si fece strada
tra di loro, dovevano cercare di capirlo il prima possibile. Non
avevano tempo da perdere, per il pianeta Terra poteva già
essere
troppo tardi. “Non hai idea su dove poter cercare qualche
indizio
Marta?” mormorò la ragazzina.
“No
non ho idea... potremmo andare a vedere in quella che era la sua
camera tanto tempo fa, ma dubito che caveremo il ragno dal buco.
Nonostante la sua estrosità era molto riservata sui suoi
fatti
personali.” Poche volte si era confidata con lei la Custode
del
Cristallo di Venere.
“Principessa”
una ragazza sui ventisette anni si inchinò in segno di
rispetto al
cospetto della diciottenne con cui era praticamente cresciuta insieme
dai dieci anni in poi. I capelli mossi e dorati le incorniciavano la
pelle color miele. Le labbra piegate in un leggero sorriso. Indossava
un bellissimo vestito color crema, sul quale spiccavano delle rose
color porpora. Nell'aria la fragranza di questi fiori che riempiva
ogni stanza quando lei era presente.
“Venere
non serve tutto questo rispetto, lo sai che per me sei come una
sorella maggiore, siamo praticamente cresciute insieme, considerati
sollevata dall'inchino quando siamo tra noi. A me dell'etichetta non
importa.” le rispose l'erede al trono di quel pianeta.
Erano
nella stanza della futura Regnante di Venere. Un gatto dal pelo color
beige sonnecchiava tranquillo tra le lenzuola di seta bianca, coperte
in parte dal vestito azzurro indossato dalla Principessa, sul quale
si riflettevano i raggi del sole dando luce alla miriade di piccoli
cristalli che ne impreziosivano il corpetto. “Cosa mi devi
dire? Mi
avevi accennato qualcosa quando ci siamo incrociate ieri mentre
facevo ritorno nelle mie stanze dopo cena”
“Sai
che sono dovuta andare su Mercurio con i tuoi genitori qualche giorno
fa?” rispose lei, gli occhi ambrati che luccicavano.
“Si
come un sacco di altre volte, cosa c'è di nuovo?”
mormorò
l'amica, un po' delusa dal fatto che a quanto pare non vi era niente
di nuovo di cui chiacchierare per lasciarsi andare ai pettegolezzi.
“Tentare
non nuoce no?” la voce di Morea la riportò nel suo
presente,
mentre una dose immensa di malinconia la pervase.
“Si
tentare non nuoce, ma sapete stare qui. In questa sala che è
stata
parte della mia dimora per anni e anni in passato..ha fatto si che io
ricordassi qualcosina, io e Venere eravamo ottime amiche o quasi. E
non so per quale motivo, tra tutte le cose che abbiamo condiviso,
poco fa ho vissuto nella mia testa un momento ben preciso” la
interruppe Marta. “ Non so per quale motivo, lei mi stava
dicendo
che qualche giorno prima era stata su Mercurio, ed era quasi euforica
ed eccitata per questo motivo. Il che mi pare molto
strano...perché
in effetti capitava molto spesso che dovesse accompagnare i miei
genitori su Mercurio” concluse.
“Non
sei riuscita a scoprire, o vedere nient'altro nei tuoi
ricordi?” le
chiese Amy “Nessun particolare per risalire a una data o a
qualcosa
di simile? Potrebbe essere utile per riuscire a capire dove potrebbe
essere”
“E
se fosse per qualche motivo su Mercurio ora?”
esclamò Milena
guardando l'altra dai capelli blu.
“Impossibile
cosa ci sarebbe andata a fare su Mercurio? Eppoi che razza di luogo
potrebbe amare li?” disse incredula Marta. Non era proprio il
tipo
Venere, lei amava il loro pianeta.
“Ragazze
tentar non nuoce direi che magari possiamo andare prima su Mercurio,
se siamo fortunati prendiamo due piccioni con una fava. Se Venere
invece non è li, torneremo qua dopo avere recuperato il
Cristallo
dell'Acqua” sentenziò Sidia. Cercando di non
cedere alla debolezza
che sentiva nascere per colpa della stanchezza e dell'energia
prosciugata ogni qual volta apriva un varco spazio temporale. L'idea
di aprirne uno in più nel caso che la sua idea fosse
risultata
errata non la entusiasmava, ma almeno avrebbero messo prima le mani
su un altro cristallo.
“Direi
che Sailor Pluto ha ragione” l'appoggiò
rapidamente la Guerriera
dei Mari, fissando la bruna negli occhi.
Heles
fissava la compagna alla ricerca di un contatto dei loro occhi che
mancava da troppo tempo, l'idea della Custode del Tempo le sembrava
azzardata e molto simile a un brancolare senza meta nel buio.
Sperava
che le altre non le dessero retta. Ma sopratutto desiderava ritrovare
il mare ai lati del suo essere, per lasciarsi cullare dal suo moto.
Per
quanto tempo ancora avrebbe ignorato il vento che cercava di
ritornare ad accarezzarlo?
“Si
direi che è un'ottima idea, magari Mercurio sa qualcosa a
proposito
e può aiutarci”esclamò allegra Amy,
contenta di aver trovato una
soluzione a quella situazione che ad un tratto era apparsa come
irrisolvibile.
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